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Se il suo moto sia istantaneo
Supplemento
Questione 84
Articolo 3
SEMBRA che il suo moto debba essere istantaneo. Infatti:
1. S. Agostino afferma, che "il corpo sarà dovunque vorrà lo spirito". Ora, il moto della volontà, col quale lo spirito vuole essere in un posto, è istantaneo. Quindi anche il moto del corpo sarà istantaneo.
2. Nella Fisica il Filosofo dimostra che se il moto avvenisse nel vuoto, dovrebbe essere istantaneo, perché il vuoto non resiste affatto al corpo mobile, mentre lo spazio pieno oppone resistenza: perciò non ci può essere nessuna proporzione di velocità tra l'uno e l'altro tipo di moto, poiché la velocità dei vari moti e in base alla resistenza del mezzo che si deve traversare; ma tra due moti che avvengono nel tempo ci deve essere un rapporto di velocità, perché qualsiasi periodo di tempo è proporzionale a ogni altro tempo. Ora, in modo analogo a un corpo glorioso nessuno spazio pieno può opporre resistenza, potendo codesto corpo coesistere localmente con altri corpi, comunque ciò avvenga: esattamente come il vuoto non resiste a un altro corpo. Perciò se il corpo glorioso si muove, il suo moto sarà istantaneo.
3. La potenza dell'anima glorificata supera all'indefinito quella dell'anima non glorificata. Ora, l'anima non glorificata muove il corpo nei limiti del tempo. Dunque l'anima glorificata lo muove in maniera istantanea.
4. Ciò che si sposta con la stessa velocità vicino e lontano ha un moto istantaneo. Ebbene, gli spostamenti dei corpi gloriosi sono di questo tipo: poiché essi attraversano qualsiasi distanza in un tempo impercettibile: cosicché S. Agostino può affermare, che il corpo glorioso "raggiunge i due lati opposti con l'identica velocità, come un raggio di sole". Quindi il corpo glorioso ha un moto istantaneo.
5. Tutto ciò che si muove, o ha un moto misurato dal tempo, oppure un moto istantaneo. Ma il moto dei corpi gloriosi non è misurato dal tempo: poiché, come dice l’Apocalisse, allora "il tempo non ci sarà più". Dunque codesto moto sarà istantaneo.
IN CONTRARIO: 1. Nel moto locale spazio, moto e tempo sono suddivisi secondo la stessa misura, come Aristotele dimostra. Ora, lo spazio che i corpi gloriosi attraverseranno col loro moto è divisibile. Perciò è divisibile pure e il loro moto, e il tempo. L’istante invece non è divisibile. Quindi codesto moto non sarà istantaneo.
2. È impossibile che una cosa sia per intero in un dato luogo e insieme si trovi parzialmente in esso e in un altro luogo: poiché una delle due parti dovrebbe trovarsi simultaneamente in due luoghi, il che è assurdo. Ma ciò che si muove parzialmente si trova nel termine di partenza, e parzialmente in quello di arrivo, come Aristotele dimostra. Invece quanto è già stato mosso si trova per intero nel termine di arrivo. Quindi è impossibile che una cosa si muova e insieme sia stata già mossa. Ora, ciò che ha un moto istantaneo mentre si muove è già mosso. Perciò il moto locale di un corpo glorioso non può essere istantaneo.
RISPONDO: Molte sono le opinioni in proposito. Alcuni affermano che il corpo glorioso passa da un luogo all'altro senza attraversare lo spazio intermedio, come la volontà che passa da un luogo all'altro senza attraversare nulla. Per questo il moto del corpo glorioso può essere istantaneo come quello della volontà.
Ma questa spiegazione non regge. Perché il corpo glorioso non arriverà mai alla nobiltà della natura spirituale, come non cesserà mai di essere un corpo. - Inoltre quando si dice che la volontà passa da un luogo all'altro, non compie un trasferimento sostanziale, non essendo essa contenuta realmente da nessuno di essi; ma si volge verso un luogo, dopo essersi rivolta verso quell'altro; e in tal senso si dice che si muove da un luogo all'altro.
Perciò altri affermano che il corpo glorioso deve alla proprietà della sua natura corporea la necessità di attraversare lo spazio intermedio, e quindi di muoversi entro i limiti del tempo: ma per la virtù della sua gloria, per cui ha una certa infinità rispetto alla natura, ha la facoltà di non attraversare lo spazio intermedio, e quindi di potersi muovere in un istante.
Ma anche questa spiegazione non regge: perché implica una contraddizione. Ed eccone la prova. Ammettiamo un corpo che si muova da A verso B, e chiamiamo Z codesto corpo. È evidente che Z fino a che è tutto in A non è in moto. Così pure quando sarà tutto in B; perché allora è già stato mosso. Perciò se si muove, è necessario che non sia né tutto in A, né tutto in B. Quindi quando si muove o non si trova in nessun posto, oppure è parte in A e parte in B; ovvero sarà tutto nello spazio intermedio, che chiameremo C; oppure parte in C e parte in A o in B. Ma non si può ammettere che non si trovi in nessun posto: perché allora avremmo una quantità estesa fuori dello spazio, il che è assurdo. E neppure si può pensare che sia parte in A e parte in B senza essere in qualche modo nello spazio intermedio: poiché essendo B un luogo distante da A, ne seguirebbe che nello spazio intermedio la parte di Z che è in B non sarebbe unita a quella sua parte che è in A. Perciò codesto corpo o sarà tutto in C, oppure parzialmente in esso e parzialmente in un altro luogo intermedio, mettiamo, tra C ed A, che chiameremo D, e così via. Quindi perché Z passi da A a B è indispensabile che prima passi da tutti i luoghi intermedi; a meno che non si dica che arriva da A a B senza muoversi affatto; il che implica contraddizione, perché la successione stessa dei luoghi costituisce il moto locale. Lo stesso si dica di qualsiasi altra mutazione che presenti due termini contrari di carattere positivo. È diverso invece il caso di quelle mutazioni che hanno un solo termine positivo, partendo da una pura privazione: perché tra affermazione e negazione, o privazione che sia, non esiste nessuna determinata distanza; cosicché il termine negativo è più o meno vicino all'affermazione, e viceversa, solo in forza di ciò che causa uno dei due termini, o dispone ad esso. Allora capita che ciò che e in moto, mentre perdura tutto sotto la negazione, viene a mutarsi nell'affermazione e viceversa. Perciò anche in questi casi l'atto del mutare precede la mutazione avvenuta, come spiega Aristotele. Niente di simile avviene nel moto degli angeli: perché la localizzazione corporea si attribuisce agli angeli solo in senso equivoco. È evidente quindi che in nessun modo un corpo può passare da un luogo a un altro, senza attraversare tutti gli spazi intermedi.
Perciò altri concedono questo, però affermano ugualmente che il corpo glorioso ha un moto istantaneo. - Ma da ciò seguirebbe che codesto corpo nel medesimo istante verrebbe a trovarsi simultaneamente in due o più luoghi: cioè nel termine di arrivo e in tutti i luoghi intermedi. Il che è inammissibile.
Alle obbiezioni essi rispondono che un istante, pur essendo identico nella realtà, tuttavia è molteplice secondo la ragione: ossia come l'unico punto in cui terminano diverse linee. - Questo però non basta. Perché l'istante misura quanto in quell'attimo esiste, realmente, non già secondo una nostra considerazione. Perciò una diversa considerazione dell'istante non può far sì che esso sia capace di misurare cose che non coincidono nel tempo: come la diversa considerazione di un punto non può far sì che in un determinato punto dello spazio coincidano cose tra loro distanti.
Ecco perché altri ritengono con più probabilità che il moto dei corpi gloriosi sia misurato dal tempo, svolgendosi però in un tempo impercettibile per la sua brevità. E tuttavia un corpo glorioso potrà percorrere una data distanza in meno tempo che un altro: perché il tempo, per quanto breve, è divisibile all'infinito.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. "Quando manca poco sembra che non manchi nulla", nota il Filosofo. Ecco perché diciamo: Lo faccio subito, quanto pensiamo di fare entro pochissimo tempo. Ebbene, nel dire che "il corpo sarà dovunque vorrà lo spirito", S. Agostino è ricorso a questo modo di parlare.
Oppure si può rispondere che la volontà dei beati non sarà mai disordinata. Perciò essi non vorranno mai che il loro corpo venga a trovarsi all'istante dove non potrà essere in maniera istantanea. Perciò è vero che in qualsiasi istante determinato dalla volontà, il corpo glorioso verrà a trovarsi nel luogo da essa determinato.
2. Alcuni, come riferisce Averroè, respingono la suddetta affermazione del Filosofo, dicendo che non esiste un rapporto necessario tra il moto nella sua totalità e il moto quale risulta dalla resistenza dello spazio intermedio; ma che il ritardo va computato a parte in base alla resistenza dei vari corpi intermedi che bisogna attraversare. Infatti qualsiasi moto ha una determinata velocità dalla vittoria del motore sul mobile, anche se non incontra nessuna resistenza da parte dello spazio intermedio: il che è evidente nei corpi celesti i quali non incontrano ostacoli al loro moto, e tuttavia non si muovono in modo istantaneo, ma in un tempo determinato secondo il rapporto tra virtù che muove e il corpo mobile. Perciò è evidente che nell'ipotesi di un moto nel vuoto, non è necessario che il moto sia istantaneo: ma solo che non aumenti la durata del suo tempo, restando proporzionato al solo rapporto tra motore e mobile, perché il moto non subisce ritardi.
Però questa osservazione, come nota Averroè, deriva da un'idea sbagliata, cioè dal pensare che il ritardo causato dalla resistenza del corpo intermedio faccia parte del moto come un'aggiunta del moto naturale, che deve la sua grandezza alla proporzione esistente tra motore e mobile, come se una linea venisse ad aggiungersi a un'altra linea; per cui verrebbe a mancare il rapporto prima esistente tra le varie linee [di un'intera figura geometrica] a quella data linea, che ora risulta prolungata: cosicché non esisterebbe più proporzione tra il moto nella sua totalità col moto sensibile dovuto ai ritardi imposti dalla resistenza dei corpi intermedi.
Ora, questa idea è falsa. Perché qualsiasi parte di un determinato moto ha l'identica velocità del moto nel suo insieme: invece qualsiasi parte di una linea non ha l'estensione di tutta la linea. Perciò il ritardo o la velocità che viene impressa a un moto ridonda su qualsiasi parte di esso: il che non avviene invece nel prolungamento di una linea. Perciò il ritardo imposto a un moto non determina una parte supplementare di moto, come invece avviene nel caso della linea cui si aggiunge una parte.
Perciò per comprendere l'argomentazione del Filosofo, come spiega Averroè, bisogna prendere il tutto come un'unica cosa: sia la resistenza del corpo mobile all'impulso del motore, sia la resistenza dello spazio intermedio in cui il moto si svolge, sia quella di qualsiasi altra cosa. Cosicché la gravita del ritardo dell'intero moto è proporzionale alla virtù esercitata dal motore sul corpo mobile, qualunque sia la resistenza che questo offre, sia intrinseca che estrinseca. Infatti il mobile bisogna che sempre resista in qualche modo al suo motore: poiché movente e mosso, agente e paziente in quanto tali sono contrari. Talora il mobile presenta al suo motore una resistenza per se stesso: o perché è dotato di una virtù che lo spinge nella direzione opposta, come appare evidente nei moti violenti; oppure perché la sua localizzazione è contraria a quella che è nell'intenzione di chi lo muove; e tale resistenza si riscontra persino nei corpi celesti rispetto ai loro motori. - Talora invece il mobile resiste alla virtù del motore non per se stesso, ma solo per dei coefficienti estranei: ciò si riscontra, p. es., nel ritardo del moto naturale dei corpi gravi o lievi.
Poiché la stessa loro forma li spinge a codesto moto: la forma infatti non è che l'impulso di chi li genera, che nel caso dei corpi gravi e leggeri è il loro motore. D'altra parte nessuna resistenza può venire dalla materia, né come impulso contrario al moto, né come ripugnanza a una data localizzazione; perché una determinazione di luogo non è dovuta alla materia se non in modo indiretto, cioè in quanto, esistendo sotto certe dimensioni, viene attuata da una forma corporea. Perciò la resistenza non può venire che da parte del medio ambiente: la quale resistenza è connaturale al moto di codesti corpi. -Talora poi la resistenza deriva dall'una e dall'altra causa: il che è evidente nei moti degli animali.
Perciò quando nel moto non si riscontrano resistenze che da parte del mobile, come nel caso dei corpi celesti, allora il tempo in cui il moto si svolge è misurato in base al rapporto esistente tra motore e mobile. E nel caso non è valida l'affermazione del Filosofo: perché anche eliminando ogni corpo intermedio, il loro moto è sempre misurato dal tempo. - In quei moti invece in cui si ha una resistenza solo da parte del corpo intermedio, la misura del moto deriva solo dall'impedimento offerto dal corpo suddetto. Perciò, eliminando totalmente codesto corpo, non rimane nessun impedimento. E allora, o il moto sarà istantaneo, oppure si svolgerà nello stesso tempo di quando lo spazio suddetto era pieno.
Perché, posto che si muova secondo la misura del tempo anche attraverso il vuoto, il tempo suddetto sarà proporzionato a quello richiesto dal moto stesso quando deve svolgersi nello spazio pieno. Però se immaginiamo un corpo proporzionalmente più sottile del corpo che riempie lo spazio intermedio, allora in uno spazio di uguale grandezza un corpo potrà muoversi attraverso il corpo intermedio in un tempo così piccolo come prima attraverso il vuoto; perché ammettendo la sottilità del corpo intermedio, si viene a ridurre la durata del tempo; e più quel corpo è sottile, meno offre resistenza. - Negli altri moti invece, in cui si assommano la resistenza del corpo mobile e quella dello spazio intermedio, la durata del tempo va desunta dalla proporzione tra la potenza che muove e la somma delle due resistenze suddette. Perciò, pur eliminando lo spazio intermedio, od ogni sua resistenza, non ne segue che il moto avvenga in modo istantaneo: ma che il tempo richiesto dal moto debba essere misurato solo dalla resistenza del mobile. Né fa difficoltà se un corpo impiega lo stesso tempo attraversando uno spazio vuoto e uno pieno di un sottilissimo corpo: poiché più la sottilità del corpo intermedio si accentua, più si riduce il ritardo del moto; cosicché è possibile immaginare una sottilità così raffinata da offrire un ritardo meno forte di quello prodotto dalla resistenza del mobile; e in tal caso la resistenza del corpo intermedio non incide sul ritardo del moto.
Perciò è evidente che, sebbene lo spazio intermedio non opponga resistenza alcuna ai corpi gloriosi, potendo essi coesistere localmente con altri corpi, tuttavia il loro moto non potrà essere istantaneo; perché il corpo mobile stesso oppone resistenza alla virtù motrice, per il fatto che occupa uno spazio determinato, come abbiamo detto a proposito dei corpi celesti.
3. Sebbene la potenza dell'anima glorificata superi senza confronto quella dell'anima non glorificata, non la supera all'infinito; perché entrambe codeste potenze sono finite. Perciò non ne segue che possa imprimere un moto istantaneo.
Se invece l'anima avesse una potenza assolutamente infinita, ne seguirebbe la capacità di muovere fuori del tempo, solo superando ogni resistenza da parte del mobile. Ora, sebbene tale resistenza in quanto è dovuta all'inclinazione verso un moto contrario possa essere superata del tutto da un motore di potenza infinita; tuttavia, in quanto essa deriva dalla contrarietà al luogo verso il quale chi la muove intende condurla, non può essere del tutto superata, se non si toglie dal corpo mobile il suo essere in tale luogo, ovvero in tale spazio. Infatti come il bianco resiste al nero a motivo della bianchezza, così il corpo resiste a una nuova localizzazione per il fatto che ne ha attualmente un'altra, e la resistenza è proporzionata alla distanza. Ora, non è possibile togliere a un corpo la sua attitudine a un luogo o a uno spazio, se non togliendogli la sua corporeità. Perciò finché rimane corpo in nessun modo esso può muoversi di moto istantaneo, per quanto grande sia la virtù movente. Ma il corpo glorioso non perderà mai la corporeità. Dunque non potrà mai avere un moto istantaneo.
4. "L'identica celerità", di cui parla S. Agostino, va intesa nel senso che la differenza di un moto dall'altro è impercettibile: come del resto è già impercettibile il tempo di tutti codesti moti.
5. Sebbene dopo la resurrezione venga a cessare il tempo quale misura del moto dei cieli, tuttavia rimarrà il tempo che nasce dalla successione del prima e del dopo in qualsiasi moto.
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