I, 91

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine del corpo del primo uomo


Prima pars
Quaestio 91
Prooemium

[32279] Iª q. 91 pr.
Deinde considerandum est de productione corporis primi hominis. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, de materia ex qua productum est.
Secundo, de auctore a quo productum est.
Tertio, de dispositione quae ei per productionem est attributa.
Quarto, de modo et ordine productionis ipsius.

 
Prima parte
Questione 91
Proemio

[32279] Iª q. 91 pr.
Passiamo a studiare la produzione del corpo del primo uomo.
Sull'argomento quattro sono le cose da considerare:

1. La materia con la quale venne formato;
2. La causa che lo produsse;
3. La disposizione che ricevette nella sua produzione;
4. Il procedimento e l'ordine della produzione stessa.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine del corpo del primo uomo > Se il corpo del primo uomo sia stato formato col fango della terra


Prima pars
Quaestio 91
Articulus 1

[32280] Iª q. 91 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod corpus primi hominis non sit factum de limo terrae. Maioris enim virtutis est facere aliquid ex nihilo, quam ex aliquo, quia plus distat ab actu non ens quam ens in potentia. Sed cum homo sit dignissima creaturarum inferiorum, decuit ut virtus Dei maxime ostenderetur in productione corporis eius. Ergo non debuit fieri ex limo terrae, sed ex nihilo.

 
Prima parte
Questione 91
Articolo 1

[32280] Iª q. 91 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il corpo del primo uomo non sia stato formato col fango della terra. Infatti:
1. Maggiore è la potenza che si richiede per fare una cosa dal nulla, che da un'altra cosa: poiché il nulla è più distante dall'atto di un ente in potenza. Ma essendo l'uomo la più nobile delle creature inferiori, era conveniente che la virtù di Dio risaltasse nella maniera più evidente nella produzione del corpo umano. Quindi questo non dovette essere formato dal fango della terra, ma dal nulla.

[32281] Iª q. 91 a. 1 arg. 2
Praeterea, corpora caelestia sunt nobiliora terrenis. Sed corpus humanum habet maximam nobilitatem, cum perficiatur a nobilissima forma, quae est anima rationalis. Ergo non debuit fieri de corpore terrestri, sed magis de corpore caelesti.

 

[32281] Iª q. 91 a. 1 arg. 2
2. Sono più nobili i corpi celesti che quelli terrestri. Ma la nobiltà suprema spetta al corpo umano, perché attuato dalla forma più nobile, che è l'anima intellettiva. Perciò esso non doveva essere formato con un corpo terrestre, ma piuttosto con qualche corpo celeste.

[32282] Iª q. 91 a. 1 arg. 3
Praeterea, ignis et aer sunt nobiliora corpora quam terra et aqua, quod ex eorum subtilitate apparet. Cum igitur corpus humanum sit dignissimum, magis debuit fieri ex igne et ex aere quam ex limo terrae.

 

[32282] Iª q. 91 a. 1 arg. 3
3. Il fuoco e l'aria sono corpi più nobili della terra e dell'acqua, come risulta dalla loro sottilità. Essendo dunque il corpo umano il più nobile dei corpi, doveva essere fatto di fuoco e d'aria, piuttosto che di fango.

[32283] Iª q. 91 a. 1 arg. 4
Praeterea, corpus humanum est compositum ex quatuor elementis. Non ergo est factum ex limo terrae, sed ex omnibus elementis.

 

[32283] Iª q. 91 a. 1 arg. 4
4. Il corpo umano risulta composto dei quattro elementi. Perciò non è vero che sia stato formato col fango della terra, ma con tutti gli elementi.

[32284] Iª q. 91 a. 1 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. II, formavit Deus hominem de limo terrae.

 

[32284] Iª q. 91 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Dio formò l'uomo dal fango della terra".

[32285] Iª q. 91 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod, cum Deus perfectus sit, operibus suis perfectionem dedit secundum eorum modum; secundum illud Deut. XXXII, Dei perfecta sunt opera. Ipse autem simpliciter perfectus est, ex hoc quod omnia in se praehabet, non per modum compositionis, sed simpliciter et unite, ut Dionysius dicit, eo modo quo diversi effectus praeexistunt in causa, secundum unam eius essentiam. Ista autem perfectio ad Angelos quidem derivatur, secundum quod omnia sunt in eorum cognitione quae sunt a Deo in natura producta, per formas diversas. Ad hominem vero derivatur inferiori modo huiusmodi perfectio. Non enim in sua cognitione naturali habet omnium naturalium notitiam; sed est ex rebus omnibus quodammodo compositus, dum de genere spiritualium substantiarum habet in se animam rationalem, de similitudine vero caelestium corporum habet elongationem a contrariis per maximam aequalitatem complexionis, elementa vero secundum substantiam. Ita tamen quod superiora elementa praedominantur in eo secundum virtutem, scilicet ignis et aer, quia vita praecipue consistit in calido, quod est ignis, et humido, quod est aeris. Inferiora vero elementa abundant in eo secundum substantiam, aliter enim non posset esse mixtionis aequalitas, nisi inferiora elementa, quae sunt minoris virtutis, secundum quantitatem in homine abundarent. Et ideo dicitur corpus hominis de limo terrae formatum, quia limus dicitur terra aquae permixta. Et propter hoc homo dicitur minor mundus, quia omnes creaturae mundi quodammodo inveniuntur in eo.

 

[32285] Iª q. 91 a. 1 co.
RISPONDO: Dio, essendo egli perfetto, ha comunicato alle sue opere una perfezione proporzionata al loro grado; perciò troviamo nella Scrittura: "Le opere di Dio sono perfette". Egli dunque è perfetto in senso assoluto, per il fatto che "precontiene in sé tutte le cose", non alla maniera delle cose composte, ma "nella semplicità e nell'unità", come si esprime Dionigi, nel modo cioè in cui effetti diversi possono preesistere nell'unica essenza della loro causa. – Questa perfezione è comunicata anche agli angeli, in questo senso che tutte le cose, prodotte da Dio in natura, sono presenti, sia pure con una pluralità di specie intenzionali, nella loro conoscenza. - All'uomo invece questa perfezione è comunicata in un grado inferiore. Egli infatti non possiede per conoscenza innata la nozione di tutto l'universo creato; è però composto in qualche modo di tutte le cose; poiché dal genere delle sostanze spirituali ritrae in sé l'anima intellettiva; è affine ai corpi celesti con la sua equidistanza dai contrari, mediante l'equilibrio sommo della sua complessione; ed è affine ai quattro elementi, possedendoli nella propria sostanza. Ma in questo complesso predominano, in ordine dinamico, gli elementi superiori, cioè il fuoco e l'aria; poiché la vita consiste specialmente nel calore, ossia nel fuoco, e nell'umidità, vale a dire nell'aria. In lui predominano invece, in ordine quantitativo gli elementi inferiori: infatti, se gli elementi inferiori, dotati di minore virtù, non prevalessero quantitativamente nell'uomo, non si potrebbe avere equilibrio nella loro combinazione. Ecco perché si dice che il corpo dell'uomo fu formato col fango della terra; poiché la terra mescolata con l'acqua è chiamata fango. - Si dice poi che l'uomo è "un microcosmo", perché in un certo senso si trovano in lui tutte le creature dell'universo.

[32286] Iª q. 91 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod virtus Dei creantis manifestata est in corpore hominis, dum eius materia est per creationem producta. Oportuit autem ut ex materia quatuor elementorum fieret corpus humanum, ut homo haberet convenientiam cum inferioribus corporibus, quasi medium quoddam existens inter spirituales et corporales substantias.

 

[32286] Iª q. 91 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La potenza creatrice di Dio si manifestò nel corpo dell'uomo per il fatto che la materia di esso fu prodotta per creazione. Ma era necessario che il corpo dell'uomo fosse formato con la materia dei quattro elementi, affinché l'uomo avesse una certa affinità con i corpi inferiori, costituendo egli come un intermediario tra le sostanze spirituali e quelle materiali.

[32287] Iª q. 91 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod, quamvis corpus caeleste sit simpliciter nobilius terrestri corpore, tamen quantum ad actus animae rationalis, est minus conveniens. Nam anima rationalis accipit notitiam veritatis quodammodo per sensus; quorum organa formari non possunt ex corpore caelesti, cum sit impassibile. Nec est verum quod quidam dicunt aliquid de quinta essentia materialiter ad compositionem humani corporis advenire, ponentes animam uniri corpori mediante quadam luce. Primo enim, falsum est quod dicunt, lucem esse corpus. Secundo vero, impossibile est aliquid de quinta essentia vel a corpore caelesti dividi, vel elementis permisceri, propter caelestis corporis impassibilitatem. Unde non venit in compositionem mixtorum corporum, nisi secundum suae virtutis effectum.

 

[32287] Iª q. 91 a. 1 ad 2
2. Assolutamente parlando, un corpo celeste è più nobile di un corpo terrestre, esso tuttavia è meno adatto per le funzioni dell'anima umana. Infatti questa in qualche modo raccoglie dai sensi la conoscenza della verità; e gli organi di senso non si possono formare di materia celeste, perché impassibile. - Così pure è falsa l'asserzione di chi ritiene che un certo quantitativo materiale della quinta essenza entri nella composizione del corpo umano, supponendo che l'anima sia unita al corpo mediante un coefficiente di luce. Prima di tutto è falso che la luce sia un corpo. Secondariamente poi è impossibile che un quantitativo della quinta essenza si stacchi da un corpo celeste, o che si mescoli ai quattro elementi, data l'impassibilità dei corpi celesti. Perciò questi entrano in contatto con i corpi misti, soltanto mediante l'influsso della loro virtù.

[32288] Iª q. 91 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod, si ignis et aer, quae sunt maioris virtutis in agendo, etiam secundum quantitatem in compositione humani corporis abundarent, omnino ad se traherent alia, et non posset fieri aequalitas commixtionis, quae est necessaria in compositione hominis ad bonitatem sensus tactus, qui est fundamentum sensuum aliorum. Oportet enim organum cuiuslibet sensus non habere in actu contraria quorum sensus est perceptivus, sed in potentia tantum. Vel ita quod omnino careat toto genere contrariorum, sicut pupilla caret colore, ut sit in potentia ad omnes colores, quod in organo tactus non erat possibile, cum sit compositum ex elementis, quorum qualitates percipit tactus. Vel ita quod organum sit medium inter contraria, ut necesse est in tactu accidere, medium enim est quodammodo in potentia ad extrema.

 

[32288] Iª q. 91 a. 1 ad 3
3. Se il fuoco e l'aria, che sono gli elementi più attivi, abbondassero anche quantitativamente nella composizione del corpo umano, trarrebbero totalmente a sé anche gli altri elementi, e non si potrebbe raggiungere l'equilibrio necessario per assicurare al composto umano la bontà del tatto, che è il fondamento degli altri sensi. Infatti è necessario che l'organo di ciascun senso non contenga già in sé, attualmente, quei contrari che esso è ordinato a percepire; ma che li abbia solo allo stato potenziale. Quindi, o sarà assolutamente privo di tutto un genere di contrari, come la pupilla è priva del colore per poter percepire tutti i colori: cosa impossibile per l'organo di tatto, che è composto di quegli elementi dei quali percepisce le qualità; oppure l'organo sarà un dato intermedio tra i contrari, come deve avvenire per il tatto: infatti l'intermedio è in qualche modo in potenza rispetto agli estremi.

[32289] Iª q. 91 a. 1 ad 4
Ad quartum dicendum quod in limo terrae est terra, et aqua conglutinans partes terrae. De aliis autem elementis Scriptura mentionem non fecit, tum quia minus abundant secundum quantitatem in corpore hominis, ut dictum est; tum etiam quia in tota rerum productione, de igne et aere, quae sensu non percipiuntur a rudibus mentionem non fecit Scriptura, quae rudi populo tradebatur.

 

[32289] Iª q. 91 a. 1 ad 4
4. Nel fango della terra è indicata e la terra e l'acqua, la quale appunto conglutina le parti della terra. La Scrittura non fa menzione degli altri elementi, sia perché si trovano in minore quantità nel corpo umano, come abbiamo spiegato, sia perché la Scrittura, destinata a un popolo ignorante, non ricorda nell'opera della creazione universale il fuoco e l'aria, che sfuggono alla percezione sensibile dei semplici.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine del corpo del primo uomo > Se il corpo umano sia stato prodotto immediatamente da Dio


Prima pars
Quaestio 91
Articulus 2

[32290] Iª q. 91 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod corpus humanum non sit immediate a Deo productum. Dicit enim Augustinus, in III de Trin., quod corporalia disponuntur a Deo per angelicam creaturam. Sed corpus humanum formatum fuit ex materia corporali, ut dictum est. Ergo debuit produci mediantibus Angelis, et non immediate a Deo.

 
Prima parte
Questione 91
Articolo 2

[32290] Iª q. 91 a. 2 arg. 1
SEMBRA che il corpo umano non sia stato prodotto immediatamente da Dio. Infatti:
1. S. Agostino insegna che Dio dispone degli esseri corporei per mezzo delle creature angeliche. Ora, il corpo umano fu formato di materia corporea, come abbiamo dimostrato. Esso quindi dovette essere prodotto per mezzo degli angeli, e non immediatamente da Dio.

[32291] Iª q. 91 a. 2 arg. 2
Praeterea, quod fieri potest virtute creata, non est necessarium quod immediate producatur a Deo. Sed corpus humanum produci potest per virtutem creatam caelestis corporis, nam et quaedam animalia ex putrefactione generantur per virtutem activam corporis caelestis; et Albumasar dicit quod in locis in quibus nimis abundat calor aut frigus, homines non generantur, sed in locis temperatis tantum. Ergo non oportuit quod immediate corpus humanum formaretur a Deo.

 

[32291] Iª q. 91 a. 2 arg. 2
2. Ciò che può essere prodotto da una virtù creata non è necessario che sia fatto immediatamente da Dio. Ora, il corpo umano può essere prodotto dalla virtù creata dei corpi celesti. Vediamo infatti che certi animali sono generati dalla putrefazione, per la potenza attiva degli astri; Albumasar poi afferma che non si ha generazione umana nelle regioni troppo calde o troppo fredde, ma solo in quelle temperate. Non era perciò necessario che il corpo umano venisse formato immediatamente da Dio.

[32292] Iª q. 91 a. 2 arg. 3
Praeterea, nihil fit ex materia corporali nisi per aliquam materiae transmutationem. Sed omnis transmutatio corporalis causatur ex motu caelestis corporis, qui est primus motuum. Cum igitur corpus humanum sit productum ex materia corporali, videtur quod ad eius formationem aliquid operatum fuerit corpus caeleste.

 

[32292] Iª q. 91 a. 2 arg. 3
3. Tutto quello che viene tratto dalla materia corporea deriva da una trasmutazione della materia. Ora, ogni trasmutazione corporea è causata da quel moto dei corpi celesti, che è il primo fra tutti i moti. Essendo dunque il corpo umano prodotto dalla materia corporea, è evidente che i corpi celesti devono aver cooperato alla sua formazione.

[32293] Iª q. 91 a. 2 arg. 4
Praeterea, Augustinus dicit, super Gen. ad Litt., quod homo factus est secundum corpus, in operibus sex dierum, secundum causales rationes quas Deus inseruit creaturae corporali; postmodum vero fuit formatum in actu. Sed quod praeexistit in corporali creatura secundum causales rationes, per aliquam virtutem corpoream produci potest. Ergo corpus humanum productum est aliqua virtute creata, et non immediate a Deo.

 

[32293] Iª q. 91 a. 2 arg. 4
4. Dice S. Agostino che nell'opera dei sei giorni il corpo umano fu prodotto soltanto nei suoi principii causali, inseriti da Dio nel mondo corporeo; e che in seguito venne formato in maniera attuale. Ora, le cose che preesistono nei corpi secondo le ragioni seminali possono esser prodotte dalla virtù di determinati esseri corporei. Dunque il corpo umano fu prodotto da una virtù creata e non immediatamente da Dio.

[32294] Iª q. 91 a. 2 s. c.
Sed contra est quod dicitur Eccli. XVII, Deus de terra creavit hominem.

 

[32294] Iª q. 91 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Dio creò l'uomo dalla terra".

[32295] Iª q. 91 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod prima formatio humani corporis non potuit esse per aliquam virtutem creatam, sed immediate a Deo. Posuerunt siquidem aliqui formas quae sunt in materia corporali, a quibusdam formis immaterialibus derivari. Sed hanc opinionem repellit philosophus, in VII Metaphys., per hoc quod formis non competit per se fieri, sed composito, ut supra expositum est; et quia oportet agens esse simile facto non convenit quod forma pura, quae est sine materia, producat formam quae est in materia, quae non fit nisi per hoc quod compositum fit. Et ideo oportet quod forma quae est in materia, sit causa formae quae est in materia, secundum quod compositum a composito generatur. Deus autem, quamvis omnino sit immaterialis, tamen solus est qui sua virtute materiam producere potest creando. Unde ipsius solius est formam producere in materia absque adminiculo praecedentis formae materialis. Et propter hoc, Angeli non possunt transmutare corpora ad formam aliquam, nisi adhibitis seminibus quibusdam, ut Augustinus dicit in III de Trin. Quia igitur corpus humanum nunquam formatum fuerat, cuius virtute per viam generationis aliud simile in specie formaretur, necesse fuit quod primum corpus hominis immediate formaretur a Deo.

 

[32295] Iª q. 91 a. 2 co.
RISPONDO: La prima formazione del corpo umano non poteva derivare da una virtù creata, ma doveva derivare immediatamente da Dio. Ci furono però alcuni i quali ritenevano che le forme materiali provenissero da qualche forma immateriale. Ma il Filosofo confuta siffatta teoria, osservando che il divenire propriamente non è da attribuirsi alle forme, bensì ai composti, come abbiamo già spiegato.
E siccome la causa agente deve essere simile agli effetti prodotti, non è ammissibile che una forma pura, priva di materia, produca una forma che ha la sua esistenza nella materia, e che diviene attuale solo per il fatto che lo diviene il composto. Berciò la causa di una forma che ha la sua esistenza nella materia deve essere ricercata in una forma esistente nella materia; cosicché un composto sarà generato da un altro composto. Dio però, sebbene sia del tutto immateriale, tuttavia è il solo che possa con la sua virtù produrre per creazione la materia. E quindi appartiene a lui soltanto produrre la forma nella materia, senza l'aiuto di una precedente forma materiale. E questa la ragione per cui gli angeli non possono produrre nei corpi una mutazione di forma, senza servirsi di germi determinati, come si esprime S. Agostino. - Ma siccome [all’inizio] non vi era mai stata la formazione di un corpo umano, il quale potesse, con la sua virtù e per via di generazione, formarne un altro di specie simile, era necessario che il corpo del primo uomo fosse formato immediatamente da Dio.

[32296] Iª q. 91 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, etsi Angeli aliquod ministerium Deo exhibeant in his quae circa corpora operatur; aliqua tamen Deus in creatura corporea facit, quae nullo modo Angeli facere possunt; sicut quod suscitat mortuos, et illuminat caecos. Secundum quam virtutem etiam corpus primi hominis de limo terrae formavit. Potuit tamen fieri ut aliquod ministerium in formatione corporis primi hominis Angeli exhiberent; sicut exhibebunt in ultima resurrectione, pulveres colligendo.

 

[32296] Iª q. 91 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È vero che gli angeli prestano a Dio il loro ministero in ciò che riguarda i corpi; Dio però compie nel mondo corporeo certi effetti, che non sono assolutamente possibili agli angeli, come risuscitare i morti e ridare la vista ai ciechi. Ora, in forza di questa sua onnipotenza, Dio formò il corpo del primo uomo dal fango della terra. - È possibile però che gli angeli abbiano prestato qualche ministero anche nella formazione del corpo del primo uomo, analogo a quello che essi compiranno nella resurrezione finale col raccogliere le ceneri.

[32297] Iª q. 91 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod animalia perfecta, quae generantur ex semine, non possunt generari per solam virtutem caelestis corporis, ut Avicenna fingit; licet ad eorum generationem naturalem cooperetur virtus caelestis corporis, prout philosophus dicit, in II Physic., quod homo generat hominem ex materia, et sol. Et exinde est quod exigitur locus temperatus ad generationem hominum et aliorum animalium perfectorum. Sufficit autem virtus caelestium corporum ad generandum quaedam animalia imperfectiora ex materia disposita, manifestum est enim quod plura requiruntur ad productionem rei perfectae, quam ad productionem rei imperfectae.

 

[32297] Iª q. 91 a. 2 ad 2
2. Gli animali perfetti, generati da un seme, non possono essere generati per virtù dei corpi celesti, come fantasticava Avicenna, sebbene quella virtù possa cooperare alla loro generazione naturale, secondo quell'espressione del Filosofo: "l'uomo, nonché il sole, genera l'uomo dalla materia". Ecco perché si esige la zona temperata, per la generazione dell'uomo e degli altri animali perfetti. - Basta invece la virtù dei corpi celesti, per procurare la generazione di certi animali imperfetti da una materia adatta; è chiaro infatti che richiede di più la produzione di un essere perfetto che quella di un essere imperfetto.

[32298] Iª q. 91 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod motus caeli est causa transmutationum naturalium, non tamen transmutationum quae fiunt praeter naturae ordinem, et sola virtute divina, sicut quod mortui resuscitantur, quod caeci illuminantur. Quibus est simile quod homo ex limo terrae formatur.

 

[32298] Iª q. 91 a. 2 ad 3
3. Il moto dei cieli è causa delle trasmutazioni naturali, non già di quelle che sorpassano l'ordine naturale, e sono dovute alla sola potenza divina, come risuscitare i morti e ridare la vista ai ciechi. La formazione dell'uomo dal fango della terra è un fatto di questo genere.

[32299] Iª q. 91 a. 2 ad 4
Ad quartum dicendum quod secundum rationes causales in creaturis dicitur aliquid praeexistere dupliciter. Uno modo, secundum potentiam activam et passivam, ut non solum ex materia praeexistenti fieri possit, sed etiam ut aliqua praeexistens creatura hoc facere possit. Alio modo, secundum potentiam passivam tantum, ut scilicet de materia praeexistenti fieri possit a Deo. Et hoc modo, secundum Augustinum, corpus hominis praeextitit in operibus productis secundum causales rationes.

 

[32299] Iª q. 91 a. 2 ad 4
4. Due sono i modi secondo i quali una creatura può considerarsi preesistente nei suoi principii causali. Primo, in rapporto sia alla potenza attiva che a quella passiva: in maniera cioè che la sua attitudine ad essere prodotta non dipenda solo dal preesistere della materia, ma anche dalla preesistenza di una creatura capace di produrla. Secondo, in rapporto alla sola potenza passiva: per il fatto cioè che Dio ha la capacità di produrla da una materia preesistente. E questa per S. Agostino sarebbe stata la preesistenza del corpo dell'uomo nel creato, secondo i principii causali.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine del corpo del primo uomo > Se al corpo dell'uomo sia stata data una disposizione conveniente


Prima pars
Quaestio 91
Articulus 3

[32300] Iª q. 91 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod corpus hominis non habuerit convenientem dispositionem. Cum enim homo sit nobilissimum animalium, corpus hominis debuit esse dispositum optime ad ea quae sunt propria animalis, scilicet ad sensum et motum. Sed quaedam animalia inveniuntur acutioris sensus quam homo, et velocioris motus; sicut canes melius odorant, et aves velocius moventur. Ergo corpus hominis non est convenienter dispositum.

 
Prima parte
Questione 91
Articolo 3

[32300] Iª q. 91 a. 3 arg. 1
SEMBRA che al corpo dell'uomo non sia stata data una disposizione conveniente. Infatti:
1. Essendo l'uomo l'animale più nobile, il suo corpo doveva avere la migliore disposizione per quelle operazioni che sono proprie dell'animale, cioè per la sensibilità e per il moto. Ora, vi sono degli animali che hanno una sensibilità più raffinata, e un moto più veloce dell'uomo: i cani, p. es., hanno un odorato più fine, e gli uccelli una maggiore velocità. Dunque il corpo umano non ha le disposizioni più convenienti.

[32301] Iª q. 91 a. 3 arg. 2
Praeterea, perfectum est cui nihil deest. Sed plura desunt humano corpori quam corporibus aliorum animalium, quae habent tegumenta et arma naturalia ad sui protectionem, quae homini desunt. Ergo corpus humanum est imperfectissime dispositum.

 

[32301] Iª q. 91 a. 3 arg. 2
2. E perfetto quell'essere che non manca di niente. Ma al corpo umano mancano più cose che a quello degli altri animali, i quali, a differenza dell'uomo, possiedono per loro protezione rivestimenti e armi naturali. Perciò il corpo dell'uomo ha una disposizione molto imperfetta.

[32302] Iª q. 91 a. 3 arg. 3
Praeterea, homo plus distat a plantis quam ab animalibus brutis. Sed plantae habent staturam rectam; animalia autem bruta pronam. Ergo homo non debuit habere staturam rectam.

 

[32302] Iª q. 91 a. 3 arg. 3
3. L'uomo è più distante dalle piante che dagli animali. Ora, le piante hanno una disposizione verticale, mentre gli animali l'hanno orizzontale. Quindi l'uomo non doveva avere una posizione verticale.

[32303] Iª q. 91 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur Eccle. VII, Deus fecit hominem rectum.

 

[32303] Iª q. 91 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Dio fece l'uomo retto".

[32304] Iª q. 91 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod omnes res naturales productae sunt ab arte divina, unde sunt quodammodo artificiata ipsius Dei. Quilibet autem artifex intendit suo operi dispositionem optimam inducere, non simpliciter, sed per comparationem ad finem. Et si talis dispositio habet secum adiunctum aliquem defectum, artifex non curat. Sicut artifex qui facit serram ad secandum, facit eam ex ferro, ut sit idonea ad secandum; nec curat eam facere ex vitro, quae est pulchrior materia, quia talis pulchritudo esset impedimentum finis. Sic igitur Deus unicuique rei naturali dedit optimam dispositionem, non quidem simpliciter, sed secundum ordinem ad proprium finem. Et hoc est quod philosophus dicit, in II Physic., et quia dignius est sic, non tamen simpliciter, sed ad uniuscuiusque substantiam. Finis autem proximus humani corporis est anima rationalis et operationes ipsius, materia enim est propter formam, et instrumenta propter actiones agentis. Dico ergo quod Deus instituit corpus humanum in optima dispositione secundum convenientiam ad talem formam et ad tales operationes. Et si aliquis defectus in dispositione humani corporis esse videtur, considerandum est quod talis defectus sequitur ex necessitate materiae, ad ea quae requiruntur in corpore ut sit debita proportio ipsius ad animam et ad animae operationes.

 

[32304] Iª q. 91 a. 3 co.
RISPONDO: Tutti gli esseri della natura sono stati prodotti dall'arte divina; quindi, in qualche modo, sono le opere di Dio. Ora, ogni artefice tende a conferire alla sua opera la migliore disposizione, non in senso assoluto, ma in rapporto al fine voluto. E se una tale disposizione comporta qualche difetto, egli non se ne cura. Così l'artigiano che fabbrica una sega per segare, perché sia adatta a segare, la fa di ferro; e non pensa a farla di vetro, che pure è una materia più bella, perché la bellezza sarebbe un impedimento per raggiungere lo scopo. - Analogamente Dio conferì ad ogni essere naturale, non in senso assoluto, ma in rapporto al suo fine, la disposizione migliore. Ed è quello che dice il Filosofo: "L'essere in tal modo è cosa più degna, non in senso assoluto, ma in ordine alla natura di ogni cosa".
Ora, scopo immediato del corpo umano sono l'anima intellettiva e le sue operazioni; la materia infatti è per la forma, e gli strumenti sono per le operazioni della causa agente. Dico dunque che in vista di tale forma e di siffatte operazioni, Dio diede al corpo umano la disposizione migliore. E se nel corpo umano si riscontrano dei difetti, si osservi che quei difetti sono connessi con la materia richiesta al raggiungimento di quell'equilibrio fisico, necessario all'anima e alle sue operazioni.

[32305] Iª q. 91 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod tactus, qui est fundamentum aliorum sensuum, est perfectior in homine quam in aliquo alio animali, et propter hoc oportuit quod homo haberet temperatissimam complexionem inter omnia animalia. Praecedit etiam homo omnia alia animalia, quantum ad vires sensitivas interiores; sicut ex supra dictis apparet. Ex quadam autem necessitate contingit quod, quantum ad aliquos exteriores sensus, homo ab aliis animalibus deficiat. Sicut homo, inter omnia animalia, habet pessimum olfactum. Necessarium enim fuit quod homo, inter omnia animalia, respectu sui corporis haberet maximum cerebrum, tum ut liberius in eo perficerentur operationes interiorum virium sensitivarum, quae sunt necessariae ad intellectus operationem, ut supra dictum est; tum etiam ut frigiditas cerebri temperaret calorem cordis, quem necesse est in homine abundare, ad hoc quod homo sit rectae staturae. Magnitudo autem cerebri, propter eius humiditatem, est impedimentum olfactus, qui requirit siccitatem. Et similiter potest assignari ratio quare quaedam animalia sunt acutioris visus et subtilioris auditus quam homo, propter impedimentum horum sensuum quod necesse est consequi in homine ex perfecta complexionis aequalitate. Et eadem etiam ratio est assignanda de hoc quod quaedam animalia sunt homine velociora, cui excellentiae velocitatis repugnat aequalitas humanae complexionis.

 

[32305] Iª q. 91 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il tatto, che è il fondamento degli altri sensi, è più perfetto nell'uomo che in qualsiasi altro animale: e per questo era necessario che l'uomo, fra tutti gli altri animali, possedesse una complessione temperatissima. L'uomo del resto supera tutti gli altri animali per le potenze sensitive interiori, come si è visto. - La sua inferiorità per alcuni sensi esterni è dovuta alla necessità [di assicurare certe funzioni]. L'uomo, p. es., ha l'olfatto meno perfetto di ogni altro animale. E difatti era necessario che l'uomo, più di tutti gli altri animali, avesse, rispetto al corpo, il cervello più voluminoso: sia perché vi si svolgessero con più agio le operazioni delle facoltà sensitive interiori, necessario, come si è detto, alle attività intellettuali; sia perché la frigidità del cerebro temperasse il calore del cuore, necessariamente abbondante nell'uomo per assicurare il portamento eretto. Ora, la voluminosità del cerebro, a causa della sua umidità, è di ostacolo all'olfatto che richiede l'asciutto. - Parimente, se si domanda perché certi animali hanno la vista più acuta e l'udito più fine, si può rispondere che il perfetto equilibrio della sua complessione impedisce nell'uomo l'eccellenza di questi sensi. La medesima ragione vale a spiegare come mai certi animali sono più veloci dell'uomo, il cui equilibrio di complessione è di ostacolo a una velocità troppo accentuata.

[32306] Iª q. 91 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod cornua et ungulae, quae sunt quorundam animalium arma, et spissitudo corii, et multitudo pilorum aut plumarum, quae sunt tegumenta animalium, attestantur abundantiae terrestris elementi; quae repugnat aequalitati et teneritudini complexionis humanae. Et ideo haec homini non competebant. Sed loco horum habet rationem et manus, quibus potest parare sibi arma et tegumenta et alia vitae necessaria, infinitis modis. Unde et manus, in III de anima, dicitur organum organorum. Et hoc etiam magis competebat rationali naturae, quae est infinitarum conceptionum, ut haberet facultatem infinita instrumenta sibi parandi.

 

[32306] Iª q. 91 a. 3 ad 2
2. Le corna e gli artigli, che sono le armi di certi animali, come pure lo spessore della pelle e l'abbondanza dei peli e delle piume che li proteggono, dimostrano una prevalenza dell'elemento terra, che è in contrasto con l'equilibrio e la delicatezza della complessione umana. Perciò tali cose non si addicono all'uomo. In compenso l'uomo possiede la ragione e le mani, con le quali può provvedersi di armi, di vesti e di tutte le cose necessarie alla vita in una infinità di modi. Tanto è vero che la mano è chiamata da Aristotele "l'organo degli organi". Era del resto tanto più proporzionata alla creatura ragionevole, capace di concetti infiniti, l'attitudine a procurarsi un numero infinito di strumenti.

[32307] Iª q. 91 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod habere staturam rectam conveniens fuit homini propter quatuor. Primo quidem, quia sensus sunt dati homini non solum ad vitae necessaria procuranda, sicut aliis animalibus; sed etiam ad cognoscendum. Unde, cum cetera animalia non delectentur in sensibilibus nisi per ordinem ad cibos et venerea, solus homo delectatur in ipsa pulchritudine sensibilium secundum seipsam. Et ideo, quia sensus praecipue vigent in facie, alia animalia habent faciem pronam ad terram, quasi ad cibum quaerendum et providendum sibi de victu, homo vero habet faciem erectam, ut per sensus, et praecipue per visum, qui est subtilior et plures differentias rerum ostendit, libere possit ex omni parte sensibilia cognoscere, et caelestia et terrena, ut ex omnibus intelligibilem colligat veritatem. Secundo, ut interiores vires liberius suas operationes habeant, dum cerebrum, in quo quodammodo perficiuntur, non est depressum, sed super omnes partes corporis elevatum. Tertio, quia oporteret quod, si homo haberet pronam staturam, uteretur manibus loco anteriorum pedum. Et sic utilitas manuum ad diversa opera perficienda cessaret. Quarto, quia, si haberet pronam staturam, et uteretur manibus loco anteriorum pedum, oporteret quod cibum caperet ore. Et ita haberet os oblongum, et labia dura et grossa, et linguam etiam duram, ne ab exterioribus laederetur, sicut patet in aliis animalibus. Et talis dispositio omnino impediret locutionem, quae est proprium opus rationis. Et tamen homo staturam rectam habens, maxime distat a plantis. Nam homo habet superius sui, idest caput, versus superius mundi, et inferius sui versus inferius mundi, et ideo est optime dispositus secundum dispositionem totius. Plantae vero habent superius sui versus inferius mundi (nam radices sunt ori proportionales), inferius autem sui versus superius mundi. Animalia vero bruta medio modo, nam superius animalis est pars qua accipit alimentum, inferius autem est pars qua emittit superfluum.

 

[32307] Iª q. 91 a. 3 ad 3
3. Era conveniente, per quattro motivi, che l'uomo avesse un portamento eretto. Primo, perché all'uomo sono stati dati i sensi, non soltanto per procurarsi il necessario alla vita, come agli altri animali, ma anche direttamente per conoscere. Difatti, mentre gli animali gustano i dati sensibili solo in ordine agli alimenti e ai piaceri sensuali, l'uomo soltanto gusta la bellezza medesima delle cose sensibili per se stesse. E siccome i sensi in modo particolare sono localizzati sulla faccia, gli altri animali hanno la faccia rivolta alla terra come per cercare il cibo e provvedersi del vitto; l'uomo invece ha la faccia sollevata, perché con i sensi possa conoscere liberamente da ogni parte, specialmente con la vista, che è il senso più acuto e più universale, le cose sensibili, tanto celesti che terrestri, e raccogliere così da tutte le verità di ordine intellettivo. - Secondo, perché le facoltà interiori siano più libere nelle loro operazioni; poiché il cervello, in cui esse si svolgono, non è compresso, ma elevato su tutte le parti del corpo. - Terzo, perché se l'uomo avesse una posizione orizzontale, dovrebbe adoprare le mani come piedi anteriori. E quindi verrebbe a cessare l'attitudine delle mani a compiere tante opere diverse. - Quarto, perché se l'uomo avesse una posizione orizzontale e usasse le mani come piedi anteriori, dovrebbe afferrare il cibo con la bocca. In tal caso dovrebbe avere, come gli altri animali la bocca bislunga, le labbra dure e massicce e dura anche la lingua, per evitare lesioni da parte di oggetti esteriori. Ora, una siffatta disposizione impedirebbe totalmente la loquela, che è l'opera propria della ragione.
L'uomo però, pur avendo un portamento eretto, è distante al massimo dalle piante. L'uomo infatti ha la sua parte superiore, cioè il capo, rivolta verso la parte superiore del mondo, e ha la sua parte inferiore rivolta verso la parte inferiore del mondo: ha quindi la disposizione più ordinata rispetto all'universo. Le piante invece hanno la loro parte più importante rivolta verso la parte più bassa del mondo (poiché le radici corrispondono alla bocca), mentre la parte meno importante è rivolta verso l'alto. Gli animali poi hanno una disposizione intermedia: poiché la parte superiore di essi è quella con cui prendono l'alimento, mentre l'inferiore è quella con cui eliminano il superfluo.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine del corpo del primo uomo > Se nella Scrittura sia descritta convenientemente la produzione del corpo umano


Prima pars
Quaestio 91
Articulus 4

[32308] Iª q. 91 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod inconvenienter corporis humani productio in Scriptura describatur. Sicut enim corpus humanum est factum a Deo, ita et alia opera sex dierum. Sed in aliis operibus dicitur, dixit Deus, fiat, et factum est. Ergo similiter dici debuit de hominis productione.

 
Prima parte
Questione 91
Articolo 4

[32308] Iª q. 91 a. 4 arg. 1
SEMBRA che la produzione del corpo umano non sia descritta convenientemente nella Scrittura. Infatti:
1. Il corpo umano, come tutte le opere dei sei giorni, è stato fatto da Dio. Ora, per le altre opere nella. Scrittura si legge: "Disse Dio: Sia fatto; e fu fatto". Doveva quindi usare la stessa espressione parlando della formazione dell'uomo.

[32309] Iª q. 91 a. 4 arg. 2
Praeterea, corpus humanum a Deo immediate est factum, ut supra dictum est. Ergo inconvenienter dicitur, faciamus hominem.

 

[32309] Iª q. 91 a. 4 arg. 2
2. Il corpo umano fu fatto immediatamente da Dio, come abbiamo visto sopra. Allora non sta bene la frase: "Facciamo l'uomo".

[32310] Iª q. 91 a. 4 arg. 3
Praeterea, forma humani corporis est ipsa anima, quae est spiraculum vitae. Inconvenienter ergo, postquam dixerat, formavit Deus hominem de limo terrae, subiunxit, et inspiravit in faciem eius spiraculum vitae.

 

[32310] Iª q. 91 a. 4 arg. 3
3. Forma del corpo umano è l'anima, che è lo spirito di vita. Perciò dopo le parole: "Dio formò l'uomo dal fango della terra", non ha senso aggiungere; "Gli alitò in faccia lo spirito di vita".

[32311] Iª q. 91 a. 4 arg. 4
Praeterea, anima, quae est spiraculum vitae, est in toto corpore, et principaliter in corde. Non ergo debuit dicere, quod inspiravit in faciem eius spiraculum vitae.

 

[32311] Iª q. 91 a. 4 arg. 4
4. L'anima, cioè lo spirito di vita, è in tutto il corpo, ma principalmente nel cuore. Dunque la Scrittura non doveva dire che "gli alitò lo spirito di vita in faccia".

[32312] Iª q. 91 a. 4 arg. 5
Praeterea, sexus masculinus et femininus pertinent ad corpus, imago vero Dei ad animam. Sed anima, secundum Augustinum, fuit facta ante corpus. Inconvenienter ergo cum dixisset, ad imaginem suam fecit illum, addidit, masculum et feminam creavit eos.

 

[32312] Iª q. 91 a. 4 arg. 5
5. Il sesso maschile e quello femminile appartengono al corpo, l'immagine di Dio invece appartiene all'anima. Ora, secondo S. Agostino, l'anima fu creata prima del corpo. Perciò, dopo di aver detto: "lo fece a sua immagine", non si doveva aggiungere: "li creò maschio e femmina".

[32313] Iª q. 91 a. 4 s. c.
In contrarium est auctoritas Scripturae.

 

[32313] Iª q. 91 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO sta l'autorità della Scrittura.

[32314] Iª q. 91 a. 4 ad 1
Respondeo dicendum ad primum quod, sicut Augustinus dicit in VI super Gen. ad Litt., non in hoc praeeminet homo aliis rebus, quod Deus ipse fecit hominem, quasi alia ipse non fecerit; cum scriptum sit, opera manuum tuarum sunt caeli, et alibi, aridam fundaverunt manus eius, sed in hoc quod ad imaginem Dei factus est homo. Utitur tamen Scriptura in productione hominis speciali modo loquendi, ad ostendendum quod alia propter hominem facta sunt. Ea enim quae principaliter intendimus, cum maiori deliberatione et studio consuevimus facere.

 

[32314] Iª q. 91 a. 4 ad 1
RISPONDO con la SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ; 1. Come dice S. Agostino, l'uomo non eccelle sulle altre creature per il fatto di essere stato creato immediatamente da Dio, a differenza delle altre cose, poiché sta scritto; "i cieli sono opera delle tue mani"; e altrove: "le sue mani hanno fondato la terra asciutta"; ma perché l'uomo fu creato ad immagine di Dio. Tuttavia per la creazione dell'uomo la Scrittura usa delle espressioni particolari, per indicare che tutto il resto fu creato per l'uomo. Infatti noi siamo soliti a mettere più impegno e diligenza nel compiere le opere che maggiormente ci premono.

[32315] Iª q. 91 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod non est intelligendum Deum Angelis dixisse, faciamus hominem; ut quidam perverse intellexerunt. Sed hoc dicitur ad significandum pluralitatem divinarum personarum, quarum imago expressius invenitur in homine.

 

[32315] Iª q. 91 a. 4 ad 2
2. Non si creda che Dio abbia rivolto agli angeli le parole: "facciamo l'uomo", come alcuni hanno falsamente interpretato. L'espressione invece vuole indicare la pluralità delle Persone divine, la cui immagine si ritrova meglio espressa nell'uomo.

[32316] Iª q. 91 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod quidam intellexerunt corpus hominis prius tempore formatum, et postmodum Deum formato iam corpori animam infudisse. Sed contra rationem perfectionis primae institutionis rerum est, quod Deus vel corpus sine anima, vel animam sine corpore fecerit, cum utrumque sit pars humanae naturae. Et hoc etiam est magis inconveniens de corpore, quod dependet ex anima, et non e converso. Et ideo ad hoc excludendum, quidam posuerunt quod, cum dicitur, formavit Deus hominem, intelligitur productio corporis simul cum anima; quod autem additur, et inspiravit in faciem eius spiraculum vitae, intelligitur de spiritu sancto; sicut et dominus insufflavit in apostolos, dicens, accipite spiritum sanctum, Ioan. XX. Sed haec expositio, ut dicit Augustinus in libro de Civ. Dei, excluditur per verba Scripturae. Nam subditur ad praedicta, et factus est homo in animam viventem, quod apostolus, I ad Cor. XV, non ad vitam spiritualem, sed ad vitam animalem refert. Per spiraculum ergo vitae intelligitur anima, ut sic quod dicitur, inspiravit in faciem eius spiraculum vitae, sit quasi expositio eius quod praemiserat; nam anima est corporis forma.

 

[32316] Iª q. 91 a. 4 ad 3
3. Alcuni spiegano nel senso che Dio prima avrebbe dato forma al corpo dell'uomo, e in un secondo tempo avrebbe infuso l'anima, - Ma supporre che Dio abbia fatto il corpo senza l'anima, o l'anima senza il corpo, non è conciliabile con la perfezione dovuta alla prima origine delle cose: poiché sia l'uno che l'altra sono parti della natura umana. E la cosa è ancor meno accettabile per il corpo: poiché esso dipende dall'anima e non viceversa.
Perciò altri, volendo escludere tali incongruenze, ritengono che le parole, "Dio formò l'uomo", si riferiscono alla produzione del corpo insieme con l'anima; mentre la frase: "gli alitò in faccia lo spirito di vita", starebbe a indicare l'infusione dello Spirito Santo, come quando il Signore alitò sugli Apostoli dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo". - Ora, questa interpretazione, al dire di S. Agostino, è esclusa dalle parole della Scrittura. Infatti, dopo la frase riportata, aggiunge: "E l'uomo divenne anima vivente"; le quali parole sono riferite dall'Apostolo non alla vita spirituale, ma alla vita animale.
Per conseguenza il termine "spirito di vita" sta a indicare l'anima; perciò la frase: "Gli alitò in faccia lo spirito di vita", è come una spiegazione di quanto aveva già detto; l'anima infatti è la forma del corpo.

[32317] Iª q. 91 a. 4 ad 4
Ad quartum dicendum quod, quia operationes vitae magis manifestantur in facie hominis, propter sensus ibi existentes; ideo dicit in faciem hominis inspiratum esse spiraculum vitae.

 

[32317] Iª q. 91 a. 4 ad 4
4. Si dice che Dio alitò lo spirito di vita sulla faccia dell'uomo, perché le funzioni della vita si palesano maggiormente sulla faccia, a causa dei sensi che vi risiedono.

[32318] Iª q. 91 a. 4 ad 5
Ad quintum dicendum quod, secundum Augustinum, omnia opera sex dierum simul sunt facta. Unde animam primi hominis, quam ponit simul factam cum Angelis, non ponit factam ante sextum diem; sed in ipso sexto die ponit esse factam et animam primi hominis in actu, et corpus eius secundum rationes causales. Alii vero doctores ponunt et animam et corpus hominis factum sexto die in actu.

 

[32318] Iª q. 91 a. 4 ad 5
5. Secondo S. Agostino, le opere dei sei giorni furono compiute tutte assieme. Perciò egli non ammette che l'anima del primo uomo, creata insieme agli angeli, sia stata creata prima del sesto giorno; ma ritiene che nel sesto giorno l'anima del primo uomo sia stata creata nella sua attualità, e il corpo umano secondo le ragioni seminali. - Gli altri Dottori, invece, ritengono che tanto l'anima che il corpo dell'uomo furono creati il sesto giorno nella loro attualità.

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