Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Gli effetti dell'ira > Se l'ira accenda al massimo l'ardore del cuore
Prima pars secundae partis
Quaestio 48
Articulus 2
[35569] Iª-IIae q. 48 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod fervor non sit maxime effectus irae. Fervor enim, sicut supra dictum est, pertinet ad amorem. Sed amor, sicut supra dictum est, principium est et causa omnium passionum. Cum ergo causa sit potior effectu, videtur quod ira non faciat maxime fervorem.
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Prima parte della seconda parte
Questione 48
Articolo 2
[35569] Iª-IIae q. 48 a. 2 arg. 1
SEMBRA che l'ira sia la causa principale di tale ardore. Infatti:
1. Abbiamo già detto che l'ardore è proprio dell'amore. Ma abbiamo anche notato che l'amore è principio e causa di tutte le passioni. Ora, essendo la causa maggiore dell'effetto, sembra che l'ira non possa produrre il massimo ardore.
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[35570] Iª-IIae q. 48 a. 2 arg. 2 Praeterea, illa quae de se excitant fervorem, per temporis assiduitatem magis augentur, sicut amor diuturnitate convalescit. Sed ira per tractum temporis debilitatur, dicit enim philosophus, in II Rhetoric., quod tempus quietat iram. Ergo ira non proprie causat fervorem.
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[35570] Iª-IIae q. 48 a. 2 arg. 2
2. Le cose che di suo eccitano l'ardore aumentano col tempo: così l'amore col prolungarsi aumenta. Invece l'ira con l'andar del tempo si smorza: infatti il Filosofo nota, che "il tempo calma l'ira". Dunque l'ira non è propriamente causa dell'ardore.
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[35571] Iª-IIae q. 48 a. 2 arg. 3 Praeterea, fervor additus fervori, augmentat fervorem. Sed maior ira superveniens facit iram mitescere, ut philosophus dicit, in II Rhetoric. Ergo ira non causat fervorem.
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[35571] Iª-IIae q. 48 a. 2 arg. 3
3. Un calore, aggiungendosi ad altro calore; lo rafforza. Invece, come scrive il Filosofo, "col sopraggiungere di un'ira più grande, l'ira ammansisce". Perciò l'ira non causa calore.
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[35572] Iª-IIae q. 48 a. 2 s. c. Sed contra est quod Damascenus dicit, quod ira est fervor eius qui circa cor est sanguinis, ex evaporatione fellis fiens.
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[35572] Iª-IIae q. 48 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: scrive il Damasceno, che "l'ira è l'ardore del sangue intorno al cuore, prodotto dall'evaporazione del fiele".
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[35573] Iª-IIae q. 48 a. 2 co. Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, corporalis transmutatio quae est in passionibus animae, proportionatur motui appetitus. Manifestum est autem quod quilibet appetitus, etiam naturalis, fortius tendit in id quod est sibi contrarium, si fuerit praesens, unde videmus quod aqua calefacta magis congelatur, quasi frigido vehementius in calidum agente. Motus autem appetitivus irae causatur ex aliqua iniuria illata, sicut ex quodam contrario iniacente. Et ideo appetitus potissime tendit ad repellendum iniuriam per appetitum vindictae, et ex hoc sequitur magna vehementia et impetuositas in motu irae. Et quia motus irae non est per modum retractionis, cui proportionatur frigus; sed magis per modum insecutionis, cui proportionatur calor; consequenter fit motus irae causativus cuiusdam fervoris sanguinis et spirituum circa cor, quod est instrumentum passionum animae. Et exinde est quod, propter magnam perturbationem cordis quae est in ira, maxime apparent in iratis indicia quaedam in exterioribus membris. Ut enim Gregorius dicit, in V Moral., irae suae stimulis accensum cor palpitat, corpus tremit, lingua se praepedit, facies ignescit, exasperantur oculi, et nequaquam recognoscuntur noti, ore quidem clamorem format, sed sensus quid loquatur, ignorat.
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[35573] Iª-IIae q. 48 a. 2 co.
RISPONDO: Come abbiamo già detto, l'alterazione fisiologica che accompagna le passioni corrisponde al moto dell'appetito. Ora è noto che qualsiasi appetito, anche quello naturale, tende con più forza verso il suo contrario, quando è presente: infatti vediamo che l'acqua calda si congela di più, perciò allora il freddo agisce sul caldo con più vigore. Ora, il moto appetitivo dell'ira è causato dall段ngiustizia ricevuta, come dalla presenza di un elemento contrario. Perciò l'appetito tende con tutte le sue forze a respingere l'ingiustizia con la brama della vendetta: di qui la vivacità e la violenza del moto dell'ira. E poiché il moto dell'ira non è una fuga, cui corrisponde il freddo; ma è piuttosto un'aggressione, cui corrisponde il calore, il moto dell'ira provoca l'ardore del sangue e degli spiriti vitali intorno al cuore, che è lo strumento delle passioni dell'anima. Ecco perché soprattutto in chi si adira appariscono, per la grande agitazione del cuore, certi segni nelle membra esterne.
Infatti, come scrive S. Gregorio, "acceso dall'impulso dell'ira, il cuore palpita, il corpo trema, la lingua s'inceppa, la faccia s'infiamma, gli occhi si stravolgono, e non si riconoscono più le persone: con la bocca uno forma delle grida, ma non capisce più il senso di ciò che dice".
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[35574] Iª-IIae q. 48 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod amor ipse non ita sentitur, nisi cum eum prodit indigentia, ut Augustinus dicit, in X de Trin. Et ideo quando homo patitur detrimentum amatae excellentiae propter iniuriam illatam, magis sentitur amor; et ideo ferventius cor mutatur ad removendum impedimentum rei amatae; ut sic fervor ipse amoris per iram crescat, et magis sentiatur. Et tamen fervor qui consequitur calorem, alia ratione pertinet ad amorem, et ad iram. Nam fervor amoris est cum quadam dulcedine et lenitate, est enim in bonum amatum. Et ideo assimilatur calori aeris et sanguinis, propter quod, sanguinei sunt magis amativi; et dicitur quod cogit amare iecur, in quo fit quaedam generatio sanguinis. Fervor autem irae est cum amaritudine, ad consumendum, quia tendit ad punitionem contrarii. Unde assimilatur calori ignis et cholerae, et propter hoc Damascenus dicit quod procedit ex evaporatione fellis, et fellea nominatur.
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[35574] Iª-IIae q. 48 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come nota S. Agostino, "anche l'amore non si sente mai così forte, che quando lo rivela l'assenza" [di ciò che si ama]. Perciò, quando uno soffre, per l'offesa ricevuta, la menomazione del prestigio personale che ama, sente di più codesto amore; e quindi il cuore si accende maggiormente per rimuoverne gli ostacoli; cosicché l'ira rende più forte e più sensibile l'ardore stesso dell'amore.
Tuttavia l'ardore che segue dal calore non appartiene allo stesso modo all'amore e all段ra. Poiché l'ardore dell'amore è dolce e soave, avendo per oggetto il bene amato. E quindi è paragonato al calore dell'aria e del sangue: difatti i temperamenti sanguigni sono più portati ad amare; e si dice che "il fegato forza ad amare", perché in esso si riproduce il sangue. - Invece l'ardore dell'ira è amaro, e tende alla consunzione: poiché tende a punire. Perciò è paragonato al calore del fuoco e del fiele: ecco perché, a dire del Damasceno, l'ira "deriva dall'evaporazione della bile, e si dice biliosa".
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[35575] Iª-IIae q. 48 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod omne illud cuius causa per tempus diminuitur, necesse est quod tempore debilitetur. Manifestum est autem quod memoria tempore diminuitur, quae enim antiqua sunt, a memoria de facili excidunt. Ira autem causatur ex memoria iniuriae illatae. Et ideo causa irae per tempus paulatim diminuitur, quousque totaliter tollatur. Maior etiam videtur iniuria quando primo sentitur; et paulatim diminuitur eius aestimatio, secundum quod magis receditur a praesenti sensu iniuriae. Et similiter etiam est de amore, si amoris causa remaneat in sola memoria, unde philosophus dicit, in VIII Ethic., quod si diuturna fiat amici absentia, videtur amicitiae oblivionem facere. Sed in praesentia amici, semper per tempus multiplicatur causa amicitiae, et ideo amicitia crescit. Et similiter esset de ira, si continue multiplicaretur causa ipsius. Tamen hoc ipsum quod ira cito consumitur, attestatur vehementi fervori ipsius. Sicut enim ignis magnus cito extinguitur, consumpta materia; ita etiam ira, propter suam vehementiam, cito deficit.
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[35575] Iª-IIae q. 48 a. 2 ad 2
2. Quanto dipende da una causa, che si esaurisce col tempo, è necessariamente soggetto a ridursi col tempo. Ora, è evidente che la memoria diminuisce col passare del tempo: infatti le cose troppo passate con facilità si dimenticano. E l'ira è causata dal ricordo di un'offesa ricevuta. Perciò la causa dell'ira col tempo diminuisce, finché non cessa totalmente. - Del resto un'offesa sembra più grave da principio; e un po' per volta la sua gravità diminuisce, più ci si allontana dalla prima impressione dell'offesa. - Lo stesso si dica per l'amore, se la causa di esso rimane il solo ricordo: infatti il Filosofo scrive, che "se l'assenza dell'amico è prolungata, produce la dimenticanza dell'amicizia". Se invece l'amico è presente, viene sempre a crescere la causa dell'amicizia. E lo stesso è per l'ira, se di continuo se ne accresce la causa.
Tuttavia il fatto stesso che l'ira presto si consuma, ne mostra la violenza dell'ardore. Infatti, come un gran fuoco, divorando il combustibile, presto si estingue; così l'ira per la sua violenza presto si smorza.
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[35576] Iª-IIae q. 48 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod omnis virtus divisa in plures partes, diminuitur. Et ideo quando aliquis iratus alicui, irascitur postmodum alteri, ex hoc ipso diminuitur ira ad primum. Et praecipue si ad secundum fuerit maior ira, nam iniuria quae excitavit iram ad primum, videbitur, comparatione secundae iniuriae, quae aestimatur maior, esse parva vel nulla.
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[35576] Iª-IIae q. 48 a. 2 ad 3
3. Ogni energia divisa in più parti diminuisce. Perciò, quando chi è adirato con uno si adira con un altro, per ciò stesso diminuisce l'ira verso il primo. E specialmente se l'ira contro il secondo è più grave: infatti in questo caso l'offesa, che ha provocato l'ira verso il primo, sembra poco o nulla in confronto della seconda, ritenuta maggiore.
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