Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Il mezzo della loro conoscenza > Se gli angeli conoscano mediante specie derivate dalle cose
Prima pars
Quaestio 55
Articulus 2
[30718] Iª q. 55 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod Angeli intelligant per species a rebus acceptas. Omne enim quod intelligitur, per aliquam sui similitudinem in intelligente intelligitur. Similitudo autem alicuius in altero existens, aut est ibi per modum exemplaris, ita quod illa similitudo sit causa rei, aut est ibi per modum imaginis, ita quod sit causata a re. Oportet igitur quod omnis scientia intelligentis vel sit causa rei intellectae, vel causata a re. Sed scientia Angeli non est causa rerum existentium in natura, sed sola divina scientia. Ergo oportet quod species per quas intelligit intellectus angelicus, sint a rebus acceptae.
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Prima parte
Questione 55
Articolo 2
[30718] Iª q. 55 a. 2 arg. 1
SEMBRA che gli angeli conoscano mediante specie derivate dalle cose. Infatti:
1. Ogni cosa viene conosciuta per mezzo di una sua rappresentazione presente nel soggetto. Ma la rappresentazione di una cosa in un soggetto distinto può trovarsi in esso o come esemplare, se tale rappresentazione è causa delle cose [che conosce], o come immagine, se ne è causata. È necessario quindi che la cognizione di un'intelligenza o sia causa delle cose conosciute, o sia da esse causata. Ora, non la cognizione dell'angelo, ma la sola scienza divina può essere causa delle cose esistenti in natura. Dunque le specie, mediante le quali l'intelletto angelico conosce, devono derivare dalle cose.
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[30719] Iª q. 55 a. 2 arg. 2 Praeterea, lumen angelicum est fortius quam lumen intellectus agentis in anima. Sed lumen intellectus agentis abstrahit species intelligibiles a phantasmatibus. Ergo lumen intellectus angelici potest abstrahere species etiam ab ipsis rebus sensibilibus. Et ita nihil prohibet dicere quod Angelus intelligat per species a rebus acceptas.
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[30719] Iª q. 55 a. 2 arg. 2
2. La luce intellettuale dell'angelo è più intensa che la luce dell'intelletto agente nella nostra anima. Ma la luce dell'intelletto agente è in grado di astrarre le specie intelligibili dai fantasmi. Dunque la luce dell'intelletto angelico può astrarre le specie direttamente dalle cose sensibili. Perciò non trova difficoltà l'affermazione che l'angelo intende per mezzo di specie derivate dalle cose.
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[30720] Iª q. 55 a. 2 arg. 3 Praeterea, species quae sunt in intellectu, indifferenter se habent ad praesens et distans, nisi quatenus a rebus sensibilibus accipiuntur. Si ergo Angelus non intelligit per species a rebus acceptas, eius cognitio indifferenter se haberet ad propinqua et distantia, et ita frustra secundum locum moveretur.
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[30720] Iª q. 55 a. 2 arg. 3
3. Le specie che si trovano nell'intelletto, se non sono derivate dalle cose sensibili, servono indifferentemente per le cose vicine e per quelle lontane. Se quindi l'angelo non intende mediante specie derivate dalle cose, la di lui cognizione si porterà indifferentemente tanto sulle cose vicine che su quelle lontane: perciò il suo moto locale diventerebbe inutile.
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[30721] Iª q. 55 a. 2 s. c. Sed contra est quod Dionysius dicit, VII cap. de Div. Nom., quod Angeli non congregant divinam cognitionem a rebus divisibilibus, aut a sensibilibus.
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[30721] Iª q. 55 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Dionigi afferma che "gli angeli non raccolgono la loro cognizione divina dalle cose divisibili, o da quelle sensibili".
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[30722] Iª q. 55 a. 2 co. Respondeo dicendum quod species per quas Angeli intelligunt, non sunt a rebus acceptae, sed eis connaturales. Sic enim oportet intelligere distinctionem et ordinem spiritualium substantiarum, sicut est distinctio et ordo corporalium. Suprema autem corpora habent potentiam in sui natura totaliter perfectam per formam, in corporibus autem inferioribus potentia materiae non totaliter perficitur per formam, sed accipit nunc unam, nunc aliam formam, ab aliquo agente. Similiter et inferiores substantiae intellectivae, scilicet animae humanae, habent potentiam intellectivam non completam naturaliter; sed completur in eis successive, per hoc quod accipiunt species intelligibiles a rebus. Potentia vero intellectiva in substantiis spiritualibus superioribus, idest in Angelis, naturaliter completa est per species intelligibiles, inquantum habent species intelligibiles connaturales ad omnia intelligenda quae naturaliter cognoscere possunt. Et hoc etiam ex ipso modo essendi huiusmodi substantiarum apparet. Substantiae enim spirituales inferiores, scilicet animae, habent esse affine corpori, inquantum sunt corporum formae, et ideo ex ipso modo essendi competit eis ut a corporibus, et per corpora suam perfectionem intelligibilem consequantur, alioquin frustra corporibus unirentur. Substantiae vero superiores, idest Angeli, sunt a corporibus totaliter absolutae, immaterialiter et in esse intelligibili subsistentes, et ideo suam perfectionem intelligibilem consequuntur per intelligibilem effluxum, quo a Deo species rerum cognitarum acceperunt simul cum intellectuali natura. Unde Augustinus dicit, II super Gen. ad Litt., quod cetera, quae infra Angelos sunt, ita creantur, ut prius fiant in cognitione rationalis creaturae, ac deinde in genere suo.
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[30722] Iª q. 55 a. 2 co.
RISPONDO: Le specie mediante le quali gli angeli conoscono non derivano dalle cose, ma sono ad essi connaturali. Infatti, è necessario concepire la distinzione e l'ordine delle sostanze spirituali secondo l'ordine e la distinzione di quelle materiali. Ora, la potenza dei corpi più nobili è per natura totalmente e perfettamente attuata dalla forma; al contrario, la potenza della materia dei corpi inferiori non è perfettamente e totalmente attuata dalla forma: ma sotto l'influsso di alcune cause riceve ora questa ora quella forma. - Allo stesso modo le sostanze intellettuali inferiori, ossia le anime umane, hanno una potenza intellettiva che per natura non è completa, ma viene completata man mano che le anime derivano le specie intelligibili dalle cose. Invece la potenza intellettiva delle sostanze spirituali superiori, cioè degli angeli, è per natura corredata di specie intelligibili, perché gli angeli hanno delle specie intelligibili congenite, mediante le quali conoscono tutte le cose che essi possono apprendere con le loro capacità naturali.
Tutto questo si può anche provare partendo dal modo stesso di essere di tali sostanze. Infatti, le sostanze spirituali inferiori, cioè le anime umane, hanno un essere affine al corpo, essendo esse forme dei corpi. Quindi, per il loro modo di essere, è giusto che derivino la loro perfezione [di ordine] intellettuale dai corpi e per mezzo dei corpi: diversamente esse sarebbero unite ai corpi senza uno scopo. Al contrario, le sostanze superiori, ossia gli angeli, sono totalmente svincolate dai corpi, poiché sussistono come esseri intellettuali indipendentemente dalla materia. Di conseguenza essi derivano la propria perfezione di ordine conoscitivo da una effusione [di luce] intellettuale, in virtù della quale ricevono da Dio, unitamente alla natura intellettiva, le specie delle cose conosciute. - Perciò S. Agostino afferma che "tutte le altre cose che sono inferiori agli angeli vengono create in modo, che prima diventino oggetto di cognizione della natura razionale, e poi abbiano un essere loro proprio".
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[30723] Iª q. 55 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod in mente Angeli sunt similitudines creaturarum, non quidem ab ipsis creaturis acceptae, sed a Deo, qui est creaturarum causa, et in quo primo similitudines rerum existunt. Unde Augustinus dicit, in eodem libro, quod sicut ratio qua creatura conditur, prius est in verbo Dei quam ipsa creatura quae conditur, sic et eiusdem rationis cognitio prius fit in creatura intellectuali, ac deinde est ipsa conditio creaturae.
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[30723] Iª q. 55 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: Nell'intelligenza degli angeli si trovano immagini rappresentative delle creature, ma queste non vengono causate dalle cose, bensì da Dio, che è causa di tutte le creature, e nel quale si trovano originariamente le rappresentazioni [eidetiche] delle cose. Dice perciò S. Agostino: "come l'idea, conforme alla quale viene prodotta la creatura, si trova nel Verbo di Dio prima della creatura stessa nella sua esistenza, così la cognizione di tale idea da parte delle creature intellettuali, è anteriore alla produzione della creatura".
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[30724] Iª q. 55 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod de extremo ad extremum non pervenitur nisi per medium. Esse autem formae in imaginatione, quod est quidem sine materia, non tamen sine materialibus conditionibus, medium est inter esse formae quae est in materia, et esse formae quae est in intellectu per abstractionem a materia et a conditionibus materialibus. Unde quantumcumque sit potens intellectus angelicus, non posset formas materiales reducere ad esse intelligibile, nisi prius reduceret eas ad esse formarum imaginatarum. Quod est impossibile, cum careat imaginatione, ut dictum est. Dato etiam quod posset abstrahere species intelligibiles a rebus materialibus, non tamen abstraheret, quia non indigeret eis, cum habeat species intelligibiles connaturales.
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[30724] Iª q. 55 a. 2 ad 2
2. Non si passa da un estremo all'altro se non attraverso lo spazio intermedio. Ora, il modo di essere, senza materia non però senza le condizioni materiali, che la forma presenta nella immaginazione, sta tra il modo di essere della forma esistente nella materia, e il modo di essere della forma, quando essa si trova nell'intelletto in seguito alla sua astrazione dalla materia e dalle condizioni materiali. L'intelletto angelico quindi, per quanto sia potente, non potrà mai dare l'essere intelligibile alle forme materiali se prima non avrà loro conferito il modo di essere che ha la forma nella immaginazione. Il che è impossibile, perché l'angelo, come si è detto, non ha l'immaginazione, - Anche ammesso che l'angelo potesse astrarre le specie intelligibili dalle cose materiali, tuttavia non lo farebbe, perché non ne ha bisogno, avendo già le specie intelligibili connaturali.
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[30725] Iª q. 55 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod cognitio Angeli indifferenter se habet ad distans et propinquum secundum locum. Non tamen propter hoc motus eius localis est frustra, non enim movetur localiter ad cognitionem accipiendam, sed ad operandum aliquid in loco.
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[30725] Iª q. 55 a. 2 ad 3
3. La cognizione angelica si porta indifferentemente tanto sulle cose vicine che su quelle distanti. Né per questo è inutile il suo moto locate: l'angelo infatti non si muove localmente per acquistare delle cognizioni, ma per compiere in un dato luogo qualche operazione.
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