Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > La loro facoltà conoscitiva > Se l'intellezione dell'angelo sia la di lui sostanza
Prima pars
Quaestio 54
Articulus 1
[30675] Iª q. 54 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod intelligere Angeli sit eius substantia. Angelus enim est sublimior et simplicior quam intellectus agens animae. Sed substantia intellectus agentis est sua actio; ut patet in III de anima per Aristotelem, et eius Commentatorem. Ergo, multo fortius, substantia Angeli est sua actio, quae est intelligere.
|
|
Prima parte
Questione 54
Articolo 1
[30675] Iª q. 54 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'intellezione dell'angelo sia la di lui sostanza. Infatti:
1. L'angelo è più perfetto e più semplice dell'intelletto agente dell'anima [nostra]. Ma la sostanza dell'intelletto agente si identifica con l'azione del medesimo, come dimostrano Aristotele e il Commentatore. Dunque, a più forte ragione, la sostanza dell'angelo è l'azione di lui, ossia l'intendere.
|
[30676] Iª q. 54 a. 1 arg. 2 Praeterea, philosophus dicit, in XII Metaphys., quod actio intellectus est vita. Sed cum vivere sit esse viventibus, ut dicitur in II de anima, videtur quod vita sit essentia. Ergo actio intellectus est essentia intelligentis Angeli.
|
|
[30676] Iª q. 54 a. 1 arg. 2
2. Dice il Filosofo che «l'azione dell'intelletto è vita». Ora, poiché «vivere», come lo stesso Aristotele insegna, «per i viventi è essere», è chiaro che per essi la vita è l'essenza. Dunque l'operazione dell'intelletto è l'essenza dell'angelo che [sempre] intende.
|
[30677] Iª q. 54 a. 1 arg. 3 Praeterea, si extrema sunt unum, medium non differt ab eis, quia extremum magis distat ab extremo, quam medium. Sed in Angelo idem est intellectus et intellectum, ad minus inquantum intelligit essentiam suam. Ergo intelligere, quod cadit medium inter intellectum et rem intellectam, est idem cum substantia Angeli intelligentis.
|
|
[30677] Iª q. 54 a. 1 arg. 3
3. Se due estremi sono un'identica cosa, anche il termine intermedio si identifica con essi: poiché c'è maggiore distanza tra un estremo e l'altro che tra un estremo e il punto intermedio. Ora, nell'angelo sono un'identica cosa l'intelletto e l'oggetto conosciuto, per lo meno quando l'angelo conosce la propria essenza. Dunque l’intellezione che sta di mezzo tra l'intelletto e l'oggetto, si identifica con la sostanza dell'angelo, che è un essere dotato d'intelligenza.
|
[30678] Iª q. 54 a. 1 s. c. Sed contra, plus differt actio rei a substantia eius, quam ipsum esse eius. Sed nullius creati suum esse est sua substantia, hoc enim solius Dei proprium est, ut ex superioribus patet. Ergo neque Angeli, neque alterius creaturae, sua actio est eius substantia.
|
|
[30678] Iª q. 54 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Tra l'azione di una cosa e la sostanza di essa c'è una differenza maggiore che tra la sostanza e l'essere della medesima. Ora, in nessuna creatura la sostanza è l'essere della medesima: ciò infatti è proprio di Dio soltanto, come si è visto. Dunque né l’azione degli angeli, né l’azione di alcun'altra creatura è la loro sostanza.
|
[30679] Iª q. 54 a. 1 co. Respondeo dicendum quod impossibile est quod actio Angeli, vel cuiuscumque alterius creaturae, sit eius substantia. Actio enim est proprie actualitas virtutis; sicut esse est actualitas substantiae vel essentiae. Impossibile est autem quod aliquid quod non est purus actus, sed aliquid habet de potentia admixtum, sit sua actualitas, quia actualitas potentialitati repugnat. Solus autem Deus est actus purus. Unde in solo Deo sua substantia est suum esse et suum agere. Praeterea, si intelligere Angeli esset sua substantia, oporteret quod intelligere Angeli esset subsistens. Intelligere autem subsistens non potest esse nisi unum; sicut nec aliquod abstractum subsistens. Unde unius Angeli substantia non distingueretur neque a substantia Dei, quae est ipsum intelligere subsistens; neque a substantia alterius Angeli. Si etiam Angelus ipse esset suum intelligere, non possent esse gradus in intelligendo perfectius et minus perfecte, cum hoc contingat propter diversam participationem ipsius intelligere.
|
|
[30679] Iª q. 54 a. 1 co.
RISPONDO: È impossibile che l'azione dell'angelo, o di un'altra creatura, ne sia la sostanza [o l'essenza]. L'azione infatti è l'atto di una facoltà; come l'essere è l'atto di una sostanza o essenza. Ora, è impossibile che una realtà, la quale non è atto puro ed ha qualche cosa di potenziale, sia la sua propria attualità: poiché l'attualità è il contrario della potenzialità. Ma soltanto Dio è atto puro. Quindi soltanto in Dio la sostanza è il suo essere e il suo agire.
Inoltre, se l'intellezione dell'angelo fosse la sua sostanza, tale intellezione dovrebbe essere sussistente. Ma l'intendere sussistente, come ogni realtà immateriale sussistente, non può essere che uno. Perciò la sostanza di un angelo non si distinguerebbe né dalla sostanza di Dio, che è la stessa intellezione sussistente, né dalla sostanza di un altro angelo.
Di più, ammesso che l'angelo sia la sua stessa intellezione, non vi potrebbero essere vari gradi d'intellezione più o meno perfetti: mentre invece la cosa è possibile a causa della diversa partecipazione della intellezione medesima.
|
[30680] Iª q. 54 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, cum dicitur quod intellectus agens est sua actio, est praedicatio non per essentiam, sed per concomitantiam, quia cum sit in actu eius substantia, statim quantum est in se, concomitatur ipsam actio. Quod non est de intellectu possibili, qui non habet actiones nisi postquam fuerit factus in actu.
|
|
[30680] Iª q. 54 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quando si dice che l'intelletto agente è la sua azione, non si vuol dire che lo è per essenza, ma per concomitanza; poiché, essendo la sua natura in atto, subito, per quanto dipende da essa, ne segue l'azione. Cosa che non si verifica per l'intelletto possibile, il quale non compie le sue azioni se non dopo essere stato posto in atto.
|
[30681] Iª q. 54 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod vita non hoc modo se habet ad vivere, sicut essentia ad esse; sed sicut cursus ad currere, quorum unum significat actum in abstracto, aliud in concreto. Unde non sequitur si vivere sit esse, quod vita sit essentia. Quamvis etiam quandoque vita pro essentia ponatur; secundum quod Augustinus dicit, in libro de Trin., quod memoria et intelligentia et voluntas sunt una essentia, una vita. Sed sic non accipitur a philosopho cum dicit quod actio intellectus est vita.
|
|
[30681] Iª q. 54 a. 1 ad 2
2. La vita non sta al vivere come l'essenza sta all'essere, bensì come la corsa sta al correre. Nel quale confronto il primo termine significa l'operazione in astratto, mentre il secondo la indica in concreto. Per il fatto quindi che vivere equivale ad essere, non ne segue che la vita sia l'essenza [o la sostanza]. - Talvolta però vita si usa in luogo di essenza, come quando S. Agostino afferma che «la memoria e l'intelligenza e la volontà sono una sola essenza, una sola vita». Non così però viene usata dal Filosofo quando dice che «l'azione dell'intelletto è vita».
|
[30682] Iª q. 54 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod actio quae transit in aliquid extrinsecum, est realiter media inter agens et subiectum recipiens actionem. Sed actio quae manet in agente, non est realiter medium inter agens et obiectum, sed secundum modum significandi tantum, realiter vero consequitur unionem obiecti cum agente. Ex hoc enim quod intellectum fit unum cum intelligente, consequitur intelligere, quasi quidam effectus differens ab utroque.
|
|
[30682] Iª q. 54 a. 1 ad 3
3. L'azione che passa in un soggetto estrinseco è realmente qualche cosa di intermedio tra l'agente e il soggetto che la subisce. Ma l'azione [intransitiva] che rimane nell'operante non è qualche cosa di intermedio tra l'agente e l'oggetto in maniera reale, ma lo è soltanto secondo il [nostro] modo di esprimerci: in realtà essa è il risultato dell'unione tra oggetto e soggetto. Infatti, si ha l'intellezione, considerata come un effetto differente dal soggetto e dall'oggetto, solo perché l'oggetto diviene una cosa sola col soggetto conoscente.
|
|
|