[34868] Iª-IIae q. 31 a. 5 co. Respondeo dicendum quod, sicut iam dictum est, delectatio provenit ex coniunctione convenientis quae sentitur vel cognoscitur. In operibus autem animae, praecipue sensitivae et intellectivae, est hoc considerandum, quod, cum non transeant in materiam exteriorem, sunt actus vel perfectiones operantis, scilicet intelligere, sentire, velle, et huiusmodi, nam actiones quae transeunt in exteriorem materiam, magis sunt actiones et perfectiones materiae transmutatae; motus enim est actus mobilis a movente. Sic igitur praedictae actiones animae sensitivae et intellectivae, et ipsae sunt quoddam bonum operantis, et sunt etiam cognitae per sensum vel intellectum. Unde etiam ex ipsis consurgit delectatio, et non solum ex eorum obiectis. Si igitur comparentur delectationes intelligibiles delectationibus sensibilibus, secundum quod delectamur in ipsis actionibus, puta in cognitione sensus et in cognitione intellectus; non est dubium quod multo sunt maiores delectationes intelligibiles quam sensibiles. Multo enim magis delectatur homo de hoc quod cognoscit aliquid intelligendo, quam de hoc quod cognoscit aliquid sentiendo. Quia intellectualis cognitio et perfectior est, et etiam magis cognoscitur, quia intellectus magis reflectitur supra actum suum quam sensus. Est etiam cognitio intellectiva magis dilecta, nullus enim est qui non magis vellet carere visu corporali quam visu intellectuali, eo modo quo bestiae vel stulti carent, sicut Augustinus dicit, in libro de Civ. Dei. Sed si comparentur delectationes intelligibiles spirituales delectationibus sensibilibus corporalibus, sic, secundum se et simpliciter loquendo, delectationes spirituales sunt maiores. Et hoc apparet secundum tria quae requiruntur ad delectationem, scilicet bonum coniunctum, et id cui coniungitur, et ipsa coniunctio. Nam ipsum bonum spirituale et est maius quam corporale bonum; et est magis dilectum. Cuius signum est quod homines etiam a maximis corporalibus voluptatibus abstinent, ut non perdant honorem, qui est bonum intelligibile. Similiter etiam ipsa pars intellectiva est multo nobilior, et magis cognoscitiva, quam pars sensitiva. Coniunctio etiam utriusque est magis intima, et magis perfecta, et magis firma. Intimior quidem est, quia sensus sistit circa exteriora accidentia rei, intellectus vero penetrat usque ad rei essentiam; obiectum enim intellectus est quod quid est. Perfectior autem est, quia coniunctioni sensibilis ad sensum adiungitur motus, qui est actus imperfectus, unde et delectationes sensibiles non sunt totae simul, sed in eis aliquid pertransit, et aliquid expectatur consummandum, ut patet in delectatione ciborum et venereorum. Sed intelligibilia sunt absque motu, unde delectationes tales sunt totae simul. Est etiam firmior, quia delectabilia corporalia sunt corruptibilia, et cito deficiunt; bona vero spiritualia sunt incorruptibilia. Sed quoad nos, delectationes corporales sunt magis vehementes, propter tria. Primo, quia sensibilia sunt magis nota, quoad nos, quam intelligibilia. Secundo etiam, quia delectationes sensibiles, cum sint passiones sensitivi appetitus, sunt cum aliqua transmutatione corporali. Quod non contingit in delectationibus spiritualibus, nisi per quandam redundantiam a superiori appetitu in inferiorem. Tertio, quia delectationes corporales appetuntur ut medicinae quaedam contra corporales defectus vel molestias, ex quibus tristitiae quaedam consequuntur. Unde delectationes corporales, tristitiis huiusmodi supervenientes, magis sentiuntur, et per consequens magis acceptantur, quam delectationes spirituales quae non habent tristitias contrarias, ut infra dicetur.
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[34868] Iª-IIae q. 31 a. 5 co.
RISPONDO: Come abbiamo detto in principio, il piacere deriva dal raggiungimento di un oggetto conveniente, conosciuto mediante il senso o l'intelletto. Ora, si deve considerare che tra le operazioni dell'anima, specialmente di quella sensitiva e intellettiva, alcune sono atti o perfezioni del soggetto operativo, poiché non passano su una materia esterna: così l'intellezione, la sensazione, il volere e simili; infatti le azioni [transitive] che passano su una materia esterna sono piuttosto azioni e perfezioni della materia così alterata; cosicché il moto si definisce, "atto di un mobile da parte di un motore". Perciò le suddette operazioni dell'anima sensitiva e intellettiva, sono direttamente un bene del soggetto operante, e sono inoltre conosciute dal senso, o dall'intelletto. E quindi da esse direttamente scaturisce il piacere, e non soltanto dal loro oggetto.
Ora, se confrontiamo i piaceri di ordine spirituale, ai piaceri sensibili rispetto al godimento delle azioni medesime, p. es., quello prodotto dalla conoscenza dei sensi con quello dovuto alla conoscenza dell'intelletto, non c’è dubbio che i piaceri di ordine intellettuale sono superiori a quelli del senso. Perché la conoscenza intellettiva è più perfetta, e se ne ha maggiore coscienza; poiché l'intelletto più del senso è capace di riflettere sul proprio atto. Inoltre la conoscenza intellettiva è più amata: non c'è nessuno, infatti, come scrive S. Agostino che non preferirebbe essere privato della luce degli occhi, anziché della luce dell'intelletto come una bestia o un pazzo.
Se poi confrontiamo i piaceri di ordine spirituale ai piaceri sensibili e materiali [nel loro oggetto], allora di suo e assolutamente parlando sono maggiori i piaceri spirituali. E ciò è dimostrabile in rapporto ai tre elementi costitutivi del piacere: cioè al bene raggiunto, al soggetto cui detto bene inerisce e si unisce, e alla loro unione. Infatti il bene spirituale è superiore al bene materiale, ed è più amato. E lo prova il fatto che gli uomini si astengono anche dai più grandi piaceri e voluttà della carne, per non perdere l'onore che è un bene spirituale. Inoltre la parte intellettiva è più nobile e più aperta alla conoscenza che la parte sensitiva. – Finalmente l'unione del bene col soggetto è più intima, più perfetta e più durevole. È più intima, perché il senso si ferma agli accidenti esterni di una cosa: invece l'intelletto penetra fino all'essenza di essa; infatti l'intelletto ha per oggetto l'essenza delle cose. È più perfetta, perché l'unione dell'oggetto sensibile col senso implica il moto, che è un atto imperfetto: infatti i piaceri sensibili non sono pieni e simultanei, ma in essi c’è qualcosa che è già trascorso, e qualche cosa di cui si attende il compimento, com'è evidente nei piaceri venerei e gastronomici. Invece i beni spirituali trascendono il moto: e quindi sono pieni e simultanei. E anche più duratura: poiché l'oggetto dei piaceri corporei è corruttibile, e presto finisce; mentre i beni spirituali sono incorruttibili.
Tuttavia in rapporto a noi i piaceri materiali sono più virulenti, per tre motivi. Primo, perché i beni sensibili sono da noi conosciuti più di quelli spirituali. - Secondo, perché i piaceri sensibili sono accompagnati da un'alterazione fisiologica. E questo nei piaceri spirituali non avviene, che in forza di una ridondanza dell'appetito superiore su quello inferiore. - Terzo, perché i piaceri materiali sono desiderati come medicine contro le deficienze e le molestie del corpo, che provocano dolore o tristezza. Perciò i piaceri del corpo, succedendo a codesti stati di tristezza si sentono di più, e quindi sono più accetti dei piaceri spirituali, che non hanno tristezze contrarie, come vedremo.
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