Prima pars secundae partis
Quaestio 12
Articulus 1
[33980] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod intentio sit actus intellectus, et non voluntatis. Dicitur enim Matth. VI, si oculus tuus fuerit simplex, totum corpus tuum lucidum erit, ubi per oculum significatur intentio, ut dicit Augustinus in libro de Serm. Dom. in Mont. Sed oculus, cum sit instrumentum visus, significat apprehensivam potentiam. Ergo intentio non est actus appetitivae potentiae, sed apprehensivae.
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Prima parte della seconda parte
Questione 12
Articolo 1
[33980] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'intenzione sia un atto dell'intelletto e non della volontà. Infatti:
1. Nel Vangelo si legge: "Se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato": e nel caso occhio sta per intenzione, come spiega S. Agostino. Ma essendo l'occhio l'organo della vista, sta a indicare una facoltà conoscitiva. Dunque l'intenzione non è atto di una potenza appetitiva, ma conoscitiva.
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[33981] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 2 Praeterea, ibidem Augustinus dicit quod intentio lumen vocatur a domino, ubi dicit, si lumen quod in te est, tenebrae sunt, et cetera. Sed lumen ad cognitionem pertinet. Ergo et intentio.
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[33981] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 2
2. S. Agostino afferma che l'intenzione è chiamata luce dal Signore, là dove dice: "Se la luce che è in te, è oscurità....". Ora la luce riguarda la conoscenza. Perciò anche l'intenzione.
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[33982] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 3 Praeterea, intentio designat ordinationem quandam in finem. Sed ordinare est rationis. Ergo intentio non pertinet ad voluntatem, sed ad rationem.
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[33982] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 3
3. L'intenzione indica ordine al fine. Ma ordinare è ufficio della ragione. Dunque l'intenzione non spetta alla volontà, ma alla ragione.
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[33983] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 4 Praeterea, actus voluntatis non est nisi vel finis, vel eorum quae sunt ad finem. Sed actus voluntatis respectu finis, vocatur voluntas seu fruitio, respectu autem eorum quae sunt ad finem, est electio, a quibus differt intentio. Ergo intentio non est actus voluntatis.
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[33983] Iª-IIae q. 12 a. 1 arg. 4
4. Gli atti della volontà riguardano, o il fine, o i mezzi ordinati al fine. Ora, l'atto della volontà relativo al fine si chiama volere o fruizione; quello relativo ai mezzi scelta o elezione. Ma l'intenzione non si identifica con essi. Dunque l'intenzione non è un atto della volontà.
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[33984] Iª-IIae q. 12 a. 1 s. c. Sed contra est quod Augustinus dicit, in XI de Trin., quod voluntatis intentio copulat corpus visum visui, et similiter speciem in memoria existentem ad aciem animi interius cogitantis. Est igitur intentio actus voluntatis.
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[33984] Iª-IIae q. 12 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Insegna S. Agostino che "l'intenzione della volontà unisce il corpo percepito alla vista, così pure unisce l'immagine esistente nella memoria allo sguardo dell'anima che medita interiormente". Perciò l'intenzione è un atto della volontà.
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[33985] Iª-IIae q. 12 a. 1 co. Respondeo dicendum quod intentio, sicut ipsum nomen sonat, significat in aliquid tendere. In aliquid autem tendit et actio moventis, et motus mobilis. Sed hoc quod motus mobilis in aliquid tendit, ab actione moventis procedit. Unde intentio primo et principaliter pertinet ad id quod movet ad finem, unde dicimus architectorem, et omnem praecipientem, movere suo imperio alios ad id quod ipse intendit. Voluntas autem movet omnes alias vires animae ad finem, ut supra habitum est. Unde manifestum est quod intentio proprie est actus voluntatis.
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[33985] Iª-IIae q. 12 a. 1 co.
RISPONDO: Intenzione, come dice lo stesso vocabolo, significa "tendenza verso qualche cosa". Ora, tende verso qualche cosa, sia l'azione di chi muove, che il moto di chi viene mosso. Ma quest'ultimo moto deriva dall'azione di chi muove. Perciò l'intenzione appartiene in modo primario e principale a chi muove verso il fine; e quindi diciamo che l'architetto, come qualsiasi altro dirigente, muove altri con i suoi ordini, al raggiungimento di quello che egli intende. Ora, la volontà muove tutte le altre facoltà dell'anima verso il fine, come abbiamo già spiegato. Dunque è chiaro che l'intenzione propriamente è un atto della volontà.
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[33986] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod intentio nominatur oculus metaphorice, non quia ad cognitionem pertineat; sed quia cognitionem praesupponit, per quam proponitur voluntati finis ad quem movet; sicut oculo praevidemus quo tendere corporaliter debeamus.
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[33986] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'intenzione è chiamata occhio in senso metaforico: non perché appartiene alla conoscenza, ma perché presuppone la cognizione mediante la quale viene proposto alla volontà il fine da raggiungere; infatti mediante l'occhio scorgiamo il punto che dobbiamo fisicamente raggiungere.
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[33987] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod intentio dicitur lumen, quia manifesta est intendenti. Unde et opera dicuntur tenebrae, quia homo scit quid intendit, sed nescit quid ex opere sequatur, sicut Augustinus ibidem exponit.
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[33987] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 2
2. L'intenzione è chiamata luce, perché è evidente a chi la possiede. Invece diciamo oscurità le opere, perché l'uomo conosce le sue intenzioni, ma ignora quello che seguirà dal suo operare; come S. Agostino osserva nel medesimo luogo.
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[33988] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod voluntas quidem non ordinat, sed tamen in aliquid tendit secundum ordinem rationis. Unde hoc nomen intentio nominat actum voluntatis, praesupposita ordinatione rationis ordinantis aliquid in finem.
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[33988] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 3
3. La volontà, è vero, non ordina, tuttavia tende verso qualche cosa secondo l'ordine della ragione. Perciò il termine intenzione indica un atto della volontà, presupposto un atto della ragione che ordina le cose al loro fine.
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[33989] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 4 Ad quartum dicendum quod intentio est actus voluntatis respectu finis. Sed voluntas respicit finem tripliciter. Uno modo, absolute, et sic dicitur voluntas, prout absolute volumus vel sanitatem, vel si quid aliud est huiusmodi. Alio modo consideratur finis secundum quod in eo quiescitur, et hoc modo fruitio respicit finem. Tertio modo consideratur finis secundum quod est terminus alicuius quod in ipsum ordinatur, et sic intentio respicit finem. Non enim solum ex hoc intendere dicimur sanitatem, quia volumus eam, sed quia volumus ad eam per aliquid aliud pervenire.
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[33989] Iª-IIae q. 12 a. 1 ad 4
4. L'intenzione è un atto della volontà relativo al fine. Ma la volontà dice rapporto al fine in tre maniere. Primo, in modo assoluto: e allora si denomina volere, in quanto vogliamo la guarigione, o altre cose del genere. Secondo, si considera il fine come oggetto in cui la volontà si riposa; e in questo caso il rapporto col fine è fruizione. Terzo, si considera il fine come termine di cose ad esso ordinate: e allora dice rapporto al fine l'intenzione. Infatti diciamo di tendere alla guarigione non solo perché la vogliamo; ma perché vogliamo raggiungerla con qualche mezzo.
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