Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > La sede delle passioni > Se la passione appartenga più alla parte appetitiva che a quella conoscitiva
Prima pars secundae partis
Quaestio 22
Articulus 2
[34524] Iª-IIae q. 22 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod passio magis sit in parte animae apprehensiva quam in parte appetitiva. Quod enim est primum in quolibet genere videtur esse maximum eorum quae sunt in genere illo, et causa aliorum, ut dicitur in II Metaphys. Sed passio prius invenitur in parte apprehensiva quam in parte appetitiva, non enim patitur pars appetitiva, nisi passione praecedente in parte apprehensiva. Ergo passio est magis in parte apprehensiva quam in parte appetitiva.
|
|
Prima parte della seconda parte
Questione 22
Articolo 2
[34524] Iª-IIae q. 22 a. 2 arg. 1
SEMBRA che la passione appartenga più alla parte conoscitiva dell'anima, che a quella appetitiva. Infatti:
1. Secondo Aristotele, ciò che è primo in un dato genere è anche il principale, ed è causa in rapporto agli altri esseri che si trovano nel genere suddetto. Ora, la passione si riscontra prima nella parte conoscitiva che in quella appetitiva: infatti la parte appetitiva non subisce una passione, se non in seguito a una passione della parte conoscitiva. Dunque le passioni sono più nella parte conoscitiva che in quella appetitiva.
|
[34525] Iª-IIae q. 22 a. 2 arg. 2 Praeterea, quod est magis activum, videtur esse minus passivum, actio enim passioni opponitur. Sed pars appetitiva est magis activa quam pars apprehensiva. Ergo videtur quod in parte apprehensiva magis sit passio.
|
|
[34525] Iª-IIae q. 22 a. 2 arg. 2
2. L'elemento più attivo evidentemente è meno passivo: infatti azione e passione si contrappongono. Ora la parte appetitiva è più attiva di quella conoscitiva. Perciò la passione risiede maggiormente nella parte conoscitiva.
|
[34526] Iª-IIae q. 22 a. 2 arg. 3 Praeterea, sicut appetitus sensitivus est virtus in organo corporali, ita et vis apprehensiva sensitiva. Sed passio animae fit, proprie loquendo, secundum transmutationem corporalem. Ergo non magis est passio in parte appetitiva sensitiva quam in apprehensiva sensitiva.
|
|
[34526] Iª-IIae q. 22 a. 2 arg. 3
3. L'appetito sensitivo è una facoltà organica come le potenze conoscitive sensibili. Ora, le passioni si producono, propriamente parlando, mediante una trasmutazione organica. Quindi le passioni non si trovano di preferenza nella parte appetitiva, piuttosto che in quella percettiva.
|
[34527] Iª-IIae q. 22 a. 2 s. c. Sed contra est quod Augustinus dicit, in IX de Civ. Dei, quod motus animi, quos Graeci pathe, nostri autem quidam, sicut Cicero, perturbationes, quidam affectiones vel affectus, quidam vero, sicut in Graeco habetur, expressius passiones vocant. Ex quo patet quod passiones animae sunt idem quod affectiones. Sed affectiones manifeste pertinent ad partem appetitivam, et non ad apprehensivam. Ergo et passiones magis sunt in appetitiva quam in apprehensiva.
|
|
[34527] Iª-IIae q. 22 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino scrive, che "i moti dell'animo, che i greci chiamano pathos, alcuni dei nostri, Cicerone, p. es., chiamano perturbazioni, altri affezioni o affetti, e altri alla greca li denominano passioni". Da ciò risulta che le passioni si identificano con le affezioni.
Ora, le affezioni evidentemente appartengono alla parte appetitiva, e non a quella conoscitiva. Dunque le passioni sono più nell'appetito, che nella parte conoscitiva.
|
[34528] Iª-IIae q. 22 a. 2 co. Respondeo dicendum quod, sicut iam dictum est, in nomine passionis importatur quod patiens trahatur ad id quod est agentis. Magis autem trahitur anima ad rem per vim appetitivam quam per vim apprehensivam. Nam per vim appetitivam anima habet ordinem ad ipsas res, prout in seipsis sunt, unde philosophus dicit, in VI Metaphys., quod bonum et malum, quae sunt obiecta appetitivae potentiae, sunt in ipsis rebus. Vis autem apprehensiva non trahitur ad rem, secundum quod in seipsa est; sed cognoscit eam secundum intentionem rei, quam in se habet vel recipit secundum proprium modum. Unde et ibidem dicitur quod verum et falsum, quae ad cognitionem pertinent, non sunt in rebus, sed in mente. Unde patet quod ratio passionis magis invenitur in parte appetitiva quam in parte apprehensiva.
|
|
[34528] Iª-IIae q. 22 a. 2 co.
RISPONDO: Abbiamo già detto che nel termine passione è indicata una attrazione [o riduzione] alle disposizioni dell'agente. Ora, l'anima è più attratta verso le cose mediante la parte appetitiva, che mediante quella conoscitiva. Infatti mediante la potenza appetitiva l'anima viene ordinata alle cose come sono in se stesse; cosicché il Filosofo può scrivere che "il bene e il male", oggetto della facoltà appetitiva, "sono nelle cose". Invece la facoltà conoscitiva non viene attratta verso la cosa in se stessa; ma la conosce nell'immagine intenzionale che di essa possiede, o che riceve in conformità della propria natura.
Difatti il Filosofo aggiunge che "il vero e il falso", oggetto della conoscenza, "non sono nelle cose, ma nella mente". È chiaro, quindi, che il concetto di passione si attua più nella parte appetitiva, che in quella conoscitiva.
|
[34529] Iª-IIae q. 22 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod e contrario se habet in his quae pertinent ad perfectionem, et in his quae pertinent ad defectum. Nam in his quae ad perfectionem pertinent, attenditur intensio per accessum ad unum primum principium, cui quanto est aliquid propinquius, tanto est magis intensum, sicut intensio lucidi attenditur per accessum ad aliquid summe lucidum, cui quanto aliquid magis appropinquat, tanto est magis lucidum. Sed in his quae ad defectum pertinent, attenditur intensio non per accessum ad aliquod summum, sed per recessum a perfecto, quia in hoc ratio privationis et defectus consistit. Et ideo quanto minus recedit a primo, tanto est minus intensum, et propter hoc, in principio semper invenitur parvus defectus, qui postea procedendo magis multiplicatur. Passio autem ad defectum pertinet, quia est alicuius secundum quod est in potentia. Unde in his quae appropinquant primo perfecto, scilicet Deo, invenitur parum de ratione potentiae et passionis, in aliis autem consequenter, plus. Et sic etiam in priori vi animae, scilicet apprehensiva, invenitur minus de ratione passionis.
|
|
[34529] Iª-IIae q. 22 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le condizioni di ciò che costituisca una perfezione, sono diverse da quelle di ciò che costituisce un difetto. Infatti nelle perfezioni si misura l'intensità in base alla vicinanza a un unico principio: la luminosità, p. es., di un corpo luminoso si considera più o meno intensa in rapporto al corpo sommamente luminoso, al quale più o meno si avvicina. Ma nelle cose che si presentano come difetti, l'intensità non si misura in base alla vicinanza a un sommo, bensì scalando da un primo grado di perfezione. Perciò il difetto è meno grave quanto meno ci si allontana da quel primo grado: e quindi da principio si trova un difetto piccolo, che continuando la discesa diviene sempre più grande. Ora, la passione si presenta come una carenza, essendo connessa con la potenzialità del soggetto. Cosicché negli esseri che si avvicinano alla perfezione prima, cioè a Dio, non si trova che poco o nulla di potenzialità o di passione; invece negli esseri che degradano essa tende ad aumentare. Ecco perché nella prima facoltà dall'anima, cioè nella parte conoscitiva, la ragione di passione si trova meno accentuata.
|
[34530] Iª-IIae q. 22 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod vis appetitiva dicitur esse magis activa, quia est magis principium exterioris actus. Et hoc habet ex hoc ipso ex quo habet quod sit magis passiva, scilicet ex hoc quod habet ordinem ad rem ut est in seipsa, per actionem enim exteriorem pervenimus ad consequendas res.
|
|
[34530] Iª-IIae q. 22 a. 2 ad 2
2. Si dice che la potenza appetitiva è più attiva, perché causa direttamente l'atto esterno. Ma ciò dipende dal fatto che è più passiva, e cioè dal fatto che dice ordine alle cose come sono in se stesse: infatti mediante l'atto esterno si raggiungono le cose [nella loro concretezza].
|
[34531] Iª-IIae q. 22 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod, sicut in primo dictum est, dupliciter organum animae potest transmutari. Uno modo, transmutatione spirituali, secundum quod recipit intentionem rei. Et hoc per se invenitur in actu apprehensivae virtutis sensitivae, sicut oculus immutatur a visibili, non ita quod coloretur, sed ita quod recipiat intentionem coloris. Est autem alia naturalis transmutatio organi, prout organum transmutatur quantum ad suam naturalem dispositionem, puta quod calefit aut infrigidatur, vel alio simili modo transmutatur. Et huiusmodi transmutatio per accidens se habet ad actum apprehensivae virtutis sensitivae, puta cum oculus fatigatur ex forti intuitu, vel dissolvitur ex vehementia visibilis. Sed ad actum appetitus sensitivi per se ordinatur huiusmodi transmutatio, unde in definitione motuum appetitivae partis, materialiter ponitur aliqua naturalis transmutatio organi; sicut dicitur quod ira est accensio sanguinis circa cor. Unde patet quod ratio passionis magis invenitur in actu sensitivae virtutis appetitivae, quam in actu sensitivae virtutis apprehensivae, licet utraque sit actus organi corporalis.
|
|
[34531] Iª-IIae q. 22 a. 2 ad 3
3. Come abbiamo spiegato nella Prima Parte, un organo può subire delle alterazioni in due maniere. Primo, mediante un'alterazione immateriale, in quanto riceve l'immagine intenzionale di una cosa. Questo è un elemento essenziale per l'atto della facoltà sensitiva di conoscenza: tanto è vero che l'occhio viene alterato dall'oggetto visibile, non per esserne colorato, ma per ricevere l'immagine intenzionale del colore. C'è poi una seconda alterazione dell'organo, alterazione fisiologica che modifica l'organo nella sua fisica disposizione: cioè mediante il riscaldamento, il raffreddamento ed altre simili trasmutazioni. Ora, codesta alterazione è accidentale rispetto all'operazione conoscitiva del senso; tale è, p. es., l'affaticarsi dell'occhio per il guardare troppo intenso, e la lesione del medesimo dovuta alla veemenza improvvisa di un oggetto. Invece le alterazioni di questo genere sono ordinate essenzialmente all'atto dell'appetito sensitivo: cosicché nella definizione di cedesti moti della parte appetitiva, si usa indicare come elemento materiale la trasmutazione fisica di qualche organo; si dice, p. es., che l'ira è "l'accensione del sangue intorno al cuore".
Perciò la qualifica di passione si applica più all'atto dell'appetito sensitivo che all'atto delle facoltà di percezione, sebbene siano entrambi atti di organi corporei.
|
|
|