Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Fine e coronamento della creazione dell'uomo > Se l'immagine di Dio si trovi nell'uomo soltanto in rapporto all'anima intellettiva
Prima pars
Quaestio 93
Articulus 6
[32395] Iª q. 93 a. 6 arg. 1 Ad sextum sic proceditur. Videtur quod imago Dei non sit in homine solum secundum mentem. Dicit enim apostolus, I ad Cor. XI, quod vir est imago Dei. Sed vir non est solum mens. Ergo imago Dei non attenditur solum secundum mentem.
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Prima parte
Questione 93
Articolo 6
[32395] Iª q. 93 a. 6 arg. 1
NON SEMBRA che nell'uomo si trovi l'immagine di Dio soltanto in rapporto all'anima intellettiva. Infatti:
1. Dice l'Apostolo che "l'uomo è l'immagine di Dio". Ma l'uomo non è soltanto anima. Quindi l'immagine di Dio non deve ridursi alla sola anima.
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[32396] Iª q. 93 a. 6 arg. 2 Praeterea, Gen. I, creavit Deus hominem ad imaginem suam, ad imaginem Dei creavit illum, masculum et feminam creavit eos. Sed distinctio masculi et feminae est secundum corpus. Ergo etiam secundum corpus attenditur Dei imago in homine, et non secundum mentem tantum.
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[32396] Iª q. 93 a. 6 arg. 2
2. Sta scritto: "Dio creò l'uomo a sua immagine, lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina". Ora la distinzione tra maschio e femmina riguarda il corpo. Perciò l'immagine di Dio nell'uomo riguarda anche il corpo, e non soltanto l'anima.
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[32397] Iª q. 93 a. 6 arg. 3 Praeterea, imago praecipue videtur attendi secundum figuram. Sed figura ad corpus pertinet. Ergo imago Dei attenditur in homine etiam secundum corpus, et non secundum mentem tantum.
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[32397] Iª q. 93 a. 6 arg. 3
3. Pare che l'immagine riguardi specialmente la figura. Ma la figura è un aspetto del corpo. Quindi l'immagine di Dio nell'uomo deve riguardare anche il corpo, e non solamente l'anima.
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[32398] Iª q. 93 a. 6 arg. 4 Praeterea, secundum Augustinum, XII super Gen. ad Litt., triplex visio invenitur in nobis, scilicet corporalis, spiritualis sive imaginaria, et intellectualis. Si ergo secundum visionem intellectualem, quae ad mentem pertinet, est aliqua Trinitas in nobis, secundum quam sumus ad imaginem Dei; pari ratione et in aliis visionibus.
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[32398] Iª q. 93 a. 6 arg. 4
4. Secondo S. Agostino, si trovano in noi tre specie di visioni: corporale, spirituale o immaginaria, e intellettiva. Se dunque per la visione intellettiva, che appartiene all'anima, vi è in noi una certa trinità in forza della quale siamo immagine di Dio, dovremo ammetterla anche per le altre specie di visione.
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[32399] Iª q. 93 a. 6 s. c. Sed contra est quod apostolus dicit, ad Eph. IV, renovamini spiritu mentis vestrae, et induite novum hominem, ex quo datur intelligi quod renovatio nostra, quae fit secundum novi hominis indumentum, ad mentem pertinet. Sed ad Col. III, dicit, induentes novum hominem, qui renovatur in agnitionem Dei, secundum imaginem eius qui creavit eum, ubi renovationem quae est secundum novi hominis indumentum, attribuit imagini Dei. Esse ergo ad imaginem Dei pertinet solum ad mentem.
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[32399] Iª q. 93 a. 6 s. c.
IN CONTRARIO: Scrive l'Apostolo: "Rinnovatevi nello spirito della vostra mente e rivestitevi dell'uomo nuovo"; da ciò si rileva che la nostra rinnovazione, che si attua col rivestire l'uomo nuovo, appartiene alla mente. Altrove poi così si esprime: "....rivestendo l'uomo nuovo che si rinnovella nella conoscenza di Dio secondo l'immagine del suo creatore"; attribuisce quindi all'immagine di Dio quel rinnovamento, che si fa col rivestirsi dell'uomo nuovo. Dunque l'essere a immagine di Dio riguarda soltanto la mente.
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[32400] Iª q. 93 a. 6 co. Respondeo dicendum quod, cum in omnibus creaturis sit aliqualis Dei similitudo, in sola creatura rationali invenitur similitudo Dei per modum imaginis, ut supra dictum est, in aliis autem creaturis per modum vestigii. Id autem in quo creatura rationalis excedit alias creaturas, est intellectus sive mens. Unde relinquitur quod nec in ipsa rationali creatura invenitur Dei imago, nisi secundum mentem. In aliis vero partibus, si quas habet rationalis creatura, invenitur similitudo vestigii; sicut et in ceteris rebus quibus secundum partes huiusmodi assimilatur. Cuius ratio manifeste cognosci potest, si attendatur modus quo repraesentat vestigium, et quo repraesentat imago. Imago enim repraesentat secundum similitudinem speciei, ut dictum est. Vestigium autem repraesentat per modum effectus qui sic repraesentat suam causam, quod tamen ad speciei similitudinem non pertingit, impressiones enim quae ex motu animalium relinquuntur, dicuntur vestigia; et similiter cinis dicitur vestigium ignis; et desolatio terrae, vestigium hostilis exercitus. Potest ergo huiusmodi differentia attendi inter creaturas rationales et alias creaturas, et quantum ad hoc quod in creaturis repraesentatur similitudo divinae naturae, et quantum ad hoc quod in eis repraesentatur similitudo Trinitatis increatae. Nam quantum ad similitudinem divinae naturae pertinet, creaturae rationales videntur quodammodo ad repraesentationem speciei pertingere, inquantum imitantur Deum non solum in hoc quod est et vivit, sed etiam in hoc quod intelligit, ut supra dictum est. Aliae vero creaturae non intelligunt; sed apparet in eis quoddam vestigium intellectus producentis, si earum dispositio consideretur. Similiter, cum increata Trinitas distinguatur secundum processionem verbi a dicente, et amoris ab utroque, ut supra habitum est; in creatura rationali, in qua invenitur processio verbi secundum intellectum, et processio amoris secundum voluntatem, potest dici imago Trinitatis increatae per quandam repraesentationem speciei. In aliis autem creaturis non invenitur principium verbi, et verbum, et amor; sed apparet in eis quoddam vestigium quod haec inveniantur in causa producente. Nam hoc ipsum quod creatura habet substantiam modificatam et finitam, demonstrat quod sit a quodam principio; species vero eius demonstrat verbum facientis, sicut forma domus demonstrat conceptionem artificis; ordo vero demonstrat amorem producentis, quo effectus ordinatur ad bonum, sicut usus aedificii demonstrat artificis voluntatem. Sic igitur in homine invenitur Dei similitudo per modum imaginis secundum mentem; sed secundum alias partes eius, per modum vestigii.
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[32400] Iª q. 93 a. 6 co.
RISPONDO: Si è già visto che in ogni creatura si trova una qualche somiglianza con Dio, ma soltanto nella creatura ragionevole essa si trova come immagine, mentre nelle altre vi si trova come vestigio. Ora, la creatura ragionevole supera le altre creature per l'intelletto o mente. Quindi è chiaro che nella stessa creatura ragionevole si trova l'immagine di Dio, soltanto in rapporto alla mente.
In rapporto invece alle altre sue parti, vi sarà soltanto la somiglianza di vestigio, come avviene per tutti gli altri esseri ai quali somiglia con le parti suddette.
È facile comprendere la ragione di questo fatto, se consideriamo il diverso modo di rappresentare del vestigio e dell'immagine. Infatti l'immagine rappresenta una cosa con una somiglianza di specie come si è visto. Invece il vestigio rappresenta come può rappresentare un effetto; il quale non può rappresentare la sua causa in modo da raggiungere la somiglianza di specie con essa. Infatti si chiamano vestigia le impronte lasciate sul terreno dagli animali; così pure si dice che la cenere è un vestigio del fuoco, e la desolazione di un territorio un vestigio dell'esercito nemico.
Ora, tra le creature ragionevoli e le altre creature possiamo stabilire tale differenza, sia in rapporto alla somiglianza delle creature con la natura divina, sia in rapporto alla loro somiglianza con la Trinità increata. Per quanto riguarda la somiglianza con la natura divina, le creature ragionevoli arrivano in qualche modo a una imitazione secondo la specie, in quanto imitano Dio non solo nell'essere e nel vivere, ma anche nell'intendere, come abbiamo visto. Invece le altre creature non intendono, sebbene trasparisca in esse un vestigio dell'intelletto creatore, se consideriamo il loro ordinamento.
Parimente, siccome la Trinità increata fonda le sue interne distinzioni sulla processione del Verbo dal Padre che lo esprime, e sulla processione dell'Amore da ambedue, come dicemmo, si può affermare che nella creatura ragionevole esiste un'immagine della Trinità increata per una somiglianza specifica; poiché in tale creatura si trova una emanazione del verbo mentale da parte dell'intelletto, ed una emanazione dell'amore da parte della volontà. Nelle altre creature, invece non si riscontra né il principio del verbo mentale, né il verbo, né l'amore: vi si trova soltanto un vestigio, il quale indica la loro esistenza nella causa che le ha prodotte. Poiché il fatto stesso che la creatura ha una sostanza misurata e finita prova la sua derivazione da un principio; la sua specie poi indica il verbo o l'idea di chi l’ha fatta, come la forma della casa sta a indicare il concetto dell'artefice; l'ordine infine, che dirige la creatura al bene, palesa l'amore di chi l’ha prodotta, come la funzione di un edificio rivela la volontà dell'artefice.
Perciò nell'uomo, in rapporto alla mente, c’è una somiglianza di immagine con Dio; c’è invece una somiglianza di vestigio, in rapporto alle altre sue parti.
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[32401] Iª q. 93 a. 6 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod homo dicitur imago Dei, non quia ipse essentialiter sit imago, sed quia in eo est Dei imago impressa secundum mentem; sicut denarius dicitur imago Caesaris, inquantum habet Caesaris imaginem. Unde non oportet quod secundum quamlibet partem hominis accipiatur Dei imago.
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[32401] Iª q. 93 a. 6 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Si dice che l'uomo è immagine di Dio, non perché egli sia essenzialmente un'immagine, ma perché sulla sua mente è impressa l'immagine di Dio; come si dice che la moneta è l'immagine di Cesare, perché porta l'immagine di Cesare. Non è quindi necessario che l'immagine di Dio si trovi in ogni parte dell'uomo.
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[32402] Iª q. 93 a. 6 ad 2 Ad secundum dicendum quod, sicut Augustinus dicit XII de Trin., quidam imaginem Trinitatis in homine posuerunt, non secundum unum individuum, sed secundum plura; dicentes quod vir patris personam intimat; filii vero personam, quod de viro ita processit ut de illo nasceretur; atque ita tertiam personam, velut spiritum sanctum, dicunt esse mulierem, quae ita de viro processit ut non ipsa esset filius aut filia. Quod prima facie absurdum videtur. Primo quidem, quia sequeretur quod spiritus sanctus esset principium filii, sicut mulier est principium prolis quae nascitur de viro. Secundo, quia unus homo non esset nisi ad imaginem unius personae. Tertio, quia secundum hoc Scriptura de imagine Dei in homine mentionem facere non debuisset, nisi producta iam prole. Et ideo dicendum est quod Scriptura, postquam dixerat, ad imaginem Dei creavit illum, addidit, masculum et feminam creavit eos, non ut imago Dei secundum distinctiones sexuum attendatur; sed quia imago Dei utrique sexui est communis, cum sit secundum mentem, in qua non est distinctio sexuum. Unde apostolus, ad Col. III, postquam dixerat, secundum imaginem eius qui creavit illum, subdit, ubi non est masculus et femina.
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[32402] Iª q. 93 a. 6 ad 2
2. Come riferisce S. Agostino, alcuni ammisero nell'uomo l'immagine della Trinità, non rispetto a ciascun individuo, ma a più individui [della specie umana], affermando che "l'uomo fa pensare alla Persona del Padre; fa pensare a quella del Figlio ciò che deriva dall'uomo per generazione; e così dicono che la donna fa pensare alla terza persona, cioè allo Spirito Santo, poiché essa è derivata dall'uomo, in maniera però da non essere figlio o figlia di lui". - La quale teoria appare assurda a prima vista. Primo, perché lo Spirito Santo verrebbe ad essere principio del Figlio, come la donna è principio della prole che nasce dall'uomo. Secondo, perché ciascun uomo non sarebbe fatto che a immagine di una sola Persona. Terzo, perché, in questa ipotesi, la Scrittura avrebbe dovuto parlare dell'immagine di Dio nell'uomo soltanto dopo la produzione della prole.
Bisogna allora concludere che la Scrittura aggiunge alle parole: "lo creò ad immagine di Dio", l'espressione: "li creò maschio e femmina", non perché l'immagine di Dio si riferisce alla distinzione dei sessi, ma perché quell'immagine è comune ai due sessi, riferendosi essa alla mente, in cui non c’è distinzione di sesso. Perciò l'Apostolo, dopo aver detto: "secondo l'immagine di colui che lo creò", continua: "Dove non esiste maschio o femmina".
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[32403] Iª q. 93 a. 6 ad 3 Ad tertium dicendum quod, quamvis imago Dei in homine non accipiatur secundum figuram corpoream, tamen corpus hominis, quia solum inter terrenorum animalium corpora non pronum in alvum prostratum est, sed tale est ut ad contemplandum caelum sit aptius, magis in hoc ad imaginem et similitudinem Dei, quam cetera corpora animalium, factum iure videri potest; ut Augustinus dicit in libro octoginta trium quaest. Quod tamen non est sic intelligendum, quasi in corpore hominis sit imago Dei, sed quia ipsa figura humani corporis repraesentat imaginem Dei in anima, per modum vestigii.
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[32403] Iª q. 93 a. 6 ad 3
3. Sebbene l'immagine di Dio nell'uomo non sia da concepirsi secondo la figura materiale, tuttavia "si ritiene a buon diritto che il corpo dell'uomo sia fatto a immagine e somiglianza di Dio, a differenza dei corpi degli altri animali, perché non fu piegato verso il basso, ma fatto in modo da essere quanto mai adatto per contemplare il cielo", come scrive S. Agostino. Ciò non significa che nel corpo umano vi sia l'immagine di Dio, ma che la figura stessa di questo corpo esprime, come vestigio, l'immagine di Dio impressa nell'anima.
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[32404] Iª q. 93 a. 6 ad 4 Ad quartum dicendum quod tam in visione corporali quam in visione imaginaria invenitur quaedam Trinitas, ut Augustinus dicit in libro de Trin. In visione enim corporali est quidem primo species exterioris corporis; secundo vero ipsa visio, quae fit per impressionem cuiusdam similitudinis praedictae speciei in visum; tertio est ibi intentio voluntatis applicans visum ad videndum, et eum in re visa detinens. Similiter etiam in visione imaginaria invenitur primo quidem species in memoria reservata; secundo ipsa imaginaria visio, quae provenit ex hoc quod acies animae, idest ipsa vis imaginaria, informatur secundum praedictam speciem; tertio vero invenitur intentio voluntatis coniungens utrumque. Sed utraque Trinitas deficit a ratione divinae imaginis. Nam ipsa species exterioris corporis est extra naturam animae, species autem quae est in memoria, etsi non sit extra animam, est tamen adventitia animae, et ita utrobique deficit repraesentatio connaturalitatis et coaeternitatis divinarum personarum. Visio vero corporalis non procedit tantum a specie exterioris corporis, sed simul cum hoc a sensu videntis, et similiter visio imaginaria non solum procedit a specie quae in memoria conservatur, sed etiam a virtute imaginativa, et ita per hoc non repraesentatur convenienter processio filii a solo patre. Intentio vero voluntatis, quae coniungit duo praedicta, non ex eis procedit, neque in visione corporea neque in spirituali, unde non convenienter repraesentatur processio spiritus sancti a patre et filio.
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[32404] Iª q. 93 a. 6 ad 4
4. Tanto nella visione corporale che in quella immaginaria si riscontra una certa trinità, come osserva S. Agostino. Infatti nella visione corporale vi è anzitutto la specie del corpo esterno; in secondo luogo l'atto visivo che si compie mediante l'impressione dell'immagine di detta specie sull'organo visivo; in terzo luogo interviene l'atto della volontà che applica la vista a rimirare e a trattenerla sull'oggetto veduto. - Parimente nella visione immaginaria troviamo prima di tutto la specie conservata nella memoria; quindi l'atto stesso della visione immaginaria, che si produce per il fatto che lo sguardo dell'anima, cioè la stessa immaginativa, viene a rivestire la forma della specie suddetta; e finalmente interviene la volontà che unisce la prima col secondo. - Però l'una e l'altra di queste trinità non raggiungono la dignità di immagine divina. Infatti la specie dei corpi esterni è fisicamente fuori dell'anima; la specie poi che si trova nella memoria, sebbene non sia fuori dell'anima, è però qualche cosa di avventizio; viene così a mancare in ambedue i casi l'analogia con la connaturalità e con la coeternità delle Persone divine. La visione corporale poi non procede unicamente dalla specie del corpo esterno, ma anche dal senso di chi vede; così pure la visione immaginaria non procede esclusivamente dalla specie [sensibile] conservata nella memoria, ma anche dall'immaginativa. Manca perciò l'analogia con la processione del Figlio dal solo Padre. Finalmente l'intenzione della volontà, che congiunge i due termini suddetti, non procede da essi, sia nella visione corporale che in quella spirituale; e quindi non è rappresentata convenientemente la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio.
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