Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > La causa prima di tutti gli esseri > Se la causa esemplare sia qualche cosa di diverso da Dio
Prima pars
Quaestio 44
Articulus 3
[30299] Iª q. 44 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod causa exemplaris sit aliquid praeter Deum. Exemplatum enim habet similitudinem exemplaris. Sed creaturae longe sunt a divina similitudine. Non ergo Deus est causa exemplaris earum.
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Prima parte
Questione 44
Articolo 3
[30299] Iª q. 44 a. 3 arg. 1
SEMBRA che la causa esemplare [delle cose] sia qualche cosa di diverso da Dio. Infatti:
1. L'imitazione conserva la somiglianza con l'esemplare. Le creature invece sono assai distanti dalla somiglianza divina. Dunque Dio non è la loro causa esemplare.
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[30300] Iª q. 44 a. 3 arg. 2 Praeterea, omne quod est per participationem, reducitur ad aliquid per se existens, ut ignitum ad ignem, sicut iam dictum est. Sed quaecumque sunt in sensibilibus rebus, sunt solum per participationem alicuius speciei, quod ex hoc patet, quod in nullo sensibilium invenitur solum id quod ad rationem speciei pertinet, sed adiunguntur principiis speciei principia individuantia. Oportet ergo ponere ipsas species per se existentes, ut per se hominem, et per se equum, et huiusmodi. Et haec dicuntur exemplaria. Sunt igitur exemplaria res quaedam extra Deum.
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[30300] Iª q. 44 a. 3 arg. 2
2. Tutto ciò che è per partecipazione si ricollega a qualche cosa che è per essenza, p. es., ciò che è infocato al fuoco, come si è già detto. Ora, quanto si trova nella realtà sensibile, è per partecipazione di qualche specie: come dimostra il fatto che in nessuna cosa sensibile ciò che forma il costitutivo della specie si trova isolatamente, ma agli elementi specifici sono sempre uniti quelli individuali. È dunque necessario ammettere delle specie come esistenti per se stesse, p. es., l'uomo in se stesso, il cavallo in se stesso, e simili. E queste specie si chiameranno gli esemplari. Dunque gli esemplari sono cose fuori di Dio.
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[30301] Iª q. 44 a. 3 arg. 3 Praeterea, scientiae et definitiones sunt de ipsis speciebus, non secundum quod sunt in particularibus, quia particularium non est scientia nec definitio. Ergo sunt quaedam entia, quae sunt entia vel species non in singularibus. Et haec dicuntur exemplaria. Ergo idem quod prius.
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[30301] Iª q. 44 a. 3 arg. 3
3. Le scienze e le definizioni mirano direttamente alle specie, non già al loro modo di essere nei singoli individui; perché dei singolari non si dà né scienza né definizione. Dunque ci sono degli enti che sono enti e specie senza trovarsi nei singoli individui. E questi si chiamano gli esemplari. Siamo perciò alla conclusione di sopra.
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[30302] Iª q. 44 a. 3 arg. 4 Praeterea, hoc idem videtur per Dionysium, qui dicit, V cap. de Div. Nom., quod ipsum secundum se esse, prius est eo quod est per se vitam esse, et eo quod est per se sapientiam esse.
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[30302] Iª q. 44 a. 3 arg. 4
4. Lo stesso si conclude dalle parole di Dionigi che afferma: "Ciò che è essere in sé, precede ciò che è vita in sé, e ciò che è sapienza in sé".
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[30303] Iª q. 44 a. 3 s. c. Sed contra est quod exemplar est idem quod idea. Sed ideae, secundum quod Augustinus libro octoginta trium quaest. dicit, sunt formae principales, quae divina intelligentia continentur. Ergo exemplaria rerum non sunt extra Deum.
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[30303] Iª q. 44 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: L'esemplare s'identifica con l'idea. Ma le idee, al dire di S. Agostino, "sono forme che hanno ragione di principio, contenute dalla intelligenza divina". Dunque gli esemplari delle cose non sono fuori di Dio.
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[30304] Iª q. 44 a. 3 co. Respondeo dicendum quod Deus est prima causa exemplaris omnium rerum. Ad cuius evidentiam, considerandum est quod ad productionem alicuius rei ideo necessarium est exemplar, ut effectus determinatam formam consequatur, artifex enim producit determinatam formam in materia, propter exemplar ad quod inspicit, sive illud sit exemplar ad quod extra intuetur, sive sit exemplar interius mente conceptum. Manifestum est autem quod ea quae naturaliter fiunt, determinatas formas consequuntur. Haec autem formarum determinatio oportet quod reducatur, sicut in primum principium, in divinam sapientiam, quae ordinem universi excogitavit, qui in rerum distinctione consistit. Et ideo oportet dicere quod in divina sapientia sunt rationes omnium rerum, quas supra diximus ideas, id est formas exemplares in mente divina existentes. Quae quidem licet multiplicentur secundum respectum ad res, tamen non sunt realiter aliud a divina essentia, prout eius similitudo a diversis participari potest diversimode. Sic igitur ipse Deus est primum exemplar omnium. Possunt etiam in rebus creatis quaedam aliorum exemplaria dici, secundum quod quaedam sunt ad similitudinem aliorum, vel secundum eandem speciem, vel secundum analogiam alicuius imitationis.
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[30304] Iª q. 44 a. 3 co.
RISPONDO: Dio è causa esemplare di tutte le cose. E si dimostra osservando che l'esemplare è necessario alla produzione di una cosa, perché l'effetto raggiunga una forma determinata: infatti l'artefice produce una data forma nella materia in base all'esemplare al quale s'ispira, sia esso un modello a cui guarda dall'esterno, o un esemplare concepito internamente dall'intelligenza. Ora, è chiaro che le cose prodotte dalla natura ricevono delle forme determinate. E questa determinazione di forme è necessario riportarla, come a prima causa, alla sapienza divina, la quale ha fissato l'ordine dell'universo, che consiste nella varietà delle cose. Perciò è necessario affermare che nella divina sapienza si trovano le essenze di tutte le cose: le quali sopra abbiamo chiamato idee, cioè forme esemplari esistenti nella mente di Dio. E sebbene esse siano molteplici relativamente alle cose, tuttavia non sono in realtà distinte dall'essenza divina, in quanto la somiglianza di questa può essere da più cose diversamente partecipata. Così dunque Dio stesso è la causa esemplare di tutte le cose. - Anche tra gli esseri creati però alcuni possono dirsi esemplari o modelli di altri, in quanto certe cose somigliano a certe altre, o secondo una medesima specie, ovvero per un'analogia di imitazione.
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[30305] Iª q. 44 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, licet creaturae non pertingant ad hoc quod sint similes Deo secundum suam naturam, similitudine speciei, ut homo genitus homini generanti; attingunt tamen ad eius similitudinem secundum repraesentationem rationis intellectae a Deo, ut domus quae est in materia, domui quae est in mente artificis.
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[30305] Iª q. 44 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene le creature non arrivino secondo la loro essenza a essere simili a Dio con una somiglianza specifica, come l'uomo generato a chi lo genera, tuttavia ne raggiungono la somiglianza mediante la riproduzione dell'idea che Dio ne ha; come un edificio materiale somiglia a quello che si trova nella mente dell'architetto.
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[30306] Iª q. 44 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod de ratione hominis est quod sit in materia, et sic non potest inveniri homo sine materia. Licet igitur hic homo sit per participationem speciei, non tamen potest reduci ad aliquid existens per se in eadem specie; sed ad speciem superexcedentem, sicut sunt substantiae separatae. Et eadem ratio est de aliis sensibilibus.
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[30306] Iª q. 44 a. 3 ad 2
2. E nel concetto stesso di uomo l'esistere col corpo; perciò non ci può essere un uomo senza materia. Quindi sebbene quest'uomo individuo esista per una partecipazione della specie [umana], tuttavia non può riportarsi a qualche cosa che sia capace di esistere per se stesso nell'ambito della specie; ma va riportato a una specie trascendente del genere delle sostanze separate. E lo stesso ragionamento vale per gli altri esseri sensibili.
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[30307] Iª q. 44 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod, licet quaelibet scientia et definitio sit solum entium, non tamen oportet quod res eundem modum habeant in essendo, quem intellectus habet in intelligendo. Nos enim, per virtutem intellectus agentis, abstrahimus species universales a particularibus conditionibus, non tamen oportet quod universalia praeter particularia subsistant, ut particularium exemplaria.
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[30307] Iª q. 44 a. 3 ad 3
3. Sebbene la scienza e la definizione abbiano per oggetto la realtà, non è affatto necessario che le cose abbiano nella realtà lo stesso modo di essere che hanno nell’intelligenza. Infatti per mezzo dell'intelletto agente si astraggono le specie universali dalle condizioni individuali; ma non è affatto necessario che esistano degli universali separati dai singolari, come cause esemplari di questi.
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[30308] Iª q. 44 a. 3 ad 4 Ad quartum dicendum quod, sicut dicit Dionysius, XI cap. de Div. Nom., per se vitam et per se sapientiam quandoque nominat ipsum Deum, quandoque virtutes ipsis rebus datas, non autem quasdam subsistentes res, sicut antiqui posuerunt.
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[30308] Iª q. 44 a. 3 ad 4
4. Come spiega anche Dionigi, le espressioni "la vita in se stessa" e "la sapienza in se stessa" talora indicano Dio medesimo, altre volte le perfezioni che anche le cose partecipano: però non indicano mai realtà sussistenti, come le concepivano alcuni antichi filosofi.
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