Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > La custodia degli angeli buoni > Se l'uomo sia custodito dagli angeli
Prima pars
Quaestio 113
Articulus 1
[33130] Iª q. 113 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod homines non custodiantur ab Angelis. Custodes enim deputantur aliquibus vel quia nesciunt, vel quia non possunt custodire seipsos; sicut pueris et infirmis. Sed homo potest custodire seipsum per liberum arbitrium; et scit, per naturalem cognitionem legis naturalis. Ergo homo non custoditur ab Angelo.
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Prima parte
Questione 113
Articolo 1
[33130] Iª q. 113 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'uomo non sia custodito dagli angeli. Infatti:
1. I custodi si assegnano alle persone che, o per ignoranza o per impotenza, non sono in grado di custodire se stesse, quali sono, p. es, i bambini e gli invalidi. L'uomo invece è in grado di custodire se stesso col suo libero arbitrio; e sa anche farlo, per la conoscenza che ha della legge naturale. Quindi l'uomo non è custodito dagli angeli.
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[33131] Iª q. 113 a. 1 arg. 2 Praeterea, ubi adest fortior custodia, infirmior superfluere videtur. Sed homines custodiuntur a Deo; secundum illud Psalmi CXX, non dormitabit neque dormiet qui custodit Israel. Ergo non est necessarium quod homo custodiatur ab Angelo.
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[33131] Iª q. 113 a. 1 arg. 2
2. Dove c'è un custode più forte, è supefluo quello più debole. Ora, l'uomo ha Dio per custode, secondo le parole del Salmo: "Non s'addormenterà né dormirà colui che custodisce Israele". Quindi non c'è bisogno che l'uomo sia custodito dagli angeli.
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[33132] Iª q. 113 a. 1 arg. 3 Praeterea, perditio custoditi redundat in negligentiam custodis, unde dicitur cuidam, III Reg. XX, custodi virum istum, qui si lapsus fuerit, erit anima tua pro anima eius. Sed multi homines quotidie pereunt, in peccatum cadentes, quibus Angeli subvenire possent vel visibiliter apparendo, vel miracula faciendo, vel aliquo simili modo. Essent ergo negligentes Angeli, si eorum custodiae homines essent commissi, quod patet esse falsum. Non igitur Angeli sunt hominum custodes.
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[33132] Iª q. 113 a. 1 arg. 3
3. La rovina della persona custodita ricade sulla negligenza di chi la custodisce; difatti sta scritto: "Custodisci quest'uomo: se egli cadrà, la tua vita risponderà per la vita di lui". Ma molti uomini giornalmente periscono cadendo in peccato, mentre gli angeli potrebbero aiutarli, o apparendo loro visibilmente, o facendo miracoli, o in altri modi consimili. Se quindi gli uomini fossero davvero affidati alla custodia degli angeli, questi sarebbero negligenti: e ciò evidentemente è falso. Gli angeli, dunque, non sono custodi degli uomini.
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[33133] Iª q. 113 a. 1 s. c. Sed contra est quod dicitur in Psalmo, Angelis suis mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis.
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[33133] Iª q. 113 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Si legge nei Salmi: "Agli angeli suoi ha dato ordini per te, che ti custodiscano in tutte le tue vie".
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[33134] Iª q. 113 a. 1 co. Respondeo dicendum quod, secundum rationem divinae providentiae, hoc in rebus omnibus invenitur, quod mobilia et variabilia per immobilia et invariabilia moventur et regulantur; sicut omnia corporalia per substantias spirituales immobiles, et corpora inferiora per corpora superiora, quae sunt invariabilia secundum substantiam. Sed et nos ipsi regulamur circa conclusiones in quibus possumus diversimode opinari, per principia quae invariabiliter tenemus. Manifestum est autem quod in rebus agendis cognitio et affectus hominis multipliciter variari et deficere possunt a bono. Et ideo necessarium fuit quod hominibus Angeli ad custodiam deputarentur, per quos regularentur et moverentur ad bonum.
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[33134] Iª q. 113 a. 1 co.
RISPONDO: Nel creato, secondo il piano della divina provvidenza, si riscontra questa legge, che gli esseri mobili e mutabili sono mossi e regolati mediante esseri immobili e immutabili; e cioè tutti gli esseri corporei mediante sostanze spirituali immobili, e i corpi inferiori, mediante i corpi superiori, che sono immutabili nella loro essenza. Anche noi, del resto, giudichiamo le conclusioni, intorno alle quali c'è variabilità di opinioni, guidati da principii che teniamo con certezza immutabile. - Ora è evidente che la conoscenza e gli affetti dell'uomo, nell'attività pratica, possono variare e deviare in più modi dal bene. Era perciò necessario che all'uomo fossero assegnati degli angeli, quali suoi custodi, affinché lo guidassero e lo muovessero al bene.
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[33135] Iª q. 113 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod per liberum arbitrium potest homo aliqualiter malum vitare, sed non sufficienter, quia infirmatur circa affectum boni, propter multiplices animae passiones. Similiter etiam universalis cognitio naturalis legis, quae homini naturaliter adest, aliqualiter dirigit hominem ad bonum, sed non sufficienter, quia in applicando universalia principia iuris ad particularia opera, contingit hominem multipliciter deficere. Unde dicitur Sap. IX, cogitationes mortalium timidae, et incertae providentiae nostrae. Et ideo necessaria fuit homini custodia Angelorum.
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[33135] Iª q. 113 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'uomo, col suo libero arbitrio, è in grado di evitare il male in parte, ma non del tutto; perché egli è reso debole, nel suo amore del bene, dalle molte passioni dell'anima. Parimente, anche la conoscenza che egli possiede della legge naturale, e che è a lui congenita, può in parte dirigerlo al bene, ma non in maniera adeguata: perché nell'applicare i principii generali del diritto alle azioni particolari, l'uomo più volte s'inganna. Non per nulla sta scritto: "Timidi sono i ragionamenti dei mortali e malsicuri i nostri divisamenti". Era quindi necessaria all'uomo la custodia degli angeli.
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[33136] Iª q. 113 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod ad bene operandum duo requiruntur. Primo quidem, quod affectus inclinetur ad bonum, quod quidem fit in nobis per habitum virtutis moralis. Secundo autem, quod ratio inveniat congruas vias ad perficiendum bonum virtutis, quod quidem philosophus attribuit prudentiae. Quantum ergo ad primum, Deus immediate custodit hominem, infundendo ei gratiam et virtutes. Quantum autem ad secundum, Deus custodit hominem sicut universalis instructor, cuius instructio ad hominem provenit mediantibus Angelis, ut supra habitum est.
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[33136] Iª q. 113 a. 1 ad 2
2. Per operare il bene si richiedono due cose. Primo, che l'affetto sia inclinato al bene: e in noi questo si compie mediante l'abito delle virtù morali. Secondo, che la ragione trovi la via giusta per operare l'atto virtuoso: e questo è compito che il Filosofo assegna alla prudenza. Per quanto, dunque, riguarda la prima cosa, Dio custodisce l'uomo direttamente, infondendogli la grazia e le virtù. Per quanto invece riguarda la seconda, Dio custodisce l'uomo quale supremo maestro, ma il suo insegnamento, come si è visto, perviene all'uomo per tramite degli angeli.
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[33137] Iª q. 113 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod, sicut homines a naturali instinctu boni discedunt propter passionem peccati; ita etiam discedunt ab instigatione bonorum Angelorum, quae fit invisibiliter per hoc quod homines illuminant ad bene agendum. Unde quod homines pereunt, non est imputandum negligentiae Angelorum, sed malitiae hominum. Quod autem aliquando, praeter legem communem, hominibus visibiliter apparent, ex speciali Dei gratia est, sicut etiam quod praeter ordinem naturae miracula fiunt.
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[33137] Iª q. 113 a. 1 ad 3
3. Come l'uomo si discosta dalla naturale inclinazione verso il bene a causa delle passioni che spingono al peccato; così si discosta pure dall'ispirazione degli angeli buoni, prodotta da questi invisibilmente confortando l'uomo a bene operare. Quindi, che gli uomini periscano, non va imputato alla negligenza degli angeli, ma alla malizia degli uomini. - Che poi gli angeli in casi straordinari appaiano talora visibilmente agli uomini, proviene da una grazia speciale di Dio: come quando compiono miracoli, fuori dell'ordine della natura.
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