Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Potere degli angeli sugli uomini > Se l'angelo possa illuminare l'uomo
Prima pars
Quaestio 111
Articulus 1
[33059] Iª q. 111 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod Angelus non possit illuminare hominem. Homo enim illuminatur per fidem, unde Dionysius, in Eccles. Hier., illuminationem attribuit Baptismo, qui est fidei sacramentum. Sed fides immediate est a Deo; secundum illud ad Ephes. II, gratia estis salvati per fidem, et non ex vobis; Dei enim donum est. Ergo homo non illuminatur ab Angelo, sed immediate a Deo.
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Prima parte
Questione 111
Articolo 1
[33059] Iª q. 111 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'angelo non possa illuminare l'uomo. Infatti:
1. L'uomo è illuminato mediante la fede: per questo Dionigi attribuisce l'illuminazione al battesimo, che è il sacramento della fede. Ora, la fede proviene immediatamente da Dio, secondo l'insegnamento di S. Paolo: "Per grazia siete stati salvati mediante la fede; e ciò non è da voi, ma è dono di Dio". Dunque l'uomo non è illuminato dagli angeli, ma immediatamente da Dio.
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[33060] Iª q. 111 a. 1 arg. 2 Praeterea, super illud Rom. I, Deus illis manifestavit, dicit Glossa quod non solum ratio naturalis ad hoc profuit ut divina hominibus manifestarentur, sed etiam Deus illis revelavit per opus suum, scilicet per creaturam. Sed utrumque est a Deo immediate, scilicet ratio naturalis, et creatura. Ergo Deus immediate illuminat hominem.
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[33060] Iª q. 111 a. 1 arg. 2
2. Così la Glossa commenta quell'espressione paolina, "Dio manifestò loro": "Non soltanto la ragione naturale fu utile perché le cose divine si manifestassero agli uomini, ma Dio stesso le rivelò loro mediante l'opera sua", e cioè mediante la creatura. Ora, tanto la ragione naturale quanto la creatura procedono entrambe immediatamente da Dio. Perciò Dio illumina l'uomo immediatamente.
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[33061] Iª q. 111 a. 1 arg. 3 Praeterea, quicumque illuminatur, cognoscit suam illuminationem. Sed homines non percipiunt se ab Angelis illuminari. Ergo non illuminantur ab eis.
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[33061] Iª q. 111 a. 1 arg. 3
3. Chiunque è illuminato, sa di essere illuminato. Ma gli uomini non hanno coscienza di essere illuminati dagli angeli. Quindi non sono illuminati da essi.
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[33062] Iª q. 111 a. 1 s. c. Sed contra est quod Dionysius probat, in IV cap. Cael. Hier., quod revelationes divinorum perveniunt ad homines mediantibus Angelis. Huiusmodi autem revelationes sunt illuminationes, ut supra dictum est. Ergo homines illuminantur per Angelos.
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[33062] Iª q. 111 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Dionigi prova che le rivelazioni delle cose divine giungono all'uomo attraverso gli angeli. Ma tali rivelazioni sono illuminazioni, come abbiamo visto sopra. Dunque gli uomini sono illuminati per mezzo degli angeli.
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[33063] Iª q. 111 a. 1 co. Respondeo dicendum quod, cum divinae providentiae ordo habeat ut actionibus superiorum inferiora subdantur, ut supra dictum est; sicut inferiores Angeli illuminantur per superiores, ita homines qui sunt Angelis inferiores, per eos illuminantur. Sed modus utriusque illuminationis quodammodo est similis, et quodammodo diversus. Dictum est enim supra quod illuminatio, quae est manifestatio divinae veritatis, secundum duo attenditur, scilicet secundum quod intellectus inferior confortatur per actionem intellectus superioris; et secundum quod proponuntur intellectui inferiori species intelligibiles quae sunt in superiori, ut capi possint ab inferiori. Et hoc quidem in Angelis fit, secundum quod superior Angelus veritatem universalem conceptam dividit secundum capacitatem inferioris Angeli, ut supra dictum est. Sed intellectus humanus non potest ipsam intelligibilem veritatem nudam capere, quia connaturale est ei ut intelligat per conversionem ad phantasmata, ut supra dictum est. Et ideo intelligibilem veritatem proponunt Angeli hominibus sub similitudinibus sensibilium; secundum illud quod dicit Dionysius, I cap. Cael. Hier., quod impossibile est aliter nobis lucere divinum radium, nisi varietate sacrorum velaminum circumvelatum. Ex alia vero parte, intellectus humanus, tanquam inferior, fortificatur per actionem intellectus angelici. Et secundum haec duo attenditur illuminatio qua homo illuminatur ab Angelo.
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[33063] Iª q. 111 a. 1 co.
RISPONDO: L'ordine stabilito dalla divina provvidenza vuole, e si è già visto sopra, che gli esseri inferiori siano sotto l'influsso degli esseri superiori; quindi, come gli angeli di grado inferiore sono illuminati da quelli di grado superiore, così gli uomini che sono inferiori agli angeli, sono illuminati da essi.
Però il modo di queste due illuminazioni è in parte simile e in parte diverso. Infatti, come si è detto precedentemente, si ha l'illuminazione, che è manifestazione delle verità divine, in due funzioni: vale a dire, nel fatto che l'intelletto inferiore è corroborato dall'influsso di quello superiore; e nel fatto che le specie intelligibili, presenti nell'intelletto superiore, vengono offerte all'intelletto inferiore adattate alla capacità di esso. Negli angeli ciò si verifica per il fatto che l'angelo superiore, come si è visto, suddivide la verità, da lui concepita in tutta la sua universalità, secondo le capacità dell'angelo inferiore. Ora, l'intelletto umano non può afferrare la nuda verità intelligibile; perché è a lui connaturale intendere mediante il ricorso ai fantasmi, come si disse. Perciò la verità intelligibile gli angeli la presentano all'uomo sotto immagini sensibili, secondo quanto dice Dionigi: "È impossibile che rifulga altrimenti a noi il raggio divino, se non avvolto dalla varietà dei velami sacri". - Quanto all'altra funzione è certo che l'intelletto umano, data la sua inferiorità, riceve un aiuto dall'influsso dell'intelletto angelico. Secondo questi due aspetti, dunque, va intesa l'illuminazione dell'uomo da parte degli angeli.
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[33064] Iª q. 111 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod ad fidem duo concurrunt. Primo quidem habitus intellectus, quo disponitur ad obediendum voluntati tendenti in divinam veritatem, intellectus enim assentit veritati fidei, non quasi convictus ratione, sed quasi imperatus a voluntate; nullus enim credit nisi volens, ut Augustinus dicit. Et quantum ad hoc, fides est a solo Deo. Secundo requiritur ad fidem, quod credibilia proponantur credenti. Et hoc quidem fit per hominem, secundum quod fides est ex auditu, ut dicitur Rom. X; sed per Angelos principaliter, per quos hominibus revelantur divina. Unde Angeli operantur aliquid ad illuminationem fidei. Et tamen homines illuminantur ab Angelis non solum de credendis, sed etiam de agendis.
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[33064] Iª q. 111 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Alla fede concorrono due cose. Primo, un abito intellettivo, che rende l'intelletto disposto a obbedire alla volontà protesa verso la verità divina. Infatti, l'intelletto aderisce alle verità di fede, non perché convinto dalla ragione, ma perché gli è comandato dalla volontà; come scrive S. Agostino, "nessuno crede, se non perché lo vuole". E sotto quest'aspetto la fede proviene solo da Dio. - Secondo, per la fede si esige che le verità da credere siano proposte a chi deve credere. E in questo interviene l'opera dell'uomo, poiché, come dice S. Paolo, "la fede viene dall'ascoltare", ma principalmente intervengono gli angeli, poiché mediante il loro ministero vennero rivelate all'uomo le verità divine. Gli angeli quindi cooperano all'illuminazione che viene dalla fede. - Si osservi tuttavia che l'uomo è illuminato dagli angeli non solo sulle verità da credere, ma anche sulle azioni da compiere.
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[33065] Iª q. 111 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod ratio naturalis, quae est immediate a Deo, potest per Angelum confortari, ut dictum est. Et similiter ex speciebus a creaturis acceptis, tanto altior elicitur intelligibilis veritas, quanto intellectus humanus fuerit fortior. Et sic per Angelum adiuvatur homo, ut ex creaturis perfectius in divinam cognitionem deveniat.
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[33065] Iª q. 111 a. 1 ad 2
2. La ragione naturale, che proviene immediatamente da Dio, può essere corroborata per mezzo degli angeli, nella maniera sopra indicata. - Parimenti, dalle specie intelligibili derivate dalle creature si può ricavare una verità intelligibile tanto più alta, quanto l'intelletto umano sarà più forte. Ecco come l'uomo può essere aiutato dagli angeli nel raggiungere più perfettamente la conoscenza di Dio attraverso le creature.
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[33066] Iª q. 111 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod operatio intellectualis, et illuminatio, dupliciter possunt considerari. Uno modo, ex parte rei intellectae, et sic quicumque intelligit vel illuminatur, cognoscit se intelligere vel illuminari; quia cognoscit rem sibi esse manifestam. Alio modo, ex parte principii, et sic non quicumque intelligit aliquam veritatem, cognoscit quid sit intellectus, qui est principium intellectualis operationis. Et similiter non quicumque illuminatur ab Angelo, cognoscit se ab Angelo illuminari.
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[33066] Iª q. 111 a. 1 ad 3
3. L'operazione intellettuale e l'illuminazione possono considerarsi da due lati. Primo, da parte dell'oggetto conosciuto: e, da questo lato, chiunque intende, o è illuminato, conosce d'intendere e di essere illuminato, perché conosce l'oggetto che a lui si è presentato. Secondo, da parte del principio conoscitivo: e, da questo lato, non chiunque intende una verità sa pure che cosa sia l'intelletto, principio dell'operazione intellettuale. Analogamente, non chiunque è illuminato da un angelo sa pure di essere illuminato da lui.
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