Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > L'amore > Se l'amore sia nel concupiscibile
Prima pars secundae partis
Quaestio 26
Articulus 1
[34634] Iª-IIae q. 26 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod amor non sit in concupiscibili. Dicitur enim Sap. VIII, hanc, scilicet sapientiam, amavi et exquisivi a iuventute mea. Sed concupiscibilis, cum sit pars appetitus sensitivi, non potest tendere in sapientiam, quae non comprehenditur sensu. Ergo amor non est in concupiscibili.
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Prima parte della seconda parte
Questione 26
Articolo 1
[34634] Iª-IIae q. 26 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'amore non sia nel concupiscibile. Infatti:
1. Sta scritto: "Questa ho amato", cioè la sapienza, "e ricercato fin dalla gioventù". Ma il concupiscibile, facendo parte dell'appetito sensitivo, non può tendere verso la sapienza, che è superiore al senso. Dunque l'amore non è nel concupiscibile.
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[34635] Iª-IIae q. 26 a. 1 arg. 2 Praeterea, amor videtur esse idem cuilibet passioni, dicit enim Augustinus, in XIV de Civ. Dei, amor inhians habere quod amatur, cupiditas est; id autem habens, eoque fruens, laetitia; fugiens quod ei adversatur, timor est; idque si acciderit sentiens, tristitia est. Sed non omnis passio est in concupiscibili; sed timor, etiam hic enumeratus, est in irascibili. Ergo non est simpliciter dicendum quod amor sit in concupiscibili.
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[34635] Iª-IIae q. 26 a. 1 arg. 2
2. L'amore sembra identificarsi con qualsiasi altra passione; scrive infatti S. Agostino: "L'amore, desiderando possedere ciò che ama, è concupiscenza; possedendolo e godendone, è gioia; fuggendo ciò che lo contraria, è timore; e soffrendolo quando capita, è tristezza". Ora, non tutte le passioni sono nel concupiscibile; il timore, p, es., che è qui ricordato, è nell'irascibile. Perciò non si può affermare senz'altro che l'amore è nel concupiscibile.
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[34636] Iª-IIae q. 26 a. 1 arg. 3 Praeterea, Dionysius, in IV cap. de Div. Nom., ponit quendam amorem naturalem. Sed amor naturalis magis videtur pertinere ad vires naturales, quae sunt animae vegetabilis. Ergo amor non simpliciter est in concupiscibili.
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[34636] Iª-IIae q. 26 a. 1 arg. 3
3. Dionigi parla di un amore naturale (o fisico). Ma l'amore naturale sembra appartenere piuttosto alle facoltà naturali, proprie dell'anima vegetativa. Dunque l'amore, assolutamente parlando, non è nel concupiscibile.
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[34637] Iª-IIae q. 26 a. 1 s. c. Sed contra est quod philosophus dicit, in II Topic., quod amor est in concupiscibili.
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[34637] Iª-IIae q. 26 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Il Filosofo afferma che "l'amore è nel concupiscibile".
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[34638] Iª-IIae q. 26 a. 1 co. Respondeo dicendum quod amor est aliquid ad appetitum pertinens, cum utriusque obiectum sit bonum. Unde secundum differentiam appetitus est differentia amoris. Est enim quidam appetitus non consequens apprehensionem ipsius appetentis, sed alterius, et huiusmodi dicitur appetitus naturalis. Res enim naturales appetunt quod eis convenit secundum suam naturam, non per apprehensionem propriam, sed per apprehensionem instituentis naturam, ut in I libro dictum est. Alius autem est appetitus consequens apprehensionem ipsius appetentis, sed ex necessitate, non ex iudicio libero. Et talis est appetitus sensitivus in brutis, qui tamen in hominibus aliquid libertatis participat, inquantum obedit rationi. Alius autem est appetitus consequens apprehensionem appetentis secundum liberum iudicium. Et talis est appetitus rationalis sive intellectivus, qui dicitur voluntas. In unoquoque autem horum appetituum, amor dicitur illud quod est principium motus tendentis in finem amatum. In appetitu autem naturali, principium huiusmodi motus est connaturalitas appetentis ad id in quod tendit, quae dici potest amor naturalis, sicut ipsa connaturalitas corporis gravis ad locum medium est per gravitatem, et potest dici amor naturalis. Et similiter coaptatio appetitus sensitivi, vel voluntatis, ad aliquod bonum, idest ipsa complacentia boni, dicitur amor sensitivus, vel intellectivus seu rationalis. Amor igitur sensitivus est in appetitu sensitivo, sicut amor intellectivus in appetitu intellectivo. Et pertinet ad concupiscibilem, quia dicitur per respectum ad bonum absolute, non per respectum ad arduum, quod est obiectum irascibilis.
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[34638] Iª-IIae q. 26 a. 1 co.
RISPONDO: L'amore è cosa che interessa la facoltà appetitiva; poiché il bene è oggetto e dell'uno e dell'altra. Perciò, secondo le differenti tendenze appetitive, abbiamo differenti amori. C'è infatti un appetito che non deriva dalla conoscenza del soggetto appetente, ma da quella di un altro: ed esso si denomina appetito naturale. Infatti gli esseri naturali (o fisici) tendono alle cose conformi alla loro natura, non mediante la propria conoscenza, ma in forza di quella di colui che ha istituito la natura, come abbiamo spiegato nella Prima Parte. Ma c'è un altro appetito che segue la conoscenza dello stesso soggetto appetente, però la segue per necessità e non in forza di un libero giudizio. È l'appetito sensitivo dell'animale; che però nell'uomo partecipa un riflesso di libertà, in quanto obbedisce alla ragione. C'è poi un terzo appetito che segue la conoscenza del soggetto appetente, dietro un libero giudizio. Ed esso è l'appetito razionale o intellettivo, denominato volontà.
Ora, in ciascuno di codesti appetiti l'amore sta a indicare il principio del moto tendente al fine amato. Ma nell'appetito, naturale codesto principio è la connaturalità del soggetto appetente con la cosa cui tende, e può chiamarsi amore naturale: p. es., la connaturalità del corpo grave col centro (di gravitazione) è dato dalla gravità, e può chiamarsi amore naturale. Allo stesso modo l'armonizzarsi dell'appetito sensitivo, o della volontà, con un dato bene, cioè la compiacenza stessa nel bene, si denomina amore sensitivo, oppure intellettivo o razionale. Dunque l'amore sensitivo risiede nell'appetito sensitivo, come quello intellettivo nell'appetito intellettivo. E appartiene al concupiscibile: perché si definisce in rapporto al bene in assoluto, e non in rapporto al bene arduo, oggetto dell'irascibile.
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[34639] Iª-IIae q. 26 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod auctoritas illa loquitur de amore intellectivo vel rationali.
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[34639] Iª-IIae q. 26 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quel testo parla dell'amore intellettivo o razionale.
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[34640] Iª-IIae q. 26 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod amor dicitur esse timor, gaudium, cupiditas et tristitia, non quidem essentialiter, sed causaliter.
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[34640] Iª-IIae q. 26 a. 1 ad 2
2. Si dice che l'amore è timore, gioia, concupiscenza e tristezza, non già essenzialmente, ma causalmente.
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[34641] Iª-IIae q. 26 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod amor naturalis non solum est in viribus animae vegetativae, sed in omnibus potentiis animae, et etiam in omnibus partibus corporis, et universaliter in omnibus rebus, quia, ut Dionysius dicit, IV cap. de Div. Nom., omnibus est pulchrum et bonum amabile; cum unaquaeque res habeat connaturalitatem ad id quod est sibi conveniens secundum suam naturam.
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[34641] Iª-IIae q. 26 a. 1 ad 3
3. L'amore naturale non è soltanto nelle facoltà dell'anima vegetativa, ma in tutte le potenze dell'anima, e persino in tutte le parti del corpo, e universalmente in tutte le cose; poiché, come Dionigi insegna: "Il bello e il bene sono amabili per tutti gli esseri; poiché ogni cosa ha una connaturalità con tutto ciò che le conviene secondo la sua natura".
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