[30640] Iª q. 52 a. 2 co. Respondeo dicendum quod Angelus est virtutis et essentiae finitae. Divina autem virtus et essentia infinita est, et est universalis causa omnium, et ideo sua virtute omnia contingit, et non solum in pluribus locis est, sed ubique. Virtus autem Angeli, quia finita est, non se extendit ad omnia, sed ad aliquid unum determinatum. Oportet enim quidquid comparatur ad unam virtutem, ut unum aliquid comparari ad ipsam. Sicut igitur universum ens comparatur ut unum aliquid ad universalem Dei virtutem, ita et aliquod particulare ens comparatur ut aliquid unum ad Angeli virtutem. Unde cum Angelus sit in loco per applicationem virtutis suae ad locum, sequitur quod non sit ubique, nec in pluribus locis, sed in uno loco tantum. Circa hoc tamen aliqui decepti sunt. Quidam enim, imaginationem transcendere non valentes, cogitaverunt indivisibilitatem Angeli ad modum indivisibilitatis puncti, et inde crediderunt quod Angelus non posset esse nisi in loco punctali. Sed manifeste decepti sunt. Nam punctum est indivisibile habens situm, sed Angelus est indivisibile extra genus quantitatis et situs existens. Unde non est necesse quod determinetur ei unus locus indivisibilis secundum situm; sed vel divisibilis vel indivisibilis, vel maior vel minor, secundum quod voluntarie applicat suam virtutem ad corpus maius vel minus. Et sic totum corpus cui per suam virtutem applicatur, correspondet ei ut unus locus. Nec tamen oportet quod si aliquis Angelus movet caelum, quod sit ubique. Primo quidem, quia non applicatur virtus eius nisi ad id quod primo ab ipso movetur, una autem pars caeli est in qua primo est motus, scilicet pars orientis, unde etiam philosophus, in VIII Physic., virtutem motoris caelorum attribuit parti orientis. Secundo, quia non ponitur a philosophis quod una substantia separata moveat omnes orbes immediate. Unde non oportet quod sit ubique. Sic igitur patet quod diversimode esse in loco convenit corpori, et Angelo, et Deo. Nam corpus est in loco circumscriptive, quia commensuratur loco. Angelus autem non circumscriptive, cum non commensuretur loco, sed definitive, quia ita est in uno loco, quod non in alio. Deus autem neque circumscriptive neque definitive, quia est ubique.
|
|
[30640] Iª q. 52 a. 2 co.
RISPONDO: L'angelo è dotato di una virtù e di un'essenza finita. Dio invece ha una virtù e un'essenza infinita ed è causa di tutte le cose, quindi non solo si trova in più luoghi ma è dovunque. La virtù dell'angelo, appunto perché finita, non si estende a tutti gli esseri, ma soltanto a qualcuno determinato. Infatti ciò che viene commisurato ad una virtù, bisogna che sia ad essa proporzionato come un tutto unico. Perciò, come l'universalità dell'essere può venir considerata un tutto unico rispetto alla virtù universale di Dio, così anche gli esseri particolari devono potersi considerare un tutto unico rispetto alla virtù dell'angelo. Ne segue che, essendo l'angelo localizzato in forza dell'applicazione della sua virtù a un dato luogo, non possa trovarsi dovunque, né in più luoghi, ma in un luogo solo.
Sull'argomento ci furono però di quelli che si lasciarono trarre in inganno. Certuni infatti, non riuscendo a svincolarsi dalla fantasia, concepirono l'indivisibilità dell'angelo alla stregua dell'indivisibilità del punto: credettero perciò che l'angelo non potesse essere localizzato che nei limiti di un punto. - Ma è chiaro che essi si sono ingannati. Il punto infatti è un indivisibile che ha un sito, mentre l'angelo è un indivisibile che non rientra nel genere della quantità e del sito. Non è necessario perciò attribuire all'angelo un luogo indivisibile avente un sito determinato; ma (questo luogo potrà essere) divisibile o indivisibile, maggiore o minore, secondo che l'angelo applica volontariamente la sua virtù a un corpo maggiore o minore. E così tutto il corpo, con cui l'angelo viene in contatto per la sua virtù, vale rispetto a lui come un luogo unico.
E tuttavia non è necessario che se un angelo muove un cielo debba trovarsi in ogni parte (di esso). Primo, perché la sua virtù non viene applicata se non a quella parte che da lui è mossa per prima: ora, una sola è la parte del cielo in cui si inizia il moto, ossia la parte orientale. Per questo anche il Filosofo attribuisce la virtù motrice dei cieli alla parte orientale. Secondo, perché anche i filosofi non ritengono che una sostanza separata possa muovere tutte le sfere immediatamente. Non sarà perciò necessario che si trovi da per tutto.
È perciò evidente che essere in un luogo s'addice in modo diverso al corpo, all'angelo e a Dio. Il corpo infatti è nel luogo come circoscritto (circumscriptive) da esso: poiché prende le dimensioni del luogo. L'angelo invece si trova nel luogo senza esserne circoscritto, perché non ne prende le dimensioni; vi si trova però in una certa delimitazione (definitive); poiché mentre è in un luogo non può trovarsi in un altro. Dio invece si trova in un luogo senza essere da questo né circoscritto, né delimitato: poiché egli è dovunque.
|
[30641] Iª q. 52 a. 2 ad 1 Et per hoc patet de facili responsio ad obiecta, quia totum illud cui immediate applicatur virtus Angeli, reputatur ut unus locus eius, licet sit continuum.
|
|
[30641] Iª q. 52 a. 2 ad 1 Et per hoc patet de facili responsio ad obiecta, quia totum illud cui immediate applicatur virtus Angeli, reputatur ut unus locus eius, licet sit continuum.
Con ciò rimane facile la risposta da darsi alle difficoltà: poiché il tutto, cui viene applicata la virtù dell'angelo, è considerato come un luogo unico, anche se è un continuo (composto di varie parti).
|