Seconda parte > Gli atti umani in generale > Il consiglio, o deliberazione, che precede l'elezione >
Se il consiglio, o deliberazione, sia una ricerca
Prima pars secundae partis
Quaestio 14
Articulus 1
[34070] Iª-IIae q. 14 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod consilium non sit inquisitio. Dicit enim Damascenus quod consilium est appetitus. Sed ad appetitum non pertinet inquirere. Ergo consilium non est inquisitio.
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Prima parte della seconda parte
Questione 14
Articolo 1
[34070] Iª-IIae q. 14 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il consiglio, o deliberazione, non sia una ricerca. Infatti:
1. Il Damasceno scrive che "il consiglio è un appetito". Ora, la ricerca non è compito dell'appetito. Dunque il consiglio, o deliberazione, non è una ricerca.
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[34071] Iª-IIae q. 14 a. 1 arg. 2 Praeterea, inquirere intellectus discurrentis est; et sic Deo non convenit, cuius cognitio non est discursiva, ut in primo habitum est. Sed consilium Deo attribuitur, dicitur enim ad Ephes. I, quod operatur omnia secundum consilium voluntatis suae. Ergo consilium non est inquisitio.
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[34071] Iª-IIae q. 14 a. 1 arg. 2
2. Investigare appartiene all'intelletto discorsivo; e quindi non può attribuirsi a Dio, il quale non ha una conoscenza discorsiva, come abbiamo visto nella Prima Parte. Invece a Dio viene attribuito il consiglio, o deliberazione: infatti sta scritto che egli "agisce secondo il consiglio della sua volontà". Dunque il consiglio non è una ricerca.
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[34072] Iª-IIae q. 14 a. 1 arg. 3 Praeterea, inquisitio est de rebus dubiis. Sed consilium datur de his quae sunt certa bona; secundum illud apostoli, I ad Cor. VII, de virginibus autem praeceptum domini non habeo, consilium autem do. Ergo consilium non est inquisitio.
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[34072] Iª-IIae q. 14 a. 1 arg. 3
3. La ricerca ha per oggetto le cose dubbie. Invece si può dare un consiglio su cose certamente buone; come quando l'Apostolo scrive: "Rispetto alle persone vergini non ho nessun ordine del Signore, ma do solo un consiglio". Dunque il consiglio non è una ricerca.
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[34073] Iª-IIae q. 14 a. 1 s. c. Sed contra est quod Gregorius Nyssenus dicit, omne quidem consilium quaestio est; non autem omnis quaestio consilium.
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[34073] Iª-IIae q. 14 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Gregorio Nisseno [leggi Nemesio] scrive: "Ogni consiglio è una ricerca; ma non ogni ricerca è un consiglio".
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[34074] Iª-IIae q. 14 a. 1 co. Respondeo dicendum quod electio, sicut dictum est, consequitur iudicium rationis de rebus agendis. In rebus autem agendis multa incertitudo invenitur, quia actiones sunt circa singularia contingentia, quae propter sui variabilitatem incerta sunt. In rebus autem dubiis et incertis ratio non profert iudicium absque inquisitione praecedente. Et ideo necessaria est inquisitio rationis ante iudicium de eligendis, et haec inquisitio consilium vocatur. Propter quod philosophus dicit, in III Ethic., quod electio est appetitus praeconsiliati.
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[34074] Iª-IIae q. 14 a. 1 co.
RISPONDO: L'elezione, come abbiamo spiegato, segue il giudizio della ragione sulle azioni da compiere. Ora, nelle azioni da compiere si riscontra molta incertezza: poiché le azioni riguardano cose singolari contingenti, che per la loro variabilità sono incerte. Ma nelle cose dubbie e incerte la ragione non proferisce il suo giudizio senza una previa ricerca. Perciò è necessaria una ricerca della ragione prima del giudizio sulle azioni da compiere; e questa ricerca viene chiamata consiglio, o deliberazione. Perciò il Filosofo scrive che l'elezione è "il desiderio di cose predeliberate mediante il consiglio".
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[34075] Iª-IIae q. 14 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, quando actus duarum potentiarum ad invicem ordinantur, in utroque est aliquid quod est alterius potentiae, et ideo uterque actus ab utraque potentia denominari potest. Manifestum est autem quod actus rationis dirigentis in his quae sunt ad finem, et actus voluntatis secundum regimen rationis in ea tendentis, ad se invicem ordinantur. Unde et in actu voluntatis, quae est electio, apparet aliquid rationis, scilicet ordo, et in consilio, quod est actus rationis, apparet aliquid voluntatis sicut materia, quia consilium est de his quae homo vult facere; et etiam sicut motivum, quia ex hoc quod homo vult finem, movetur ad consiliandum de his quae sunt ad finem. Et ideo sicut philosophus dicit, in VI Ethic., quod electio est intellectus appetitivus, ut ad electionem utrumque concurrere ostendat; ita Damascenus dicit quod consilium est appetitus inquisitivus, ut consilium aliquo modo pertinere ostendat et ad voluntatem, circa quam et ex qua fit inquisitio, et ad rationem inquirentem.
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[34075] Iª-IIae q. 14 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quando gli atti di due facoltà sono tra loro subordinati, in ciascuno di essi si trova qualche elemento appartenente alla facoltà dell'altro: cosicché cedesti atti possono essere denominati dall'una e dall'altra facoltà. Ora è acquisito che l'atto della ragione, che guida nella scelta dei mezzi, e l'atto della volontà che tende, seguendo la ragione, ai medesimi, sono tra loro subordinati. Perciò nell'atto della volontà, cioè nell'elezione, troviamo un elemento razionale, che è l'ordine [dei mezzi al fine]; e nella deliberazione o consiglio, atto della ragione, troviamo come elementi volitivi, e la materia, poiché la deliberazione ha per oggetto le azioni che l'uomo vuol compiere; e l'impulso all'operazione, poiché un uomo viene spinto a deliberare circa i mezzi per il fatto che vuole il fine. Perciò, mentre il Filosofo dice che "reiezione è un'intellezione appetitiva", per sottolineare che all'elezione concorrono tutti e due gli elementi; il Damasceno afferma che "il consiglio è un appetito investigativo", per sottolineare che il consiglio spetta in qualche modo, sia alla volontà, la quale offre materia e incentivo per la ricerca, sia alla ragione che compie la ricerca.
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[34076] Iª-IIae q. 14 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod ea quae dicuntur de Deo, accipienda sunt absque omni defectu qui invenitur in nobis, sicut in nobis scientia est conclusionum per discursum a causis in effectus; sed scientia dicta de Deo, significat certitudinem de omnibus effectibus in prima causa, absque omni discursu. Et similiter consilium attribuitur Deo quantum ad certitudinem sententiae vel iudicii, quae in nobis provenit ex inquisitione consilii. Sed huiusmodi inquisitio in Deo locum non habet, et ideo consilium secundum hoc Deo non attribuitur. Et secundum hoc Damascenus dicit quod Deus non consiliatur, ignorantis enim est consiliari.
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[34076] Iª-IIae q. 14 a. 1 ad 2
2. Le doti che si attribuiscono a Dio vanno interpretate prescindendo da tutti quei difetti che presentano in noi: in noi, p. es., la scienza è fatta di deduzioni dalle cause agli effetti mediante il raziocinio; invece la scienza attribuita a Dio sta a indicare la certezza con cui gli effetti si trovano nella causa prima, senza deduzione alcuna. Così .viene attribuito a Dio il consiglio per la certezza della decisione e del giudizio, che in noi deriva dalla ricerca della deliberazione, o consiglio. Ma codesta ricerca non può trovarsi in Dio: perciò in codesto senso non è possibile attribuire a Dio il consiglio. Ecco perché il Damasceno scrive che "Dio non si consiglia: infatti il consigliarsi è da persona ignara".
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[34077] Iª-IIae q. 14 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod nihil prohibet aliqua esse certissima bona secundum sententiam sapientum et spiritualium virorum, quae tamen non sunt certa bona secundum sententiam plurium, vel carnalium hominum. Et ideo de talibus consilia dantur.
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[34077] Iª-IIae q. 14 a. 1 ad 3
3. Niente impedisce che ci siano delle cose che sono beni certissimi secondo il giudizio delle persone sapienti e spirituali, e che tuttavia non sono beni sicuri secondo il giudizio della maggioranza, fatta di uomini carnali. Perciò su di esse possono darsi dei consigli.
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