Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Propagazione del genere umano rispetto all'anima > Se l'anima sensitiva si trasmetta mediante il seme
Prima pars
Quaestio 118
Articulus 1
[33351] Iª q. 118 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod anima sensitiva non traducatur cum semine, sed sit per creationem a Deo. Omnis enim substantia perfecta quae non est composita ex materia et forma, si esse incipiat, hoc non est per generationem, sed per creationem, quia nihil generatur nisi ex materia. Sed anima sensitiva est substantia perfecta, alioquin non posset movere corpus, et cum sit forma corporis, non est ex materia et forma composita. Ergo non incipit esse per generationem, sed per creationem.
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Prima parte
Questione 118
Articolo 1
[33351] Iª q. 118 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'anima sensitiva non si trasmetta mediante il seme, ma sia creata da Dio. Infatti:
1. Ogni sostanza perfetta non composta di materia e forma, se comincia a esistere, viene all'esistenza per creazione, non per generazione: perché tutto ciò che è generato, è generato dalla materia. Ora l'anima sensitiva è una sostanza perfetta, che altrimenti non potrebbe muovere il corpo: ed essendo forma del corpo, non è composta di materia e forma. Perciò viene all'esistenza per creazione, non per generazione.
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[33352] Iª q. 118 a. 1 arg. 2 Praeterea, principium generationis in rebus viventibus est per potentiam generativam; quae, cum numeretur inter vires animae vegetabilis, est infra animam sensitivam. Nihil autem agit ultra suam speciem. Ergo anima sensitiva non potest causari per vim generativam animalis.
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[33352] Iª q. 118 a. 1 arg. 2
2. Negli esseri viventi il principio della generazione risiede nella potenza generativa: e questa, appartenendo alle potenze dell'anima vegetativa, sta al di sotto dell'anima sensitiva. Ora, nessun essere agisce oltre la propria specie. Dunque l'anima sensitiva non può essere causata dalla potenza generativa dell'animale.
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[33353] Iª q. 118 a. 1 arg. 3 Praeterea, generans generat sibi simile, et sic oportet quod forma generati sit actu in causa generationis. Sed anima sensitiva non est actu in semine, nec ipsa nec aliqua pars eius, quia nulla pars animae sensitivae est nisi in aliqua parte corporis; in semine autem non est aliqua corporis particula, quia nulla particula corporis est quae non fiat ex semine, et per virtutem seminis. Ergo anima sensitiva non causatur ex semine.
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[33353] Iª q. 118 a. 1 arg. 3
3. Il generante tende a generare un essere consimile, perciò è necessario che la forma del generato si trovi in atto nella causa generante. Ma l'anima sensitiva non si trova in atto nel seme, né totalmente, né parzialmente: perché ogni parte dell'anima sensitiva si trova soltanto in una corrispondente parte del corpo; invece nel seme non si trova una determinata parte del corpo, poiché non esiste parte alcuna del corpo che non sia formata dal seme e per virtù del seme. Dunque l'anima sensitiva non è causata dal seme.
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[33354] Iª q. 118 a. 1 arg. 4 Praeterea, si in semine est aliquod principium activum animae sensitivae, aut illud principium manet, generato iam animali; aut non manet. Sed manere non potest. Quia vel esset idem cum anima sensitiva animalis generati, et hoc est impossibile, quia sic esset idem generans et generatum, faciens et factum. Vel esset aliquid aliud, et hoc etiam est impossibile, quia supra ostensum est quod in uno animali non est nisi unum principium formale, quod est una anima. Si autem non manet, hoc etiam videtur impossibile, quia sic aliquod agens ageret ad corruptionem sui ipsius, quod est impossibile. Non ergo anima sensitiva potest generari ex semine.
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[33354] Iª q. 118 a. 1 arg. 4
4. Posto che nel seme si trovi un principio attivo dell'anima sensitiva, esso, una volta generato l'animale, o perdura, o viene a estinguersi.
Ora, esso non può perdurare. Perché, o si identificherebbe con l'anima sensitiva dell'animale generato, o sarebbe qualche cosa di diverso. La prima ipotesi è impossibile, perché si avrebbe la identificazione del generante col generato, del producente col prodotto. Ugualmente impossibile è la seconda, perché, come fu dimostrato, in un animale non vi è che un unico principio formale, e cioè l'unica sua anima. - D'altra parte, è impossibile che non abbia a perdurare, perché altrimenti si avrebbe un agente che agisce per distruggere se stesso: il che è assurdo. Quindi l'anima sensitiva non può essere causata dal seme.
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[33355] Iª q. 118 a. 1 s. c. Sed contra, ita se habet virtus quae est in semine, ad animalia quae ex semine generantur, sicut se habet virtus quae est in elementis mundi, ad animalia quae ex elementis mundi producuntur, sicut quae ex putrefactione generantur. Sed in huiusmodi animalibus animae producuntur ex virtute quae est in elementis; secundum illud Gen. I, producant aquae reptile animae viventis. Ergo et animalium quae generantur ex semine, animae producuntur ex virtute quae est in semine.
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[33355] Iª q. 118 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: La virtù che è nel seme sta agli animali generati dal seme, come la virtù che si trova negli elementi sta agli animali prodotti dagli elementi, quali sono quelli originati dalla putredine. Ora, le anime di codesti animali sono prodotte dalle virtù che sono negli elementi, come si arguisce da quelle parole: "Producano le acque vivi animali striscianti". Perciò anche quelle degli animali generati dal seme sono prodotte dalla virtù che è nel seme.
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[33356] Iª q. 118 a. 1 co. Respondeo dicendum quod quidam posuerunt animas sensitivas animalium a Deo creari. Quae quidem positio conveniens esset, si anima sensitiva esset res subsistens, habens per se esse et operationem. Sic enim, sicut per se haberet esse et operationem, ita per se deberetur ei fieri. Et cum res simplex et subsistens non possit fieri nisi per creationem, sequeretur quod anima sensitiva procederet in esse per creationem. Sed ista radix est falsa, scilicet quod anima sensitiva per se habeat esse et operationem, ut ex superioribus patet, non enim corrumperetur, corrupto corpore. Et ideo, cum non sit forma subsistens, habet se in essendo ad modum aliarum formarum corporalium, quibus per se non debetur esse, sed esse dicuntur inquantum composita subsistentia per eas sunt. Unde et ipsis compositis debetur fieri. Et quia generans est simile generato, necesse est quod naturaliter tam anima sensitiva, quam aliae huiusmodi formae, producantur in esse ab aliquibus corporalibus agentibus transmutantibus materiam de potentia in actum, per aliquam virtutem corpoream quae est in eis. Quanto autem aliquod agens est potentius, tanto potest suam actionem diffundere ad magis distans, sicut quanto aliquod corpus est magis calidum, tanto ad remotius calefactionem producit. Corpora igitur non viventia, quae sunt inferiora naturae ordine, generant quidem sibi simile, non per aliquod medium, sed per seipsa; sicut ignis per seipsum generat ignem. Sed corpora viventia, tanquam potentiora, agunt ad generandum sibi simile et sine medio, et per medium. Sine medio quidem, in opere nutritionis, in quo caro generat carnem, cum medio vero, in actu generationis, quia ex anima generantis derivatur quaedam virtus activa ad ipsum semen animalis vel plantae, sicut et a principali agente derivatur quaedam vis motiva ad instrumentum. Et sicut non refert dicere quod aliquid moveatur ab instrumento, vel a principali agente; ita non refert dicere quod anima generati causetur ab anima generantis, vel a virtute derivata ab ipsa, quae est in semine.
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[33356] Iª q. 118 a. 1 co.
RISPONDO: Alcuni pensarono che le anime sensitive degli animali siano create da Dio. E questa opinione potrebbe essere accettata, se l'anima sensitiva fosse una realtà sussistente, dotata di esistenza e di attività autonome. In tal caso, avendo esistenza e operazioni indipendenti, dovrebbe avere a parte anche il divenire. E poiché una realtà semplice e sussistente non potrebbe essere prodotta altro che per creazione, si dovrebbe concludere che l'anima sensitiva viene all'esistenza per creazione.
Sennonché codesto presupposto, cioè che l'anima sensitiva abbia un'esistenza e un agire autonomi, è falso, come è evidente da quanto si disse in precedenza: infatti, se cosi fosse, essa non dovrebbe perire con la distruzione del corpo. Perciò, non essendo forma sussistente, essa si comporta nell'esistere alla maniera delle altre forme corporee, alle quali non compete un'esistenza autonoma, ma si dice che esistono solo in quanto, per mezzo di esse, esistono i composti sussistenti. Quindi anche il divenire compete solo a cedesti composti. E poiché il generante è simile al generato, è necessario che tanto l'anima sensitiva quanto le altre forme affini ricevano naturalmente resistenza da agenti corporei atti a mutare la materia dalla potenza all'atto, mediante una virtù corporea esistente in essi.
Ora, quanto più un agente è gagliardo, tanto più largo è il suo raggio d'azione: quanto più un corpo è caldo, tanto più lontano spinge il suo calore. Donde segue che i corpi non viventi, che occupano l'infimo grado nella natura, possano generare un effetto consimile solo direttamente, senza strumenti intermedi; così il fuoco genera direttamente altro fuoco. Invece i corpi viventi, avendo maggiore potenza, possono generare, sia direttamente, sia servendosi di elementi intermedi. Agiscono direttamente nel processo nutritivo, in cui la carne genera altra carne: si servono invece di elementi intermedi, nell'atto della generazione; poiché l'anima del generante comunica una certa virtù attiva al seme dell'animale o della pianta, come fa l'agente principale che imprime l'impulso allo strumento.
E come si attribuisce indifferentemente l’effetto allo strumento e all'agente principale; così è indifferente dire che l'anima del generato è causata dall'anima del generante o dalla virtù derivata da essa e racchiusa nel seme.
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[33357] Iª q. 118 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod anima sensitiva non est substantia perfecta per se subsistens. Et de hoc supra dictum est, nec oportet hic iterare.
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[33357] Iª q. 118 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'anima sensitiva non è una sostanza completa per sé sussistente. L'abbiamo già dimostrato, e non c'è bisogno di tornarci sopra.
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[33358] Iª q. 118 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod virtus generativa non generat solum in virtute propria, sed in virtute totius animae, cuius est potentia. Et ideo virtus generativa plantae generat plantam; virtus vero generativa animalis generat animal. Quanto enim anima fuerit perfectior, tanto virtus eius generativa ordinatur ad perfectiorem effectum.
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[33358] Iª q. 118 a. 1 ad 2
2. La potenza generativa non genera solamente per virtù propria, ma, per virtù di tutta l'anima, di cui è una facoltà. Perciò, la potenza generativa di una pianta genera una pianta; quella di un animale, genera un animale. Infatti, quanto più perfetta è l'anima, tanto più la sua virtù generativa è ordinata a un effetto di maggiore perfezione.
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[33359] Iª q. 118 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod illa vis activa quae est in semine, ex anima generantis derivata, est quasi quaedam motio ipsius animae generantis, nec est anima, aut pars animae, nisi in virtute; sicut in serra vel securi non est forma lecti, sed motio quaedam ad talem formam. Et ideo non oportet quod ista vis activa habeat aliquod organum in actu; sed fundatur in ipso spiritu incluso in semine, quod est spumosum, ut attestatur eius albedo. In quo etiam spiritu est quidam calor ex virtute caelestium corporum, quorum etiam virtute agentia inferiora agunt ad speciem, ut supra dictum est. Et quia in huiusmodi spiritu concurrit virtus animae cum virtute caelesti, dicitur quod homo generat hominem, et sol. Calidum autem elementare se habet instrumentaliter ad virtutem animae, sicut etiam ad virtutem nutritivam, ut dicitur in II de anima.
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[33359] Iª q. 118 a. 1 ad 3
3. La potenza attiva racchiusa nel seme e che proviene dall'anima del generante, è come un impulso dell'anima stessa del generante: ma non è attualmente l'anima, né una sua parte; allo stesso modo che nella sega o nell'ascia non vi è attualmente la forma del letto, ma l'impulso a una tale forma. Perciò non è necessario che codesta potenza attiva si trovi localizzata attualmente in un determinato organo; ma è racchiusa nello spirito vitale incluso nel seme, il quale è appunto spumoso, come attesta la sua bianchezza. In codesto spirito è contenuto pure un certo calore derivato dalla virtù dei corpi celesti, perché, come si è detto, più agenti inferiori agiscono in ordine alla specie anche per la virtù di quelli. E proprio perché in codesto spirito la virtù dell'anima s'incontra con la virtù celeste, si suole dire che "l'uomo è generato dall'uomo e dal sole. Invece il calore degli elementi funge da strumento rispetto alla virtù generativa dell'anima, come pure rispetto alla sua virtù nutritiva, secondo quanto insegna Aristotele.
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[33360] Iª q. 118 a. 1 ad 4 Ad quartum dicendum quod in animalibus perfectis, quae generantur ex coitu, virtus activa est in semine maris, secundum philosophum in libro de Generat. Animal.; materia autem foetus est illud quod ministratur a femina. In qua quidem materia statim a principio est anima vegetabilis, non quidem secundum actum secundum, sed secundum actum primum, sicut anima sensitiva est in dormientibus. Cum autem incipit attrahere alimentum, tunc iam actu operatur. Huiusmodi igitur materia transmutatur a virtute quae est in semine maris, quousque perducatur in actum animae sensitivae, non ita quod ipsamet vis quae erat in semine, fiat anima sensitiva; quia sic idem esset generans et generatum; et hoc magis esset simile nutritioni et augmento, quam generationi, ut philosophus dicit. Postquam autem per virtutem principii activi quod erat in semine, producta est anima sensitiva in generato quantum ad aliquam partem eius principalem, tunc iam illa anima sensitiva prolis incipit operari ad complementum proprii corporis, per modum nutritionis et augmenti. Virtus autem activa quae erat in semine, esse desinit, dissoluto semine, et evanescente spiritu qui inerat. Nec hoc est inconveniens, quia vis ista non est principale agens, sed instrumentale; motio autem instrumenti cessat, effectu iam producto in esse.
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[33360] Iª q. 118 a. 1 ad 4
4. Negli animali perfetti, che sono generati dal coito, la virtù attiva, stando a quanto insegna il Filosofo, risiede nel seme del maschio: mentre dalla femmina è somministrata la materia del feto. Ora, in codesta materia vi è subito, fin da principio, l'anima vegetativa, non già in atto secondo, ma in atto primo, come l'anima sensitiva è in chi dorme. Quando invece incomincia ad attrarre l'alimento, allora agisce attualmente. Tale materia dunque subisce una trasmutazione dalla virtù racchiusa nel seme del maschio, fino a che non raggiunge l'atto dell'anima sensitiva: non nel senso che la virtù presente nel seme passi a diventare l'anima sensitiva; perché, in tal caso, generante e generato verrebbero ad essere la stessa cosa; e il processo avrebbe più carattere di nutrizione e di crescita che di generazione, come osserva il Filosofo. Ma quando, per virtù del principio attivo del seme, si è prodotta nel generato l'anima sensitiva nella sua struttura principale, allora l'anima sensitiva della prole comincia ad agire in ordine al compimento del proprio corpo, mediante gli atti della nutrizione e dello sviluppo. - La virtù attiva del seme cessa di esistere, una volta che si sia disperso il seme e sia svanito lo spirito in esso racchiuso. Né in questo fatto vi è nulla di strano, perché codesta forza non è un agente principale, ma strumentale; e la mozione dello strumento cessa, quando l'effetto sia già prodotto nell'essere.
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