I-II, 80

Seconda parte > Gli atti umani in generale > Vizi e peccati > Il demonio come causa del peccato


Prima pars secundae partis
Quaestio 80
Prooemium

[36996] Iª-IIae q. 80 pr.
Deinde considerandum est de causa peccati ex parte Diaboli. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, utrum Diabolus sit directe causa peccati.
Secundo, utrum Diabolus inducat ad peccandum interius persuadendo.
Tertio, utrum possit necessitatem peccandi inducere.
Quarto, utrum omnia peccata ex Diaboli suggestione proveniant.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 80
Proemio

[36996] Iª-IIae q. 80 pr.
Eccoci a trattare della causalità del demonio sul peccato.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se il demonio sia causa diretta del peccato;
2. Se il demonio induca a peccare persuadendo dall'interno;
3. Se possa costringere a peccare;
4. Se tutti i peccati derivino dalla suggestione del demonio.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Vizi e peccati > Il demonio come causa del peccato > Se il demonio possa essere per l'uomo causa diretta di peccato


Prima pars secundae partis
Quaestio 80
Articulus 1

[36997] Iª-IIae q. 80 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod Diabolus sit homini directe causa peccandi. Peccatum enim directe in affectu consistit. Sed Augustinus dicit, IV de Trin., quod Diabolus suae societati malignos affectus inspirat. Et Beda, super Act., dicit quod Diabolus animam in affectum malitiae trahit. Et Isidorus dicit, in libro de summo bono, quod Diabolus corda hominum occultis cupiditatibus replet. Ergo Diabolus directe est causa peccati.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 80
Articolo 1

[36997] Iª-IIae q. 80 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il demonio possa essere per l'uomo causa diretta di peccato. Infatti:
1. Il peccato consiste direttamente nell'affetto. Ebbene, S. Agostino afferma, che "il demonio ispira ai suoi affetti malvagi". S. Beda poi insegna che "il demonio trascina l'anima all'affetto del male". E S. Isidoro sostiene che "il demonio riempie i cuori degli uomini di occulti desideri". Dunque il demonio è direttamente causa di peccato.

[36998] Iª-IIae q. 80 a. 1 arg. 2
Praeterea, Hieronymus dicit quod sicut Deus est perfector boni, ita Diabolus est perfector mali. Sed Deus est directe causa bonorum nostrorum. Ergo Diabolus est directe causa peccatorum nostrorum.

 

[36998] Iª-IIae q. 80 a. 1 arg. 2
2. S. Girolamo afferma, che "come Dio è artefice del bene, così il demonio è artefice del male". Ma Dio è causa diretta del nostro bene. Quindi il demonio è causa diretta dei nostri peccati.

[36999] Iª-IIae q. 80 a. 1 arg. 3
Praeterea, philosophus probat, in quodam cap. Ethicae Eudemicae, quod oportet esse quoddam principium extrinsecum humani consilii. Consilium autem humanum non solum est de bonis, sed etiam de malis. Ergo sicut Deus movet ad consilium bonum, et per hoc directe est causa boni; ita Diabolus movet hominem ad consilium malum, et per hoc sequitur quod Diabolus directe sit causa peccati.

 

[36999] Iª-IIae q. 80 a. 1 arg. 3
3. Il Filosofo dimostra che deve esserci un principio estrinseco della deliberazione umana. Ora, la deliberazione umana non è soltanto buona, ma è anche cattiva. Perciò, come Dio muove a ben deliberare rivelandosi causa diretta del bene; così il demonio spinge l'uomo a deliberare malamente, e diviene in tal modo causa diretta del peccato.

[37000] Iª-IIae q. 80 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Augustinus probat, in I et III de Lib. Arb., quod nulla alia re fit mens hominis serva libidinis, nisi propria voluntate. Sed homo non fit servus libidinis nisi per peccatum. Ergo causa peccati non potest esse Diabolus, sed sola propria voluntas.

 

[37000] Iª-IIae q. 80 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino dimostra, che "per nessun'altra cosa la mente umana diviene schiava della sensualità, che per volontà propria". Ora, l'uomo diviene schiavo della sensualità solo col peccato. Dunque causa del peccato non può essere il demonio, ma la sola volontà propria.

[37001] Iª-IIae q. 80 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod peccatum actus quidam est. Unde hoc modo potest esse aliquid directe causa peccati, per quem modum aliquis directe est causa alicuius actus. Quod quidem non contingit nisi per hoc quod proprium principium illius actus movet ad agendum. Proprium autem principium actus peccati est voluntas, quia omne peccatum est voluntarium. Unde nihil potest directe esse causa peccati, nisi quod potest movere voluntatem ad agendum. Voluntas autem, sicut supra dictum est, a duobus moveri potest, uno modo, ab obiecto, sicut dicitur quod appetibile apprehensum movet appetitum; alio modo, ab eo quod interius inclinat voluntatem ad volendum. Hoc autem non est nisi vel ipsa voluntas, vel Deus, ut supra ostensum est. Deus autem non potest esse causa peccati, ut dictum est. Relinquitur ergo quod ex hac parte sola voluntas hominis sit directe causa peccati eius. Ex parte autem obiecti, potest intelligi quod aliquid moveat voluntatem tripliciter. Uno modo, ipsum obiectum propositum, sicut dicimus quod cibus excitat desiderium hominis ad comedendum. Alio modo, ille qui proponit vel offert huiusmodi obiectum. Tertio modo, ille qui persuadet obiectum propositum habere rationem boni, quia et hic aliqualiter proponit proprium obiectum voluntati, quod est rationis bonum verum vel apparens. Primo igitur modo, res sensibiles exterius apparentes movent voluntatem hominis ad peccandum, secundo autem et tertio modo, vel Diabolus, vel etiam homo, potest incitare ad peccandum, vel offerendo aliquid appetibile sensui, vel persuadendo rationi. Sed nullo istorum trium modorum potest aliquid esse directa causa peccati, quia voluntas non ex necessitate movetur ab aliquo obiecto nisi ab ultimo fine, ut supra dictum est; unde non est sufficiens causa peccati neque res exterius oblata, neque ille qui eam proponit, neque ille qui persuadet. Unde sequitur quod Diabolus non sit causa peccati directe et sufficienter; sed solum per modum persuadentis, vel proponentis appetibile.

 

[37001] Iª-IIae q. 80 a. 1 co.
RISPONDO: Il peccato è un atto. Perciò una cosa può essere causa diretta del peccato, nel modo che può esserlo di un atto. Ora, questo avviene solo perché codesta cosa muove ad agire il principio proprio di codesto atto. Ma il principio proprio dell'atto peccaminoso è la volontà: giacché ogni peccato è volontario. Quindi non può essere causa diretta del peccato, se non quanto può muovere la volontà ad agire. Ma la volontà, secondo le spiegazioni date sopra, può esser mossa da due cose soltanto: primo, dall'oggetto, nel senso che l'appetibile conosciuto muove l'appetito; secondo, da ciò che dall'interno inclina la volontà a volere. Ma sopra abbiamo visto che questo compito spetta solo, o alla volontà stessa, o a Dio. Dio però non può essere causa del peccato, stando alle prove della questione precedente. Dunque da questo lato rimane che la sola volontà umana è la causa diretta del peccato.
Invece dal lato dell'oggetto è possibile pensare a una triplice mozione della volontà. Primo, da parte dell'oggetto stesso presentato: in questo senso diciamo che il desiderio di mangiare viene eccitato dal cibo. Secondo, da parte di chi propone o presenta codesto oggetto. Terzo, per parte di chi persuade a considerare un bene l'oggetto proposto: poiché anche costui propone in qualche modo alla volontà l'oggetto suo proprio, cioè il bene, vero o apparente che sia. Perciò col primo tipo di mozione muovono la volontà a peccare le cose sensibili presentate esternamente: con il secondo e col terzo possono spingere al peccato, sia il demonio, che l'uomo, o presentando qualche cosa di appetibile ai sensi, o col persuadere la ragione. Ma in nessuno di questi tre modi una cosa può essere causa diretta del peccato: poiché la volontà non è mossa necessariamente da altri oggetti che dall'ultimo fine, come sopra vedemmo; perciò non è causa efficace del peccato né l'oggetto esterno, né chi lo presenta, né chi se ne fa patrocinatore. Dunque il demonio è causa del peccato non in maniera diretta ed efficace; ma solo come patrocinatore, o presentatore dell'oggetto appetibile.

[37002] Iª-IIae q. 80 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod omnes illae auctoritates, et si quae similes inveniantur, sunt referendae ad hoc quod Diabolus suggerendo, vel aliqua appetibilia proponendo, inducit in affectum peccati.

 

[37002] Iª-IIae q. 80 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tutti i testi citati ed altri consimili vanno riferiti al fatto, che il demonio sollecita l'affetto al peccato col suggerire, o col presentare degli oggetti appetibili.

[37003] Iª-IIae q. 80 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod similitudo illa est attendenda quantum ad hoc, quod Diabolus quodammodo est causa peccatorum nostrorum, sicut Deus est aliquo modo causa bonorum nostrorum. Non tamen attenditur quantum ad modum causandi, nam Deus causat bona interius movendo voluntatem, quod Diabolo convenire non potest.

 

[37003] Iª-IIae q. 80 a. 1 ad 2
2. Quel paragone vale solo nel senso che il demonio è in qualche modo causa dei nostri peccati, come Dio è a suo modo causa del nostro bene. Ma non deve intendersi quanto al modo di causare: Dio infatti causa il bene muovendo interiormente la volontà, cosa che il demonio non può fare.

[37004] Iª-IIae q. 80 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod Deus est universale principium omnis interioris motus humani, sed quod determinetur ad malum consilium voluntas humana, hoc directe quidem est ex voluntate humana; et a Diabolo per modum persuadentis, vel appetibilia proponentis.

 

[37004] Iª-IIae q. 80 a. 1 ad 3
3. Dio è la causa, o principio universale di tutti i moti interiori dell'uomo: che poi la volontà umana si determini al male dipende direttamente dalla medesima; e inoltre dal demonio, in quanto questi persuade, o propone l'oggetto appetibile.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Vizi e peccati > Il demonio come causa del peccato > Se il demonio possa indurre al peccato istigando interiormente


Prima pars secundae partis
Quaestio 80
Articulus 2

[37005] Iª-IIae q. 80 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod Diabolus non possit inducere ad peccandum interius instigando. Interiores enim motus animae sunt quaedam opera vitae. Sed nullum opus vitae potest esse nisi a principio intrinseco; nec etiam opus animae vegetabilis, quod est infimum inter opera vitae. Ergo Diabolus secundum interiores motus non potest hominem instigare ad malum.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 80
Articolo 2

[37005] Iª-IIae q. 80 a. 2 arg. 1
SEMBRA che il demonio non possa indurre al peccato istigando interiormente. Infatti:
1. I moti interiori sono atti vitali. Ora, un atto vitale può derivare soltanto da un principio intrinseco; anche se si tratta di una funzione dell'anima vegetativa, cioè dell'atto vitale infimo. Dunque il demonio non può istigare l'uomo al male, servendosi dei moti interiori.

[37006] Iª-IIae q. 80 a. 2 arg. 2
Praeterea, omnes interiores motus, secundum ordinem naturae, a sensibus exterioribus oriuntur. Sed praeter ordinem naturae aliquid operari est solius Dei, ut in primo dictum est. Ergo Diabolus non potest in interioribus motibus hominis aliquid operari, nisi secundum ea quae exterioribus sensibus apparent.

 

[37006] Iª-IIae q. 80 a. 2 arg. 2
2. Tutti i moti interiori derivano dai sensi esterni secondo l'ordine di natura. Ma produrre qualche cosa fuori dell'ordine di natura è solo di Dio, come si disse nella Prima Parte. Quindi il demonio non può produrre nulla nei moti interiori dell'uomo, senza la presentazione di oggetti ai sensi esterni.

[37007] Iª-IIae q. 80 a. 2 arg. 3
Praeterea, interiores actus animae sunt intelligere et imaginari. Sed quantum ad neutrum horum potest Diabolus aliquid operari. Quia, ut in primo habitum est, Diabolus non imprimit in intellectum humanum. In phantasiam etiam videtur quod imprimere non possit, quia formae imaginatae, tanquam magis spirituales, sunt digniores quam formae quae sunt in materia sensibili; quas tamen Diabolus imprimere non potest, ut patet ex his quae in primo habita sunt. Ergo Diabolus non potest secundum interiores motus inducere hominem ad peccatum.

 

[37007] Iª-IIae q. 80 a. 2 arg. 3
3. Atti interni dell'anima sono l'intendere e l'immaginare. Ma in nessuno di essi il demonio è in grado di agire. Egli infatti, come abbiamo visto nella Prima Parte, non può imprimere le specie nell'intelletto umano. E si dimostra che non può imprimerle neppure nella fantasia: poiché le forme fantastiche, perché più spirituali, sono superiori alle forme esistenti nella materia sensibile, che tuttavia il demonio non è in grado di imprimere, come fu dimostrato nella Prima Parte. Dunque il demonio non può indurre l'uomo a peccare servendosi dei moti interiori.

[37008] Iª-IIae q. 80 a. 2 s. c.
Sed contra est quia secundum hoc nunquam tentaret hominem nisi visibiliter apparendo. Quod patet esse falsum.

 

[37008] Iª-IIae q. 80 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Stando a questa conclusione, il demonio non potrebbe tentare l'uomo che apparendogli sensibilmente. Il che è falso.

[37009] Iª-IIae q. 80 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod interior pars animae est intellectiva et sensitiva. Intellectiva autem continet intellectum et voluntatem. Et de voluntate quidem iam dictum est quomodo ad eam Diabolus se habet. Intellectus autem per se quidem movetur ab aliquo illuminante ipsum ad cognitionem veritatis, quod Diabolus circa hominem non intendit, sed magis obtenebrare rationem ipsius ad consentiendum peccato. Quae quidem obtenebratio provenit ex phantasia et appetitu sensitivo. Unde tota interior operatio Diaboli esse videtur circa phantasiam et appetitum sensitivum. Quorum utrumque commovendo, potest inducere ad peccatum, potest enim operari ad hoc quod imaginationi aliquae formae imaginariae praesententur; potest etiam facere quod appetitus sensitivus concitetur ad aliquam passionem. Dictum est enim in primo libro quod natura corporalis spirituali naturaliter obedit ad motum localem. Unde et Diabolus omnia illa causare potest quae ex motu locali corporum inferiorum provenire possunt, nisi virtute divina reprimatur. Quod autem aliquae formae repraesententur imaginationi, consequitur quandoque ad motum localem. Dicit enim philosophus, in libro de somno et vigilia, quod cum animal dormierit, descendente plurimo sanguine ad principium sensitivum, simul descendunt motus, sive impressiones relictae ex sensibilium motionibus, quae in sensibilibus speciebus conservantur, et movent principium apprehensivum, ita quod apparent ac si tunc principium sensitivum a rebus ipsis exterioribus immutaretur. Unde talis motus localis spirituum vel humorum potest procurari a Daemonibus, sive dormiant sive vigilent homines, et sic sequitur quod homo aliqua imaginetur. Similiter etiam appetitus sensitivus concitatur ad aliquas passiones secundum quendam determinatum motum cordis et spirituum. Unde ad hoc etiam Diabolus potest cooperari. Et ex hoc quod passiones aliquae concitantur in appetitu sensitivo, sequitur quod et motum sive intentionem sensibilem praedicto modo reductam ad principium apprehensivum, magis homo percipiat, quia, ut philosophus in eodem libro dicit, amantes modica similitudine in apprehensionem rei amatae moventur. Contingit etiam ex hoc quod passio est concitata, ut id quod proponitur imaginationi, iudicetur prosequendum, quia ei qui a passione detinetur, videtur esse bonum id ad quod per passionem inclinatur. Et per hunc modum Diabolus interius inducit ad peccandum.

 

[37009] Iª-IIae q. 80 a. 2 co.
RISPONDO: L'interno dell'uomo è costituito dalla parte intellettiva e da quella sensitiva. L'intellettiva abbraccia l'intelletto e la volontà. Abbiamo già detto come il demonio muova la volontà. Invece l'intelletto è mosso essenzialmente da chi lo illumina nella conoscenza della verità; cosa che il demonio non cerca, inteso piuttosto ad oscurare la ragione dell'uomo, per ottenere il consenso nel peccato. Ora, codesto oscuramento può derivare dalla fantasia e dall'appetito sensitivo. Perciò tutta l'azione interiore del demonio si riduce alla fantasia e all'appetito sensitivo; muovendo i quali può indurre al peccato. Infatti egli può agire in modo da presentare all'immaginazione delle forme fantastiche; e può agire in modo da eccitare l'appetito sensitivo verso qualche passione.
Infatti nella Prima Parte abbiamo dimostrato che gli esseri corporei obbediscono a quelli spirituali quanto al moto locale. Perciò il demonio, se non è tenuto a freno dalla virtù di Dio, è in grado di causare tutto ciò che può derivare dal moto locale dei corpi inferiori. Ora, la rappresentazione di certi fantasmi nella immaginativa talora dipende dal moto locale. Scrive infatti il Filosofo, che "quando l'animale dorme, con l'affluire del sangue verso il principio sensitivo, affluiscono anche i moti", cioè le impressioni lasciate dagli oggetti sensibili conservate nelle immagini sensitive, "e muovono il principio conoscitivo", così da apparire come se il principio conoscitivo venisse alterato in quel momento dalle cose esterne. Perciò codesto moto locale degli spiriti e degli umori può essere procurato anche dai demoni, sia in chi dorme, sia in chi veglia: e di qui nasce che uno immagini determinate cose.
Parimente, in forza di certi moti del cuore e degli spiriti, l'appetito sensitivo viene eccitato a determinate passioni. Perciò il demonio può contribuire anche a questo. E per il fatto che nell'appetito sensitivo sono eccitate certe passioni, avviene che uno percepisce di più il moto o la tendenza sensibile che preme nella maniera suddetta sul principio conoscitivo; poiché, come dice il Filosofo, "chi ama è mosso, da ogni piccolo indizio, a ripensare alla cosa amata". E dal fatto che la passione è eccitata deriva anche che viene giudicato degno di esecuzione quanto l'immaginazione presenta: poiché a chi è in preda a una passione sembra bene quello cui la passione inclina. E in questo modo il demonio può indurre interiormente al peccato.

[37010] Iª-IIae q. 80 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod opera vitae semper etsi sint ab aliquo principio intrinseco, tamen ad ea potest cooperari aliquod exterius agens, sicut etiam ad opera animae vegetabilis operatur calor exterior, ut facilius digeratur cibus.

 

[37010] Iª-IIae q. 80 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene gli atti vitali derivino sempre da un principio intrinseco, tuttavia può sempre contribuire ad essi qualche causa estrinseca: agli atti, p. es., dell'anima vegetativa contribuisce il calore esterno, per facilitare la digestione.

[37011] Iª-IIae q. 80 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod huiusmodi apparitio formarum imaginabilium non est omnino praeter ordinem naturae. Nec est per solum imperium, sed per motum localem, ut dictum est.

 

[37011] Iª-IIae q. 80 a. 2 ad 2
2. Questa apparizione delle immagini fantastiche non è del tutto estranea all'ordine di natura. E neppure avviene solo per un comando, bensì mediante un moto locale, come abbiamo spiegato.

[37012] Iª-IIae q. 80 a. 2 ad 3
Unde patet responsio ad tertium, quia formae illae sunt a sensibus acceptae primordialiter.

 

[37012] Iª-IIae q. 80 a. 2 ad 3
3. È così risolta anche la terza difficoltà: poiché anche codeste forme inizialmente sono ricevute dai sensi.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Vizi e peccati > Il demonio come causa del peccato > Se il demonio possa costringere a peccare


Prima pars secundae partis
Quaestio 80
Articulus 3

[37013] Iª-IIae q. 80 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod Diabolus possit necessitatem inferre ad peccandum. Potestas enim maior potest necessitatem inferre minori. Sed de Diabolo dicitur Iob XLI, non est potestas super terram quae ei valeat comparari. Ergo potest homini terreno necessitatem inferre ad peccandum.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 80
Articolo 3

[37013] Iª-IIae q. 80 a. 3 arg. 1
SEMBRA che il demonio possa costringere a peccare. Infatti:
1. Un potere superiore può imporsi e costringere un potere inferiore. Ora, parlando del demonio la Scrittura afferma: "Non c'è sulla terra un potere somigliante a lui". Dunque egli può costringere l'uomo terrestre a peccare.

[37014] Iª-IIae q. 80 a. 3 arg. 2
Praeterea, ratio hominis non potest moveri nisi secundum ea quae exterius sensibus proponuntur et imaginationi repraesentantur, quia omnis nostra cognitio ortum habet a sensu, et non est intelligere sine phantasmate, ut dicitur in libro de anima. Sed Diabolus potest movere imaginationem hominis, ut dictum est, et etiam exteriores sensus, dicit enim Augustinus, in libro octoginta trium quaest., quod serpit hoc malum, scilicet quod est a Diabolo, per omnes aditus sensuales; dat se figuris, accommodat coloribus, adhaeret sonis, infundit saporibus. Ergo potest rationem hominis ex necessitate inclinare ad peccandum.

 

[37014] Iª-IIae q. 80 a. 3 arg. 2
2. La ragione umana non può agire che secondo gli oggetti esterni, presentati ai sensi o rappresentati dall'immaginazione: poiché tutta la nostra conoscenza ha origine dai sensi, e "non è possibile l'intellezione senza i fantasmi", come scrive Aristotele. Ora, abbiamo visto che il demonio ha il potere di muovere la nostra immaginazione, e persino i sensi esterni: infatti S. Agostino ha scritto che "codesto male", cioè quello dipendente dal demonio, "si insinua attraverso tutte le fessure dei sensi: si presenta nelle figure, si mimetizza nei colori, si armonizza coi suoni, si mescola ai sapori". Perciò il demonio può costringere la ragione umana a peccare.

[37015] Iª-IIae q. 80 a. 3 arg. 3
Praeterea, secundum Augustinum, nonnullum peccatum est, cum caro concupiscit adversus spiritum. Sed concupiscentiam carnis Diabolus potest causare, sicut et ceteras passiones, eo modo quo supra dictum est. Ergo ex necessitate potest inducere ad peccandum.

 

[37015] Iª-IIae q. 80 a. 3 arg. 3
3. A detta di S. Agostino, "c'è un peccato quando la carne prova la concupiscenza contro lo spirito". Ma il demonio può, sia causare la concupiscenza della carne, che le altre passioni, secondo le spiegazioni date. Dunque può costringere a peccare.

[37016] Iª-IIae q. 80 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur I Petr. ult., adversarius vester Diabolus tanquam leo rugiens circuit, quaerens quem devoret, cui resistite fortes in fide. Frustra autem talis admonitio daretur, si homo ei ex necessitate succumberet. Non ergo potest homini necessitatem inducere ad peccandum.

 

[37016] Iª-IIae q. 80 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Pietro ha scritto: "Il vostro avversario, il diavolo, vi gira attorno come un leone ruggente, cercando chi divorare: resistetegli forti nella fede". Ora, codesta ammonizione sarebbe inutile, se l'uomo dovesse necessariamente soccombere. Dunque il demonio non può costringere l'uomo a peccare.

[37017] Iª-IIae q. 80 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod Diabolus propria virtute, nisi refraenetur a Deo, potest aliquem inducere ex necessitate ad faciendum aliquem actum qui de suo genere peccatum est, non autem potest inducere necessitatem peccandi. Quod patet ex hoc quod homo motivo ad peccandum non resistit nisi per rationem, cuius usum totaliter impedire potest movendo imaginationem et appetitum sensitivum, sicut in arreptitiis patet. Sed tunc, ratione sic ligata, quidquid homo agat, non imputatur ei ad peccatum. Sed si ratio non sit totaliter ligata, ex ea parte qua est libera, potest resistere peccato, sicut supra dictum est. Unde manifestum est quod Diabolus nullo modo potest necessitatem inducere homini ad peccandum.

 

[37017] Iª-IIae q. 80 a. 3 co.
RISPONDO: Per la sua virtù il diavolo potrebbe costringere a compiere atti che nel loro genere sono peccaminosi, se Dio non lo tenesse a freno: non può invece costringerlo a peccare. E ciò si dimostra col fatto che l'uomo può resistere a chi lo spinge al peccato soltanto con la ragione: il cui uso può essere impedito totalmente (dal demonio) col turbamento dell'immaginazione e dell'appetito sensitivo, come è evidente nel caso degli indemoniati. Ma in questo caso, essendo impedita la ragione, qualunque cosa uno faccia non gli è imputata a peccato. Se invece la ragione non è impedita del tutto, per quella parte che è libera può resistere al peccato, come abbiamo visto sopra. È perciò evidente che il demonio non può assolutamente costringere l'uomo a peccare.

[37018] Iª-IIae q. 80 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod non quaelibet potestas maior homine, potest movere voluntatem hominis, sed solus Deus, ut supra habitum est.

 

[37018] Iª-IIae q. 80 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Non qualsiasi potere superiore all'uomo può muovere la volontà umana; ma Dio soltanto, come abbiamo già spiegato.

[37019] Iª-IIae q. 80 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod illud quod est apprehensum per sensum vel imaginationem, non ex necessitate movet voluntatem, si homo habeat usum rationis. Nec semper huiusmodi apprehensio ligat rationem.

 

[37019] Iª-IIae q. 80 a. 3 ad 2
2. Quanto è oggetto del senso e dell'immaginazione non muove necessariamente la volontà, se l'uomo conserva l'uso della ragione. E non sempre codesta conoscenza sensitiva è di ostacolo alla ragione.

[37020] Iª-IIae q. 80 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod concupiscentia carnis contra spiritum, quando ratio ei actualiter resistit, non est peccatum, sed materia exercendae virtutis. Quod autem ratio ei non resistat, non est in potestate Diaboli. Et ideo non potest inducere necessitatem peccati.

 

[37020] Iª-IIae q. 80 a. 3 ad 3
3. La concupiscenza della carne contro lo spirito, quando la ragione la contrasta, non è peccato, ma occasione di virtù. E il fatto che la ragione non resiste non è in potere del demonio. Perciò costui non può costringere a peccare.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Vizi e peccati > Il demonio come causa del peccato > Se tutti i peccati degli uomini dipendano dalla suggestione del demonio


Prima pars secundae partis
Quaestio 80
Articulus 4

[37021] Iª-IIae q. 80 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod omnia peccata hominum sint ex suggestione Diaboli. Dicit enim Dionysius, IV cap. de Div. Nom., quod multitudo Daemonum causa est omnium malorum et sibi et aliis.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 80
Articolo 4

[37021] Iª-IIae q. 80 a. 4 arg. 1
SEMBRA che tutti i peccati degli uomini dipendano dalla suggestione del demonio. Infatti:
1. Dionigi afferma, che "la moltitudine dei demoni è causa di tutti i mali per se stessi e per gli altri".

[37022] Iª-IIae q. 80 a. 4 arg. 2
Praeterea, quicumque peccat mortaliter, efficitur servus Diaboli; secundum illud Ioan. VIII, qui facit peccatum, servus est peccati. Sed ei aliquis in servitutem addicitur, a quo superatus est, ut dicitur II Petr. II. Ergo quicumque facit peccatum, superatus est a Diabolo.

 

[37022] Iª-IIae q. 80 a. 4 arg. 2
2. Chi pecca mortalmente diviene schiavo del peccato: "Chi commette il peccato è schiavo del peccato". D'altra parte S. Pietro afferma, che "uno è schiavo di colui dal quale è stato vinto". Dunque chi commette peccato è vinto dal demonio.

[37023] Iª-IIae q. 80 a. 4 arg. 3
Praeterea, Gregorius dicit quod peccatum Diaboli est irreparabile, quia cecidit nullo suggerente. Si igitur aliqui homines peccarent per liberum arbitrium, nullo suggerente, eorum peccatum esset irremediabile, quod patet esse falsum. Ergo omnia peccata humana a Diabolo suggeruntur.

 

[37023] Iª-IIae q. 80 a. 4 arg. 3
3. S. Gregorio insegna che il peccato del demonio è irreparabile, perché egli cadde senza il suggerimento di nessuno. Perciò se qualche uomo peccasse di proprio arbitrio, senza suggerimento di nessuno, il suo peccato sarebbe irrimediabile: il che è falso. Quindi tutti i peccati umani sono suggeriti dal demonio.

[37024] Iª-IIae q. 80 a. 4 s. c.
Sed contra est quod dicitur in libro de ecclesiasticis dogmatibus, non omnes cogitationes nostrae malae a Diabolo excitantur, sed aliquoties ex nostri arbitrii motu emergunt.

 

[37024] Iª-IIae q. 80 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Nel De Ecclesiasticis Dogmatibus si legge: "Non tutti i nostri cattivi pensieri sono suscitati dal demonio, ma talora derivano dal moto del nostro libero arbitrio".

[37025] Iª-IIae q. 80 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod occasionaliter quidem et indirecte Diabolus est causa omnium peccatorum nostrorum, inquantum induxit primum hominem ad peccandum, ex cuius peccato intantum vitiata est humana natura, ut omnes simus ad peccandum proclives, sicut diceretur esse causa combustionis lignorum qui ligna siccaret, ex quo sequeretur quod facile incenderentur. Directe autem non est causa omnium peccatorum humanorum, ita quod singula peccata persuadeat. Quod Origenes probat ex hoc, quia etiam si Diabolus non esset, homines haberent appetitum cibi et venereorum et similium, qui posset esse inordinatus nisi ratione ordinaretur, quod subiacet libero arbitrio.

 

[37025] Iª-IIae q. 80 a. 4 co.
RISPONDO: Il demonio è causa occasionale e indiretta di tutti i nostri peccati, in quanto fu lui a indurre il primo uomo a quel peccato, dal quale la natura umana fu tanto viziata, da essere noi tutti proclivi alla colpa. Analogamente, si potrebbe dire che è causa della combustione colui che ha seccato le legna, da cui deriva la loro facilità a bruciare. Ma direttamente il demonio non è la causa di tutti i peccati umani, nel senso che li suggerisce tutti. Origene lo dimostra dal fatto che se anche il demonio non esistesse, gli uomini avrebbero ugualmente il desiderio del cibo e dei piaceri venerei, il quale potrebbe essere disordinato, senza il controllo disciplinato della ragione, che dipende dal libero arbitrio.

[37026] Iª-IIae q. 80 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod multitudo Daemonum est causa omnium malorum nostrorum secundum primam originem, ut dictum est.

 

[37026] Iª-IIae q. 80 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come abbiamo spiegato, la moltitudine dei demoni è causa di tutti i nostri peccati, per le vicende della nostra prima origine.

[37027] Iª-IIae q. 80 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod non solum fit servus alicuius qui ab eo superatur, sed etiam qui se ei voluntarie subiicit. Et hoc modo fit servus Diaboli qui motu proprio peccat.

 

[37027] Iª-IIae q. 80 a. 4 ad 2
2. Si diviene schiavi non solo facendosi vincere da qualcuno, ma anche sottomettendosi a lui volontariamente. È così che diviene schiavo del demonio chi pecca di propria iniziativa.

[37028] Iª-IIae q. 80 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod peccatum Diaboli fuit irremediabile, quia nec aliquo suggerente peccavit, nec habuit aliquam pronitatem ad peccandum ex praecedenti suggestione causatam. Quod de nullo hominis peccato dici potest.

 

[37028] Iª-IIae q. 80 a. 4 ad 3
3. Il peccato del demonio fu irreparabile, sia perché egli non ebbe suggeritori, sia perché non ebbe alcuna proclività a peccare, provocata da una sollecitazione precedente. E questo non può dirsi di nessun peccato umano.

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