Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > La loro volontà nel suo atto > Se un angelo con dilezione naturale ami più Dio di se stesso
Prima pars
Quaestio 60
Articulus 5
[30923] Iª q. 60 a. 5 arg. 1 Ad quintum sic proceditur. Videtur quod Angelus naturali dilectione non diligat Deum plus quam seipsum. Quia, ut dictum est, dilectio naturalis fundatur super unione naturali. Sed natura divina maxime distat a natura Angeli. Ergo naturali dilectione Angelus minus diligit Deum quam se, vel etiam alium Angelum.
|
|
Prima parte
Questione 60
Articolo 5
[30923] Iª q. 60 a. 5 arg. 1
SEMBRA che un angelo per dilezione naturale non ami Dio più di se stesso. Infatti:
1. La dilezione naturale, come abbiamo visto, si fonda sull'unione naturale. Ora, la natura di Dio è infinitamente lontana da quella dell'angelo. Dunque l'angelo per dilezione naturale ama Dio meno di se stesso e degli altri angeli.
|
[30924] Iª q. 60 a. 5 arg. 2 Praeterea, propter quod unumquodque, et illud magis. Sed naturali dilectione quilibet diligit alium propter se, unumquodque enim diligit aliquid inquantum est bonum sibi. Ergo dilectione naturali Angelus non diligit Deum plus quam seipsum.
|
|
[30924] Iª q. 60 a. 5 arg. 2
2. Ciò che costituisce il motivo per [cui si desiderano] altre cose, deve esso stesso [essere desiderato] in grado maggiore. Ora, tutti per dilezione naturale amano gli altri a motivo di se medesimi: infatti ogni essere ama l'altro in quanto gliene viene un bene. Dunque l'angelo per dilezione non ama Dio più di se stesso.
|
[30925] Iª q. 60 a. 5 arg. 3 Praeterea, natura reflectitur in seipsam, videmus enim quod omne agens naturaliter agit ad conservationem sui. Non autem reflecteretur in seipsam natura, si tenderet in aliud plus quam in seipsam. Non ergo naturali dilectione diligit Angelus Deum plus quam se.
|
|
[30925] Iª q. 60 a. 5 arg. 3
3. La natura ritorna su se stessa: vediamo infatti che ogni agente agisce naturalmente per la propria conservazione. Ma la natura non rifletterebbe su se stessa, se tendesse a un'altra n'aita più che a se stessa. Dunque l'angelo per dilezione naturale non ama Dio più di se stesso.
|
[30926] Iª q. 60 a. 5 arg. 4 Praeterea, hoc videtur esse proprium caritatis, ut aliquis Deum plus quam seipsum diligat. Sed dilectio caritatis non est naturalis in Angelis, sed diffunditur in cordibus eorum per spiritum sanctum, qui datus est eis, ut dicit Augustinus, XII de Civ. Dei. Ergo non diligunt Deum Angeli dilectione naturali plus quam seipsos.
|
|
[30926] Iª q. 60 a. 5 arg. 4
4. Soltanto la carità fa sì che uno ami Dio più di se stesso. Ora, l'amore di carità non è naturale per gli angeli, ma, come dice S. Agostino, "venne diffuso nei loro cuori per mezzo dello Spirito Santo che fu loro dato". Dunque gli angeli per dilezione naturale non amano Dio più di se stessi.
|
[30927] Iª q. 60 a. 5 arg. 5 Praeterea, dilectio naturalis semper manet, manente natura. Sed diligere Deum plus quam seipsum non manet in peccante Angelo vel homine, quia, ut Augustinus dicit, XIV de Civ. Dei, fecerunt civitates duas amores duo, terrenam scilicet amor sui usque ad Dei contemptum, caelestem vero amor Dei usque ad contemptum sui. Ergo diligere Deum supra seipsum non est naturale.
|
|
[30927] Iª q. 60 a. 5 arg. 5
5. La dilezione naturale rimane finché rimane la natura. Invece nell'angelo e nell'uomo che peccano viene a cessare l'amore di Dio al di sopra di se stessa; poiché, come dice S. Agostino: "due amori edificarono due città, cioè l'amore di sé sino al disprezzo di Dio edificò la città terrena; l'amore di Dio fino al disprezzo di se edificò la città celeste". Dunque amare Dio più di se stessi non è cosa naturale.
|
[30928] Iª q. 60 a. 5 s. c. Sed contra, omnia moralia legis praecepta sunt de lege naturae. Sed praeceptum de diligendo Deum supra seipsum, est praeceptum morale legis. Ergo est de lege naturae. Ergo dilectione naturali Angelus diligit Deum supra seipsum.
|
|
[30928] Iª q. 60 a. 5 s. c.
IN CONTRARIO: Tutti i precetti morali della legge [mosaica] appartengono alla legge naturale. Ora, il precetto di amare Dio più di se stessi è un precetto morale della legge. Quindi appartiene alla legge naturale. Dunque l'angelo per dilezione naturale ama Dio più di se stesso.
|
[30929] Iª q. 60 a. 5 co. Respondeo dicendum quod quidam dixerunt quod Angelus naturali dilectione diligit Deum plus quam se, amore concupiscentiae, quia scilicet plus appetit sibi bonum divinum quam bonum suum. Et quodammodo amore amicitiae, inquantum scilicet Deo vult naturaliter Angelus maius bonum quam sibi, vult enim naturaliter Deum esse Deum, se autem vult habere naturam propriam. Sed simpliciter loquendo, naturali dilectione plus diligit se quam Deum, quia intensius et principalius naturaliter diligit se quam Deum. Sed falsitas huius opinionis manifeste apparet, si quis in rebus naturalibus consideret ad quid res naturaliter moveatur, inclinatio enim naturalis in his quae sunt sine ratione, demonstrat inclinationem naturalem in voluntate intellectualis naturae. Unumquodque autem in rebus naturalibus, quod secundum naturam hoc ipsum quod est, alterius est, principalius et magis inclinatur in id cuius est, quam in seipsum. Et haec inclinatio naturalis demonstratur ex his quae naturaliter aguntur, quia unumquodque, sicut agitur naturaliter, sic aptum natum est agi, ut dicitur in II Physic. Videmus enim quod naturaliter pars se exponit, ad conservationem totius, sicut manus exponitur ictui, absque deliberatione, ad conservationem totius corporis. Et quia ratio imitatur naturam, huiusmodi inclinationem invenimus in virtutibus politicis, est enim virtuosi civis, ut se exponat mortis periculo pro totius reipublicae conservatione; et si homo esset naturalis pars huius civitatis, haec inclinatio esset ei naturalis. Quia igitur bonum universale est ipse Deus, et sub hoc bono continetur etiam Angelus et homo et omnis creatura, quia omnis creatura naturaliter, secundum id quod est, Dei est; sequitur quod naturali dilectione etiam Angelus et homo plus et principalius diligat Deum quam seipsum. Alioquin, si naturaliter plus seipsum diligeret quam Deum, sequeretur quod naturalis dilectio esset perversa; et quod non perficeretur per caritatem, sed destrueretur.
|
|
[30929] Iª q. 60 a. 5 co.
RISPONDO: Alcuni hanno insegnato che l'angelo per dilezione naturale ama Dio più di se stesso con amore di concupiscenza, in quanto cioè desidererebbe a s'è stesso più il bene divino che il bene suo proprio. Maggiore sarebbe anche l'amore di amicizia per lui, perché desidererebbe a Dio un bene maggiore che a se stesso: per natura infatti egli vuole che Dio sia Dio; quanto a sé invece vuole il possesso della propria natura. Assolutamente parlando però l'angelo amerebbe più se stesso che Dio per dilezione naturale: poiché per natura ama se stesso prima e più intensamente che Dio.
La falsità di una tale opinione appare evidente se si considera l'oggetto verso cui sono naturalmente inclinate le cose materiali; infatti l'inclinazione naturale delle cose prive di ragione ci fa conoscere l'inclinazione naturale della volontà di una, natura dotata d'intelligenza. Ora, nelle cose naturali tutto ciò che appartiene essenzialmente e totalmente a un'altra realtà ha maggiore inclinazione verso la realtà cui appartiene, che verso se stesso. Tale inclinazione naturale è dimostrata dalle cose che son poste in movimento dalla natura; poiché, come dice Aristotele, "ogni cosa viene mossa per natura nel morto che è conforme alla sua naturale inclinazione". Così vediamo che naturalmente la parte espone se stessa per la conservazione del tutto: la mano, p. es., senza previa deliberazione, si espone al colpo per salvare tutto l'organismo. Ora, poiché la ragione imita la natura, noi troviamo questa inclinazione anche nelle virtù civiche: il buon cittadino, infatti, si espone al pericolo di morte per la salvezza dello stato; e se l'uomo fosse per natura parte dello stato, tale inclinazione sarebbe naturale per lui.
Poiché dunque Dio è il bene universale, e sotto questo bene rientrano l'angelo, l'uomo e ogni altra creatura, essendo ogni creatura in tutto il suo essere qualche cosa di Dio, ne segue che anche naturalmente l'angelo e l'uomo amano Dio prima e più di se stessi. Diversamente, se cioè amassero per natura più se stessi che Dio, ne seguirebbe che la dilezione naturale sarebbe perversa; essa perciò non sarebbe perfezionata ma distrutta dalla carità.
|
[30930] Iª q. 60 a. 5 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod ratio illa procedit in his quae ex aequo dividuntur, quorum unum non est alteri ratio existendi et bonitatis, in talibus enim unumquodque diligit naturaliter magis seipsum quam alterum, inquantum est magis sibi ipsi unum quam alteri. Sed in illis quorum unum est tota ratio existendi et bonitatis alii, magis diligitur naturaliter tale alterum quam ipsum; sicut dictum est quod unaquaeque pars diligit naturaliter totum plus quam se. Et quodlibet singulare naturaliter diligit plus bonum suae speciei, quam bonum suum singulare. Deus autem non solum est bonum unius speciei, sed est ipsum universale bonum simpliciter. Unde unumquodque suo modo naturaliter diligit Deum plus quam seipsum.
|
|
[30930] Iª q. 60 a. 5 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'argomento è valido per quelle cose che si distinguono tra loro sullo stesso piano, quando cioè l'una non è causa dell'esistenza e della bontà delle altre: ognuna di queste cose, infatti, ama naturalmente più se stessa che le altre, perché è unita più intimamente a se stessa che ad altre realtà. Quando invece troviamo un essere che è la causa totale dell'esistenza e della bontà di un altro, allora quest'ultimo ama naturalmente più l'altro che se stesso; perché, come si è detto, le parti amano naturalmente il tutto più di se stesse. E ogni individuo ama di più il bene della sua specie che il proprio bene particolare. Ora, Dio non è soltanto il bene di una data specie, ma è Io stesso bene universale. Perciò ogni cosa a suo modo, ama naturalmente più Dio che se stessa.
|
[30931] Iª q. 60 a. 5 ad 2 Ad secundum dicendum quod, cum dicitur quod Deus diligitur ab Angelo inquantum est ei bonus, si ly inquantum dicat finem, sic falsum est, non enim diligit naturaliter Deum propter bonum suum, sed propter ipsum Deum. Si vero dicat rationem amoris ex parte amantis, sic verum est, non enim esset in natura alicuius quod amaret Deum, nisi ex eo quod unumquodque dependet a bono quod est Deus.
|
|
[30931] Iª q. 60 a. 5 ad 2
2. Quando diciamo che Dio è amato dall'angelo in quanto Dio è un bene per lui, se l'espressione in quanto vuole indicare il fine, allora è falsa. L'angelo infatti non ama Dio per il proprio bene, ma per se stesso. Se invece indica il logico presupposto dell'amore da parte di chi ama, allora è vera: perché la natura di una cosa non porterebbe ad amare Dio, se ogni cosa non dipendesse da quel bene che è Dio.
|
[30932] Iª q. 60 a. 5 ad 3 Ad tertium dicendum quod natura reflectitur in seipsam non solum quantum ad id quod est ei singulare, sed multo magis quantum ad commune, inclinatur enim unumquodque ad conservandum non solum suum individuum, sed etiam suam speciem. Et multo magis habet naturalem inclinationem unumquodque in id quod est bonum universale simpliciter.
|
|
[30932] Iª q. 60 a. 5 ad 3
3. La natura ritorna su se stessa non soltanto in quello che conviene ai singoli individui, ma anche in quello che è comune [a molti]: ogni cosa. infatti ha una naturale inclinazione non solo a conservare se stessa individualmente, ma anche a conservare la specie. Più forte ancora però è la naturale inclinazione di ogni cosa verso il bene universale assoluto.
|
[30933] Iª q. 60 a. 5 ad 4 Ad quartum dicendum quod Deus, secundum quod est universale bonum, a quo dependet omne bonum naturale, diligitur naturali dilectione ab unoquoque. Inquantum vero est bonum beatificans naturaliter omnes supernaturali beatitudine, sic diligitur dilectione caritatis.
|
|
[30933] Iª q. 60 a. 5 ad 4
4. Dio è amato con dilezione naturale da tutte le cose, in quanto è il bene universale da cui dipende ogni bene di natura. E amato invece con amore di carità, in quanto è il bene che a tutti secondo la natura [di ciascuno] comunica la beatitudine soprannaturale.
|
[30934] Iª q. 60 a. 5 ad 5 Ad quintum dicendum quod, cum in Deo sit unum et idem eius substantia et bonum commune, omnes qui vident ipsam Dei essentiam, eodem motu dilectionis moventur in ipsam Dei essentiam prout est ab aliis distincta, et secundum quod est quoddam bonum commune. Et quia inquantum est bonum commune, naturaliter amatur ab omnibus; quicumque videt eum per essentiam, impossibile est quin diligat ipsum. Sed illi qui non vident essentiam eius, cognoscunt eum per aliquos particulares effectus, qui interdum eorum voluntati contrariantur. Et sic hoc modo dicuntur odio habere Deum, cum tamen, inquantum est bonum commune omnium, unumquodque naturaliter diligat plus Deum quam seipsum.
|
|
[30934] Iª q. 60 a. 5 ad 5
5. Poiché in Dio si identificano la di lui sostanza e il bene universale, tutti quelli che vedono l'essenza di Dio, con uno stesso atto di amore, si indirizzano all'essenza divina in quanto è distinta dalle altre cose, e in quanto è bene universale e comune. E poiché Dio, in quanto bene universale, è amato per necessità naturale da tutte le cose, chiunque vede Dio nella sua essenza è impossibile che non lo ami. Ma quelli che non lo vedono nella sua essenza, lo conoscono attraverso effetti particolari, che talvolta sono in contrasto con la loro volontà. E allora, per questo motivo, si viene a dire che essi odiano Dio: e tuttavia, in quanto Dio rimane il bene universale di tutte le cose, ciascun essere ama sempre, per naturale inclinazione, più Dio che se stesso.
|
Alla Questione precedente
|
|
Alla Questione successiva
|
|
|