Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Persone e atti nozionali > Se gli atti nozionali producano dal nulla
Prima pars
Quaestio 41
Articulus 3
[30120] Iª q. 41 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod actus notionales non sint de aliquo. Quia si pater generat filium de aliquo, aut de seipso, aut de aliquo alio. Si de aliquo alio, cum id de quo aliquid generatur, sit in eo quod generatur, sequitur quod aliquid alienum a patre sit in filio. Quod est contra Hilarium, VII de Trin., ubi dicit, nihil in his diversum est vel alienum. Si autem filium generat pater de seipso, id autem de quo aliquid generatur, si sit permanens, recipit eius praedicationem quod generatur; sicut dicimus quod homo est albus, quia homo permanet, cum de non albo fit albus, sequitur igitur quod pater vel non permaneat, genito filio, vel quod pater sit filius, quod est falsum. Non ergo pater generat filium de aliquo, sed de nihilo.
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Prima parte
Questione 41
Articolo 3
[30120] Iª q. 41 a. 3 arg. 1
SEMBRA che gli atti nozionali producano dal nulla. Infatti:
1. Se il Padre genera il Figlio da qualcosa, o lo genera traendolo da se stesso o da qualche cos'altro. Se lo trae da qualche altra cosa, siccome gli elementi che servono alla generazione di una cosa rimangono inclusi in essa, ne segue che nel Figlio ci sarà qualcosa di estraneo al Padre. E questo è escluso da S. Ilario quando dice che «in essi non vi è nulla di diverso o di estraneo». Se invece il Padre trae il Figlio da se medesimo, siccome quello da cui una cosa è tratta, qualora sia un soggetto che rimane a generazione avvenuta acquista gli stessi attributi della cosa che viene generata, diciamo, p. es., che l'uomo è bianco, perché l'uomo dopo di essere diventato bianco, rimane uomo; ne segue o che il Padre perisce una volta generato il Figlio, oppure che il Padre è il Figlio; il che è falso. Dunque il Padre non genera il Figlio da qualcosa, ma dal nulla.
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[30121] Iª q. 41 a. 3 arg. 2 Praeterea, id de quo aliquid generatur, est principium eius quod generatur. Si ergo pater generat filium de essentia vel natura sua sequitur quod essentia vel natura patris sit principium filii. Sed non principium materiale, quia materia locum in divinis non habet. Ergo est principium quasi activum, sicut generans est principium geniti. Et ita sequitur quod essentia generet, quod supra improbatum est.
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[30121] Iª q. 41 a. 3 arg. 2
2. Ciò da cui una cosa è generata è causa [o principio] della cosa stessa. Se dunque il Padre genera il Figlio dalla propria essenza o natura, questa sarà la causa del Figlio. Non ne sarà però la causa materiale, poiché in Dio non c’è materia. Dunque ne sarà la causa efficiente, come lo è il generante del generato. E allora ne seguirebbe che l'essenza dovrebbe generare: cosa questa che fu già rigettata come falsa.
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[30122] Iª q. 41 a. 3 arg. 3 Praeterea, Augustinus dicit quod tres personae non sunt ex eadem essentia, quia non est aliud essentia et persona. Sed persona filii non est aliud ab essentia patris. Ergo filius non est de essentia patris.
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[30122] Iª q. 41 a. 3 arg. 3
3. S. Agostino dice che le tre Persone non derivano da un'unica essenza, perché l'essenza non è altra cosa che la persona. Ma la persona del Figlio non è diversa dall'essenza del Padre. Perciò il Figlio non deriva dall'essenza del Padre.
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[30123] Iª q. 41 a. 3 arg. 4 Praeterea, omnis creatura est ex nihilo. Sed filius in Scripturis dicitur creatura, dicitur enim Eccli. XXIV, ex ore sapientiae genitae, ego ex ore altissimi prodii, primogenita ante omnem creaturam; et postea ex ore eiusdem sapientiae dicitur, ab initio, et ante saecula, creata sum. Ergo filius non est genitus ex aliquo, sed ex nihilo. Et similiter potest obiici de spiritu sancto, propter hoc quod dicitur, Zac. XII dixit dominus, extendens caelum et fundans terram, et creans spiritum hominis in eo; et Amos IV, secundum aliam litteram, ego formans montes, et creans spiritum.
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[30123] Iª q. 41 a. 3 arg. 4
4. Ogni creatura viene prodotta dal nulla. Ora il Figlio nelle Scritture è detto creatura. Infatti così parla di se stessa la Sapienza generata: «Io uscii dalla bocca dell'Altissimo primogenita avanti ad ogni creatura.» E poco dopo aggiunge: «Da principio e prima dei secoli io fui creata». Dunque il Figlio non è tratto da qualche cosa, ma dal nulla. - E la stessa difficoltà si potrebbe fare per lo Spirito Santo, poiché sta scritto: «Dice il Signore che ha steso i cieli e dà i suoi fondamenti alla terra e ha creato nell'uomo il suo spirito». E altrove: «Io che formo i monti e creo lo spirito».
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[30124] Iª q. 41 a. 3 s. c. Sed contra est quod Augustinus dicit, in libro de fide ad Petrum, pater Deus de sua natura sine initio genuit filium sibi aequalem.
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[30124] Iª q. 41 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Dice S. Agostino che «Dio Padre dalla propria natura, senza principio, ha generato il Figlio uguale a se stesso».
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[30125] Iª q. 41 a. 3 co. Respondeo dicendum quod filius non est genitus de nihilo, sed de substantia patris. Ostensum est enim supra quod paternitas, et filiatio, et nativitas, vere et proprie est in divinis. Hoc autem interest inter generationem veram, per quam aliquis procedit ut filius, et factionem, quod faciens facit aliquid de exteriori materia, sicut scamnum facit artifex de ligno; homo autem generat filium de seipso. Sicut autem artifex creatus facit aliquid ex materia, ita Deus facit ex nihilo, ut infra ostendetur, non quod nihilum cedat in substantiam rei, sed quia ab ipso tota substantia rei producitur, nullo alio praesupposito. Si ergo filius procederet a patre ut de nihilo existens, hoc modo se haberet ad patrem ut artificiatum ad artificem, quod manifestum est nomen filiationis proprie habere non posse, sed solum secundum aliquam similitudinem. Unde relinquitur quod, si filius Dei procederet a patre quasi existens ex nihilo, non esset vere et proprie filius. Cuius contrarium dicitur I Ioan. ult., ut simus in vero filio eius Iesu Christo. Filius igitur Dei verus non est ex nihilo, nec factus, sed tantum genitus. Si qui autem ex nihilo a Deo facti filii Dei dicantur, hoc erit metaphorice, secundum aliqualem assimilationem ad eum qui vere filius est. Unde, inquantum solus est verus et naturalis Dei filius, dicitur unigenitus, secundum illud Ioan. I unigenitus, qui est in sinu patris, ipse enarravit. Inquantum vero per assimilationem ad ipsum alii dicuntur filii adoptivi, quasi metaphorice dicitur esse primogenitus, secundum illud Rom. VIII, quos praescivit, et praedestinavit conformes fieri imaginis filii sui, ut sit ipse primogenitus in multis fratribus. Relinquitur ergo quod Dei filius sit genitus de substantia patris. Aliter tamen quam filius hominis. Pars enim substantiae hominis generantis transit in substantiam geniti. Sed divina natura impartibilis est. Unde necesse est quod pater, generando filium, non partem naturae in ipsum transfuderit, sed totam naturam ei communicaverit, remanente distinctione solum secundum originem, ut ex dictis patet.
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[30125] Iª q. 41 a. 3 co.
RISPONDO: II Figlio non è tratto dal nulla, ma dalla sostanza del Padre. Infatti si è già dimostrato che in Dio c’è una vera e propria paternità, filiazione e nascita. Ma tra la vera generazione, in forza della quale uno procede come figlio, e il facimento esiste questa differenza, che il facitore produce da una materia a lui esterna; l'artigiano, p. es., produce una panca dal legno; invece l'uomo [e chiunque genera] produce il figlio da sé medesimo. Ora, come l'artigiano produce i suoi manufatti dalla materia, cosi Dio, come si spiegherà in seguito, produce le cose dal nulla: non già che il nulla passi a far parte della sostanza delle cose, ma nel senso che Dio produce tutta la sostanza delle cose, senza presupporre nulla. Se dunque il Figlio procedesse dal Padre come tratto dal nulla, allora egli starebbe al Padre come sta all'artigiano un manufatto qualsiasi: il quale evidentemente non si può chiamare figlio in senso proprio, ma soltanto per una lontana analogia. Ne viene quindi che se il Figlio di Dio procedesse dal Padre come fatto dal nulla, non ne sarebbe veramente e propriamente il Figlio. Si andrebbe allora contro la Scrittura che dice: «affinché siamo nel vero suo Figliuolo Gesù Cristo». Perciò il vero Figlio di Dio non procede dal nulla, e non è fatto, ma è soltanto generato.
E quando alcuni esseri creati dal nulla sono detti figli di Dio, abbiamo un'espressione analogica, che deriva da una certa loro somiglianza col vero Figlio. Perciò, in quanto egli è l'unico vero e naturale Figlio di Dio, è detto unigenito, come si legge nel santo Vangelo: «l'unigenito, che è in seno al Padre, ce l'ha fatto conoscere». È chiamato invece primogenito con un'espressione analogica, in quanto altri esseri sono detti figli adottivi, per la somiglianza che hanno con lui, secondo il detto di S. Paolo: «Quelli che egli ha preconosciuti, li ha predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio, si da essere lui primogenito tra molti fratelli».
Rimane quindi stabilito che il Figlio di Dio è generato dalla sostanza del Padre, però ben altrimenti da come è generato un figlio dall'uomo. Perché nel figlio passa soltanto una parte della sostanza dell'uomo che genera, mentre la sostanza divina non può essere divisa in parti. Quindi è necessario che il Padre generando il Figlio gli abbia trasfusa, non una parte, ma tutta la sua natura, restando, come si è spiegato, la sola distinzione di origine.
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[30126] Iª q. 41 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, cum filius dicitur natus de patre, haec praepositio de significat principium generans consubstantiale; non autem principium materiale. Quod enim producitur de materia, fit per transmutationem illius de quo producitur, in aliquam formam; divina autem essentia non est transmutabilis, neque alterius formae susceptiva.
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[30126] Iª q. 41 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quando si dice che il Figlio è nato dal Padre, la preposizione de [da o di] indica il principio consostanziale generante, non il principio [o la causa] materiale. Infatti, ciò che viene tratto da una materia preesistente viene prodotto mediante la trasmutazione del soggetto preesistente da una forma ad un'altra. Ora, l'essenza divina non è soggetta a mutazioni, e non è suscettibile di altre forme.
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[30127] Iª q. 41 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod, cum dicitur filius genitus de essentia patris, secundum expositionem Magistri, V dist. I Sent., designat habitudinem principii quasi activi, ubi sic exponit, filius est genitus de essentia patris, idest de patre essentia; propter hoc quod Augustinus, XV libro de Trin., dicit, tale est quod dico, de patre essentia, ac si expressius dicerem, de patris essentia. Sed hoc non videtur sufficere ad sensum huiusmodi locutionis. Possumus enim dicere quod creatura est ex Deo essentia, non tamen quod sit ex essentia Dei. Unde aliter dici potest quod haec praepositio de semper denotat consubstantialitatem. Unde non dicimus quod domus sit de aedificatore, cum non sit causa consubstantialis. Possumus autem dicere quod aliquid sit de aliquo, quocumque modo illud significetur ut principium consubstantiale, sive illud sit principium activum, sicut filius dicitur esse de patre; sive sit principium materiale, sicut cultellus dicitur esse de ferro; sive sit principium formale, in his dumtaxat in quibus ipsae formae sunt subsistentes, et non advenientes alteri; possumus enim dicere quod Angelus aliquis est de natura intellectuali. Et per hunc modum dicimus quod filius est genitus de essentia patris; inquantum essentia patris, filio per generationem communicata, in eo subsistit.
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[30127] Iª q. 41 a. 3 ad 2
2. L'espressione: Il Figlio è generato dall'essenza del Padre, starebbe a indicare, secondo il Maestro delle Sentenze, un rapporto come di causa efficiente; e spiega: «il Figlio è generato dall'essenza del Padre, cioè dal Padre essenza»; perché anche S. Agostino osserva: «quando dico dal Padre essenza, è come se dicessi con più forza, dall'essenza del Padre». - Però tale spiegazione non sembra che basti a giustificare quella proposizione. Possiamo benissimo dire infatti che le creature sono da Dio essenza, ma non possiamo dire che sono dall'essenza di Dio. - Quindi si può spiegare in un altro modo, cioè che la preposizione de indica sempre consostanzialità. Ed è per questo che non diciamo che la casa è de [cioè dalla sostanza del] costruttore perché questi non ne è la causa, consostanziale. Quando invece una cosa si presenta come principio consostanziale di qualche altro essere, si può sempre dire che quest'ultimo è di, o da, essa: e ciò vale sia che si tratti di un principio attivo, diciamo infatti che il figlio è dal padre, sia che si tratti della causa materiale, p. es., si dice che il coltello è di ferro; sia che si tratti della causa formale, almeno trattandosi di forme sussistenti e non distinte dal loro soggetto; difatti possiamo dire di un dato angelo che è di natura intellettuale. Proprio in quest'ultimo modo diciamo che il Figlio è generato dall'essenza del Padre; perché l'essenza del Padre, comunicata al Figlio per generazione, è in questo sussistente.
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[30128] Iª q. 41 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod, cum dicitur, filius est genitus de essentia patris, additur aliquid respectu cuius potest salvari distinctio. Sed cum dicitur quod tres personae sunt de essentia divina, non ponitur aliquid respectu cuius possit importari distinctio per praepositionem significata. Et ideo non est simile.
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[30128] Iª q. 41 a. 3 ad 3
3. Quando si dice che il Figlio è generato dall'essenza del Padre, [col termine Padre] si aggiunge qualche cosa che serve a salvare la distinzione. Ma quando si dice che le tre Persone derivano dall'essenza divina non si aggiunge nulla che possa salvare la distinzione [tra le persone e l'essenza], indicata dalla preposizione da. Perciò il paragone non regge.
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[30129] Iª q. 41 a. 3 ad 4 Ad quartum dicendum quod, cum dicitur, sapientia est creata, potest intelligi, non de sapientia quae est filius Dei, sed de sapientia creata, quam Deus indidit creaturis, dicitur enim Eccli. I, ipse creavit eam, scilicet sapientiam, spiritu sancto, et effudit illam super omnia opera sua. Neque est inconveniens quod in uno contextu locutionis loquatur Scriptura de sapientia genita et creata, quia sapientia creata est participatio quaedam sapientiae increatae. Vel potest referri ad naturam creatam assumptam a filio, ut sit sensus, ab initio et ante saecula creata sum, idest, praevisa sum creaturae uniri. Vel, per hoc quod sapientia creata et genita nuncupatur, modus divinae generationis nobis insinuatur. In generatione enim, quod generatur accipit naturam generantis, quod perfectionis est, in creatione vero, creans non mutatur, sed creatum non recipit naturam creantis. Dicitur ergo filius simul creatus et genitus, ut ex creatione accipiatur immutabilitas patris, et ex generatione unitas naturae in patre et filio. Et sic exponitur intellectus huius Scripturae ab Hilario, in libro de Synod. Auctoritates autem inductae non loquuntur de spiritu sancto, sed de spiritu creato; qui quandoque dicitur ventus, quandoque aer, quandoque flatus hominis, quandoque etiam anima, vel quaecumque substantia invisibilis.
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[30129] Iª q. 41 a. 3 ad 4
4. Le espressioni che parlano di sapienza creata, si possono riferire non alla Sapienza che è il Figlio di Dio, ma alla sapienza creata che Dio comunica alle creature; p. es., in questo passo: «Egli la creò» cioè la sapienza «nello Spirito Santo e la effuse sopra tutte le sue opere». E non è impossibile che nello stesso brano la Scrittura parli della Sapienza generata e di quella creata: perché la sapienza creata è una partecipazione di quella increata. - Oppure, si può riferire alla natura creata assunta dal Figlio; così l'espressione: «da principio e prima dei secoli ero stata creata», avrebbe questo senso: era stata prevista la mia unione con la creatura. - Oppure, con i due termini creata e generata attribuiti alla Sapienza ci viene insinuato il modo della generazione divina. Nella generazione infatti l'essere che vien generato ci mostra la sua perfezione ricevendo la stessa natura del generante; nella creazione invece abbiamo l'immutabilità di colui che crea, ma la creatura non riceve la natura del suo creatore. Perciò il Figlio si dice simultaneamente creato e generato, per indicare con la creazione l’immutabilità del Padre, e con la generazione l'unità di natura del Padre e del Figlio. Così S. Ilario ha commentato questo testo della Scrittura. - Gli altri testi riferiti non parlano dello Spirito Santo, ma dello spirito creato, che alcune volte indica il vento o l'aria, altre volte il fiato, e talora anche l'anima o qualsiasi altra sostanza invisibile.
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