II-II, 41

Seconda parte > Le azioni umane > La carità > La rissa


Secunda pars secundae partis
Quaestio 41
Prooemium

[40668] IIª-IIae q. 41 pr.
Deinde considerandum est de rixa. Et circa hoc quaeruntur duo.
Primo, utrum rixa sit peccatum.
Secundo, utrum sit filia irae.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 41
Proemio

[40668] IIª-IIae q. 41 pr.
Parliamo ora della rissa.
Sull'argomento si pongono due quesiti:

1. Se la rissa sia peccato;
2. Se sia figlia dell'ira.




Seconda parte > Le azioni umane > La carità > La rissa > Se la rissa sia sempre peccato


Secunda pars secundae partis
Quaestio 41
Articulus 1

[40669] IIª-IIae q. 41 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod rixa non semper sit peccatum. Rixa enim videtur esse contentio quaedam, dicit enim Isidorus, in libro Etymol., quod rixosus est a rictu canino dictus, semper enim ad contradicendum paratus est, et iurgio delectatur, et provocat contendentem. Sed contentio non semper est peccatum. Ergo neque rixa.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 41
Articolo 1

[40669] IIª-IIae q. 41 a. 1 arg. 1
SEMBRA che la rissa non sia sempre peccato. Infatti:
1. La rissa sembra non essere altro che una contesa; poiché a detta di S. Isidoro, "il rissoso si denomina dal ringhiare del cane: egli infatti è sempre pronto a contraddire, gode degli alterchi, e provoca alla contesa". Ma la contesa non sempre è peccato. Dunque neppure la rissa.

[40670] IIª-IIae q. 41 a. 1 arg. 2
Praeterea, Gen. XXVI dicitur quod servi Isaac foderunt alium puteum, et pro illo quoque rixati sunt. Sed non est credendum quod familia Isaac rixaretur publice, eo non contradicente, si hoc esset peccatum. Ergo rixa non est peccatum.

 

[40670] IIª-IIae q. 41 a. 1 arg. 2
2. Nella Genesi si legge che i servi di Isacco "scavarono un altro pozzo, e anche per quello vi fu rissa". Ora, non si può credere che i familiari di Isacco rissassero pubblicamente, senza che lui si opponesse, se questo fosse stato peccato. Perciò la rissa non è peccato.

[40671] IIª-IIae q. 41 a. 1 arg. 3
Praeterea, rixa videtur esse quoddam particulare bellum. Sed bellum non semper est peccatum. Ergo rixa non semper est peccatum.

 

[40671] IIª-IIae q. 41 a. 1 arg. 3
3. La rissa è una specie di guerra privata. Ma la guerra non sempre è peccaminosa. Dunque anche la rissa non sempre è peccato.

[40672] IIª-IIae q. 41 a. 1 s. c.
Sed contra est quod ad Gal. V rixae ponuntur inter opera carnis, quae qui agunt regnum Dei non consequuntur. Ergo rixae non solum sunt peccata, sed etiam sunt peccata mortalia.

 

[40672] IIª-IIae q. 41 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Le risse sono ricordate da San Paolo tra le opere della carne, "che impediscono a chi le compie di conseguire il regno di Dio". Quindi le risse non solo son peccati, ma son peccati mortali.

[40673] IIª-IIae q. 41 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod sicut contentio importat quandam contradictionem verborum, ita etiam rixa importat quandam contradictionem in factis, unde super illud Gal. V dicit Glossa quod rixae sunt quando ex ira invicem se percutiunt. Et ideo rixa videtur esse quoddam privatum bellum, quod inter privatas personas agitur non ex aliqua publica auctoritate, sed magis ex inordinata voluntate. Et ideo rixa semper importat peccatum. Et in eo quidem qui alterum invadit iniuste est peccatum mortale, inferre enim nocumentum proximo etiam opere manuali non est absque mortali peccato. In eo autem qui se defendit potest esse sine peccato, et quandoque cum peccato veniali, et quandoque etiam cum mortali, secundum diversum motum animi eius, et diversum modum se defendendi. Nam si solo animo repellendi iniuriam illatam, et cum debita moderatione se defendat, non est peccatum, nec proprie potest dici rixa ex parte eius. Si vero cum animo vindictae vel odii, vel cum excessu debitae moderationis se defendat, semper est peccatum, sed veniale quidem quando aliquis levis motus odii vel vindictae se immiscet, vel cum non multum excedat moderatam defensionem; mortale autem quando obfirmato animo in impugnantem insurgit ad eum occidendum vel graviter laedendum.

 

[40673] IIª-IIae q. 41 a. 1 co.
RISPONDO: Come la contesa implica un contrasto di parole, così la rissa implica un contrasto per vie di fatto: perciò la Glossa spiega che si hanno le risse "quando per l'ira si arriva alle percosse reciproche". Ecco perché la rissa è una specie di guerra privata, condotta tra persone private, non già promossa dall'autorità pubblica, ma da un volere disordinato. Perciò la rissa importa sempre un peccato. E in colui che aggredisce ingiustamente è peccato mortale: giungere infatti a danneggiare il prossimo persino con le mani non è senza peccato mortale. Invece in colui che si difende la rissa può essere talora senza peccato, altre volte è peccato veniale, e talora anche mortale: secondo le diversità dei sentimenti, e il diverso modo di difendersi. Infatti se uno lo fa col solo desiderio di respingere l'ingiuria, e con la debita moderazione, non è affatto peccato: e propriamente non si può parlare di rissa da parte sua. Se invece uno si difende col desiderio di vendicarsi, o con odio, oppure passando i limiti della debita moderazione, allora è sempre peccato: peccato veniale, quando si infiltra un moto leggero di odio o di vendetta, oppure quando non si esagera molto nel difendersi; peccato mortale quando con animo risoluto uno insorge contro l'aggressore per ucciderlo, o per ferirlo gravemente.

[40674] IIª-IIae q. 41 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod rixa non simpliciter nominat contentionem, sed tria in praemissis verbis Isidori ponuntur quae inordinationem rixae declarant. Primo quidem, promptitudinem animi ad contendendum, quod significat cum dicit, semper ad contradicendum paratus, scilicet sive alius bene aut male dicat aut faciat. Secundo, quia in ipsa contradictione delectatur, unde sequitur, et in iurgio delectatur. Tertio, quia ipse alios provocat ad contradictiones, unde sequitur, et provocat contendentem.

 

[40674] IIª-IIae q. 41 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La rissa non dice semplicemente contesa; ma nel testo riferito di S. Isidoro troviamo tre elementi che spiegano il disordine della rissa. Primo, la predisposizione dell'animo a litigare; e ciò nell'espressione: "sempre pronto a contraddire", sia che si dica o si faccia bene, o male. Secondo, il piacere che si prova nel contrastare: perciò si dice che "gode negli alterchi". Terzo, il fatto che il rissoso provoca gli altri; e per questo aggiunge: "provoca alla contesa".

[40675] IIª-IIae q. 41 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod ibi non intelligitur quod servi Isaac sint rixati, sed quod incolae terrae rixati sunt contra eos. Unde illi peccaverunt, non autem servi Isaac, qui calumniam patiebantur.

 

[40675] IIª-IIae q. 41 a. 1 ad 2
2. In quel testo non si dice che i servi di Isacco fecero una rissa, ma che abitanti del luogo rissarono contro di loro. Perciò costoro peccarono; non già i servi di Isacco che subirono l'offesa.

[40676] IIª-IIae q. 41 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod ad hoc quod iustum sit bellum, requiritur quod fiat auctoritate publicae potestatis, sicut supra dictum est. Rixa autem fit ex privato affectu irae vel odii. Si enim minister principis aut iudicis publica potestate aliquos invadat qui se defendant, non dicuntur ipsi rixari, sed illi qui publicae potestati resistunt. Et sic illi qui invadunt non rixantur neque peccant, sed illi qui se inordinate defendunt.

 

[40676] IIª-IIae q. 41 a. 1 ad 3
3. Perché la guerra sia giusta si richiede che si faccia con l'autorizzazione dei pubblici poteri, come sopra abbiamo detto. La rissa invece scaturisce dalle passioni private dell'ira e dell'odio. Infatti se i funzionari del principe o del giudice mettono le mani addosso, in forza dell'autorità pubblica, su qualcuno che si difende, non si può dire che essi fanno una rissa, ché la fanno piuttosto coloro i quali resistono alla forza pubblica. E allora quelli che aggrediscono non rissano e non peccano: però peccano quelli che si difendono ingiustamente.




Seconda parte > Le azioni umane > La carità > La rissa > Se la rissa sia figlia dell'ira


Secunda pars secundae partis
Quaestio 41
Articulus 2

[40677] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod rixa non sit filia irae. Dicitur enim Iac. IV, unde bella et lites in vobis? Nonne ex concupiscentiis quae militant in membris vestris? Sed ira non pertinet ad concupiscibilem. Ergo rixa non est filia irae, sed magis concupiscentiae.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 41
Articolo 2

[40677] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 1
SEMBRA che la rissa non sia figlia dell'ira. Infatti:
1. Sta scritto: "Donde tra voi le guerre e le liti? Non forse dalle concupiscenze che militano nelle vostre membra?". Ma l'ira non appartiene al concupiscibile. Perciò la rissa non è figlia dell'ira, bensì della concupiscenza.

[40678] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 2
Praeterea, Prov. XXVIII dicitur, qui se iactat et dilatat iurgia concitat. Sed idem videtur esse rixa quod iurgium. Ergo videtur quod rixa sit filia superbiae vel inanis gloriae, ad quam pertinet se iactare et dilatare.

 

[40678] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 2
2. Sta scritto nei Proverbi: "Chi si esalta e si gonfia attizza i litigi". Ora, litigio e rissa sembrano essere la stessa cosa. Dunque la rissa è figlia della superbia o della vanagloria, cui appartiene la gloria e l'esaltazione.

[40679] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 3
Praeterea, Prov. XVIII dicitur, labia stulti immiscent se rixis. Sed stultitia differt ab ira, non enim opponitur mansuetudini, sed magis sapientiae vel prudentiae. Ergo rixa non est filia irae.

 

[40679] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 3
3. Leggiamo inoltre nella Scrittura: "Le labbra dello stolto s'intromettono nelle risse". Ma la stoltezza è distinta dall'ira: essa infatti non si contrappone alla mansuetudine, ma piuttosto alla sapienza, o alla prudenza. Quindi la rissa non è figlia dell'ira.

[40680] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 4
Praeterea, Prov. X dicitur, odium suscitat rixas. Sed odium oritur ex invidia; ut Gregorius dicit, XXXI Moral. Ergo rixa non est filia irae, sed invidiae.

 

[40680] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 4
4. Nei Proverbi leggiamo ancora: "L'odio suscita le risse". Ora, a detta di S. Gregorio, "l'odio nasce dall'invidia". Dunque la rissa non è figlia dell'ira, ma dell'invidia.

[40681] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 5
Praeterea, Prov. XVII dicitur, qui meditatur discordias seminat rixas. Sed discordia est filia inanis gloriae, ut supra dictum est. Ergo et rixa.

 

[40681] IIª-IIae q. 41 a. 2 arg. 5
5. Sta scritto: "Chi medita discordie semina le risse". Ma la discordia, come abbiamo visto, è figlia della vanagloria. Quindi anche la rissa.

[40682] IIª-IIae q. 41 a. 2 s. c.
Sed contra est quod Gregorius dicit, XXXI Moral., quod ex ira oritur rixa. Et Prov. XV et XXIX dicitur, vir iracundus provocat rixas.

 

[40682] IIª-IIae q. 41 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: S. Gregorio insegna che "la rissa nasce dall'ira". E nei Proverbi ripetutamente si afferma: "L'uomo iracondo suscita le risse".

[40683] IIª-IIae q. 41 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, rixa importat quandam contradictionem usque ad facta pervenientem, dum unus alterum laedere molitur. Dupliciter autem unus alium laedere intendit. Uno modo, quasi intendens absolute malum ipsius. Et talis laesio pertinet ad odium, cuius intentio est ad laedendum inimicum vel in manifesto vel in occulto. Alio modo aliquis intendit alium laedere eo sciente et repugnante, quod importatur nomine rixae. Et hoc proprie pertinet ad iram, quae est appetitus vindictae, non enim sufficit irato quod latenter noceat ei contra quem irascitur, sed vult quod ipse sentiat, et quod contra voluntatem suam aliquid patiatur in vindictam eius quod fecit, ut patet per ea quae supra dicta sunt de passione irae. Et ideo rixa proprie oritur ex ira.

 

[40683] IIª-IIae q. 41 a. 2 co.
RISPONDO: La rissa, come abbiamo detto, implica un contrasto fino alle vie di fatto, con l'intenzione di nuocersi reciprocamente. Ora, uno può mirare a nuocere ad un altro in due maniere. Primo, desiderandone il male in modo assoluto. E tale tipo di nocumento appartiene all'odio, il quale mira a danneggiare il nemico, sia apertamente, che di nascosto. - Secondo, uno può mirare a nuocere al proprio rivale in modo che egli lo sappia e si opponga: e questo va sotto il nome di rissa. Ora, questo propriamente appartiene all'ira, che è il desiderio della vendetta: infatti, come abbiamo già detto trattando dell'ira, chi è adirato non si contenta di nuocere nascostamente a chi lo ha provocato, ma vuole che egli ne sia cosciente e che soffra qualche cosa contro la sua volontà in punizione di ciò che ha fatto. Perciò la rissa propriamente nasce dall'ira.

[40684] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut supra dictum est, omnes passiones irascibilis ex passionibus concupiscibilis oriuntur. Et secundum hoc, illud quod proxime oritur ex ira, oritur etiam ex concupiscentia sicut ex prima radice.

 

[40684] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come sopra abbiamo spiegato, tutte le passioni dell'irascibile derivano da quelle del concupiscibile. Per questo le azioni che direttamente nascono dall'ira, come da prima radice derivano dalla concupiscenza.

[40685] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod iactatio et dilatatio sui, quae fit per superbiam vel inanem gloriam, non directe concitat iurgium aut rixam, sed occasionaliter, inquantum scilicet ex hoc concitatur ira, dum aliquis sibi ad iniuriam reputat quod alter ei se praeferat; et sic ex ira sequuntur iurgia et rixae.

 

[40685] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 2
2. La boria, o esaltazione di se stessi, che è dovuta alla superbia o alla vanagloria, non provoca i litigi e le risse direttamente, ma occasionalmente: cioè in quanto uno è provocato all'ira dal fatto che considera un'ingiustizia personale l'ostentata superiorità di un altro; e così dall'ira nascono poi i litigi e le risse.

[40686] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod ira, sicut supra dictum est, impedit iudicium rationis, unde habet similitudinem cum stultitia. Et ex hoc sequitur quod habeant communem effectum, ex defectu enim rationis contingit quod aliquis inordinate alium laedere molitur.

 

[40686] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 3
3. Come sopra abbiamo detto, l'ira ostacola il giudizio della ragione: ecco perché essa è affine alla stoltezza. Di qui nasce pure che abbiano un effetto in comune: che uno, infatti, cerchi di nuocere ad un altro, nasce da una deficienza di ragione.

[40687] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 4
Ad quartum dicendum quod rixa, etsi quandoque ex odio oriatur, non tamen est proprius effectus odii. Quia praeter intentionem odientis est quod rixose et manifeste inimicum laedat, quandoque enim etiam occulte laedere quaerit; sed quando videt se praevalere cum rixa et iurgio laesionem intendit. Sed rixose aliquem laedere est proprius effectus irae, ratione iam dicta.

 

[40687] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 4
4. Sebbene la rissa nasca qualche volta dall'odio, tuttavia non è effetto proprio di esso. Poiché chi odia di suo non mira a colpire in una rissa e apertamente il suo rivale; infatti talora egli cerca di danneggiarlo di nascosto; ma tende a colpirlo rissando e altercando con lui, quando è certo di sopraffarlo. Invece colpire uno in rissa è effetto proprio dell'ira, per il motivo già indicato.

[40688] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 5
Ad quintum dicendum quod ex rixis sequitur odium et discordia in cordibus rixantium. Et ideo ille qui meditatur, idest qui intendit inter aliquos seminare discordias, procurat quod ad invicem rixantur, sicut quodlibet peccatum potest imperare actum alterius peccati, ordinando illum in suum finem. Sed ex hoc non sequitur quod rixa sit filia inanis gloriae proprie et directe.

 

[40688] IIª-IIae q. 41 a. 2 ad 5
5. Dalle risse nascono l'odio e la discordia nei cuori dei contendenti. Perciò colui che "medita" ossia cerca di seminare la discordia tra determinate persone, procura di farle rissare fra loro. Del resto si sa che ogni peccato può comandare l'atto di qualsiasi altro peccato ordinandolo al proprio fine. Ma da questo non segue che la rissa sia propriamente e direttamente figlia della vanagloria.

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