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Se nel rinnovamento del mondo verrà a cessare il moto dei corpi celesti
Supplemento
Questione 91
Articolo 2
SEMBRA che nel rinnovamento del mondo non verrà a cessare il moto dei corpi celesti. Infatti:
1. Nella Genesi si legge: "Tutti i giorni della terra, il freddo e il caldo, l'estate e l'inverno, la notte e il giorno non verranno mai meno". Ma la notte e il giorno, come l'inverno e l'estate sono determinati dal moto del sole. Dunque il moto del sole non cesserà.
2. Geremia afferma: "Questo dice il Signore, che ha posto il sole lassù per rischiarare il giorno e l'ordinamento della luna e delle stelle per rischiarare la notte, che sconvolge il mare e mugghiano i suoi flutti: Se queste leggi cesseranno dinanzi a me, allora anche il seme d'Israele cesserà dall'essere nazione davanti a me in tutto il corso dei giorni". Ora, il seme d'Israele non verrà mai meno, ma rimarrà in perpetuo. Quindi le leggi del giorno e della notte e dei flutti del mare, regolate dal moto del cielo, resteranno in perpetuo. Perciò il moto del cielo non cesserà giammai.
3. La sostanza dei corpi celesti resterà per sempre. Ma è inutile l'esistenza di una cosa senza ammetterne lo scopo per cui esiste. Ebbene, i corpi celesti furono creati per questo, "per dividere il giorno dalla notte, e per contrassegnare le stagioni, e i giorni e gli anni": compito che essi non possono svolgere senza il moto. Dunque il loro moto rimarrà sempre: altrimenti sarebbe inutile la permanenza di codesti corpi.
4. In quel rinnovamento del mondo tutto dovrà avere un miglioramento. Perciò a nessun corpo verrà tolto quanto rientra nella sua perfezione. Ma il moto rientra nella perfezione dei corpi celesti: poiché, come dice Aristotele, quei corpi partecipano la bontà divina mediante il moto. Perciò il moto dei cieli non potrà cessare.
5. Il sole illumina successivamente le varie parti del mondo col suo moto circolare. Se quindi il moto circolare del cielo dovesse cessare, ne seguirebbe che in qualche zona della terra ci sarebbe perpetua oscurità. Il che è incompatibile col rinnovamento suddetto.
6. Se il moto dei cieli cessasse, ciò dipenderebbe dal solo fatto che il moto implica per il cielo una certa imperfezione di fatica e di sforzo. Ora, questo non può essere, trattandosi di un moto naturale, ed essendo i corpi celesti impassibili; perciò nel loro moto essi non si affaticano, come nota Aristotele. Dunque il moto dei cieli non cesserà mai.
7. "È inutile una potenza che non può ridursi in atto". Ma un corpo celeste, in qualunque posizione si trovi è in potenza a un'altra posizione. Quindi, se non si riducesse in atto, questa potenza verrebbe ad essere frustrata, e per sempre resterebbe imperfetta. Ora, essa non può attuarsi che mediante il moto locale. Quindi codesto corpo dovrà muoversi sempre.
8. A ciò che è indifferente a più cose, o si attribuiscono tutte, o non se ne può attribuire nessuna. Ora, il sole è indifferente a trovarsi sia in oriente che in occidente: altrimenti il suo moto non sarebbe uniforme in tutto il suo corso, muovendosi con più velocità verso il luogo a lui più naturale. Perciò al sole non va attribuita nessuna delle due posizioni, oppure tutte e due. Ma sia l'una che l'altra attribuzione non gli si addice che successivamente: perché se si ferma non può avere che una sola posizione. Quindi il sole deve muoversi in perpetuo. E per lo stesso motivo tutti gli altri corpi celesti.
9. Il moto del cielo è la causa del tempo. Se quindi codesto cessasse, verrebbe a cessare necessariamente anche il tempo. Ma allora dovrebbe cessare in un dato istante. Ora, ecco la definizione che Aristotele dà dell'istante: "inizio del futuro e fine del passato". Cosicché dopo l'ultimo istante del tempo, il tempo continuerebbe a esistere. Il che è impossibile. Dunque il moto dei cieli non può mai cessare.
10. La gloria non distrugge la natura. Ma il moto dei cieli è naturale. Quindi la gloria non potrà eliminarlo.
IN CONTRARIO: 1. Nell'Apocalisse si legge che l'Angelo, il quale apparve "giurò per colui che vive nei secoli, che il tempo non esisterà più"; dopo cioè che il settimo angelo ebbe suonata la tromba, al cui suono "risorgeranno i morti", come ha scritto S. Paolo. Ma se non ci sarà più il tempo non potrà esserci il moto dei cieli. Dunque il moto dei cieli verrà a cessare.
2. Isaia afferma: "Il tuo sole non calerà più e la tua luna non avrà diminuzioni". Ora, il calare del sole e le fasi della luna sono causati dal moto dei cieli. Quindi il moto del cielo finalmente cesserà.
3. Come Aristotele dimostra, il moto dei cieli serve alla continua generazione che avviene sulla terra. Ma una volta compiuto il numero degli eletti, la generazione cesserà. Dunque cesserà il moto dei cieli.
4. Ogni moto è per un dato fine, come insegna Aristotele. Ma ogni moto motivato da un fine, una volta raggiunto questo, si ferma. Quindi o il moto dei cieli non raggiungerà mai il suo fine, e allora sarebbe inutile; oppure finalmente dovrà cessare.
5. La quiete è più nobile del moto: perché con l'immobilità le cose sono rese simili a Dio, in cui l'immobilità è assoluta. Ora, il moto dei corpi inferiori ha quale termine naturale la quiete. Perciò, essendo i corpi celesti molto più nobili, il loro moto deve per natura finire nella quiete.
RISPONDO: Circa il problema discusso esistono tre opinioni. La prima è quella dei naturalisti, o filosofi, i quali affermano che il moto dei cieli durerà sempre. - Ma questo non concorda con la nostra fede, la quale afferma che Dio ha già fissato il numero degli eletti; e quindi la generazione non può durare in perpetuo; e per lo stesso motivo non possono così durare le cose ordinate alla generazione degli uomini, quali il moto dei cieli e le variazioni degli elementi.
Altri invece affermano che il moto dei cieli dovrà cessare naturalmente. - Ma anche questo è falso. Perché ogni corpo, che per natura è in istato di quiete o di moto, ha un luogo in cui per natura trova riposo, e verso il quale si muove naturalmente, e dal quale non viene rimosso che mediante la violenza. Ora, non è possibile assegnare un luogo di tal genere ai corpi celesti: perché per il sole non è più naturale accedere all'oriente che allontanarsi da esso. Perciò o il suo moto non sarebbe naturale affatto nel suo complesso; oppure il suo moto non può aver termine per cause naturali.
Perciò dobbiamo concludere con altri che il moto dei cieli cesserà nel finale rinnovamento del mondo, non per una causa naturale, ma per una disposizione della volontà di Dio. Codesti corpi infatti, come le altre cose, furono creati per servire all'uomo in due maniere, come abbiamo detto nell'articolo precedente. Ma nello stato di gloria l'uomo non avrà più bisogno di uno di codesti servizi, cioè non ne avrà bisogno per il sostentamento della vita corporale. Ora, i corpi celesti servono a questo mediante il moto, perché codesto moto influisce sulla moltiplicazione del genere umano; e così pure sulla generazione delle piante e degli animali necessari all'uso dell'uomo, e sulle condizioni del clima, adatte per conservare la salute. Dunque dopo la glorificazione dell'uomo il moto dei cieli dovrà cessare.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le parole riferite valgono per la terra nello stato attuale, in cui può aver inizio la generazione e la corruzione delle piante. Ciò risulta da quelle altre parole: "Tutti i giorni della terra di semina e di mietitura". E questo va ammesso senz'altro; fin tanto che la terra sarà adatta per la seminagione e la messe il moto dei cieli non cesserà.
2. In quell'oracolo il Signore parla della durata del seme d'Israele nello stato presente. Il che è evidente dalle parole: "... anche il seme d'Israele cesserà dall'essere nazione davanti a me in tutto il corso dei giorni". Infatti nello stato futuro non ci sarà successione di giorni. Perciò anche le leggi ricordate non sussisteranno dopo lo stato presente.
3. Il fine ivi indicato per i corpi celesti è il fine prossimo: poiché si tratta del loro proprio atto. Però a sua volta codesto atto è ordinato a un altro fine, cioè al servizio dell'uomo; come risulta da quelle parole della Scrittura: "Levando gli occhi al cielo, e vedendo ivi il sole e la luna e tutti gli astri", non ti lasciar sedurre, non adorare cose che il Signore Dio tuo ha create in servizio di tutte le genti che stanno sotto il cielo". Si deve quindi dare un giudizio sui corpi celesti più in base al servizio che rendono all'uomo, che al fine indicato dalla Genesi. Ebbene i corpi celesti, come sopra abbiamo visto, avranno un altro servizio da rendere all'uomo glorificato. Perciò non ne segue che la loro permanenza sia inutile.
4. Il moto è una perfezione dei corpi celesti solo in quanto essi così sono causa della generazione nei corpi sottostanti; e sotto tale aspetto codesto moto rende partecipi i corpi celesti della bontà divina per una somiglianza nel causare. Il moto però non rientra nella perfezione della sostanza dei cieli, la quale dovrà perdurare. Quindi non segue che, venendo a cessare il moto verrà tolta ai cieli una loro perfezione.
5. Allora tutti i corpi avranno in se stessi un certo splendore di gloria. Perciò anche se una regione della terra non verrà illuminata dal sole, in nessun modo vi si rimarrà all'oscuro.
6. A proposito di quel passo paolino: "Tutta la creazione geme, ecc.", S. Ambrogio scrive che "tutti gli elementi compiono con fatica le loro funzioni; cosicché il sole e la luna riempiono gli spazi loro assegnati non senza fatica. E ciò per causa nostra. Cosicché essi si fermeranno quando noi saremo sublimati". – Ma codesta fatica, io penso, non indica un affaticamento o una menomazione di cedesti corpi prodotti dal loro moto; poiché codesto moto è naturale, senza ombra di violenza, come spiega Aristotele. Ma per fatica si deve intendere la carenza del termine cui si tende.
Perciò, siccome quel moto dei cieli è ordinato dalla divina Provvidenza a completare il numero degli eletti, finché quello non è completo non si ha il raggiungimento del termine cui è ordinato: ecco perché in senso figurato si parla di affaticamento, a somiglianza dell'uomo il quale non ha ciò cui tende. Anche questa carenza sarà tolta ai cieli, una volta compiuto il numero degli eletti. Oppure l'espressione può riferirsi al desiderio della rinnovazione futura, che i cieli aspettano dalla disposizione divina.
7. Nei corpi celesti non esiste una potenza che si attui con un luogo, o che sia finalizzata a un dato luogo. Ma la loro potenza alla localizzazione è simile a quella che ha un artefice rispetto alla costruzione di diverse cose di un dato tipo: basta che egli ne costruisca una, perché quella sua potenza possa non dirsi frustrata. Allo stesso modo in qualunque posizione si collochi un corpo celeste, la sua potenza alla localizzazione non resterà né incompleta, né frustrata.
8. Sebbene i corpi celesti secondo la loro natura siano indifferenti a tutte le posizioni loro possibili, tuttavia in rapporto alle creature che sono fuori di essi non sono così indifferenti, ma in una data posizione hanno più nobiltà che in un'altra: rispetto a noi, p. es., il sole ha di giorno una dislocazione più nobile che di notte. Perciò è probabile, dal fatto che tutto il rinnovamento del mondo è ordinato all'uomo, che il cielo allora abbia la posizione più nobile possibile rispetto al nostro continente.
Oppure, secondo alcuni, il cielo si fermerà nella posizione in cui fu creato: altrimenti una data rivoluzione del cielo rimarrebbe incompleta. - Questa ragione però non sembra accettabile. Perché essendoci nei cieli una rivoluzione che viene completata solo in trentaseimila anni, ne seguirebbe che il mondo dovrebbe almeno avere una sì lunga durata. Il che non è probabile. - Inoltre, stando a questo, si potrebbe anche sapere quando il mondo dovrà finire. Infatti gli astronomi sono in grado di stabilire in quale posizione i corpi celesti furono creati, considerato il numero degli anni a cominciare dall'origine del mondo. E con lo stesso procedimento si potrebbe sapere il periodo determinato di anni in cui essi torneranno a una posizione consimile. Ora, invece è sicuro che la fine del mondo rimane ignota.
9. Il tempo a un certo momento finirà, venendo a cessare il moto dei cieli, né codesto istante ultimo sarà principio di uno successivo. Infatti codesta definizione dell'istante vale solo per quello che è continuativo delle parti del tempo: ma non di quello che termina tutto il tempo.
10. Il moto dei cieli si dice naturale non nel senso che sia parte della loro natura, ossia come si dicono naturali i principii o cause naturali. E neppure nel senso che esso abbia il suo principio attivo nella natura dei corpi, ma ha in essi solo il soggetto che lo riceve; poiché il principio attivo del moto è nelle sostanze spirituali, come insegna Averroè. Perciò niente impedisce che il rinnovamento della gloria elimini codesto moto: infatti la sua eliminazione non cambia la natura dei corpi celesti.
IN CONTRARIO: I primi tre argomenti in contrario li accettiamo, perché concludono come si deve. Ma poiché gli ultimi due sembrano concludere che il moto dei cieli verrà a cessare naturalmente, dobbiamo dar loro una risposta.
4. Raggiunto lo scopo il moto che lo perseguiva viene a cessare, se codesto fine è posteriore al moto stesso, non già se è concomitante. Ora, lo scopo del moto dei cieli secondo i filosofi o naturalisti, è concomitante a codesto moto: si tratta di imitare la bontà divina nel causare influendo sui corpi inferiori. Perciò non segue che tale moto venga a cessare naturalmente.
5. Sebbene l'immobilità sia in senso assoluto più nobile del moto, tuttavia per il fatto che il moto porta a conseguire una perfetta partecipazione della bontà divina, nel soggetto che altrimenti non potrebbe avere tale partecipazione il moto è più nobile della quiete. Vediamo così che la terra, ossia l'infimo dei corpi, è priva di moto: sebbene Dio, che è la più nobile delle realtà, sia privo di moto, e comunichi il moto ai più nobili dei corpi. Ecco perché si potrebbe pensare che il moto dei corpi superiori secondo l'ordine di natura sia perpetuo, e mai soggetto a finire, sebbene il moto dei corpi inferiori termini nello stato di quiete.
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