Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Gli oggetti immateriali da loro conosciuti > Se un angelo conosca l'altro
Prima pars
Quaestio 56
Articulus 2
[30743] Iª q. 56 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod unus Angelus alium non cognoscat. Dicit enim philosophus, in III de anima, quod si intellectus humanus haberet in se aliquam naturam de numero naturarum rerum sensibilium, illa natura interius existens prohiberet apparere extranea, sicut etiam si pupilla esset colorata aliquo colore, non posset videre omnem colorem. Sed sicut se habet intellectus humanus ad cognoscendas res corporeas, ita se habet intellectus angelicus ad cognoscendas res immateriales. Cum igitur intellectus angelicus habeat in se aliquam naturam determinatam de numero illarum naturarum, videtur quod alias cognoscere non possit.
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Prima parte
Questione 56
Articolo 2
[30743] Iª q. 56 a. 2 arg. 1
SEMBRA che un angelo non conosca l'altro. Infatti:
1. Afferma il Filosofo che se l'intelletto umano avesse in se stesso una qualche natura di ordine sensibile, tale natura già esistente all'interno impedirebbe la visione delle altre nature ad essa estranee: se, p. es., la pupilla fosse colorata di un certo colore, non potrebbe vedere ogni altro colore. Ora, come si comporta l'intelletto umano nella cognizione delle cose materiali, così si comporta l'intelletto angelico nella cognizione di quelle immateriali. E perciò evidente che l'intelletto angelico, per il fatto che ha in se stesso una natura di ordine intellettuale, non può conoscere le altre nature [dello stesso ordine].
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[30744] Iª q. 56 a. 2 arg. 2 Praeterea, in libro de causis dicitur quod omnis intelligentia sit quod est supra se, inquantum est causata ab eo; et quod est sub se, inquantum est causa eius. Sed unus Angelus non est causa alterius. Ergo unus Angelus non cognoscit alium.
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[30744] Iª q. 56 a. 2 arg. 2
2. Nel libro De Causis si legge che "ogni intelligenza conosce ciò che le è superiore, in quanto è da esso causata; e ciò che le e inferiore, in quanto lo causa". Ma nessun angelo è causa dell'altro. Quindi un angelo non può conoscere l'altro.
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[30745] Iª q. 56 a. 2 arg. 3 Praeterea, unus Angelus non potest cognoscere alium per essentiam ipsius Angeli cognoscentis, cum omnis cognitio sit secundum rationem similitudinis, essentia autem Angeli cognoscentis non est similis essentiae Angeli cogniti nisi in genere, ut ex supra dictis patet; unde sequeretur quod unus Angelus non haberet de alio cognitionem propriam, sed generalem tantum. Similiter etiam non potest dici quod unus Angelus cognoscat alium per essentiam Angeli cogniti, quia illud quo intellectus intelligit, est intrinsecum intellectui; sola autem Trinitas illabitur menti. Similiter etiam dici non potest quod unus cognoscat alium per speciem, quia illa species non differret ab Angelo intellecto, cum utrumque sit immateriale. Nullo igitur modo videtur quod unus Angelus possit intelligere alium.
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[30745] Iª q. 56 a. 2 arg. 3
3. Un angelo non può conoscere l'altro per mezzo della propria essenza di angelo conoscente: ogni cognizione infatti avviene in forza di una somiglianza; e poiché l'essenza dell'angelo che conosce è simile all'essenza dell'angelo conosciuto solo quanto al genere, come si è visto, è chiaro che un angelo non potrebbe avere dell'altro una cognizione propria, ma soltanto generica. – Cosi pure non si potrà dire che un angelo conosce l'altro per mezzo dell'essenza dell'angelo conosciuto: perché il mezzo che serve all'intelletto per intendere deve essere intrinseco all’intelletto stesso; e soltanto la Trinità può [così] penetrare nell'intimo della mente. -
E nemmeno si può dire che un angelo conosce l'altro per mezzo di una specie: quella specie infatti non si distinguerebbe dall'angelo conosciuto, essendo l'una e l'altra immateriali. È evidente perciò che in nessun modo un angelo può conoscere l'altro.
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[30746] Iª q. 56 a. 2 arg. 4 Praeterea, si unus Angelus intelligit alium, aut hoc esset per speciem innatam, et sic sequeretur quod, si Deus nunc de novo crearet aliquem Angelum, quod non posset cognosci ab his qui nunc sunt. Aut per speciem acquisitam a rebus, et sic sequeretur quod Angeli superiores non possent cognoscere inferiores, a quibus nihil accipiunt. Nullo igitur modo videtur quod unus Angelus alium cognoscat.
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[30746] Iª q. 56 a. 2 arg. 4
4. Un angelo potrebbe giungere alla cognizione dell'altro servendosi di una specie innata: ma allora ne seguirebbe che se Dio in questo momento creasse un nuovo angelo, quest'ultimo non potrebbe essere conosciuto dagli angeli attualmente esistenti. Oppure dovrà servirsi di una specie derivata dalle cose: ma allora ne seguirà che gli angeli superiori non potranno conoscere quelli inferiori, perché nulla ricevono da essi. Dunque in nessun modo un angelo può conoscere l'altro.
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[30747] Iª q. 56 a. 2 s. c. Sed contra est quod dicitur in libro de causis, quod omnis intelligentia scit res quae non corrumpuntur.
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[30747] Iª q. 56 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Si afferma nel De Causis che "ogni intelligenza conosce le cose che non si corrompono".
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[30748] Iª q. 56 a. 2 co. Respondeo dicendum quod, sicut Augustinus dicit, II super Gen. ad Litt., ea quae in verbo Dei ab aeterno praeextiterunt, dupliciter ab eo effluxerunt, uno modo, in intellectum angelicum; alio modo, ut subsisterent in propriis naturis. In intellectum autem angelicum processerunt per hoc, quod Deus menti angelicae impressit rerum similitudines, quas in esse naturali produxit. In verbo autem Dei ab aeterno extiterunt non solum rationes rerum corporalium, sed etiam rationes omnium spiritualium creaturarum. Sic igitur unicuique spiritualium creaturarum a verbo Dei impressae sunt omnes rationes rerum omnium, tam corporalium quam spiritualium. Ita tamen quod unicuique Angelo impressa est ratio suae speciei secundum esse naturale et intelligibile simul, ita scilicet quod in natura suae speciei subsisteret, et per eam se intelligeret, aliarum vero naturarum, tam spiritualium quam corporalium, rationes sunt ei impressae secundum esse intelligibile tantum, ut videlicet per huiusmodi species impressas, tam creaturas corporales quam spirituales cognosceret.
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[30748] Iª q. 56 a. 2 co.
RISPONDO: Come dice S. Agostino, le cose che si trovano nel Verbo da tutta l'eternità, scaturirono da lui in due modi: prima di tutto [furono comunicate] all'intelletto angelico; in secondo luogo vennero a sussistere nella propria natura. Furono comunicate all'intelletto angelico in quanto Dio impresse nella mente angelica le immagini di quanto egli produsse poi nella natura. Ora, nel Verbo di Dio, da tutta l'eternità, non ci furono soltanto le idee delle cose corporee, ma altresì quelle di tutte le creature spirituali. Il Verbo di Dio ha dunque impresso in ogni creatura spirituale le idee di tutto le coso, tanto materiali che spirituali. In ogni angelo però impresse l'idea [o ragione] della propria specie, tanto secondo l'essere naturale che secondo quello intelligibile; in modo cioè che l'angelo fosse in grado di sussistere come natura della propria specie, e, per mezzo di essa, di comprendere se stesso; mentre le idee delle altre nature, sia spirituali che materiali, gli furono impresse soltanto secondo l'essere intelligibile, affinchè cioè per mezzo di queste idee impresse potesse conoscere tanto le creature corporee che quelle spirituali.
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[30749] Iª q. 56 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod naturae spirituales Angelorum ab invicem distinguuntur ordine quodam, sicut supra dictum est. Et sic natura unius Angeli non prohibet intellectum ipsius a cognoscendis aliis naturis Angelorum, cum tam superiores quam inferiores habeant affinitatem cum natura eius, differentia existente tantum secundum diversos gradus perfectionis.
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[30749] Iª q. 56 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le nature spirituali degli angeli, come abbiamo già spiegato, si distinguono tra di loro per una certa graduazione. Perciò la [determinata] natura di un angelo non impedisce al suo intelletto di conoscere le nature degli altri angeli, perché tanto gli angeli superiori che gli inferiori hanno un'affinità con la di lui natura, ma se ne differenziano (soltanto) secondo vari gradi di perfezione.
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[30750] Iª q. 56 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod ratio causae et causati non facit ad hoc quod unus Angelus alium cognoscat, nisi ratione similitudinis, inquantum causa et causatum sunt similia. Et ideo, si inter Angelos ponatur similitudo absque causalitate, remanebit in uno cognitio alterius.
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[30750] Iª q. 56 a. 2 ad 2
2. La relazione tra causa e causato non giova a far sì che un angelo conosca l'altro, se non in forza della somiglianza; in quanto cioè esiste una somiglianza tra causa e causato. Perciò, una volta ammessa una somiglianza tra gli angeli, anche togliendo la causalità, rimane che un angelo può conoscere l'altro.
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[30751] Iª q. 56 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod unus Angelus cognoscit alium per speciem eius in intellectu suo existentem, quae differt ab Angelo cuius similitudo est, non secundum esse materiale et immateriale, sed secundum esse naturale et intentionale. Nam ipse Angelus est forma subsistens in esse naturali, non autem species eius quae est in intellectu alterius Angeli, sed habet ibi esse intelligibile tantum. Sicut etiam et forma coloris in pariete habet esse naturale, in medio autem deferente habet esse intentionale tantum.
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[30751] Iª q. 56 a. 2 ad 3
3. Un angelo conosce l'altro per mezzo di una specie esistente nel proprio intelletto. Tale specie differisce dall'angelo che rappresenta non come l'essere materiale da quello immateriale, ma come l'essere [reale e] naturale differisce da quello intenzionale. Infatti l'angelo è una forma che sussiste nel suo proprio essere naturale: non così la specie di un angelo che si trova nell'intelletto di un altro angelo, dove ha soltanto l'essere intelligibile. La forma del colore, p. es., ha nella parete il suo essere naturale, mentre nell'aria che la trasporta [ai sensi] ha soltanto l'essere intenzionale.
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[30752] Iª q. 56 a. 2 ad 4 Ad quartum dicendum quod Deus unamquamque creaturam fecit proportionatam universo quod facere disposuit. Et ideo, si Deus instituisset facere plures Angelos vel plures naturas rerum, plures species intelligibiles mentibus angelicis impressisset. Sicut si aedificator voluisset facere maiorem domum, fecisset maius fundamentum. Unde eiusdem rationis est quod Deus adderet aliquam creaturam universo, et aliquam speciem intelligibilem Angelo.
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[30752] Iª q. 56 a. 2 ad 4
4. Dio proporzionò ogni creatura all'universo che stabilì di creare. Perciò se Dio avesse stabilito di creare altri angeli o altre cose, avrebbe pure impresso nelle menti angeliche le specie intelligibili corrispondenti. Così, se un costruttore avesse voluto edificare una casa più grande avrebbe anche posto più ampie fondamenta. Quindi domandarsi se Dio possa aggiungere una specie intelligibile all'angelo, è come chiedersi se possa aggiungere una creatura all'universo.
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