Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine della donna > Se c'era bisogno di produrre la donna nella prima costituzione del mondo
Prima pars
Quaestio 92
Articulus 1
[32320] Iª q. 92 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod mulier non debuit produci in prima rerum productione. Dicit enim philosophus, in libro de Generat. Animal., quod femina est mas occasionatus. Sed nihil occasionatum et deficiens debuit esse in prima rerum institutione. Ergo in illa prima rerum institutione mulier producenda non fuit.
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Prima parte
Questione 92
Articolo 1
[32320] Iª q. 92 a. 1 arg. 1
SEMBRA che non ci fosse bisogno di produrre la donna nella prima costituzione del mondo. Infatti:
1. Dice il Filosofo che "la femmina è un maschio mancato". Ora, nella prima costituzione del mondo non doveva esserci niente di mancato e di difettoso. Perciò la donna non doveva essere creata allora.
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[32321] Iª q. 92 a. 1 arg. 2 Praeterea, subiectio et minoratio ex peccato est subsecuta, nam, ad mulierem dictum est post peccatum, Gen. III, sub viri potestate eris; et Gregorius dicit quod, ubi non delinquimus, omnes pares sumus. Sed mulier naturaliter est minoris virtutis et dignitatis quam vir, semper enim honorabilius est agens patiente, ut dicit Augustinus XII super Gen. ad Litt. Ergo non debuit mulier produci in prima rerum productione ante peccatum.
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[32321] Iª q. 92 a. 1 arg. 2
2. La sudditanza e l'inferiorità sono conseguenze del peccato: infatti dopo il peccato fu detto alla donna: "Tu starai sotto la potestà dell'uomo"; e S. Gregorio spiega: "Senza il peccato siamo tutti uguali". Ora invece, la donna è dotata per natura di minore forza e dignità dell'uomo; poiché, a detta di S. Agostino, "il soggetto che agisce e più nobile di quello che riceve". Dunque la donna non doveva esser formata nella prima origine del mondo avanti il peccato.
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[32322] Iª q. 92 a. 1 arg. 3 Praeterea, occasiones peccatorum sunt amputandae. Sed Deus praescivit quod mulier esset futura viro in occasionem peccati. Ergo non debuit mulierem producere.
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[32322] Iª q. 92 a. 1 arg. 3
3. È doveroso eliminare le occasioni del peccato. Ma Dio conosceva, già che la donna sarebbe stata occasione di peccato per l'uomo. Perciò non doveva crearla.
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[32323] Iª q. 92 a. 1 s. c. Sed contra est quod dicitur Gen. II, non est bonum hominem esse solum; faciamus ei adiutorium simile sibi.
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[32323] Iª q. 92 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui".
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[32324] Iª q. 92 a. 1 co. Respondeo dicendum quod necessarium fuit feminam fieri, sicut Scriptura dicit, in adiutorium viri, non quidem in adiutorium alicuius alterius operis, ut quidam dixerunt, cum ad quodlibet aliud opus convenientius iuvari possit vir per alium virum quam per mulierem; sed in adiutorium generationis. Quod manifestius videri potest, si in viventibus modus generationis consideretur. Sunt enim quaedam viventia, quae in seipsis non habent virtutem activam generationis, sed ab agente alterius speciei generantur; sicut plantae et animalia quae generantur sine semine ex materia convenienti per virtutem activam caelestium corporum. Quaedam vero habent virtutem generationis activam et passivam coniunctam; sicut accidit in plantis quae generantur ex semine. Non enim est in plantis aliquod nobilius opus vitae quam generatio, unde convenienter omni tempore in eis virtuti passivae coniungitur virtus activa generationis. Animalibus vero perfectis competit virtus activa generationis secundum sexum masculinum, virtus vero passiva secundum sexum femininum. Et quia est aliquod opus vitae nobilius in animalibus quam generatio, ad quod eorum vita principaliter ordinatur; ideo non omni tempore sexus masculinus feminino coniungitur in animalibus perfectis, sed solum tempore coitus; ut imaginemur per coitum sic fieri unum ex mare et femina, sicut in planta omni tempore coniunguntur vis masculina et feminina, etsi in quibusdam plus abundet una harum, in quibusdam plus altera. Homo autem adhuc ordinatur ad nobilius opus vitae, quod est intelligere. Et ideo adhuc in homine debuit esse maiori ratione distinctio utriusque virtutis, ut seorsum produceretur femina a mare, et tamen carnaliter coniungerentur in unum ad generationis opus. Et ideo statim post formationem mulieris, dicitur Gen. II, erunt duo in carne una.
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[32324] Iª q. 92 a. 1 co.
RISPONDO: Era necessario che in aiuto dell'uomo, come dice la Scrittura, fosse creata la donna: e questo, non perché gli fosse di aiuto in qualche altra funzione, come dissero alcuni, poiché per qualsiasi altra funzione l'uomo può essere aiutato meglio da un altro uomo che dalla donna, ma per cooperare alla generazione. Vi sono infatti dei viventi, che non hanno in se stessi la virtù attiva di generare, ma sono generati da un agente di specie diversa; e sono quei vegetali e quegli animali, che, privi di seme, vengono generati, in una materia adatta, dalla sola virtù attiva dei corpi celesti. - Altri invece possiedono unitamente la virtù attiva e quella passiva della generazione, e sono le piante che nascono dal seme.
Infatti nelle piante non c’è funzione vitale più nobile della generazione: perciò è giusto che la virtù attiva della generazione si trovi in esse sempre unita a quella passiva. - Invece negli animali perfetti la virtù attiva della generazione è riservata al sesso maschile, e la virtù passiva, al sesso femminile. E siccome gli animali hanno delle funzioni vitali più nobili della generazione, negli animali superiori il sesso maschile non è sempre unito a quello femminile, ma solo nel momento del coito; come per indicare che il maschio e la femmina raggiungono nel coito quella unità che nella pianta è perpetua per la fusione dell'elemento maschile con quello femminile, sebbene nelle varie specie prevalga ora l'uno ora l'altro. - L'uomo poi è ordinato a una funzione vitale ancora più nobile, cioè all’intellezione. A maggior ragione dunque si imponeva per lui la distinzione delle due virtù, mediante la produzione separata dell'uomo e della donna, i quali tuttavia si sarebbero uniti nell'atto della generazione. Per questo, dopo la creazione della donna, la Scrittura aggiunge: "Saranno due in una sola carne".
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[32325] Iª q. 92 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod per respectum ad naturam particularem, femina est aliquid deficiens et occasionatum. Quia virtus activa quae est in semine maris, intendit producere sibi simile perfectum, secundum masculinum sexum, sed quod femina generetur, hoc est propter virtutis activae debilitatem, vel propter aliquam materiae indispositionem, vel etiam propter aliquam transmutationem ab extrinseco, puta a ventis Australibus, qui sunt humidi, ut dicitur in libro de Generat. Animal. Sed per comparationem ad naturam universalem, femina non est aliquid occasionatum, sed est de intentione naturae ad opus generationis ordinata. Intentio autem naturae universalis dependet ex Deo, qui est universalis auctor naturae. Et ideo instituendo naturam, non solum marem, sed etiam feminam produxit.
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[32325] Iª q. 92 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole. Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un essere perfetto, simile a sé, di sesso maschile. Il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da una indisposizione della materia, o da una trasmutazione causata dal di fuori, p. es., dai venti australi che sono umidi, come dice il Filosofo. Rispetto invece alla natura nella sua universalità, la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l'ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l'autore universale della natura. Perciò nel creare la natura egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina.
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[32326] Iª q. 92 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod duplex est subiectio. Una servilis, secundum quam praesidens utitur subiecto ad sui ipsius utilitatem et talis subiectio introducta est post peccatum. Est autem alia subiectio oeconomica vel civilis, secundum quam praesidens utitur subiectis ad eorum utilitatem et bonum. Et ista subiectio fuisset etiam ante peccatum, defuisset enim bonum ordinis in humana multitudine, si quidam per alios sapientiores gubernati non fuissent. Et sic ex tali subiectione naturaliter femina subiecta est viro, quia naturaliter in homine magis abundat discretio rationis. Nec inaequalitas hominum excluditur per innocentiae statum, ut infra dicetur.
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[32326] Iª q. 92 a. 1 ad 2
2. Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, e quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse; e tale dipendenza sopravvenne dopo il peccato. Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo, si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene. Una tale sudditanza ci sarebbe stata anche prima del peccato; poiché senza il governo dei più saggi, sarebbe mancato il bene dell'ordine nella società umana. E in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all'uomo; perché l'uomo ha per natura un più vigoroso discernimento di ragione. - Del resto lo stato di innocenza non esclude la disuguaglianza tra gli uomini, come vedremo in seguito.
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[32327] Iª q. 92 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod, si omnia ex quibus homo sumpsit occasionem peccandi, Deus subtraxisset a mundo, remansisset universum imperfectum. Nec debuit bonum commune tolli, ut vitaretur particulare malum, praesertim cum Deus sit adeo potens, ut quodlibet malum possit ordinare in bonum.
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[32327] Iª q. 92 a. 1 ad 3
3. Se Dio avesse sottratto dal mondo tutto quello che ha dato all'uomo occasione di peccato, l'universo sarebbe rimasto privo della sua perfezione. Ora, non si doveva sopprimere il bene universale, per evitare un male particolare; specialmente se consideriamo, che Dio è tanto potente, da indirizzare al bene qualsiasi male.
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