Seconda parte > Le azioni umane > La carità > La sedizione > Se la sedizione sia sempre peccato mortale
Secunda pars secundae partis
Quaestio 42
Articulus 2
[40698] IIª-IIae q. 42 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod seditio non semper sit peccatum mortale. Seditio enim importat tumultum ad pugnam; ut patet per Glossam supra inductam. Sed pugna non semper est peccatum mortale, sed quandoque est iusta et licita, ut supra habitum est. Ergo multo magis seditio potest esse sine peccato mortali.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 42
Articolo 2
[40698] IIª-IIae q. 42 a. 2 arg. 1
SEMBRA che la sedizione non sempre sia peccato mortale. Infatti:
1. La sedizione, come dice la Glossa già riferita, implica "un tumulto che prepara al combattimento". Ma combattere non sempre è peccato mortale; anzi talora è giusto e lecito, come sopra abbiamo visto. Perciò a maggior ragione può essere senza peccato mortale la sedizione.
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[40699] IIª-IIae q. 42 a. 2 arg. 2 Praeterea, seditio est discordia quaedam, ut dictum est. Sed discordia potest esse sine peccato mortali, et quandoque etiam sine omni peccato. Ergo etiam seditio.
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[40699] IIª-IIae q. 42 a. 2 arg. 2
2. La sedizione è una specie di discordia, come abbiamo detto. Ma la discordia può essere senza peccato mortale, e persino senza nessun peccato. Dunque anche la sedizione.
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[40700] IIª-IIae q. 42 a. 2 arg. 3 Praeterea, laudantur qui multitudinem a potestate tyrannica liberant. Sed hoc non de facili potest fieri sine aliqua dissensione multitudinis, dum una pars multitudinis nititur retinere tyrannum, alia vero nititur eum abiicere. Ergo seditio potest fieri sine peccato.
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[40700] IIª-IIae q. 42 a. 2 arg. 3
3. Vengono lodati coloro che liberano il popolo da un potere tirannico. Ora, questo non si può fare facilmente senza una divisione del popolo; perché mentre una parte cerca di conservare il tiranno, l'altra cerca di scacciarlo. Perciò la sedizione si può fare senza peccato.
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[40701] IIª-IIae q. 42 a. 2 s. c. Sed contra est quod apostolus, II ad Cor. XII, prohibet seditiones inter alia quae sunt peccata mortalia. Ergo seditio est peccatum mortale.
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[40701] IIª-IIae q. 42 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: L'Apostolo, tra le altre opere che sono peccati mortali, proibisce le sedizioni. Dunque la sedizione è peccato mortale.
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[40702] IIª-IIae q. 42 a. 2 co. Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, seditio opponitur unitati multitudinis, idest populi, civitatis vel regni. Dicit autem Augustinus, II de Civ. Dei, quod populum determinant sapientes non omnem coetum multitudinis, sed coetum iuris consensu et utilitatis communione sociatum. Unde manifestum est unitatem cui opponitur seditio esse unitatem iuris et communis utilitatis. Manifestum est ergo quod seditio opponitur et iustitiae et communi bono. Et ideo ex suo genere est peccatum mortale, et tanto gravius quanto bonum commune, quod impugnatur per seditionem, est maius quam bonum privatum, quod impugnatur per rixam. Peccatum autem seditionis primo quidem et principaliter pertinet ad eos qui seditionem procurant, qui gravissime peccant. Secundo autem, ad eos qui eos sequuntur, perturbantes bonum commune. Illi vero qui bonum commune defendunt, eis resistentes, non sunt dicendi seditiosi, sicut nec illi qui se defendunt dicuntur rixosi, ut supra dictum est.
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[40702] IIª-IIae q. 42 a. 2 co.
RISPONDO: La sedizione, come si è detto, si contrappone all'unione di una collettività, cioè di un popolo, di una città, o di un regno. Ora, S. Agostino fa notare che i sapienti considerano popolo "non tutto l'insieme di una collettività, ma il gruppo organizzato che nasce dal consentire a un'unica legge e a una comune utilità". Perciò è evidente che l'unione contrastante con la sedizione è l'unione nella legge e nella comune utilità. E quindi è chiaro che la sedizione si contrappone alla giustizia e al bene comune. Perciò essa nel suo genere è peccato mortale: e tanto più grave, quanto il bene comune, compromesso dalla sedizione, è un bene superiore al bene privato compromesso dalla rissa.
Però il peccato di sedizione è da attribuire principalmente a coloro che promuovono la sommossa, e che peccano in maniera gravissima. In secondo luogo va attribuito a quelli che li seguono, turbando il bene comune. Coloro invece che, per difendere il bene comune, fanno loro resistenza non si devono chiamare sediziosi: come non si chiamano rissosi quelli che difendono se stessi, come sopra abbiamo notato.
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[40703] IIª-IIae q. 42 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod pugna quae est licita fit pro communi utilitate, sicut supra dictum est. Sed seditio fit contra commune bonum multitudinis. Unde semper est peccatum mortale.
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[40703] IIª-IIae q. 42 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il combattimento è lecito, quando si affronta per il bene comune, come sopra abbiamo spiegato. Invece la sedizione è contro il bene del popolo. Perciò è sempre peccato mortale.
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[40704] IIª-IIae q. 42 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod discordia ab eo quod non est manifeste bonum potest esse sine peccato. Sed discordia ab eo quod est manifeste bonum non potest esse sine peccato. Et talis discordia est seditio, quae opponitur utilitati multitudinis, quae est manifeste bonum.
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[40704] IIª-IIae q. 42 a. 2 ad 2
2. La discordia su cose che non sono buone in modo evidente può anche essere senza peccato. Ma non può essere senza peccato, trattandosi di cose evidentemente buone. Ora, la sedizione è una discordia di questo genere, opponendosi essa al benessere del popolo, che è un bene evidente.
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[40705] IIª-IIae q. 42 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod regimen tyrannicum non est iustum, quia non ordinatur ad bonum commune, sed ad bonum privatum regentis, ut patet per philosophum, in III Polit. et in VIII Ethic. Et ideo perturbatio huius regiminis non habet rationem seditionis, nisi forte quando sic inordinate perturbatur tyranni regimen quod multitudo subiecta maius detrimentum patitur ex perturbatione consequenti quam ex tyranni regimine. Magis autem tyrannus seditiosus est, qui in populo sibi subiecto discordias et seditiones nutrit, ut tutius dominari possit. Hoc enim tyrannicum est, cum sit ordinatum ad bonum proprium praesidentis cum multitudinis nocumento.
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[40705] IIª-IIae q. 42 a. 2 ad 3
3. Il regime tirannico non è giusto: perché non è ordinato al bene comune, ma al bene personale di chi governa, come spiega il Filosofo. Perciò scuotere tale regime non ha natura di sedizione: a meno che non si turbi talmente codesto regime, da procurare al popolo un danno maggiore di quello sofferto col regime tirannico. Anzi, si può dire che è sedizioso il tiranno, il quale provoca nel popolo sottoposto discordie e sedizioni, per dominare con più sicurezza. Infatti questo è un modo di agire tirannico, essendo ordinato al bene di chi comanda, con danno del popolo.
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