Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > La causa dell'amore > Se la somiglianza sia causa dell'amore
Prima pars secundae partis
Quaestio 27
Articulus 3
[34684] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod similitudo non sit causa amoris. Idem enim non est causa contrariorum. Sed similitudo est causa odii, dicitur enim Prov. XIII, quod inter superbos semper sunt iurgia; et philosophus dicit, in VIII Ethic., quod figuli corrixantur ad invicem. Ergo similitudo non est causa amoris.
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Prima parte della seconda parte
Questione 27
Articolo 3
[34684] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 1
SEMBRA che la somiglianza non sia causa dell'amore. Infatti:
1. Una cosa non può esser causa di fatti contrari. Ora, la somiglianza causa l'odio: poiché sta scritto, che "tra i superbi vi sono sempre risse", e il Filosofo ricorda, che "i vasai litigano tra loro". Dunque la somiglianza non causa l'amore.
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[34685] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 2 Praeterea, Augustinus dicit, in IV Confess., quod aliquis amat in alio quod esse non vellet, sicut homo amat histrionem, qui non vellet esse histrio. Hoc autem non contingeret, si similitudo esset propria causa amoris, sic enim homo amaret in altero quod ipse haberet, vel vellet habere. Ergo similitudo non est causa amoris.
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[34685] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 2
2. S. Agostino fa osservare, che "uno ama nell'altro quello che egli non vorrebbe essere: così uno ama l'istrione, senza voler essere un istrione". Ora, questo non succederebbe, se la somiglianza fosse la causa propria dell'amore: che allora uno amerebbe nell'altro le proprie qualità, o quelle che vorrebbe avere. Dunque la somiglianza non è causa dell'amore.
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[34686] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 3 Praeterea, quilibet homo amat id quo indiget, etiam si illud non habeat, sicut infirmus amat sanitatem, et pauper amat divitias. Sed inquantum indiget et caret eis, habet dissimilitudinem ad ipsa. Ergo non solum similitudo, sed etiam dissimilitudo est causa amoris.
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[34686] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 3
3. Ognuno ama ciò di cui ha bisogno, anche se non lo possiede: così l'infermo ama la salute, e il povero le ricchezze. Ma in quanto ha bisogno di tali cose ne è privo, ed è dissimile da esse. Perciò non soltanto la somiglianza è causa dell'amore.
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[34687] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 4 Praeterea, philosophus dicit, in II Rhetoric., quod beneficos in pecunias et salutem amamus, et similiter eos qui circa mortuos servant amicitiam, omnes diligunt. Non autem omnes sunt tales. Ergo similitudo non est causa amoris.
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[34687] Iª-IIae q. 27 a. 3 arg. 4
4. Il Filosofo scrive, che "noi amiamo coloro che sono generosi nell'aiuto pecuniario e sanitario: così pure quelli che conservano l'amicizia verso i morti sono amati da tutti". Ma non tutti hanno codeste qualità. Dunque la somiglianza non è causa dell'amore.
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[34688] Iª-IIae q. 27 a. 3 s. c. Sed contra est quod dicitur Eccli. XIII, omne animal diligit simile sibi.
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[34688] Iª-IIae q. 27 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Ogni animale ama il suo simile".
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[34689] Iª-IIae q. 27 a. 3 co. Respondeo dicendum quod similitudo, proprie loquendo, est causa amoris. Sed considerandum est quod similitudo inter aliqua potest attendi dupliciter. Uno modo, ex hoc quod utrumque habet idem in actu, sicut duo habentes albedinem, dicuntur similes. Alio modo, ex hoc quod unum habet in potentia et in quadam inclinatione, illud quod aliud habet in actu, sicut si dicamus quod corpus grave existens extra suum locum, habet similitudinem cum corpore gravi in suo loco existenti. Vel etiam secundum quod potentia habet similitudinem ad actum ipsum, nam in ipsa potentia quodammodo est actus. Primus ergo similitudinis modus causat amorem amicitiae, seu benevolentiae. Ex hoc enim quod aliqui duo sunt similes, quasi habentes unam formam, sunt quodammodo unum in forma illa, sicut duo homines sunt unum in specie humanitatis, et duo albi in albedine. Et ideo affectus unius tendit in alterum, sicut in unum sibi; et vult ei bonum sicut et sibi. Sed secundus modus similitudinis causat amorem concupiscentiae, vel amicitiam utilis seu delectabilis. Quia unicuique existenti in potentia, inquantum huiusmodi, inest appetitus sui actus, et in eius consecutione delectatur, si sit sentiens et cognoscens. Dictum est autem supra quod in amore concupiscentiae amans proprie amat seipsum, cum vult illud bonum quod concupiscit. Magis autem unusquisque seipsum amat quam alium, quia sibi unus est in substantia, alteri vero in similitudine alicuius formae. Et ideo si ex eo quod est sibi similis in participatione formae, impediatur ipsemet a consecutione boni quod amat; efficitur ei odiosus, non inquantum est similis, sed inquantum est proprii boni impeditivus. Et propter hoc figuli corrixantur ad invicem, quia se invicem impediunt in proprio lucro, et inter superbos sunt iurgia, quia se invicem impediunt in propria excellentia, quam concupiscunt.
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[34689] Iª-IIae q. 27 a. 3 co.
RISPONDO: Propriamente parlando la somiglianza è causa dell'amore. Ma si deve notare che la somiglianza tra più cose si può verificare in due modi. Primo, per il fatto che l'una e l'altra hanno attualmente la stessa caratteristica: cosi sono simili soggetti dotati di bianchezza. Secondo, perché l'una ha in potenza, e per una certa inclinazione, quello che l'altra possiede attualmente; come se dicessimo che un corpo grave esistente fuori del luogo suo proprio ha somiglianza con quello che là si trova. Oppure ricopia il modo col quale la potenza ha somiglianza con l'atto correlativo: infatti nella potenza già in qualche modo si trova l'atto.
Il primo modo di somiglianza causa, dunque, l'amore di amicizia, o di benevolenza. Infatti, dall'esser simili, cioè dell'avere quasi una forma unica, due individui sono come una cosa sola sotto detta forma; due uomini, p. es., sono una cosa sola nella specie umana, come due bianchi lo sono nella bianchezza. Perciò l'affetto dell'uno tende verso l'altro come fosse tutt'uno con se medesimo; e gli vuole bene come a se medesimo. - Invece il secondo modo di somiglianza causa l'amore di concupiscenza, oppure l'amicizia utile e dilettevole. Poiché chi è in potenza, in quanto tale, aspira a compiere il proprio atto: e nel compimento di esso ha il suo godimento, se è dotato di sensibilità e di conoscenza.
Abbiamo detto sopra, che nell'amore di concupiscenza il soggetto propriamente ama se stesso, nel volere il bene che brama. Ora, uno ama di più se stesso che gli altri: poiché con se stesso ha un'unità sostanziale, con gli altri invece ha unità di somiglianza in qualche forma. Perciò, se viene impedito dal conseguire il bene che ama, da uno che è simile a lui per la partecipazione di una data forma, questi gli diviene odioso; non perché gli somiglia, ma perché è un ostacolo al proprio bene. Per questo "i vasai litigano tra loro", perché s'intralciano reciprocamente nei loro guadagni; e " tra i superbi vi sono sempre risse", perché sono di reciproco impedimento all'eccellenza propria, che essi bramano.
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[34690] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 1 Et per hoc patet responsio ad primum.
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[34690] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. E così è risolta anche la prima difficoltà.
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[34691] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod in hoc etiam quod aliquis in altero amat quod in se non amat, invenitur ratio similitudinis secundum proportionalitatem, nam sicut se habet alius ad hoc quod in eo amatur, ita ipse se habet ad hoc quod in se amat. Puta si bonus cantor bonum amet scriptorem, attenditur ibi similitudo proportionis, secundum quod uterque habet quod convenit ei secundum suam artem.
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[34691] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 2
2. Anche nel fatto che uno ama in un altro quello che non può amare in se medesimo si trova una certa somiglianza di proporzionalità: infatti uno sta alle qualità che ama in se medesimo, come l'altro sta alle qualità che sono amabili in lui. Se un buon cantante, p. es., ama un buon calligrafo, si ha una somiglianza di proporzionalità, in quanto ciascuno di essi possiede la perfezione della propria arte.
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[34692] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod ille qui amat hoc quo indiget, habet similitudinem ad id quod amat sicut quod est potentia ad actum, ut dictum est.
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[34692] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 3
3. Colui che ama ciò di cui ha bisogno, ha una somiglianza con ciò che ama, analoga a quella esistente fra la potenza e l'atto, come abbiamo spiegato.
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[34693] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 4 Ad quartum dicendum quod secundum eandem similitudinem potentiae ad actum, ille qui non est liberalis, amat eum qui est liberalis, inquantum expectat ab eo aliquid quod desiderat. Et eadem ratio est de perseverante in amicitia ad eum qui non perseverat. Utrobique enim videtur esse amicitia propter utilitatem. Vel dicendum quod, licet non omnes homines habeant huiusmodi virtutes secundum habitum completum, habent tamen ea secundum quaedam seminalia rationis, secundum quae, qui non habet virtutem, diligit virtuosum, tanquam suae naturali rationi conformem.
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[34693] Iª-IIae q. 27 a. 3 ad 4
4. L'egoista ama chi è liberale, sempre secondo codesta somiglianza tra potenza e atto, in quanto attende da lui quello che desidera. La medesima ragione vale per l'amore verso chi persevera
nell'amicizia. In tutti e due i casi si tratta di un'amicizia a scopo utilitario. - Oppure si può rispondere che, sebbene tutti gli uomini non abbiano le virtù ricordate nella loro completezza, tuttavia le possiedono in germe; cosicché anche chi non ha la virtù ama il virtuoso, perché lo trova conforme alla propria ragione naturale.
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