Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Il loro modo di conoscere > Se vi sia negli angeli la cognizione mattutina e vespertina
Prima pars
Quaestio 58
Articulus 6
[30843] Iª q. 58 a. 6 arg. 1 Ad sextum sic proceditur. Videtur quod in Angelis non sit vespertina neque matutina cognitio. Vespere enim et mane admixtionem tenebrarum habent. Sed in cognitione Angeli non est aliqua tenebrositas; cum non sit ibi error vel falsitas. Ergo cognitio Angeli non debet dici matutina vel vespertina.
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Prima parte
Questione 58
Articolo 6
[30843] Iª q. 58 a. 6 arg. 1
SEMBRA che negli angeli non vi sia né la cognizione mattutina né quella vespertina. Infatti:
1. Al vespro e al mattino abbiamo una mescolanza di tenebre [e di luce]. Ora, nella cognizione dell'angelo non vi è alcuna oscurità, perché in lui non vi è né errore né falsità. Dunque non si deve dire che la cognizione dell'angelo è mattutina o vespertina.
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[30844] Iª q. 58 a. 6 arg. 2 Praeterea, inter vespere et mane cadit nox; et inter mane et vespere cadit meridies. Si igitur in Angelis cadit cognitio matutina et vespertina, pari ratione videtur quod in eis debeat esse meridiana et nocturna cognitio.
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[30844] Iª q. 58 a. 6 arg. 2
2. Tra il vespro e il mattino c’è la notte, e tra il mattino e il vespro c’è il meriggio. Se dunque negli angeli esiste la cognizione mattutina e vespertina, ci dovranno anche essere con ugual diritto la cognizione meridiana e quella notturna.
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[30845] Iª q. 58 a. 6 arg. 3 Praeterea, cognitio distinguitur secundum differentiam cognitorum, unde in III de anima dicit philosophus quod scientiae secantur quemadmodum et res. Triplex autem est esse rerum, scilicet in verbo, in propria natura, et in intelligentia angelica, ut Augustinus dicit, II super Gen. ad Litt. Ergo, si ponatur cognitio matutina in Angelis et vespertina, propter esse rerum in verbo et in propria natura; debet etiam in eis poni tertia cognitio, propter esse rerum in intelligentia angelica.
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[30845] Iª q. 58 a. 6 arg. 3
3. La cognizione si distingue secondo la diversità degli oggetti conosciuti; tanto è vero che il Filosofo afferma: "le scienze si dividono come le cose". Ora, le cose, al dire di S. Agostino, hanno un triplice modo di essere: cioè nel Verbo, nella propria natura, e nell'intelletto angelico. Se si ammette quindi negli angeli una cognizione mattutina e una vespertina, per il diverso modo di essere che le cose hanno nel Verbo e nella loro propria natura, si dovrà pure ammettere in essi una terza cognizione, relativa al modo di essere che le cose hanno nell'intelligenza angelica.
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[30846] Iª q. 58 a. 6 s. c. Sed contra est quod Augustinus, IV super Gen. ad Litt., et XI de Civ. Dei, distinguit cognitionem Angelorum per matutinam et vespertinam.
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[30846] Iª q. 58 a. 6 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino divide la cognizione angelica in mattutina e vespertina.
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[30847] Iª q. 58 a. 6 co. Respondeo dicendum quod hoc quod dicitur de cognitione matutina et vespertina in Angelis, introductum est ab Augustino, qui sex dies in quibus Deus legitur fecisse cuncta, Gen. I, intelligi vult non hos usitatos dies qui solis circuitu peraguntur, cum sol quarto die factus legatur; sed unum diem, scilicet cognitionem angelicam sex rerum generibus praesentatam. Sicut autem in die consueto mane est principium diei, vespere autem terminus, ita cognitio ipsius primordialis esse rerum, dicitur cognitio matutina, et haec est secundum quod res sunt in verbo. Cognitio autem ipsius esse rei creatae secundum quod in propria natura consistit, dicitur cognitio vespertina, nam esse rerum fluit a verbo sicut a quodam primordiali principio, et hic effluxus terminatur ad esse rerum quod in propria natura habent.
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[30847] Iª q. 58 a. 6 co.
RISPONDO: La divisione della conoscenza degli angeli in mattutina e vespertina fu introdotta da S. Agostino, il quale volle interpretare i sei giorni della creazione non come se si trattasse dei giorni soliti, determinati dal moto circolare del sole, poiché, stando alla Scrittura, il sole fu creato il quarto giorno; ma questi sei giorni non sarebbero che un solo giorno, cioè la cognizione angelica rappresentata in sei generi di cose. Ora, come nel giorno ordinario il mattino è l'inizio e il vespro è il termine della giornata, così la cognizione dell'essere primordiale delle cose si dice mattutina: ed è la cognizione che raggiunge le cose secondo il modo di essere che hanno nel Verbo. La cognizione invece, che considera l'essere delle cose create nella loro propria natura, viene chiamata cognizione vespertina. L'essere delle cose infatti procede dal Verbo come da suo principio primordiale, e questo processo termina all'essere che le cose possiedono nella loro propria natura.
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[30848] Iª q. 58 a. 6 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod vespere et mane non accipiuntur in cognitione angelica secundum similitudinem ad admixtionem tenebrarum; sed secundum similitudinem principii et termini. Vel dicendum quod nihil prohibet, ut dicit Augustinus IV super Gen. ad Litt., aliquid in comparatione ad unum dici lux, et in comparatione ad aliud dici tenebra. Sicut vita fidelium et iustorum, in comparatione ad impios, dicitur lux, secundum illud Ephes. V, fuistis aliquando tenebrae, nunc autem lux in domino; quae tamen vita fidelium, in comparatione ad vitam gloriae, tenebrosa dicitur, secundum illud II Petri I, habetis propheticum sermonem, cui bene facitis attendentes quasi lucernae lucenti in caliginoso loco. Sic igitur cognitio Angeli qua cognoscit res in propria natura, dies est per comparationem ad ignorantiam vel errorem, sed obscura est per comparationem ad visionem verbi.
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[30848] Iª q. 58 a. 6 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'analogia tra il mattino, il vespro e la cognizione angelica non è desunta dal fatto che il mattino e il vespro sono misti di tenebre, ma solo dall'essere l'uno principio e l'altro termine. - Oppure si potrebbe anche dire, con S. Agostino, non esserci difficoltà a che una stessa cosa sia detta luce, paragonata a un dato essere, e sia detta tenebra se paragonata con un altro. Così la vita dei fedeli e dei giusti, paragonata alla vita degli empi, è chiamata luce: "Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore", dice S. Paolo; e tuttavia questa vita dei fedeli, in paragone alla vita della gloria, si può, con S. Pietro, chiamare tenebrosa: "Avete la parola profetica, alla quale fate bene a prestare attenzione, come ad una lucerna che risplende in un luogo oscuro".
La cognizione quindi, di cui si serve l'angelo per conoscere le cose nella loro propria natura, è giorno in paragone all’ignoranza e allo errore: è invece oscura, paragonata alla visione del Verbo.
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[30849] Iª q. 58 a. 6 ad 2 Ad secundum dicendum quod matutina et vespertina cognitio ad diem pertinet, idest ad Angelos illuminatos, qui sunt distincti a tenebris, idest a malis Angelis. Angeli autem boni, cognoscentes creaturam, non in ea figuntur, quod esset tenebrescere et noctem fieri; sed hoc ipsum referunt ad laudem Dei, in quo sicut in principio omnia cognoscunt. Et ideo post vesperam non ponitur nox, sed mane, ita quod mane sit finis praecedentis diei et principium sequentis, inquantum Angeli cognitionem praecedentis operis ad laudem Dei referunt. Meridies autem sub nomine diei comprehenditur, quasi medium inter duo extrema. Vel potest meridies referri ad cognitionem ipsius Dei, qui non habet principium nec finem.
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[30849] Iª q. 58 a. 6 ad 2
2. La cognizione mattutina e vespertina è propria del giorno, ossia degli angeli luminosi, i quali sono distinti dalle tenebre, cioè dagli angeli cattivi. Gli angeli buoni nel conoscere le creature non si attaccano ad esse, il che significherebbe oscurarsi e diventare notte; ma riferiscono anche questo alla gloria di Dio, nel quale conoscono tutte le cose come nel loro principio. Perciò dopo il vespro il testo non pone la notte, ma il mattino: di modo che il mattino è ad un tempo il termine del giorno precedente e l'inizio di quello seguente, perché gli angeli riferiscono la cognizione della precedente creazione alla gloria di Dio. - Il meriggio poi rimane incluso nel termine giorno, come punto di mezzo tra due estremi. Oppure il meriggio si può riferire alla cognizione stessa di Dio, il quale non ha principio né fine.
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[30850] Iª q. 58 a. 6 ad 3 Ad tertium dicendum quod etiam ipsi Angeli creaturae sunt. Unde esse rerum in intelligentia angelica comprehenditur sub vespertina cognitione, sicut et esse rerum in propria natura.
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[30850] Iª q. 58 a. 6 ad 3
3. Anche gli angeli sono creature. Perciò il modo di essere delle cose nella intelligenza angelica, come l'essere delle cose viste nella propria natura, sono oggetto della cognizione vespertina.
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