Secunda pars secundae partis
Quaestio 71
Articulus 1
[42059] IIª-IIae q. 71 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod advocatus teneatur patrocinium praestare causae pauperum. Dicitur enim Exod. XXIII, si videris asinum odientis te iacere sub onere, non pertransibis, sed sublevabis cum eo. Sed non minus periculum imminet pauperi si eius causa contra iustitiam opprimatur, quam si eius asinus iaceat sub onere. Ergo advocatus tenetur praestare patrocinium causae pauperum.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 71
Articolo 1
[42059] IIª-IIae q. 71 a. 1 arg. 1
SEMBRA che gli avvocati sian tenuti a patrocinare le cause dei poveri. Infatti:
1. Nell'Esodo si legge: "Se vedrai cadere sotto il peso l'asino di chi ti odia, non passerai oltre, ma insieme con lui lo rialzerai". Ma il povero il cui processo è sotto il peso di un'ingiustizia non è in pericolo meno grave, che se gli fosse caduto l'asino sotto il peso. Perciò l'avvocato è tenuto a patrocinare la causa dei poveri.
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[42060] IIª-IIae q. 71 a. 1 arg. 2 Praeterea, Gregorius dicit, in quadam homilia, habens intellectum curet omnino ne taceat; habens rerum affluentiam a misericordia non torpescat; habens artem qua regitur, usum illius cum proximo partiatur; habens loquendi locum apud divitem, pro pauperibus intercedat, talenti enim nomine cuilibet reputabitur quod vel minimum accepit. Sed talentum commissum non abscondere, sed fideliter dispensare quilibet tenetur, quod patet ex poena servi abscondentis talentum, Matth. XXV. Ergo advocatus tenetur pro pauperibus loqui.
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[42060] IIª-IIae q. 71 a. 1 arg. 2
2. S. Gregorio insegna: "Chi ha intelligenza cerchi in tutti i modi di non tacere; chi è largamente provvisto di beni non cessi dalle opere di misericordia; chi ha l'arte di governare ne usi a vantaggio del prossimo; chi ha accesso alla casa dei ricchi interceda per i poveri: infatti tutto ciò che si è ricevuto, per minimo che sia, sarà considerato come un talento da trafficare". Ora, tutti sono tenuti non a nascondere, ma a trafficare il talento ricevuto: com'è evidente dalla punizione del servo della parabola, che l'aveva nascosto. Dunque gli avvocati son tenuti a difendere i poveri.
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[42061] IIª-IIae q. 71 a. 1 arg. 3 Praeterea, praeceptum de misericordiae operibus adimplendis, cum sit affirmativum, obligat pro loco et tempore, quod est maxime in necessitate. Sed tempus necessitatis videtur esse quando alicuius pauperis causa opprimitur. Ergo in tali casu videtur quod advocatus teneatur pauperibus patrocinium praestare.
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[42061] IIª-IIae q. 71 a. 1 arg. 3
3. Il precetto di compiere opere di misericordia essendo affermativo, obbliga in tempi e luoghi determinati, e cioè soprattutto nei casi di necessità. Ma quando la causa di un povero è minacciata si ha certamente un tempo di grave necessità. Quindi in codesti casi un avvocato è tenuto a patrocinare la causa dei poveri.
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[42063] IIª-IIae q. 71 a. 1 co. Respondeo dicendum quod cum praestare patrocinium causae pauperum ad opus misericordiae pertineat, idem est hic dicendum quod et supra de aliis misericordiae operibus dictum est. Nullus enim sufficit omnibus indigentibus misericordiae opus impendere. Et ideo sicut Augustinus dicit, in I de Doct. Christ., cum omnibus prodesse non possis, his potissime consulendum est qui pro locorum et temporum vel quarumlibet rerum opportunitatibus, constrictius tibi, quasi quadam sorte, iunguntur. Dicit, pro locorum opportunitatibus, quia non tenetur homo per mundum quaerere indigentes quibus subveniat, sed sufficit si eis qui sibi occurrunt misericordiae opus impendat. Unde dicitur Exod. XXIII, si occurreris bovi inimici tui aut asino erranti, reduc ad eum. Addit autem, et temporum, quia non tenetur homo futurae necessitati alterius providere, sed sufficit si praesenti necessitati succurrat. Unde dicitur I Ioan. III, qui viderit fratrem suum necessitatem patientem, et clauserit viscera sua ab eo, et cetera. Subdit autem, vel quarumlibet rerum, quia homo sibi coniunctis quacumque necessitudine maxime debet curam impendere; secundum illud I ad Tim. V, si quis suorum, et maxime domesticorum curam non habet, fidem negavit. Quibus tamen concurrentibus, considerandum restat utrum aliquis tantam necessitatem patiatur quod non in promptu appareat quomodo ei possit aliter subveniri. Et in tali casu tenetur ei opus misericordiae impendere. Si autem in promptu appareat quomodo ei aliter subveniri possit, vel per seipsum vel per aliam personam magis coniunctam aut maiorem facultatem habentem, non tenetur ex necessitate indigenti subvenire, ita quod non faciendo peccet, quamvis, si subvenerit absque tali necessitate, laudabiliter faciat. Unde advocatus non tenetur semper causae pauperum patrocinium praestare, sed solum concurrentibus conditionibus praedictis. Alioquin oporteret eum omnia alia negotia praetermittere, et solis causis pauperum iuvandis intendere. Et idem dicendum est de medico, quantum ad curationem pauperum.
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[42063] IIª-IIae q. 71 a. 1 co.
RISPONDO: Patrocinare le cause dei poveri è un'opera di misericordia, e quindi in proposito bisogna applicare quanto sopra abbiamo detto sulle altre opere di misericordia. Infatti nessuno è in grado di prestare soccorso a tutti gli indigenti. Perciò S. Agostino ammoniva: "Siccome non ti è possibile soccorrere tutti, devi provvedere soprattutto a quelli che ti sono, come in sorte, più strettamente congiunti, secondo le contingenze di luogo e di tempo o di qualsiasi altra circostanza". Egli dice "secondo le contingenze di luogo": perché un uomo non è tenuto a cercare per il mondo gli indigenti da soccorrere, ma basta che faccia opere di misericordia a quelli che incontra. Ecco infatti le parole dell'Esodo: "Se t'incontrerai nel bove del tuo nemico, o nel suo asino smarrito, riconduciglielo". - Aggiunge poi, "di tempo": perché non si è tenuti a provvedere alle altrui necessità future, ma basta che si provveda alla necessità presente. Di qui l'espressione di S. Giovanni: "Se uno vedendo il suo fratello nella necessità, gli chiuderà il proprio cuore...". - E finalmente aggiunge, "o di qualsiasi altra circostanza (più strettamente congiunti)": perché ciascuno in ogni necessità deve soccorrere specialmente le persone congiunte; secondo l'ammonimento dell'Apostolo: "Se qualcuno non pensa ai suoi, massime a quei di casa, costui ha rinnegato la fede".
Tuttavia anche in codeste circostanze si deve considerare, se il bisogno sia così grave, da non potersi prevedere subito un altro aiuto. E in tal caso uno è tenuto a prestare l'opera di misericordia. - Se invece appare facile la possibilità di un aiuto diverso, o per le risorse personali dell'indigente, o da parte di altre persone a lui più legate, o più facoltose, uno non è tenuto a soccorrere, così da peccare a non farlo: sebbene agisca lodevolmente nel farlo, senza una tale necessità.
Perciò un avvocato non è tenuto sempre a patrocinare le cause dei poveri, ma solo quando concorrono le predette condizioni. Altrimenti egli dovrebbe trascurare ogni altro ufficio, e attendere solo a difendere le cause dei poveri. - E lo stesso si dica per il medico, a proposito della cura dei poveri.
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