[32828] Iª q. 105 a. 5 co. Respondeo dicendum quod Deum operari in quolibet operante aliqui sic intellexerunt, quod nulla virtus creata aliquid operaretur in rebus, sed solus Deus immediate omnia operaretur; puta quod ignis non calefaceret, sed Deus in igne, et similiter de omnibus aliis. Hoc autem est impossibile. Primo quidem, quia sic subtraheretur ordo causae et causati a rebus creatis. Quod pertinet ad impotentiam creantis, ex virtute enim agentis est, quod suo effectui det virtutem agendi. Secundo, quia virtutes operativae quae in rebus inveniuntur, frustra essent rebus attributae, si per eas nihil operarentur. Quinimmo omnes res creatae viderentur quodammodo esse frustra, si propria operatione destituerentur, cum omnis res sit propter suam operationem. Semper enim imperfectum est propter perfectius, sicut igitur materia est propter formam, ita forma, quae est actus primus, est propter suam operationem, quae est actus secundus; et sic operatio est finis rei creatae. Sic igitur intelligendum est Deum operari in rebus, quod tamen ipsae res propriam habeant operationem. Ad cuius evidentiam, considerandum est quod, cum sint causarum quatuor genera, materia quidem non est principium actionis, sed se habet ut subiectum recipiens actionis effectum. Finis vero et agens et forma se habent ut actionis principium, sed ordine quodam. Nam primo quidem, principium actionis est finis, qui movet agentem; secundo vero, agens; tertio autem, forma eius quod ab agente applicatur ad agendum (quamvis et ipsum agens per formam suam agat); ut patet in artificialibus. Artifex enim movetur ad agendum a fine, qui est ipsum operatum, puta arca vel lectus; et applicat ad actionem securim quae incidit per suum acumen. Sic igitur secundum haec tria Deus in quolibet operante operatur. Primo quidem, secundum rationem finis. Cum enim omnis operatio sit propter aliquod bonum verum vel apparens; nihil autem est vel apparet bonum, nisi secundum quod participat aliquam similitudinem summi boni, quod est Deus; sequitur quod ipse Deus sit cuiuslibet operationis causa ut finis. Similiter etiam considerandum est quod, si sint multa agentia ordinata, semper secundum agens agit in virtute primi, nam primum agens movet secundum ad agendum. Et secundum hoc, omnia agunt in virtute ipsius Dei; et ita ipse est causa actionum omnium agentium. Tertio, considerandum est quod Deus movet non solum res ad operandum, quasi applicando formas et virtutes rerum ad operationem, sicut etiam artifex applicat securim ad scindendum, qui tamen interdum formam securi non tribuit; sed etiam dat formam creaturis agentibus, et eas tenet in esse. Unde non solum est causa actionum inquantum dat formam quae est principium actionis, sicut generans dicitur esse causa motus gravium et levium; sed etiam sicut conservans formas et virtutes rerum; prout sol dicitur esse causa manifestationis colorum, inquantum dat et conservat lumen, quo manifestantur colores. Et quia forma rei est intra rem, et tanto magis quanto consideratur ut prior et universalior; et ipse Deus est proprie causa ipsius esse universalis in rebus omnibus, quod inter omnia est magis intimum rebus; sequitur quod Deus in omnibus intime operetur. Et propter hoc in sacra Scriptura operationes naturae Deo attribuuntur quasi operanti in natura; secundum illud Iob X, pelle et carnibus vestisti me, ossibus et nervis compegisti me.
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[32828] Iª q. 105 a. 5 co.
RISPONDO: Che Dio opera in ogni operante fu inteso da alcuni nel senso che nessuna virtù creata possa compiere qualche cosa nel mondo, e che sia Dio solo direttamente a far tutto; cosicché non sarebbe il fuoco a riscaldare, ma Dio nel fuoco, e così in tutti gli altri casi. - Ma questo è impossibile. Primo, perché sarebbe tolto dal creato il rapporto tra causa ed effetto. Fatto, questo, che denoterebbe l'impotenza del creatore: perché la capacità di operare deriva negli effetti dalla virtù di chi li produce. - Secondo, perché le facoltà operative che si trovano nelle cose, sarebbero state conferite loro invano, se le cose non potessero far niente per loro mezzo.
Anzi, tutte le cose create in certo modo non avrebbero più ragione di essere, se fossero destituite della propria attività: poiché ogni ente è per la sua operazione. Infatti le cose meno perfette sono sempre ordinate a quelle più perfette: perciò, come la materia è per la forma, così la forma, che è l'atto primo, è per la sua operazione, che è l'atto secondo; e in tal modo l'operazione è il fine delle cose create. Quindi, l'affermazione che Dio opera in tutte le cose, va intesa in modo da non pregiudicare il fatto che le cose stesse hanno la propria operazione.
Per averne l'evidenza, bisogna considerare i quattro generi di cause, e notiamo subito che la materia non è un principio operativo, ma fa soltanto da soggetto delle altrui operazioni. Invece, il fine, l'agente e la forma sono principii operativi, ma secondo un certo ordine. Infatti, il primo principio di un'operazione, come è evidente nelle manifatture, è il fine, il quale muove la causa agente; segue la causa agente; e finalmente la forma dello strumento che viene applicato all'azione dall'agente (sebbene lo stesso agente operi in forza della sua forma). Infatti l'artigiano è spinto ad agire dal fine, che è l'opera da produrre, p. es., una cassa o un letto; poi applica all'azione la scure, la quale incide [il legno] mediante l'acutezza del suo taglio.
Orbene, anche Dio opera in ogni operante secondo questi tre generi di causalità. Primo, come causa finale. Infatti ogni operazione tende a un bene vero o apparente; e poiché nessuna cosa costituisce un bene vero o apparente, se non in quanto partecipa una qualche somiglianza cui sommo bene che è Dio, ne segue che Dio stesso è causa finale di qualunque operazione. - Secondo, in ogni serie di cause agenti subordinate tra loro la seconda agisce sempre in virtù della prima: infatti, è il primo agente che muove il secondo ad agire. Quindi, sotto questo punto di vista, tutte le cose agiscono in virtù di Dio stesso; ed egli è perciò causa delle operazioni di tutte le cause agenti. - Terzo, bisogna ricordare che Dio non soltanto muove gli esseri a operare applicando all'operazione le loro forme e le loro virtù, come fa l'artigiano che adopera la scure senza forse aver costruito lui stesso la scure; ma dà anche la forma alla creatura che opera, e la conserva nell'essere. Quindi, non solo è causa delle operazioni in quanto dà la forma che è principio di operazione, come il corpo generante che produce il moto dei corpi gravi e leggeri; ma anche perché conserva nell'essere le forme e le virtù delle cose; nel modo stesso in cui il sole è detto causa della manifestazione dei colori, perché dà e conserva la luce che li manifesta. E poiché la forma è dentro la cosa, e tanto maggiormente quanto più una forma viene prima ed è più universale; ed essendo Dio stesso direttamente in tutte le cose causa dell'essere nella sua universalità, costitutivo di ciò che vi è di più intimo nelle cose; ne segue che Dio opera intimamente in tutte le creature. Ed è per questo motivo che nella sacra Scrittura le operazioni della natura vengono attribuite a Dio quasi operante nella natura stessa, come in quel passo: "Di pelle e di carni tu m'hai rivestito; con ossa e con nervi tu m'hai tessuto".
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