Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Le Persone in rapporto alle relazioni o proprietà > Se facendo astrazione dalle relazioni le persone si possano ancora concepire come ipostasi
Prima pars
Quaestio 40
Articulus 3
[30083] Iª q. 40 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod, abstractis per intellectum proprietatibus seu relationibus a personis, adhuc remaneant hypostases. Id enim ad quod aliquid se habet ex additione, potest intelligi remoto eo quod sibi additur, sicut homo se habet ad animal ex additione, et potest intelligi animal remoto rationali. Sed persona se habet ex additione ad hypostasim, est enim persona hypostasis proprietate distincta ad dignitatem pertinente. Ergo, remota proprietate personali a persona, intelligitur hypostasis.
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Prima parte
Questione 40
Articolo 3
[30083] Iª q. 40 a. 3 arg. 1
SEMBRA che facendo astrazione dalle relazioni le persone si possano ancora concepire come ipostasi. Infatti:
1. L'idea inclusa in un'altra idea che le aggiunge [una differenza specifica], si può concepire anche eliminando questa aggiunta: uomo, p. es., aggiunge una differenza a animale, e si può concepire l'animale anche se si elimina razionale. Ora la persona è un'aggiunta fatta al concetto di ipostasi: giacché essa è «una ipostasi distinta da una proprietà che esprime dignità». Perciò, togliendo dalla persona questa proprietà personale, resta tuttavia l'ipostasi.
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[30084] Iª q. 40 a. 3 arg. 2 Praeterea, pater non ab eodem habet quod sit pater, et quod sit aliquis. Cum enim paternitate sit pater, si paternitate esset aliquis, sequeretur quod filius, in quo non est paternitas, non esset aliquis. Remota ergo per intellectum paternitate a patre, adhuc remanet quod sit aliquis; quod est esse hypostasim. Ergo, remota proprietate a persona, remanet hypostasis.
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[30084] Iª q. 40 a. 3 arg. 2
2. Ciò che dà al Padre di essere Padre è diverso da quello che gli dà di essere qualcuno. Infatti egli è il Padre in forza della paternità; e, se questa gli desse anche di essere qualcuno, il Figlio che non ha la paternità non sarebbe qualcuno. Perciò, tolta mentalmente dal Padre la paternità, egli rimane ancora qualcuno; cioè rimane l'ipostasi. Quindi, pur eliminando le proprietà delle persone, rimangono tuttavia le ipostasi.
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[30085] Iª q. 40 a. 3 arg. 3 Praeterea, Augustinus dicit, V de Trin., non hoc est dicere ingenitum, quod est dicere patrem, quia etsi filium non genuisset, nihil prohiberet eum dicere ingenitum. Sed si filium non genuisset, non inesset ei paternitas. Ergo, remota paternitate, adhuc remanet hypostasis patris ut ingenita.
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[30085] Iª q. 40 a. 3 arg. 3
3. S. Agostino insegna: «Dire ingenito non è lo stesso che dire Padre: perché anche se egli non avesse generato il Figlio, nulla vieterebbe di dirlo ancora ingenito». Ma se non avesse generato il Figlio non avrebbe la paternità. Perciò, anche se togliamo questa, rimane tuttavia l'ipostasi del Padre come non generata.
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[30086] Iª q. 40 a. 3 s. c. Sed contra est quod Hilarius dicit, IV de Trin., nihil habet filius nisi natum. Nativitate autem est filius. Ergo, remota filiatione, non remanet hypostasis filii. Et eadem ratio est de aliis personis.
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[30086] Iª q. 40 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Ilario afferma: «II Figlio non ha in proprio altra cosa che l'essere nato». Ma è Figlio in forza della nascita. Perciò, tolta la filiazione, non rimane l'ipostasi del Figlio. Lo stesso si dica delle altre persone.
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[30087] Iª q. 40 a. 3 co. Respondeo dicendum quod duplex fit abstractio per intellectum. Una quidem, secundum quod universale abstrahitur a particulari, ut animal ab homine. Alia vero, secundum quod forma abstrahitur a materia; sicut forma circuli abstrahitur per intellectum ab omni materia sensibili. Inter has autem abstractiones haec est differentia, quod in abstractione quae fit secundum universale et particulare, non remanet id a quo fit abstractio, remota enim ab homine differentia rationali, non remanet in intellectu homo, sed solum animal. In abstractione vero quae attenditur secundum formam et materiam, utrumque manet in intellectu, abstrahendo enim formam circuli ab aere, remanet seorsum in intellectu nostro et intellectus circuli et intellectus aeris. Quamvis autem in divinis non sit universale neque particulare, nec forma et materia, secundum rem; tamen, secundum modum significandi, invenitur aliqua similitudo horum in divinis; secundum quem modum Damascenus dicit quod commune est substantia, particulare vero hypostasis. Si igitur loquamur de abstractione quae fit secundum universale et particulare, remotis proprietatibus, remanet in intellectu essentia communis, non autem hypostasis patris, quae est quasi particulare. Si vero loquamur secundum modum abstractionis formae a materia, remotis proprietatibus non personalibus, remanet intellectus hypostasum et personarum, sicut, remoto per intellectum a patre quod sit ingenitus vel spirans, remanet hypostasis vel persona patris. Sed remota proprietate personali per intellectum, tollitur intellectus hypostasis. Non enim proprietates personales sic intelliguntur advenire hypostasibus divinis, sicut forma subiecto praeexistenti, sed ferunt secum sua supposita, inquantum sunt ipsae personae subsistentes, sicut paternitas est ipse pater, hypostasis enim significat aliquid distinctum in divinis, cum hypostasis sit substantia individua. Cum igitur relatio sit quae distinguit hypostases et constituit eas, ut dictum est, relinquitur quod, relationibus personalibus remotis per intellectum, non remaneant hypostases. Sed, sicut dictum est, aliqui dicunt quod hypostases in divinis non distinguuntur per relationes, sed per solam originem; ut intelligatur pater esse hypostasis quaedam per hoc, quod non est ab alio; filius autem per hoc, quod est ab alio per generationem. Sed relationes advenientes quasi proprietates ad dignitatem pertinentes, constituunt rationem personae, unde et personalitates dicuntur. Unde, remotis huiusmodi relationibus per intellectum, remanent quidem hypostases, sed non personae. Sed hoc non potest esse, propter duo. Primo, quia relationes distinguunt et constituunt hypostases, ut ostensum est. Secundo, quia omnis hypostasis naturae rationalis est persona, ut patet per definitionem Boetii, dicentis quod persona est rationalis naturae individua substantia. Unde, ad hoc quod esset hypostasis et non persona, oporteret abstrahi ex parte naturae rationalitatem; non autem ex parte personae proprietatem.
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[30087] Iª q. 40 a. 3 co.
RISPONDO: Esiste una duplice astrazione [o separazione] mentale. Una è quella con cui si astrae l'universale dal particolare, p. es., animale da uomo. L'altra è quella con cui si astrae la forma dalla materia; così, p. es., si astrae la figura del circolo dalla materia sensibile. Tra queste due astrazioni c’è però questa differenza, che nella prima, in cui si astrae l'universale dal particolare, non rimane [nella mente] quello da cui fu astratto l'universale; tolta infatti dall'uomo la razionalità, non resta più nella mente il concetto di uomo, ma soltanto quello di animale. Invece nell'astrazione [formale] che separa la forma dalla materia, l'una e l'altra rimangono [separatamente] nell'intelletto: astraendo infatti la forma del circolo dal bronzo, restano nell'intelletto nostro separatamente il concetto di circolo e quello di bronzo.
Ora, in Dio non c’è realmente né universale né particolare, né forma né soggetto; tuttavia, se si bada al nostro modo di esprimere la realtà divina, ci si trova qualcosa di simile; e in questo senso il Damasceno afferma che «la sostanza è universale, e l'ipostasi è particolare». Se dunque parliamo dell'astrazione [totale], con cui si astrae l'universale dal particolare, tolte le proprietà [o relazioni], resta l'essenza comune [alle tre persone divine], non l'ipostasi del Padre, che figura come particolare. Se invece parliamo dell'astrazione [formale] che astrae la forma dalla materia, allora togliendo le proprietà non personali, rimane il concetto delle ipostasi e delle persone: togliendo, p. es., dal Padre l'idea di non generato e di spiratore, rimane il concetto di ipostasi o di persona del Padre. Ma, se mentalmente eliminiamo le proprietà personali, non si salva il concetto di ipostasi. Infatti le proprietà personali non sono da concepirsi come qualche cosa di sopraggiunto alle ipostasi, alla maniera di una forma che si produce su di un soggetto preesistente: ma implicano esse stesse il proprio soggetto [o ipostasi], in quanto sono tutt'uno con le persone sussistenti: p. es., la paternità è il Padre. Del resto le ipostasi stanno a indicare qualcosa di distinto in Dio, perché l'ipostasi è una sostanza individua. Ora, siccome proprio la relazione costituisce e distingue le ipostasi, come si è detto, ne segue che tolte mentalmente le proprietà personali, non rimangono più le ipostasi.
Però, come si è visto, alcuni pensano che le ipostasi in Dio non vengano distinte dalle relazioni, ma solo dalle origini; sicché il Padre sarebbe un'ipostasi per il fatto che non è da altri, e il Figlio perché è da altri per generazione. Le relazioni poi, che verrebbero ad aggiungersi come proprietà apportatrici di dignità, costituirebbero la ragione di persona: appunto per questo sarebbero chiamate personalità. Quindi tolte mentalmente queste relazioni, resterebbero le ipostasi, non le persone.
Ma questo non può essere, per due motivi. Primo, perché, come si è spiegato, sono le relazioni che distinguono e costituiscono le ipostasi. - Secondo, perché ogni ipostasi di natura razionale è persona, come si vede dalla definizione che Boezio da della persona: «una sostanza individua di natura razionale». Quindi perché si possa dare un'ipostasi che non sia persona bisognerebbe togliere la razionalità dalla natura, non già la proprietà dalla persona.
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[30088] Iª q. 40 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod persona non addit supra hypostasim proprietatem distinguentem absolute, sed proprietatem distinguentem ad dignitatem pertinentem, totum enim hoc est accipiendum loco unius differentiae. Ad dignitatem autem pertinet proprietas distinguens, secundum quod intelligitur subsistens in natura rationali. Unde, remota proprietate distinguente a persona, non remanet hypostasis, sed remaneret, si tolleretur rationalitas naturae. Tam enim persona quam hypostasis est substantia individua, unde in divinis de ratione utriusque est relatio distinguens.
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[30088] Iª q. 40 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Persona non aggiunge a ipostasi una proprietà che senz'altro distingue, ma che «distingue esprimendo dignità»: giacché tutta l'espressione non indica che un'unica differenza. Ora la proprietà che distingue riveste dignità, in quanto sta a designare un sussistente di natura razionale. Perciò, togliendo dalla persona la proprietà atta a distinguere, non rimane neppure l'ipostasi; questa invece rimane se si toglie la razionalità dalla natura. Difatti tanto la persona che l'ipostasi indicano sostanza individua: perciò trattandosi di Dio rientra nel concetto dell'una e dell'altra la relazione distintiva.
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[30089] Iª q. 40 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod paternitate pater non solum est pater, sed est persona, et est quis sive hypostasis. Nec tamen sequitur quod filius non sit quis sive hypostasis; sicut non sequitur quod non sit persona.
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[30089] Iª q. 40 a. 3 ad 2
2. Il Padre in forza della paternità non solo è Padre, ma è anche persona, ed è qualcuno ossia ipostasi. Non ne segue tuttavia che il Figlio non sia qualcuno ossia un'ipostasi, come non segue che non sia persona.
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[30090] Iª q. 40 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod intentio Augustini non fuit dicere quod hypostasis patris remaneat ingenita, remota paternitate, quasi innascibilitas constituat et distinguat hypostasim patris, hoc enim esse non potest, cum ingenitum nihil ponat, sed negative dicatur, ut ipsemet dicit. Sed loquitur in communi, quia non omne ingenitum est pater. Remota ergo paternitate, non remanet in divinis hypostasis patris, ut distinguitur ab aliis personis; sed ut distinguitur a creaturis, sicut Iudaei intelligunt.
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[30090] Iª q. 40 a. 3 ad 3
3. S. Agostino non intende dire che tolta la paternità rimanga l'ipostasi del Padre come non generata, quasi che l'innascibilità costituisca e distingua l'ipostasi del Padre: infatti questo non può essere, perché, come egli stesso fa osservare, ingenito non afferma nulla, nega soltanto. La sua è un'espressione generica, che vuol notare come non ogni ingenito sia necessariamente Padre. Eliminata dunque la paternità non rimane in Dio l'ipostasi del Padre come distinta dalle altre persone; ma solo come distinta dalle creature nel senso inteso dai Giudei.
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