Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le circostanze degli atti umani > Se le circostanze siano bene enumerate nel III Libro dell'Etica
Prima pars secundae partis
Quaestio 7
Articulus 3
[33821] Iª-IIae q. 7 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod inconvenienter circumstantiae numerentur in III Ethic. Circumstantia enim actus dicitur quod exterius se habet ad actum. Huiusmodi autem sunt tempus et locus. Ergo solae duae sunt circumstantiae, scilicet quando et ubi.
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Prima parte della seconda parte
Questione 7
Articolo 3
[33821] Iª-IIae q. 7 a. 3 arg. 1
SEMBRA che le circostanze non siano bene enumerate nel III Libro dell'Etica. Infatti:
1. Si chiama circostanza dell'atto ciò che ha con esso un rapporto esterno. Tali sono soltanto il tempo e il luogo. Dunque le circostanze sono due sole, e cioè il quanto e il dove.
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[33822] Iª-IIae q. 7 a. 3 arg. 2 Praeterea, ex circumstantiis accipitur quid bene vel male fiat. Sed hoc pertinet ad modum actus. Ergo omnes circumstantiae concluduntur sub una, quae est modus agendi.
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[33822] Iª-IIae q. 7 a. 3 arg. 2
2. Dalle circostanze si desume, se una cosa è fatta bene o male. Ma codesto rientra nelle modalità di un atto. Dunque tutte le circostanze sono racchiuse in quell'unica circostanza che è il modo di agire.
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[33823] Iª-IIae q. 7 a. 3 arg. 3 Praeterea, circumstantiae non sunt de substantia actus. Sed ad substantiam actus pertinere videntur causae ipsius actus. Ergo nulla circumstantia debet sumi ex causa ipsius actus. Sic ergo neque quis, neque propter quid, neque circa quid, sunt circumstantiae, nam quis pertinet ad causam efficientem, propter quid ad finalem, circa quid ad materialem.
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[33823] Iª-IIae q. 7 a. 3 arg. 3
3. Le circostanze non appartengono all'essenza dell'atto. Invece appartengono evidentemente all'essenza dell'atto le cause di esso. Dunque non si deve desumere nessuna circostanza dalle cause dell'atto. E quindi né chi, né perché, né intorno a che cosa sono delle circostanze: infatti chi indica la causa efficiente, perché la causa finale, e intorno a che cosa la causa materiale.
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[33824] Iª-IIae q. 7 a. 3 s. c. Sed contra est auctoritas philosophi in III Ethicorum.
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[33824] Iª-IIae q. 7 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: C'è il brano del Filosofo nel III Libro dell'Etica.
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[33825] Iª-IIae q. 7 a. 3 co. Respondeo dicendum quod Tullius, in sua rhetorica, assignat septem circumstantias, quae hoc versu continentur, quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando. Considerandum est enim in actibus quis fecit, quibus auxiliis vel instrumentis fecerit, quid fecerit, ubi fecerit, cur fecerit, quomodo fecerit, et quando fecerit. Sed Aristoteles, in III Ethic., addit aliam, scilicet circa quid, quae a Tullio comprehenditur sub quid. Et ratio huius annumerationis sic accipi potest. Nam circumstantia dicitur quod, extra substantiam actus existens, aliquo modo attingit ipsum. Contingit autem hoc fieri tripliciter, uno modo, inquantum attingit ipsum actum; alio modo, inquantum attingit causam actus; tertio modo, inquantum attingit effectum. Ipsum autem actum attingit, vel per modum mensurae, sicut tempus et locus; vel per modum qualitatis actus, sicut modus agendi. Ex parte autem effectus, ut cum consideratur quid aliquis fecerit. Ex parte vero causae actus, quantum ad causam finalem, accipitur propter quid; ex parte autem causae materialis, sive obiecti, accipitur circa quid; ex parte vero causae agentis principalis, accipitur quis egerit; ex parte vero causae agentis instrumentalis, accipitur quibus auxiliis.
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[33825] Iª-IIae q. 7 a. 3 co.
RISPONDO: Cicerone nella sua Retorica enumera sette circostanze, contenute nel verso: "Quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando"; "Chi, che cosa, dove, con quali mezzi, perché, in che modo, quando". E difatti dobbiamo considerare, nelle varie azioni, chi le compie, con quali mezzi o strumenti le compie, che cosa ha compiuto, dove, perché e quando lo compie. Aristotele però nel terzo libro dell'Etica ne aggiunge un'altra, e cioè intorno a che cosa, inclusa da Cicerone nel che cosa.
Dell'enumerazione suddetta si può dare questa spiegazione. Si chiama circostanza una cosa che, pur essendo esterna all'essenza di un atto, in qualche modo lo riguarda. E ciò può avvenire in tre maniere: primo, una cosa può riguardare l'atto medesimo; secondo, le sue cause; terzo, gli effetti. Può riguardare l'atto stesso, o come misura, e abbiamo il tempo e il luogo; oppure come qualità dell'atto, e abbiamo il modo di agire. In rapporto all'effetto, abbiamo la considerazione di che cosa uno abbia fatto. Riguardo poi alle cause dell'atto si ha il perché rispetto alla causa finale; in rapporto alla causa materiale abbiamo l'intorno a che cosa. In rapporto alla causa agente principale si considera chi abbia agito; e in rapporto alla causa agente strumentale, con quali mezzi [abbia agito].
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[33826] Iª-IIae q. 7 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod tempus et locus circumstant actum per modum mensurae, sed alia circumstant actum inquantum attingunt ipsum quocumque alio modo, extra substantiam eius existentia.
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[33826] Iª-IIae q. 7 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il tempo e il luogo sono circostanze dell'atto in qualità di misura: ma ci sono altre circostanze che lo riguardano in altre maniere, pur rimanendo estranee alla sua essenza.
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[33827] Iª-IIae q. 7 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod iste modus qui est bene vel male, non ponitur circumstantia, sed consequens ad omnes circumstantias. Sed specialis circumstantia ponitur modus qui pertinet ad qualitatem actus, puta quod aliquis ambulet velociter vel tarde, et quod aliquis percutit fortiter vel remisse, et sic de aliis.
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[33827] Iª-IIae q. 7 a. 3 ad 2
2. Codesto modo, indicato con [gli avverbi] bene o male, non è una circostanza, ma è la risultante di tutte le circostanze. Viene considerato come una circostanza speciale il modo che è una qualità dell'atto: p. es., camminare svelto o adagio, battere forte o piano, e così via.
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[33828] Iª-IIae q. 7 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod illa conditio causae ex qua substantia actus dependet, non dicitur circumstantia; sed aliqua conditio adiuncta. Sicut in obiecto non dicitur circumstantia furti quod sit alienum, hoc enim pertinet ad substantiam furti; sed quod sit magnum vel parvum. Et similiter est de aliis circumstantiis quae accipiuntur ex parte aliarum causarum. Non enim finis qui dat speciem actus, est circumstantia; sed aliquis finis adiunctus. Sicut quod fortis fortiter agat propter bonum fortitudinis, non est circumstantia; sed si fortiter agat propter liberationem civitatis, vel populi Christiani, vel aliquid huiusmodi. Similiter etiam ex parte eius quod est quid, nam quod aliquis perfundens aliquem aqua, abluat ipsum, non est circumstantia ablutionis; sed quod abluendo infrigidet vel calefaciat, et sanet vel noceat, hoc est circumstantia.
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[33828] Iª-IIae q. 7 a. 3 ad 3
3. Le condizioni della causa, dalle quali dipende l'essenza di un atto, non sono circostanze; ma condizioni implicite. Riguardo all'oggetto, p. es., non si può dire che sia una circostanza del furto la roba altrui, poiché appartiene all'essenza di esso; ma solo il fatto di essere molta o poca. Lo stesso si dica delle altre circostanze desunte in rapporto alle altre cause. Infatti il fine che determina la specie dell'atto non è una circostanza; lo è invece un fine connesso. Non è una circostanza, p. es., che l'uomo forte agisca con energia nell'esercizio della fortezza; lo è invece agire in tal modo per la liberazione della città, o del popolo Cristiano, o per altri motivi del genere. Lo stesso vale per il che cosa: infatti non è circostanza di un lavaggio, il fatto che uno versando l'acqua su una persona, la lavi; lo è invece il fatto di raffreddarla o di riscaldarla, di sanarla o di farle del male.
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