[30662] Iª q. 53 a. 2 co. Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, motus localis Angeli potest esse continuus, et non continuus. Si ergo sit continuus, non potest Angelus moveri de uno extremo in alterum, quin transeat per medium, quia, ut dicitur in V Physic., medium est in quod prius venit quod continue mutatur, quam in quod mutatur ultimum; ordo enim prioris et posterioris in motu continuo, est secundum ordinem prioris et posterioris in magnitudine, ut dicitur in IV Physic. Si autem motus Angeli non sit continuus, possibile est quod pertranseat de aliquo extremo in aliud, non pertransito medio. Quod sic patet. Inter quaelibet enim duo extrema loca sunt infinita loca media; sive accipiantur loca divisibilia, sive indivisibilia. Et de indivisibilibus quidem manifestum est, quia inter quaelibet duo puncta sunt infinita puncta media, cum nulla duo puncta consequantur se invicem sine medio, ut in VI Physic. probatur. De locis autem divisibilibus necesse est etiam hoc dicere. Et hoc demonstratur ex motu continuo alicuius corporis. Corpus enim non movetur de loco ad locum nisi in tempore. In toto autem tempore mensurante motum corporis, non est accipere duo nunc, in quibus corpus quod movetur non sit in alio et alio loco, quia si in uno et eodem loco esset in duobus nunc, sequeretur quod ibi quiesceret; cum nihil aliud sit quiescere quam in loco eodem esse nunc et prius. Cum igitur inter primum nunc et ultimum temporis mensurantis motum, sint infinita nunc, oportet quod inter primum locum, a quo incipit moveri, et ultimum locum, ad quem terminatur motus, sint infinita loca. Et hoc sic etiam sensibiliter apparet. Sit enim unum corpus unius palmi, et sit via per quam transit, duorum palmorum, manifestum est quod locus primus, a quo incipit motus, est unius palmi; et locus, ad quem terminatur motus, est alterius palmi. Manifestum est autem quod, quando incipit moveri, paulatim deserit primum palmum, et subintrat secundum. Secundum ergo quod dividitur magnitudo palmi, secundum hoc multiplicantur loca media, quia quodlibet punctum signatum in magnitudine primi palmi, est principium unius loci; et punctum signatum in magnitudine alterius palmi, est terminus eiusdem. Unde cum magnitudo sit divisibilis in infinitum, et puncta sint etiam infinita in potentia in qualibet magnitudine; sequitur quod inter quaelibet duo loca sint infinita loca media. Mobile autem infinitatem mediorum locorum non consumit nisi per continuitatem motus, quia sicut loca media sunt infinita in potentia, ita et in motu continuo est accipere infinita quaedam in potentia. Si ergo motus non sit continuus, omnes partes motus erunt numeratae in actu. Si ergo mobile quodcumque moveatur motu non continuo, sequitur quod vel non transeat omnia media, vel quod actu numeret media infinita, quod est impossibile. Sic igitur secundum quod motus Angeli non est continuus, non pertransit omnia media. Hoc autem, scilicet moveri de extremo in extremum et non per medium, potest convenire Angelo sed non corpori. Quia corpus mensuratur et continetur sub loco, unde oportet quod sequatur leges loci in suo motu. Sed substantia Angeli non est subdita loco ut contenta, sed est superior eo ut continens, unde in potestate eius est applicare se loco prout vult, vel per medium vel sine medio.
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[30662] Iª q. 53 a. 2 co.
RISPONDO: Come già è stato spiegato, il moto locale dell'angelo può essere continuo e discontinuo. Se dunque si tratta di moto continuo, l'angelo non può muoversi da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio: poiché, come dice Aristotele, "è spazio intermedio quello che viene raggiunto da ciò che si muove di moto continuo, prima dello spazio in cui si compie l'ultima mutazione". Infatti il prima e il dopo del moto continuo dipende dal prima e dopo dell'estensione, come spiega il medesimo Aristotele.
Ma quando il suo moto non è continuo, l'angelo può passare da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio. Ed eccone la spiegazione. Fra due estremi, qualunque essi siano, ci sono infiniti luoghi intermedi: luoghi divisibili e luoghi indivisibili. Quanto ai luoghi indivisibili la cosa è chiara: poiché tra due punti qualsiasi ci sono infiniti punti intermedi, non potendo due punti susseguirsi l'uno all'altro, senza un punto intermedio, come Aristotele dimostra. - Quanto poi ai luoghi divisibili si deve affermare la stessa cosa. E se ne ha la dimostrazione esaminando il moto continuo dei corpi. Il corpo infatti non si muove da un luogo all'altro se non in un tempo determinato. Ora, in tutto il tempo che misura il moto di quel corpo non si possono trovare due istanti, nei quali il corpo in movimento non sia in due luoghi diversi: perché se per due istanti si trovasse in uno stesso luogo, ne seguirebbe che in quel punto sarebbe stato fermo. Star fermo infatti non significa altro che trovarsi allo stesso punto in un dato momento e nel momento precedente. Per il fatto quindi che tra il primo e l'ultimo istante del tempo che misura il moto vi sono infiniti istanti, è anche necessario che tra il primo luogo, da cui comincia il moto, e l'ultimo, in cui il moto si arresta, vi siano infiniti luoghi. - Ciò è manifesto anche dai sensi. Si abbia, p. es., un corpo di un palmo che debba percorrere lo spazio di due palmi: è chiaro che il primo luogo da cui si inizia il moto è di un palmo, e il luogo in cui termina è pure di un palmo. Evidentemente quando comincia a muoversi abbandona gradualmente il primo palmo e passa nel secondo. Ecco allora che si moltiplicano i luoghi intermedi man mano che si divide l'estensione del palmo: poiché ogni punto determinato nell'estensione del primo palmo è l'inizio di un luogo; e il punto così determinato nell'estensione dell'altro palmo è il termine di questo medesimo luogo. Ma essendo l'estensione divisibile all'infinito ed essendo potenzialmente infiniti i punti di ogni estensione, ne segue che tra due luoghi qualsiasi vi sono infiniti luoghi intermedi.
Ora, il soggetto mobile può oltrepassare l'infinità dei luoghi intermedi soltanto con un moto continuo: perché allora all'infinito potenziale dei luoghi intermedi corrisponde l'infinito potenziale del moto continuo. Se invece il moto non fosse continuo, tutte le parti del moto sarebbero attualmente distinte. E quindi se un qualsiasi soggetto mobile si muove con un moto non continuo, bisogna che non percorra tutti i luoghi intermedi, oppure che attraversi spazi intermedi attualmente infiniti: il che è impossibile. Perciò quando il loro moto non è continuo gli angeli non percorrono tutti gli spazi intermedi.
Ma questa cosa, cioè muoversi da un posto all'altro senza attraversare lo spazio intermedio, è possibile agli angeli non già ai corpi. Perché il corpo è commisurato al luogo ed è contenuto da esso: e quindi nel muoversi è soggetto alle leggi del luogo. La sostanza dell'angelo invece non è soggetta al luogo come contenuta da esso, ma è superiore al luogo e lo contiene: è perciò in suo potere congiungersi al luogo come vuole, percorrendo lo spazio intermedio o senza percorrerlo.
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[30663] Iª q. 53 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod locus Angeli non accipitur ei aequalis secundum magnitudinem, sed secundum contactum virtutis, et sic locus Angeli potest esse divisibilis, et non semper punctalis. Sed tamen loca media etiam divisibilia, sunt infinita, ut dictum est, sed consumuntur per continuitatem motus, ut patet ex praedictis.
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[30663] Iª q. 53 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il luogo non viene commisurato all'angelo per l'estensione, ma per un contatto di virtù: perciò il luogo dell'angelo non è sempre un punto, ma può anche essere divisibile (ed esteso). Tuttavia i luoghi intermedi, anche se divisibili (ed estesi), sono infiniti, come si è detto: ma sono superati, si è visto, in forza della continuità del moto.
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