[33802] Iª-IIae q. 6 a. 8 co. Respondeo dicendum quod ignorantia habet causare involuntarium ea ratione qua privat cognitionem, quae praeexigitur ad voluntarium, ut supra dictum est. Non tamen quaelibet ignorantia huiusmodi cognitionem privat. Et ideo sciendum quod ignorantia tripliciter se habet ad actum voluntatis, uno modo, concomitanter; alio modo, consequenter; tertio modo, antecedenter. Concomitanter quidem, quando ignorantia est de eo quod agitur, tamen, etiam si sciretur, nihilominus ageretur. Tunc enim ignorantia non inducit ad volendum ut hoc fiat, sed accidit simul esse aliquid factum et ignoratum, sicut, in exemplo posito, cum aliquis vellet quidem occidere hostem, sed ignorans occidit eum, putans occidere cervum. Et talis ignorantia non facit involuntarium, ut philosophus dicit, quia non causat aliquid quod sit repugnans voluntati, sed facit non voluntarium, quia non potest esse actu volitum quod ignoratum est. Consequenter autem se habet ignorantia ad voluntatem, inquantum ipsa ignorantia est voluntaria. Et hoc contingit dupliciter, secundum duos modos voluntarii supra positos. Uno modo, quia actus voluntatis fertur in ignorantiam, sicut cum aliquis ignorare vult ut excusationem peccati habeat, vel ut non retrahatur a peccando, secundum illud Iob XXI, scientiam viarum tuarum nolumus. Et haec dicitur ignorantia affectata. Alio modo dicitur ignorantia voluntaria eius quod quis potest scire et debet, sic enim non agere et non velle voluntarium dicitur, ut supra dictum est. Hoc igitur modo dicitur ignorantia, sive cum aliquis actu non considerat quod considerare potest et debet, quae est ignorantia malae electionis, vel ex passione vel ex habitu proveniens, sive cum aliquis notitiam quam debet habere, non curat acquirere; et secundum hunc modum, ignorantia universalium iuris, quae quis scire tenetur, voluntaria dicitur, quasi per negligentiam proveniens. Cum autem ipsa ignorantia sit voluntaria aliquo istorum modorum, non potest causare simpliciter involuntarium. Causat tamen secundum quid involuntarium, inquantum praecedit motum voluntatis ad aliquid agendum, qui non esset scientia praesente. Antecedenter autem se habet ad voluntatem ignorantia, quando non est voluntaria, et tamen est causa volendi quod alias homo non vellet. Sicut cum homo ignorat aliquam circumstantiam actus quam non tenebatur scire, et ex hoc aliquid agit, quod non faceret si sciret, puta cum aliquis, diligentia adhibita, nesciens aliquem transire per viam, proiicit sagittam, qua interficit transeuntem. Et talis ignorantia causat involuntarium simpliciter.
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[33802] Iª-IIae q. 6 a. 8 co.
RISPONDO: L'ignoranza è in grado di causare atti involontari nella misura che sottrae la cognizione necessaria, come si è detto, all'atto volontario. Tuttavia codesta cognizione non viene sottratta da qualsiasi ignoranza. Si deve perciò considerare che l'ignoranza può avere tre rapporti con l'atto della volontà: primo, di concomitanza; secondo, di conseguenza [effetto]; terzo di antecedenza [causa]. Di concomitanza, quando l'ignoranza riguarda un'azione, che ai compirebbe ugualmente anche se non mancasse la conoscenza. Allora infatti l'ignoranza non è una spinta a volere che l'azione si compia, ma per caso questa viene compiuta essendo ignorata: come quando, nell'esempio riportato, uno il quale desidera di uccidere il suo nemico, l'uccide senza saperlo, credendo di uccidere un cervo. Tale ignoranza non produce un atto involontario, come dice il Filosofo, poiché non causa un'azione che ripugna alla volontà: ma produce un atto non volontario, poiché non può essere oggetto di volontà ciò che si ignora.
Ma l'ignoranza può avere con la volontà un rapporto di conseguenza, in quanto la stessa ignoranza può essere volontaria. E ciò avviene nei due modi già ricordati dell'atto volontario. Nel primo, quando l'atto della volontà ha per oggetto l'ignoranza: è il caso di chi vuole ignorare, per avere una scusa del peccato, o per non essere distolto dal peccato, conforme al detto della Scrittura: "Non vogliamo la conoscenza delle tue vie". Questa ignoranza si dice affettata. - Si dice poi che l'ignoranza è volontaria nella seconda maniera, quando riguarda cose che uno può ed è tenuto a fare: non agire, o non volere in questo caso è un atto volontario, come abbiamo spiegato in precedenza. Si parla d'ignoranza in questo senso, sia nel caso di chi non considera attualmente quello che può ed è tenuto a considerare: e questa è l'ignoranza [di inconsiderazione] implicita nella cattiva scelta, e che proviene, o dalla passione, o dall'abitudine; sia nel caso di uno che non si cura di acquistare le nozioni che è tenuto a possedere: è in questo caso l'ignoranza dei principii più comuni della legge, che ciascuno e tenuto a conoscere, si dice che è volontaria, perché nasce dalla negligenza. - Ora, essendo l'ignoranza stessa volontaria in qualcuno dei modi suddetti, non può causare un atto involontario in senso assoluto. Tuttavia può causarlo in senso relativo, in quanto precede il moto della volontà nel compimento di un'azione, che non avverrebbe, se non mancasse la conoscenza.
Infine l'ignoranza antecede la volontà, quando non è volontaria. e tuttavia porta a volere una cosa, che uno altrimenti non vorrebbe. E'il caso di chi, ignorando una circostanza che non era tenuto a conoscere, compie quello che non avrebbe fatto se l'avesse conosciuta: se uno, p. es., prese le debite cautele, ignorando che un uomo è per la strada, lancia una freccia e uccide il viandante. Tale ignoranza causa un fatto assolutamente involontario.
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