Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Bontà e malizia delle passioni > Se la passione accresca o diminuisca la bontà o la malizia dell'atto
Prima pars secundae partis
Quaestio 24
Articulus 3
[34584] Iª-IIae q. 24 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod passio quaecumque semper diminuat de bonitate actus moralis. Omne enim quod impedit iudicium rationis, ex quo dependet bonitas actus moralis, diminuit per consequens bonitatem actus moralis. Sed omnis passio impedit iudicium rationis, dicit enim Sallustius, in Catilinario, omnes homines qui de rebus dubiis consultant, ab odio, ira, amicitia atque misericordia vacuos esse decet. Ergo omnis passio diminuit bonitatem moralis actus.
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Prima parte della seconda parte
Questione 24
Articolo 3
[34584] Iª-IIae q. 24 a. 3 arg. 1
SEMBRA che una qualsiasi passione diminuisca sempre la bontà dell'atto morale. Infatti:
1. Tutto ciò che intralcia il giudizio della ragione, dal quale dipende la bontà dell'atto morale, diminuisce per conseguenza la bontà di esso. Ora, ogni passione intralcia il giudizio della ragione; scrive infatti Sallustio: "Tutti gli uomini che deliberano su cose scabrose devono spogliarsi dell'odio, dell'ira, dell'amicizia e della misericordia". Dunque qualsiasi passione diminuisce la bontà dell'atto morale.
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[34585] Iª-IIae q. 24 a. 3 arg. 2 Praeterea, actus hominis, quanto est Deo similior, tanto est melior, unde dicit apostolus, Ephes. V, estote imitatores Dei, sicut filii carissimi. Sed Deus et sancti Angeli sine ira puniunt, sine miseriae compassione subveniunt ut Augustinus dicit, in IX de Civ. Dei. Ergo est melius huiusmodi opera bona agere sine passione animae, quam cum passione.
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[34585] Iª-IIae q. 24 a. 3 arg. 2
2. Più l'atto umano somiglia a Dio, più vale; infatti l'Apostolo scrive: "Fatevi imitatori di Dio, come figli bene amati". Ma, come si esprime S. Agostino: "Dio e gli angeli santi puniscono senza odio, e soccorrono senza provar compassione per la miseria". Quindi è meglio compiere codeste opere impassibilmente, che mossi dalla passione.
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[34586] Iª-IIae q. 24 a. 3 arg. 3 Praeterea, sicut malum morale attenditur per ordinem ad rationem, ita et bonum morale. Sed malum morale diminuitur per passionem, minus enim peccat qui peccat ex passione, quam qui peccat ex industria. Ergo maius bonum operatur qui operatur bonum sine passione, quam qui operatur cum passione.
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[34586] Iª-IIae q. 24 a. 3 arg. 3
3. Come il male morale, così anche il bene si misura in rapporto alla ragione. Ora, il male morale viene diminuito dalla passione: infatti chi pecca per passione è meno colpevole di chi pecca per malizia. Dunque chi fa il bene senza passione compie un bene più grande, di chi lo fa mosso dalla passione.
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[34587] Iª-IIae q. 24 a. 3 s. c. Sed contra est quod Augustinus dicit, IX de Civ. Dei, quod passio misericordiae rationi deservit, quando ita praebetur misericordia, ut iustitia conservetur, sive cum indigenti tribuitur, sive cum ignoscitur poenitenti. Sed nihil quod deservit rationi, diminuit bonum morale. Ergo passio animae non diminuit bonum moris.
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[34587] Iª-IIae q. 24 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino insegna che la passione della misericordia "è sottoposta alla ragione, quando si accorda la misericordia in modo da conservare la giustizia, sia nel soccorrere gli indigenti, che nel perdonare i pentiti". Ma niente di ciò che sottostà alla ragione diminuisce il bene morale. Dunque le passioni non riducono la bontà morale [dell'atto].
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[34588] Iª-IIae q. 24 a. 3 co. Respondeo dicendum quod Stoici, sicut ponebant omnem passionem animae esse malam, ita ponebant consequenter omnem passionem animae diminuere actus bonitatem, omne enim bonum ex permixtione mali vel totaliter tollitur, vel fit minus bonum. Et hoc quidem verum est, si dicamus passiones animae solum inordinatos motus sensitivi appetitus, prout sunt perturbationes seu aegritudines. Sed si passiones simpliciter nominemus omnes motus appetitus sensitivi, sic ad perfectionem humani boni pertinet quod etiam ipsae passiones sint moderatae per rationem. Cum enim bonum hominis consistat in ratione sicut in radice, tanto istud bonum erit perfectius, quanto ad plura quae homini conveniunt, derivari potest. Unde nullus dubitat quin ad perfectionem moralis boni pertineat quod actus exteriorum membrorum per rationis regulam dirigantur. Unde, cum appetitus sensitivus possit obedire rationi, ut supra dictum est, ad perfectionem moralis sive humani boni pertinet quod etiam ipsae passiones animae sint regulatae per rationem. Sicut igitur melius est quod homo et velit bonum, et faciat exteriori actu; ita etiam ad perfectionem boni moralis pertinet quod homo ad bonum moveatur non solum secundum voluntatem, sed etiam secundum appetitum sensitivum; secundum illud quod in Psalmo LXXXIII, dicitur, cor meum et caro mea exultaverunt in Deum vivum, ut cor accipiamus pro appetitu intellectivo, carnem autem pro appetitu sensitivo.
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[34588] Iª-IIae q. 24 a. 3 co.
RISPONDO: Gli Stoici, come sostenevano che tutte le passioni sono cattive, così ne deducevano che qualsiasi passione diminuisce la bontà dell'atto; infatti ogni bene mescolandosi col male, o viene totalmente distrutto, oppure viene diminuito. E questo è vero, se denominiamo passioni soltanto i moti disordinati dell'appetito sensitivo, perché perturbazioni o malattie dell'anima. Ma se denominiamo passioni semplicemente tutti i moti dell'appetito sensitivo, allora [vediamo che]
anche le passioni moderate dalla ragione contribuiscono alla perfezione del bene umano. Infatti il bene umano consiste radicalmente nella ragione: quindi codesto bene sarà tanto più perfetto, quanto più essa si estende a un numero maggiore di cose riguardanti l'uomo. Nessuno dubita, p. es., che interessi la perfezione del bene morale moderare gli atti delle membra esterne secondo la regola della ragione. Perciò essendo l'appetito sensitivo capace di essere sottoposto alla ragione, come abbiamo spiegato, conferisce alla perfezione del bene morale, o umano, che le passioni stesse siano regolate dalla ragione.
Come, dunque, è cosa migliore che l'uomo, oltre a volere il bene, lo compia anche esternamente; così conferisce alla perfezione del bene morale il muoversi non soltanto con la volontà, ma anche con l'appetito sensitivo. Così come si esprime il Salmo: "Il mio cuore e la mia carne esultano verso il Dio vivente"; prendendo cuore per l'appetito intellettivo, e carne per quello sensitivo.
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[34589] Iª-IIae q. 24 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod passiones animae dupliciter se possunt habere ad iudicium rationis. Uno modo, antecedenter. Et sic, cum obnubilent iudicium rationis, ex quo dependet bonitas moralis actus, diminuunt actus bonitatem, laudabilius enim est quod ex iudicio rationis aliquis faciat opus caritatis, quam ex sola passione misericordiae. Alio modo se habent consequenter. Et hoc dupliciter. Uno modo, per modum redundantiae, quia scilicet, cum superior pars animae intense movetur in aliquid, sequitur motum eius etiam pars inferior. Et sic passio existens consequenter in appetitu sensitivo, est signum intensionis voluntatis. Et sic indicat bonitatem moralem maiorem. Alio modo, per modum electionis, quando scilicet homo ex iudicio rationis eligit affici aliqua passione, ut promptius operetur, cooperante appetitu sensitivo. Et sic passio animae addit ad bonitatem actionis.
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[34589] Iª-IIae q. 24 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le passioni possono avere due rapporti diversi con il giudizio della ragione. Primo, possono essere antecedenti. E in questo caso oscurano il giudizio della ragione, da cui dipende la bontà morale dell'atto, e diminuiscono la bontà di quest'ultimo; infatti è più lodevole fare un atto di carità per il giudizio della ragione, che farlo unicamente mossi dalla passione della misericordia. - Secondo, possono essere conseguenti. E ciò può avvenire in due modi. Primo, per ridondanza: quando la parte superiore dell'anima vuole così intensamente una cosa, da derivarne un moto anche nella parte inferiore di essa. E allora la passione che consegue nell'appetito sensitivo, è segno dell'intensità della volizione. E sta a indicare una bontà morale superiore. Secondo, per una scelta deliberata: cioè quando un uomo a ragion veduta delibera di farsi prendere da una passione, per agire con maggiore prontezza, mediante la cooperazione dell'appetito sensitivo. E allora la passione accresce la bontà dell'atto.
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[34590] Iª-IIae q. 24 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod in Deo et in Angelis non est appetitus sensitivus, neque etiam membra corporea, et ideo bonum in eis non attenditur secundum ordinationem passionum aut corporeorum actuum, sicut in nobis.
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[34590] Iª-IIae q. 24 a. 3 ad 2
2. In Dio e negli angeli non esiste né appetito sensitivo, né membra corporee: perciò in essi non può aver luogo, come in noi, il bene che consiste nell'ordine delle passioni e degli atti corporei.
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[34591] Iª-IIae q. 24 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod passio tendens in malum, praecedens iudicium rationis, diminuit peccatum, sed consequens aliquo praedictorum modorum, auget ipsum, vel significat augmentum eius.
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[34591] Iª-IIae q. 24 a. 3 ad 3
3. La passione che tende al male, se precede il giudizio della ragione, diminuisce il peccato: ma se è conseguente in uno dei modi predetti, lo accresce, o ne indica l'accrescimento.
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