I-II, 23

Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Le differenze delle passioni


Prima pars secundae partis
Quaestio 23
Prooemium

[34540] Iª-IIae q. 23 pr.
Deinde considerandum est de passionum differentia ad invicem. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, utrum passiones quae sunt in concupiscibili, sint diversae ab his quae sunt in irascibili.
Secundo, utrum contrarietas passionum irascibili sit secundum contrarietatem boni et mali.
Tertio, utrum sit aliqua passio non habens contrarium.
Quarto, utrum sint aliquae passiones differentes specie, in eadem potentia, non contrariae ad invicem.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 23
Proemio

[34540] Iª-IIae q. 23 pr.
Veniamo ora a considerare le reciproche differenze delle passioni.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se le passioni del concupiscibile siano diverse da quelle dell'irascibile;
2. Se la contrarietà esistente tra le passioni dell'irascibile si riduca alla contrarietà tra il bene e il male;
3. Se ci sia una passione senza il suo contrario;
4. Se nella medesima facoltà ci siano delle passioni di specie differente, ma non contrarie fra loro.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Le differenze delle passioni > Se le passioni del concupiscibile siano diverse da quelle esistenti nell'irascibile


Prima pars secundae partis
Quaestio 23
Articulus 1

[34541] Iª-IIae q. 23 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod passiones eaedem sint in irascibili et in concupiscibili. Dicit enim philosophus, in II Ethic., quod passiones animae sunt quas sequitur gaudium et tristitia. Sed gaudium et tristitia sunt in concupiscibili. Ergo omnes passiones sunt in concupiscibili. Non ergo sunt aliae in irascibili, et aliae in concupiscibili.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 23
Articolo 1

[34541] Iª-IIae q. 23 a. 1 arg. 1
SEMBRA che le passioni dell'irascibile si identifichino con quelle del concupiscibile. Infatti:
1. Aristotele insegna che le passioni dell'anima sono quelle "cui tiene dietro gioia e tristezza". Ora gioia e tristezza sono nel concupiscibile. Dunque tutte le passioni sono nel concupiscibile. Quindi non sono parte nell'irascibile e parte nel concupiscibile.

[34542] Iª-IIae q. 23 a. 1 arg. 2
Praeterea, Matth. XIII, super illud, simile est regnum caelorum fermento etc., dicit Glossa Hieronymi, in ratione possideamus prudentiam, in irascibili odium vitiorum, in concupiscibili desiderium virtutum. Sed odium est in concupiscibili, sicut et amor, cui contrariatur, ut dicitur in II Topic. Ergo eadem passio est in concupiscibili et irascibili.

 

[34542] Iª-IIae q. 23 a. 1 arg. 2
2. Spiegando quel passo evangelico "Il regno dei cieli è simile al lievito....", la Glossa di S. Girolamo commenta: "Possediamo la prudenza nella ragione, l'odio dei vizi nell'irascibile, e il desiderio della virtù nel concupiscibile". Ma l'odio, come l'amore, si trova nel concupiscibile secondo Aristotele. Dunque la stessa passione si trova nell'irascibile e nel concupiscibile.

[34543] Iª-IIae q. 23 a. 1 arg. 3
Praeterea, passiones et actus differunt specie secundum obiecta. Sed passionum irascibilis et concupiscibilis eadem obiecta sunt, scilicet bonum et malum. Ergo eaedem sunt passiones irascibilis et concupiscibilis.

 

[34543] Iª-IIae q. 23 a. 1 arg. 3
3. Gli atti e le passioni differiscono nella specie secondo l'oggetto. Ora, bene e male sono oggetto delle passioni e dell'irascibile e del concupiscibile. Dunque anche codeste passioni non si distinguono.

[34544] Iª-IIae q. 23 a. 1 s. c.
Sed contra, diversarum potentiarum actus sunt specie diversi, sicut videre et audire. Sed irascibilis et concupiscibilis sunt duae potentiae dividentes appetitum sensitivum, ut in primo dictum est. Ergo, cum passiones sint motus appetitus sensitivi, ut supra dictum est, passiones quae sunt in irascibili, erunt aliae secundum speciem a passionibus quae sunt in concupiscibili.

 

[34544] Iª-IIae q. 23 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Gli atti di potenze diverse, vedere e udire, p. es., sono specificamente diversi. Ora, come abbiamo visto nella Prima Parte, l'irascibile e il concupiscibile sono due potenze dell'appetito sensitivo. Perciò, essendo le passioni moti dell'appetito sensitivo, quelle che si trovano nell'irascibile sono specificamente distinte da quelle che risiedono nel concupiscibile.

[34545] Iª-IIae q. 23 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod passiones quae sunt in irascibili et in concupiscibili, differunt specie. Cum enim diversae potentiae habeant diversa obiecta, ut in primo dictum est, necesse est quod passiones diversarum potentiarum ad diversa obiecta referantur. Unde multo magis passiones diversarum potentiarum specie differunt, maior enim differentia obiecti requiritur ad diversificandam speciem potentiarum, quam ad diversificandam speciem passionum vel actuum. Sicut enim in naturalibus diversitas generis consequitur diversitatem potentiae materiae, diversitas autem speciei diversitatem formae in eadem materia; ita in actibus animae, actus ad diversas potentias pertinentes, sunt non solum specie, sed etiam genere diversi; actus autem vel passiones respicientes diversa obiecta specialia comprehensa sub uno communi obiecto unius potentiae, differunt sicut species illius generis. Ad cognoscendum ergo quae passiones sint in irascibili, et quae in concupiscibili, oportet assumere obiectum utriusque potentiae. Dictum est autem in primo quod obiectum potentiae concupiscibilis est bonum vel malum sensibile simpliciter acceptum, quod est delectabile vel dolorosum. Sed quia necesse est quod interdum anima difficultatem vel pugnam patiatur in adipiscendo aliquod huiusmodi bonum, vel fugiendo aliquod huiusmodi malum, inquantum hoc est quodammodo elevatum supra facilem potestatem animalis; ideo ipsum bonum vel malum, secundum quod habet rationem ardui vel difficilis, est obiectum irascibilis. Quaecumque ergo passiones respiciunt absolute bonum vel malum, pertinent ad concupiscibilem; ut gaudium, tristitia, amor, odium, et similia. Quaecumque vero passiones respiciunt bonum vel malum sub ratione ardui, prout est aliquid adipiscibile vel fugibile cum aliqua difficultate, pertinent ad irascibilem; ut audacia, timor, spes, et huiusmodi.

 

[34545] Iª-IIae q. 23 a. 1 co.
RISPONDO: Le passioni dell'irascibile differiscono specificamente da quelle del concupiscibile. Dal momento, infatti, che potenze diverse hanno oggetti diversi, come abbiamo detto nella Prima Parte, passioni di potenze diverse dovranno necessariamente riferirsi a oggetti diversi. Anzi le passioni di differenti potenze hanno una differenza specifica anche più forte: poiché si richiede maggiore differenza di oggetto per costituire la differenza specifica tra le potenze, che per diversificare la specie delle passioni e degli atti. Infatti come tra gli esseri corporei la diversità del genere è connessa con la diversa potenzialità della materia, mentre la diversità della specie dipende dalla diversità di forme in una stessa materia; così nelle funzioni psicologiche, gli atti che appartengono a facoltà diverse sono diversi non solo nella specie, ma anche nel genere; invece gli atti e le passioni riguardanti oggetti specificamente diversi, compresi sotto l'oggetto comune di una data facoltà, differiscono tra loro come specie di un unico genere.
Per conoscere, dunque, quali passioni appartengono all’irascibile e quali al concupiscibile bisogna rifarsi all'oggetto di queste due potenze. Ora, abbiamo già spiegato nella Prima Parte, che l'oggetto del concupiscibile è il bene o il male d'ordine sensibile preso in assoluto, che è rispettivamente piacevole o spiacevole. L'anima, però, talora è costretta a subire una difficoltà o un contrasto nel conseguire il bene, e nel fuggire il male, in quanto esso si trova come al disopra del potere ordinario dell'animale. Perciò il male o il bene, in quanto si presenta arduo o difficile, è oggetto dell'irascibile. E quindi tutte le passioni che si riferiscono al semplice bene o semplice male, quali sono gaudio, tristezza, amore, odio e simili, spettano al concupiscibile. Invece tutte le passioni che riguardano il bene e il male come cosa ardua, in quanto assequibile o eliminabile con una certa difficoltà, spettano all'irascibile: così l'audacia, il timore, la speranza e simili.

[34546] Iª-IIae q. 23 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut in primo dictum est, ad hoc vis irascibilis data est animalibus, ut tollantur impedimenta quibus concupiscibilis in suum obiectum tendere prohibetur, vel propter difficultatem boni adipiscendi, vel propter difficultatem mali superandi. Et ideo passiones irascibilis omnes terminantur ad passiones concupiscibilis. Et secundum hoc, etiam passiones quae sunt in irascibili, consequitur gaudium et tristitia, quae sunt in concupiscibili.

 

[34546] Iª-IIae q. 23 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Abbiamo già detto nella Prima Parte che agli animali è stata concessa la potenza dell'irascibile, per eliminare gli ostacoli che impediscono al concupiscibile di tendere al proprio oggetto, o per la difficoltà di conseguire il bene, o per le difficoltà di superare il male. Perciò tutte le passioni dell'irascibile hanno come termine le passioni del concupiscibile. Per questo motivo anche le passioni dell'irascibile sono accompagnate dal gaudio e dalla tristezza, che risiedono nel concupiscibile.

[34547] Iª-IIae q. 23 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod odium vitiorum attribuit Hieronymus irascibili, non propter rationem odii, quae proprie competit concupiscibili; sed propter impugnationem, quae pertinet ad irascibilem.

 

[34547] Iª-IIae q. 23 a. 1 ad 2
2. S. Girolamo attribuisce l'odio dei vizi all’irascibile non per l'odio in se stesso, che propriamente spetta al concupiscibile; ma per il combattimento [contro di essi] che va attribuito all’irascibile.

[34548] Iª-IIae q. 23 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod bonum inquantum est delectabile, movet concupiscibilem. Sed si bonum habeat quandam difficultatem ad adipiscendum, ex hoc ipso habet aliquid repugnans concupiscibili. Et ideo necessarium fuit esse aliam potentiam quae in id tenderet. Et eadem ratio est de malis. Et haec potentia est irascibilis. Unde ex consequenti passiones concupiscibilis et irascibilis specie differunt.

 

[34548] Iª-IIae q. 23 a. 1 ad 3
3. Il bene in quanto dilettevole muove il concupiscibile. Ma se c’è una certa difficoltà nel conseguirlo, presenta qualche cosa che ripugna al concupiscibile. Perciò era necessario ammettere un'altra potenza, per tendere verso di esso. Lo stesso si dica per il male. Ora, codesta potenza è l'irascibile. Perciò le passioni dell'irascibile e del concupiscibile sono specificamente diverse.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Le differenze delle passioni > Se la contrarietà delle passioni dell'irascibile si riduca alla contrarietà tra bene e male


Prima pars secundae partis
Quaestio 23
Articulus 2

[34549] Iª-IIae q. 23 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod contrarietas passionum irascibilis non sit nisi secundum contrarietatem boni et mali. Passiones enim irascibilis ordinantur ad passiones concupiscibilis, ut dictum est. Sed passiones concupiscibilis non contrariantur nisi secundum contrarietatem boni et mali; sicut amor et odium, gaudium et tristitia. Ergo nec passiones irascibilis.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 23
Articolo 2

[34549] Iª-IIae q. 23 a. 2 arg. 1
SEMBRA che la contrarietà delle passioni dell'irascibile si riduca alla contrarietà esistente tra il bene e il male. Infatti:
1. Le passioni dell'irascibile sono ordinate, come abbiamo detto, alle passioni del concupiscibile. Ma le passioni del concupiscibile, p. es., amore e odio, gaudio e tristezza, non sono contrarie tra loro, se non in forza della contrarietà tra il bene e il male. Dunque lo stesso vale per le passioni dell'irascibile.

[34550] Iª-IIae q. 23 a. 2 arg. 2
Praeterea, passiones differunt secundum obiecta; sicut et motus secundum terminos. Sed contrarietas non est in motibus nisi secundum contrarietatem terminorum, ut patet in V Physic. Ergo neque in passionibus est contrarietas nisi secundum contrarietatem obiectorum. Obiectum autem appetitus est bonum vel malum. Ergo in nulla potentia appetitiva potest esse contrarietas passionum nisi secundum contrarietatem boni et mali.

 

[34550] Iª-IIae q. 23 a. 2 arg. 2
2. Le passioni differiscono secondo il loro oggetto, come i vari moti secondo il loro termine. Ma la contrarietà dei moti si riduce alla contrarietà dei termini, come Aristotele spiega. Dunque tra le passioni stesse la contrarietà si riduce alla contrarietà dei loro oggetti. Ora, oggetto dell'appetito è il bene o il male. Perciò non ci può essere contrarietà di passioni in una potenza appetitiva, che non si riduca alla contrarietà tra bene e male.

[34551] Iª-IIae q. 23 a. 2 arg. 3
Praeterea, omnis passio animae attenditur secundum accessum et recessum, ut Avicenna dicit, in sexto de naturalibus. Sed accessus causatur ex ratione boni, recessus autem ex ratione mali, quia sicut bonum est quod omnia appetunt, ut dicitur in I Ethic., ita malum est quod omnia fugiunt. Ergo contrarietas in passionibus animae non potest esse nisi secundum bonum et malum.

 

[34551] Iª-IIae q. 23 a. 2 arg. 3
3. Avicenna scrive che "ogni passione dell'anima si presenta come attrazione, oppure come ripulsa". Ma l'attrazione viene causata dal bene, e la ripulsa dal male: poiché come, a dire di Aristotele, "il bene è ciò che tutti gli esseri desiderano", così il male è ciò che tutti fuggono. Dunque la contrarietà tra le passioni dell'anima non può essere basata che sull'antinomia tra bene e male.

[34552] Iª-IIae q. 23 a. 2 s. c.
Sed contra, timor et audacia sunt contraria, ut patet in III Ethic. sed timor et audacia non differunt secundum bonum et malum, quia utrumque est respectu aliquorum malorum. Ergo non omnis contrarietas passionum irascibilis est secundum contrarietatem boni et mali.

 

[34552] Iª-IIae q. 23 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Timore e audacia sono contrari, come Aristotele dimostra. Ma la distinzione tra timore e audacia non è basata sull'antinomia tra bene e male: poiché l'uno e l'altra hanno per oggetto il male. Dunque la contrarietà delle passioni dell'irascibile non sempre si riduce all'opposizione tra bene e male.

[34553] Iª-IIae q. 23 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod passio quidam motus est, ut dicitur in III Physic. Unde oportet contrarietatem passionum accipere secundum contrarietatem motuum vel mutationum. Est autem duplex contrarietas in mutationibus vel motibus, ut dicitur in V Physic. Una quidem secundum accessum et recessum ab eodem termino, quae quidem contrarietas est proprie mutationum, idest generationis, quae est mutatio ad esse, et corruptionis, quae est mutatio ab esse. Alia autem secundum contrarietatem terminorum, quae proprie est contrarietas motuum, sicut dealbatio, quae est motus a nigro in album, opponitur denigrationi, quae est motus ab albo in nigrum. Sic igitur in passionibus animae duplex contrarietas invenitur, una quidem secundum contrarietatem obiectorum, scilicet boni et mali; alia vero secundum accessum et recessum ab eodem termino. In passionibus quidem concupiscibilis invenitur prima contrarietas tantum, quae scilicet est secundum obiecta, in passionibus autem irascibilis invenitur utraque. Cuius ratio est quia obiectum concupiscibilis, ut supra dictum est, est bonum vel malum sensibile absolute. Bonum autem, inquantum bonum, non potest esse terminus ut a quo, sed solum ut ad quem, quia nihil refugit bonum inquantum bonum, sed omnia appetunt ipsum. Similiter nihil appetit malum inquantum huiusmodi, sed omnia fugiunt ipsum, et propter hoc, malum non habet rationem termini ad quem, sed solum termini a quo. Sic igitur omnis passio concupiscibilis respectu boni, est ut in ipsum, sicut amor, desiderium et gaudium, omnis vero passio eius respectu mali, est ut ab ipso, sicut odium, fuga seu abominatio, et tristitia. Unde in passionibus concupiscibilis non potest esse contrarietas secundum accessum et recessum ab eodem obiecto. Sed obiectum irascibilis est sensibile bonum vel malum, non quidem absolute, sed sub ratione difficultatis vel arduitatis, ut supra dictum est. Bonum autem arduum sive difficile habet rationem ut in ipsum tendatur, inquantum est bonum, quod pertinet ad passionem spei; et ut ab ipso recedatur, inquantum est arduum vel difficile, quod pertinet ad passionem desperationis. Similiter malum arduum habet rationem ut vitetur, inquantum est malum, et hoc pertinet ad passionem timoris, habet etiam rationem ut in ipsum tendatur, sicut in quoddam arduum, per quod scilicet aliquid evadit subiectionem mali, et sic tendit in ipsum audacia. Invenitur ergo in passionibus irascibilis contrarietas secundum contrarietatem boni et mali, sicut inter spem et timorem, et iterum secundum accessum et recessum ab eodem termino, sicut inter audaciam et timorem.

 

[34553] Iª-IIae q. 23 a. 2 co.
RISPONDO: La passione è un moto, come spiega Aristotele. Perciò la contrarietà delle passioni va considerata secondo la contrarietà dei moti o delle mutazioni. Ora, nelle mutazioni, o nei moti, ci sono due tipi di contrarietà. La prima è basata sull'atto di accedere o di recedere rispetto a un medesimo termine: e codesta contrarietà è propria delle trasmutazioni, cioè della generazione, che sfocia nell'essere, e della corruzione, che dall'essere si allontana. La seconda è fondata sull'opposizione dei termini, ed è la contrarietà esistente propriamente tra i moti: l'imbiancare, p. es., moto dal nero al bianco, è opposto all'annerire che è il moto dal bianco al nero.
Orbene, anche nelle passioni dell'anima ci sono questi due tipi di contrarietà: la prima fondata sulla contrarietà degli oggetti, cioè sull'antinomia tra bene e male; la seconda fondata sull'atto di accedere o di recedere rispetto a un medesimo termine. Nelle passioni del concupiscibile si trova soltanto la prima, cioè quella fondata sull'opposizione degli oggetti tra loro; invece nelle passioni dell'irascibile si trova anche la seconda. E la ragione è questa, che l'oggetto del concupiscibile, come si ricorderà, è il bene o il male d'ordine sensibile assolutamente considerati. E il bene in quanto bene non può essere un termine a quo [da cui si recede], ma solo termine ad quem; poiché nessuna cosa fugge il bene in quanto bene, ma tutte lo desiderano. Così pure non c’è un essere che desideri il male in quanto male, ma tutti lo fuggono: quindi il male non ha mai ragione di termine ad quem, ma solo di termine a quo. Perciò ogni passione del concupiscibile relativa al bene è orientata verso di esso: così l'amore, il desiderio e il gaudio; e ogni sua passione relativa al male è contraria ad esso: così l'odio, la fuga o ripugnanza, e la tristezza. Quindi nelle passioni del concupiscibile non può esserci la contrarietà fondata sull'atto di accedere o di recedere rispetto a un medesimo termine, o a un medesimo oggetto. Invece abbiamo visto che oggetto dell'irascibile è il bene o il male di ordine sensibile, non considerato in assoluto, ma difficile ed arduo.
Ora, il bene arduo o difficile, in quanto bene, ha un aspetto che giustifica una tendenza verso di esso ed è la passione della speranza; e in quanto arduo, o difficile, determina una ripulsa, che è la passione della disperazione. Così pure il male arduo, in quanto male, presenta un aspetto che lo rende scostante: e codesto sentimento costituisce la passione del timore; ma presenta pure un'attrattiva, come cosa ardua mediante la quale si può sfuggire il predominio del male: ed è sotto tale aspetto che l'audacia tende verso di esso. Perciò nelle passioni dell'irascibile si trova la contrarietà riducibile all'antinomia tra bene e male, come tra la speranza e il timore; e vi è pure la contrarietà basata sull'atto di accedere o di recedere rispetto a un medesimo termine, come avviene tra l'audacia e il timore."

[34554] Iª-IIae q. 23 a. 2 ad arg.
Et per hoc patet responsio ad obiecta.

 

[34554] Iª-IIae q. 23 a. 2 ad arg.
Sono così risolte anche le difficoltà.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Le differenze delle passioni > Se vi sia una passione dell'anima senza il suo contrario


Prima pars secundae partis
Quaestio 23
Articulus 3

[34555] Iª-IIae q. 23 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod omnis passio animae habeat aliquid contrarium. Omnis enim passio animae vel est in irascibili vel in concupiscibili, sicut supra dictum est. Sed utraeque passiones habent contrarietatem suo modo. Ergo omnis passio animae habet contrarium.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 23
Articolo 3

[34555] Iª-IIae q. 23 a. 3 arg. 1
SEMBRA che ogni passione dell'anima abbia il suo contrario. Infatti:
1. Le passioni sono, o nell'irascibile, o nel concupiscibile, come abbiamo detto. Ma sia le une che le altre hanno la loro contrarietà. Dunque tutte le passioni hanno il loro contrario.

[34556] Iª-IIae q. 23 a. 3 arg. 2
Praeterea, omnis passio animae habet vel bonum vel malum pro obiecto, quae sunt obiecta universaliter appetitivae partis. Sed passioni cuius obiectum est bonum, opponitur passio cuius obiectum est malum. Ergo omnis passio habet contrarium.

 

[34556] Iª-IIae q. 23 a. 3 arg. 2
2. Ogni passione è indirizzata o al bene, o al male, che formano l'oggetto di tutta la parte appetitiva. Ma alla passione, che ha per oggetto il bene, si contrappone quella che ha per oggetto il male. Quindi ogni passione ha il suo contrario.

[34557] Iª-IIae q. 23 a. 3 arg. 3
Praeterea, omnis passio animae est secundum accessum vel secundum recessum, ut dictum est. Sed cuilibet accessui contrariatur recessus, et e converso. Ergo omnis passio animae habet contrarium.

 

[34557] Iª-IIae q. 23 a. 3 arg. 3
3. Ogni passione, come abbiamo visto, è fondata, o sull'atto di accedere, o su quello di allontanarsi. Ma ad ogni avvicinamento si contrappone un allontanamento, e viceversa. Dunque ogni passione dell'anima ha il suo contrario.

[34558] Iª-IIae q. 23 a. 3 s. c.
Sed contra, ira est quaedam passio animae. Sed nulla passio ponitur contraria irae, ut patet in IV Ethic. Ergo non omnis passio habet contrarium.

 

[34558] Iª-IIae q. 23 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: L'ira è una passione dell'anima. Ma nessuna passione viene indicata da Aristotele come contraria all'ira. Dunque non ogni passione ha il suo contrario.

[34559] Iª-IIae q. 23 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod singulare est in passione irae, quod non potest habere contrarium, neque secundum accessum et recessum, neque secundum contrarietatem boni et mali. Causatur enim ira ex malo difficili iam iniacente. Ad cuius praesentiam, necesse est quod aut appetitus succumbat, et sic non exit terminos tristitiae, quae est passio concupiscibilis, aut habet motum ad invadendum malum laesivum, quod pertinet ad iram. Motum autem ad fugiendum habere non potest, quia iam malum ponitur praesens vel praeteritum. Et sic motui irae non contrariatur aliqua passio secundum contrarietatem accessus et recessus. Similiter etiam nec secundum contrarietatem boni et mali. Quia malo iam iniacenti opponitur bonum iam adeptum, quod iam non potest habere rationem ardui vel difficilis. Nec post adeptionem boni remanet alius motus, nisi quietatio appetitus in bono adepto, quae pertinet ad gaudium, quod est passio concupiscibilis. Unde motus irae non potest habere aliquem motum animae contrarium, sed solummodo opponitur ei cessatio a motu, sicut philosophus dicit, in sua rhetorica, quod mitescere opponitur ei quod est irasci, quod non est oppositum contrarie, sed negative vel privative.

 

[34559] Iª-IIae q. 23 a. 3 co.
RISPONDO: È un fatto unico che la passione dell'ira non può avere il suo contrario, né in base all'atto di accedere e di recedere, né in base alla contrarietà tra il bene e il male. Infatti l'ira viene causata da un male ineliminabile e già presente. E alla presenza di esso è necessario, o che l'appetito soccomba, e allora non passa i limiti della tristezza, passione del concupiscibile; oppure che abbia un moto d'ira per respingere il male dannoso. Un moto di fuga è impossibile; poiché il male è già presente, o passato. Perciò non esiste una passione contraria al moto dell'ira in base all'accedere o recedere.
Così pure non esiste contrarietà in base all'opposizione tra bene e male. Poiché al male già inflitto si oppone il bene già conseguito: ma questo non può avere ormai l'aspetto di bene arduo o difficile. D'altra parte dopo il conseguimento del bene non rimane altro moto che il quietarsi dell'appetito nel bene raggiunto: e questo è il gaudio, passione del concupiscibile.
Dunque il moto dell'ira non può avere un moto psicologico contrario, ma ad esso si oppone soltanto il calmarsi del moto stesso: a dire del Filosofo, "ammansire si oppone ad adirarsi", ma è un'opposizione negativa, o privativa, non già contraria.

[34560] Iª-IIae q. 23 a. 3 ad arg.
Et per hoc patet responsio ad obiecta.

 

[34560] Iª-IIae q. 23 a. 3 ad arg.
Rimangono sciolte così anche le difficoltà.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Le differenze delle passioni > Se nella medesima potenza vi siano delle passioni specificamente diverse non contrarie tra loro


Prima pars secundae partis
Quaestio 23
Articulus 4

[34561] Iª-IIae q. 23 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod non possint in aliqua potentia esse passiones specie differentes, et non contrariae ad invicem. Passiones enim animae differunt secundum obiecta. Obiecta autem passionum animae sunt bonum et malum, secundum quorum differentiam passiones habent contrarietatem. Ergo nullae passiones eiusdem potentiae, non habentes contrarietatem ad invicem, differunt specie.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 23
Articolo 4

[34561] Iª-IIae q. 23 a. 4 arg. 1
SEMBRA che in una potenza non vi possano essere passioni specificamente diverse non contrarie tra loro. Infatti:
1. Le passioni differiscono secondo gli oggetti. Ora oggetto delle passioni sono il bene e il male, le cui differenze costituiscono le contrarietà esistenti tra le passioni. Dunque in una medesima potenza non ci sono passioni, che, senza essere tra loro contrarie, differiscono nella specie.

[34562] Iª-IIae q. 23 a. 4 arg. 2
Praeterea, differentia speciei est differentia secundum formam. Sed omnis differentia secundum formam, est secundum aliquam contrarietatem, ut dicitur in X Metaphys. Ergo passiones eiusdem potentiae quae non sunt contrariae, non differunt specie.

 

[34562] Iª-IIae q. 23 a. 4 arg. 2
2. La differenza specifica è una differenza formale. Ma ogni differenza formale è basata su una contrarietà, come Aristotele afferma. Perciò le passioni di una medesima potenza, che non siano contrarie fra loro, specificamente non differiscono.

[34563] Iª-IIae q. 23 a. 4 arg. 3
Praeterea, cum omnis passio animae consistat in accessu vel recessu ad bonum vel ad malum, necesse videtur quod omnis differentia passionum animae sit vel secundum differentiam boni et mali; vel secundum differentiam accessus et recessus; vel secundum maiorem vel minorem accessum aut recessum. Sed primae duae differentiae inducunt contrarietatem in passionibus animae, ut dictum est. Tertia autem differentia non diversificat speciem, quia sic essent infinitae species passionum animae. Ergo non potest esse quod passiones eiusdem potentiae animae differant specie, et non sint contrariae.

 

[34563] Iª-IIae q. 23 a. 4 arg. 3
3. Qualsiasi passione consiste in un avvicinamento o in un allontanamento rispetto al bene o al male; perciò ogni differenza tra le passioni deve dipendere, o dall'opposizione tra bene e male, o dalla differenza tra avvicinamento e allontanamento, oppure dal grado di vicinanza o di lontananza. Ora, le prime due differenze implicano una contrarietà tra le passioni, come abbiamo spiegato. La terza invece non costituisce una differenza specifica: perché altrimenti sarebbero infinite le specie delle passioni. Non può essere, dunque, che passioni di una medesima potenza differiscano nella specie, senza essere contrarie.

[34564] Iª-IIae q. 23 a. 4 s. c.
Sed contra, amor et gaudium differunt specie, et sunt in concupiscibili. Nec tamen contrariantur ad invicem, quin potius unum est causa alterius. Ergo sunt aliquae passiones eiusdem potentiae quae differunt specie, nec sunt contrariae.

 

[34564] Iª-IIae q. 23 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Amore e gaudio differiscono specificamente e sono entrambi nel concupiscibile. E tuttavia non sono contrari tra loro: ché anzi l'uno è causa dell'altro. Dunque ci sono passioni della stessa potenza che differiscono specificamente, senza essere contrarie.

[34565] Iª-IIae q. 23 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod passiones differunt secundum activa, quae sunt obiecta passionum animae. Differentia autem activorum potest attendi dupliciter, uno modo, secundum speciem vel naturam ipsorum activorum, sicut ignis differt ab aqua; alio modo, secundum diversam virtutem activam. Diversitas autem activi vel motivi quantum ad virtutem movendi, potest accipi in passionibus animae secundum similitudinem agentium naturalium. Omne enim movens trahit quodammodo ad se patiens, vel a se repellit. Trahendo quidem ad se, tria facit in ipso. Nam primo quidem, dat ei inclinationem vel aptitudinem ut in ipsum tendat, sicut cum corpus leve, quod est sursum, dat levitatem corpori generato, per quam habet inclinationem vel aptitudinem ad hoc quod sit sursum. Secundo, si corpus generatum est extra locum proprium, dat ei moveri ad locum. Tertio, dat ei quiescere, in locum cum pervenerit, quia ex eadem causa aliquid quiescit in loco, per quam movebatur ad locum. Et similiter intelligendum est de causa repulsionis. In motibus autem appetitivae partis, bonum habet quasi virtutem attractivam, malum autem virtutem repulsivam. Bonum ergo primo quidem in potentia appetitiva causat quandam inclinationem, seu aptitudinem, seu connaturalitatem ad bonum, quod pertinet ad passionem amoris. Cui per contrarium respondet odium, ex parte mali. Secundo, si bonum sit nondum habitum, dat ei motum ad assequendum bonum amatum, et hoc pertinet ad passionem desiderii vel concupiscentiae. Et ex opposito, ex parte mali, est fuga vel abominatio. Tertio, cum adeptum fuerit bonum, dat appetitus quietationem quandam in ipso bono adepto, et hoc pertinet ad delectationem vel gaudium. Cui opponitur ex parte mali dolor vel tristitia. In passionibus autem irascibilis, praesupponitur quidem aptitudo vel inclinatio ad prosequendum bonum vel fugiendum malum, ex concupiscibili, quae absolute respicit bonum vel malum. Et respectu boni nondum adepti, est spes et desperatio. Respectu autem mali nondum iniacentis, est timor et audacia. Respectu autem boni adepti, non est aliqua passio in irascibili, quia iam non habet rationem ardui, ut supra dictum est. Sed ex malo iam iniacenti, sequitur passio irae. Sic igitur patet quod in concupiscibili sunt tres coniugationes passionum, scilicet amor et odium, desiderium et fuga gaudium et tristitia. Similiter in irascibili sunt tres, scilicet spes et desperatio, timor et audacia, et ira, cui nulla passio opponitur. Sunt ergo omnes passiones specie differentes undecim, sex quidem in concupiscibili, et quinque in irascibili; sub quibus omnes animae passiones continentur.

 

[34565] Iª-IIae q. 23 a. 4 co.
RISPONDO: Le passioni [in genere] differiscono tra loro secondo i principii attivi, che nel caso delle passioni dell'anima sono gli oggetti. Ora, la differenza tra principii attivi può essere considerata sotto due punti di vista: primo, in base alla specie o alla natura di codesti principii, come si distingue, p. es., il fuoco dall'acqua; secondo in base alla differente virtù attiva. Ma codesta diversità del principio attivo, o del movente nelle passioni dell'anima, si può arguire per analogia con gli esseri di ordine fisico. Infatti ogni causa movente in qualche modo trae a sé il paziente, o da sé lo allontana. E quando l'attrae produce in esso tre effetti. Primo, gli conferisce un'inclinazione o un'attitudine a tendere verso l'agente medesimo: un corpo lieve, p. es., che risiede in alto, dà al corpo da esso generato la levità, mediante la quale riceve l'inclinazione a stare in alto. Secondo, se il corpo generato è fuori del luogo proprio, gli conferisce il moto verso di esso. Terzo, gli dà di riposare in codesto luogo quando vi giunge: poiché il quietarsi in un luogo deriva dalla stessa causa che lo moveva verso di esso. Lo stesso vale per la genesi dell'allontanamento.
Ora, nei moti della parte appetitiva il bene esercita quasi una forza attrattiva, il male invece una forza repulsiva. Dunque: prima di tutto il bene causa nella potenza appetitiva una certa inclinazione o attitudine, ovvero connaturalità al bene: e abbiamo la passione dell'amore. Ad esso corrisponde come contrario l’odio verso il male. - Secondo, se il bene non è ancora posseduto, gli conferisce il moto verso il conseguimento del bene amato: e abbiamo la passione del desiderio o della concupiscenza. Al contrario, rispetto al male abbiamo la fuga o la ripugnanza. - Terzo, una volta raggiunto, il bene da all'appetito la quiete nel bene stesso conquistato: ed abbiamo il piacere o la gioia.
Ad esso si oppone rispetto al male il dolore ossia la tristezza.
Le passioni dell'irascibile presuppongono già l'attitudine o l'inclinazione a perseguire il bene e a fuggire il male, propria del concupiscibile che ha per oggetto il bene e il male in assoluto. E quindi rispetto al bene non ancora raggiunto abbiamo la speranza e la disperazione. Rispetto al male non ancora inflitto si ha il timore e l'audacia. Invece rispetto al male raggiunto non si dà nessuna passione nell'irascibile: poiché, come abbiamo detto, non si presenta quale bene arduo. Però dal male già inflitto [oggetto del dolore o della tristezza] segue la passione dell'ira.
Si vede così chiaramente che nel concupiscibile ci sono tre gruppi di passioni, e cioè: amore e odio, desiderio e fuga, gaudio e tristezza. Così ce ne sono tre nell'irascibile: speranza e disperazione, timore e audacia, e finalmente l'ira, la quale non ha una passione contraria. Ci sono, dunque, undici passioni specificamente distinte, sei nel concupiscibile e cinque nell'irascibile; ed esse abbracciano tutte le passioni dell'anima.

[34566] Iª-IIae q. 23 a. 4 ad arg.
Et per hoc patet responsio ad obiecta.

 

[34566] Iª-IIae q. 23 a. 4 ad arg.
È evidente così la risposta alle difficoltà presentate.

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