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Se per codesta sottilità un corpo glorioso possa occupare simultaneamente lo spazio occupato da un corpo non glorioso
Supplemento
Questione 83
Articolo 2
SEMBRA che per codesta sottilità un corpo glorioso possa occupare simultaneamente lo spazio occupato da un corpo non glorioso.
Infatti:
1. S. Paolo afferma: "Egli [il Cristo] trasformerà il nostro umile corpo, rendendolo simile al suo corpo glorioso". Ora, il corpo di Cristo ebbe la capacità di trovarsi simultaneamente con un altro corpo nel medesimo luogo; come è evidente dal fatto che dopo la resurrezione entrò dai suoi discepoli "a porte chiuse". Perciò i corpi gloriosi in forza della loro sottilità potranno trovarsi simultaneamente nel medesimo luogo con altri corpi non gloriosi.
2. I corpi gloriosi saranno più nobili di ogni altro corpo. Ma ci sono dei corpi, p. es., i raggi solari, che per la loro nobiltà possono trovarsi simultaneamente con altri corpi. Quindi a maggior ragione questo deve attribuirsi ai corpi gloriosi.
3. I corpi celesti non si possono infrangere, almeno quanto alla sostanza delle sfere celesti: infatti in Giobbe si legge che "i cieli sono solidissimi come il bronzo". Perciò se i corpi gloriosi con la loro sottilità non possono occupare simultaneamente lo spazio di altri corpi, non potranno mai salire al cielo empireo. Il che è falso.
4. Un corpo che non può occupare simultaneamente lo spazio occupato da altri corpi, può essere impedito e persino sequestrato da codesti corpi. Ma questo non può mai capitare ai corpi gloriosi. Quindi essi possono trovarsi simultaneamente nello spazio occupato da altri corpi.
5. I rapporti esistenti tra due punti, due linee e due superfici esistono anche tra due corpi. Ora, due punti possono essere insieme, come nel caso in cui due linee si toccano; così pure possono trovarsi insieme due linee nel contatto tra due superfici; e due superfici nel contatto tra due corpi: poiché contigue, come nota il Filosofo, sono due cose "i cui estremi si trovano insieme". Perciò non è contro la natura di un corpo trovarsi simultaneamente nello stesso luogo con un altro corpo. Ma quanto di nobile è compatibile con la natura di un corpo, va attribuito senza limitazioni al corpo glorioso. Dunque il corpo glorioso in forza della sua sottilità ha la capacità di coesistere con un altro corpo nel medesimo spazio.
IN CONTRARIO: 1. Boezio scrive: "La differenza numerica dipende dalla diversità degli accidenti. Tre uomini infatti non differiscono tra loro né per il genere, né per la specie, bensì per i loro accidenti. Poiché anche se facciamo astrazione con l'intelletto da altri accidenti, il luogo almeno sarà diverso per ciascuno, od è impossibile immaginarlo identico". Quindi se si ammette che due corpi coincidono nel medesimo spazio, non saranno più due, ma un unico corpo.
2. I corpi gloriosi avranno sempre un legame più stretto con lo spazio che gli spiriti angelici. Ora, secondo alcuni gli spiriti angelici devono la loro distinzione numerica solo al fatto che sono in luoghi distinti: perciò essi ritengono necessario ammettere che sono localizzati, e che non poterono esser creati prima del mondo. Perciò a maggior ragione essi dovranno dire che due corpi qualsiasi non possono mai trovarsi nell'identico spazio, o luogo.
RISPONDO: Non si può affermare che il corpo glorioso abbia per la sua sottilità l'attitudine a trovarsi simultaneamente con un altro corpo nel medesimo spazio, a meno che con la sottilità esso non perda quanto gli impedisce questa localizzazione simultanea. Ora, alcuni dicono che nello stato presente tale impedimento è dato dalla corpulenza, in forza della quale esso riempie il luogo, corpulenza che verrebbe eliminata dalla dote della sottilità.
Ma questo è insostenibile per due ragioni. Primo, perché la corpulenza eliminata dalla sottilità è un difetto: vale a dire è solo un certo disordine della materia non perfettamente dominata dalla forma. Quanto invece rientra nell'integrità del corpo risorgerà in esso, sia dal lato della forma, che da quello della materia. Ora, il fatto di riempire lo spazio, o luogo, si deve all'integrità della natura corporea e non a un suo difetto. Infatti essendo ciò che è pieno il contrario del vuoto, a non riempire lo spazio sarà solo ciò che, collocato in esso, lascia lo spazio vuoto. Ora, il vuoto viene definito da Aristotele "uno spazio che non è riempito da un corpo sensibile". Ma un corpo composto di materia e forma e di tutti gli accidenti naturali che contribuiscono all'integrità della natura è un corpo sensibile. Ebbene, è assicurato che il corpo glorioso sarà sensibile, persino al tatto, come si legge nel Vangelo a proposito del corpo del Signore; né mancherà di materia e forma, né di accidenti naturali quali il caldo, il freddo e simili. Perciò è evidente che il corpo glorioso, nonostante la sottilità, riempirà lo spazio. Quindi sarebbe da sciocchi affermare che lo spazio occupato dal corpo glorioso verrebbe ad essere vuoto.
Secondo, la ragione da essi invocata non vale, poiché impedire la coesistenza di due corpi nel medesimo spazio è più che riempire codesto spazio. Se infatti immaginiamo delle dimensioni separate dalla materia, codeste dimensioni non riempiono lo spazio. Ecco perché alcuni che affermavano resistenza del vuoto, dicevano che esso sarebbe lo spazio in cui esistono tali dimensioni, senza un corpo percettibile dai sensi. E tuttavia codeste dimensioni sono incompatibili con un altro corpo nel medesimo luogo, come Aristotele dimostra sia nella Fisica che nella Metafisica, in cui afferma l'impossibilità che un corpo matematico, ossia costituito dalle sole dimensioni astratte, possa coesistere con un corpo fisico sensibile.
Perciò, anche ammettendo che la sottilità di un corpo glorioso elimini la sua attitudine a riempire il luogo, non ne seguirebbe la sua capacità a coesistere con altro corpo nel medesimo spazio: perché eliminando ciò che è più facile, non si elimina ciò che è più difficile.
Perciò sembra che la dote che impedisce al nostro corpo di coesistere con un altro corpo entro l'identico spazio, in nessun modo possa essere eliminato dalla dote della sottilità. Infatti a impedire che un corpo si trovi con altro corpo nel medesimo spazio non può essere che una proprietà la quale richieda uno spazio diverso: poiché a impedire l'identità non può essere che quanto implica una diversità. Ora, questa distinzione di spazio non può essere richiesta da una qualità corporea: perché il corpo non richiede uno spazio qualsiasi a motivo di una sua qualità. Perciò anche se il corpo cessa di essere caldo o freddo, grave o leggero, rimane sempre in esso l'esigenza alla perfetta distinzione, come si rileva dalle parole di Aristotele, e come è evidente per se stesso. Così non può essere la materia a esigere uno spazio diverso: poiché alla materia non viene determinato uno spazio, se non mediante la quantità estesa.
Parimente anche la forma non esige lo spazio, se non in forza della materia. Perciò rimane che ad esigere la distinzione di due corpi quanto allo spazio è la natura della quantità estesa, alla quale per se stessa si addice lo spazio: perché lo riscontriamo nella sua definizione, essendo la quantità estesa "la quantità che occupa lo spazio". Ecco perché eliminando tutte le altre proprietà che si riscontrano in una cosa, l'esigenza di tale distinzione si riscontra nella sola estensione, o quantità estesa.
Infatti se si prende una linea immaginaria, è necessario, se si tratta di due linee o di due parti di una medesima linea, che siano spazialmente distinte: altrimenti una linea aggiunta all'altra non ne darebbe una maggiore, contro il modo comune di concepire le cose. Lo stesso vale delle superfici e dei corpi matematici. E poiché alla materia va attribuito lo spazio in quanto è soggetta all'estensione, l'esigenza predetta si riversa sulla materia determinata: cosicché, come è impossibile che esistano due linee o due parti di linea senza essere distinte secondo lo spazio, così è impossibile che esistano due materie, o due parti di materia, senza la distinzione dello spazio rispettivo. E poiché la distinzione della materia è il principio della distinzione dell'individuo, Boezio afferma che "è impossibile per noi immaginare due corpi nell'identico spazio o luogo", cosicché la distinzione degli individui richiede almeno questa diversità di accidenti.
Ebbene, la sottilità non toglie dai corpi gloriosi l'estensione. Perciò in nessun modo toglie loro la necessità di distinguersi nello spazio da altri corpi. Quindi un corpo glorioso in forza della sua sottilità non può localmente coesistere con un altro corpo. Ma potrà trovarsi con esso simultaneamente per opera della virtù di Dio. Ossia, come il corpo di S. Pietro il quale, quando col suo passaggio sanava gli infermi, lo faceva non per una sua proprietà, ma per l'intervento della virtù di Dio, allo scopo di confermare la fede. Allo stesso modo la virtù divina farà sì che il corpo glorioso possa occupare il medesimo spazio di un altro corpo, allo scopo di raggiungere la perfezione della gloria.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il fatto che il corpo di Cristo poté trovarsi nell'identico spazio occupato da un altro corpo non fu dovuto alla sua sottilità, ma va attribuito alla virtù di Dio, sia dopo la resurrezione che alla sua nascita. Di qui le parole di S. Gregorio: "Entrò dai discepoli a porte chiuse quel medesimo corpo del Signore, che alla sua nascita era uscito dal seno della Vergine senza aprirlo". Perciò non è necessario che questo venga attribuito ai corpi gloriosi in forza della loro sottilità.
2. Come abbiamo spiegato nella Prima Parte, la luce non è un corpo. Perciò l'obiezione parte da un falso presupposto.
3. Il corpo glorioso attraverserà le sfere celesti senza infrangerle, ma non per la propria sottilità, bensì per la virtù divina che sarà sempre in tutto a disposizione dei beati.
4. Per il fatto che Dio sarà sempre disposto a tutto ciò che essi vogliono, sarà impossibile che i beati possano essere impediti o sequestrati.
5. Come dice Aristotele, "al punto non si può attribuire di essere in un luogo". Perciò quando si dice che è localizzato, ciò s'intende solo indirettamente, cioè per il fatto che è localizzato il corpo di cui quel punto è un termine. Ora, come la totalità di un luogo, ossia di un dato spazio, corrisponde alla totalità del corpo, così il termine del luogo corrisponde al termine del corpo.
Ebbene, può capitare che due spazi abbiano una terminazione comune: due linee, per es., possono terminare in un identico punto. Perciò, sebbene due corpi non possano trovarsi che in due spazi distinti, tuttavia le due terminazioni di essi possono corrispondere ai termini dei loro due spazi. Ed è in tal senso che le estremità dei corpi che si toccano possono coincidere.
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