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Se basti la testimonianza di due o tre testimoni
Secunda pars secundae partis
Quaestio 70
Articulus 2
[42034] IIª-IIae q. 70 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod non sufficiat duorum vel trium testimonium. Iudicium enim certitudinem requirit. Sed non habetur certitudo veritatis per dictum duorum testium, legitur enim III Reg. XXI quod Naboth ad dictum duorum testium falso condemnatus est. Ergo duorum vel trium testimonium non sufficit.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 70
Articolo 2
[42034] IIª-IIae q. 70 a. 2 arg. 1
SEMBRA che la testimonianza di due o tre testimoni non basti. Infatti:
1. Il giudizio richiede certezza. Ma non si può avere la certezza con la deposizione di due testimoni: poiché si legge nel primo libro dei Re che Nabot fu condannato dietro la deposizione falsa di due testimoni. Dunque la deposizione di due testimoni non basta.
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[42035] IIª-IIae q. 70 a. 2 arg. 2 Praeterea, testimonium, ad hoc quod sit credibile, debet esse concors. Sed plerumque duorum vel trium testimonium in aliquo discordat. Ergo non est efficax ad veritatem in iudicio probandam.
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[42035] IIª-IIae q. 70 a. 2 arg. 2
2. La testimonianza per essere credibile dev'esser concorde. Ma spesso le deposizioni di due o tre testimoni su certi particolari sono discordi. Quindi esse non sono sufficienti a provare la verità in giudizio.
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[42036] IIª-IIae q. 70 a. 2 arg. 3 Praeterea, II, qu. IV, dicitur, praesul non damnetur nisi in septuaginta duobus testibus. Presbyter autem cardinalis nisi quadraginta quatuor testibus non deponatur. Diaconus cardinalis urbis Romae nisi in viginti octo testibus non condemnabitur. Subdiaconus, acolythus, exorcista, lector, ostiarius, nisi in septem testibus non condemnabitur. Sed magis est periculosum peccatum eius qui in maiori dignitate constitutus est, et ita minus est tolerandum. Ergo nec in aliorum condemnatione sufficit duorum vel trium testimonium.
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[42036] IIª-IIae q. 70 a. 2 arg. 3
3. Nei Canoni si legge: "Non si condanni un vescovo, se non dietro l'escussione di settantadue testimoni. Un Cardinale Prete non sia deposto che per la testimonianza di quarantaquattro persone. Un Cardinale Diacono della città di Roma non può esser condannato se non per la testimonianza di ventotto. Suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori e ostiari non siano condannati se non per la testimonianza di sette testimoni". Ora, il peccato di chi è costituito in più alta dignità è più pericoloso, e quindi è meno da tollerarsi. Perciò anche nel condannare le altre persone non può bastare la testimonianza di due o tre testimoni.
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[42037] IIª-IIae q. 70 a. 2 s. c. Sed contra est quod dicitur Deut. XVII, in ore duorum vel trium testium peribit qui interficietur; et infra, XIX, in ore duorum vel trium testium stabit omne verbum.
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[42037] IIª-IIae q. 70 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Nel Deuteronomio si legge: "Sulla parola di due o tre testimoni sarà uno condannato a morte"; e ancora: "tutto si concluderà sulla parola di due o tre testimoni".
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[42038] IIª-IIae q. 70 a. 2 co. Respondeo dicendum quod, secundum philosophum, in I Ethic., certitudo non est similiter quaerenda in omni materia. In actibus enim humanis, super quibus constituuntur iudicia et exiguntur testimonia, non potest haberi certitudo demonstrativa, eo quod sunt circa contingentia et variabilia. Et ideo sufficit probabilis certitudo, quae ut in pluribus veritatem attingat, etsi in paucioribus a veritate deficiat. Est autem probabile quod magis veritatem contineat dictum multorum quam dictum unius. Et ideo, cum reus sit unus qui negat, sed multi testes asserunt idem cum actore, rationabiliter institutum est, iure divino et humano, quod dicto testium stetur. Omnis autem multitudo in tribus comprehenditur, scilicet principio, medio et fine, unde secundum philosophum, in I de coelo, omne et totum in tribus ponimus. Ternarius quidem constituitur asserentium, cum duo testes conveniunt cum actore. Et ideo requiritur binarius testium, vel, ad maiorem certitudinem, ut sit ternarius, qui est multitudo perfecta, in ipsis testibus. Unde et Eccle. IV dicitur, funiculus triplex difficile rumpitur. Augustinus autem, super illud Ioan. VIII, duorum hominum testimonium verum est, dicit quod in hoc est Trinitas secundum mysterium commendata, in qua est perpetua firmitas veritatis.
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[42038] IIª-IIae q. 70 a. 2 co.
RISPONDO: Come fa notare il Filosofo, "non si deve esigere in tutte le materie la medesima certezza". Poiché negli atti umani, sui quali vertono i processi e le disposizioni dei testimoni, non si può avere una certezza apodittica, trattandosi di cose contingenti e variabili. Basta quindi una certezza probabile, che raggiunge la verità nella maggior parte dei casi, sebbene talora si scosti dalla verità. Ora, è probabile che contenga la verità più la deposizione di molti, che quella di uno solo. Perciò, quando il reo è solo a negare, mentre sono molteplici i testimoni che affermano la stessa cosa insieme all'accusatore, ragionevolmente è stato stabilito dal diritto divino e da quello umano, che si stia alla deposizione dei testimoni.
Ora, ogni pluralità, o molteplicità si compone di tre elementi, cioè di un principio, di un termine intermedio e di uno finale: infatti, a detta del Filosofo, "il tutto e l'universo si riducono a tre cose". Ebbene, si ha una triade di assertori, quando due testi concordano con l'accusatore. Ecco perché si richiedono due testimoni; oppure tre, per maggior certezza, per avere così la perfezione della pluralità. Infatti nell'Ecclesiaste si legge: "Una fune a tre fila difficilmente si rompe". E S. Agostino, spiegando quel passo evangelico: "La testimonianza di due uomini è degna di fede", afferma che "in questo c'è una misteriosa allusione alla Trinità, in cui risiede l'immutabile certezza della verità".
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[42039] IIª-IIae q. 70 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, quantacumque multitudo testium determinaretur, posset quandoque testimonium esse iniquum, cum scriptum sit Exod. XXIII, ne sequaris turbam ad faciendum malum. Nec tamen, quia non potest in talibus infallibilis certitudo haberi, debet negligi certitudo quae probabiliter haberi potest per duos vel tres testes, ut dictum est.
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[42039] IIª-IIae q. 70 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Per quanto grande possa essere il numero prescritto dei testimoni, potrebbe sempre capitare una falsa testimonianza; poiché sta scritto: "Non andrai dietro alla moltitudine, per fare il male". Non è detto però che si debba trascurare la certezza probabile che si può avere mediante due o tre testimoni, e di cui abbiamo parlato, per il fatto che non si può avere una certezza infallibile.
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[42040] IIª-IIae q. 70 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod discordia testium in aliquibus principalibus circumstantiis, quae variant substantiam facti, puta in tempore vel loco vel in personis de quibus principaliter agitur, aufert efficaciam testimonii, quia si discordant in talibus, videntur singulares esse in suis testimoniis, et de diversis factis loqui; puta si unus dicat hoc factum esse tali tempore vel loco, alius alio tempore vel loco, non videntur de eodem facto loqui. Non tamen praeiudicatur testimonio si unus dicat se non recordari, et alius asserat determinatum tempus vel locum. Et si in talibus omnino discordaverint testes actoris et rei, si sint aequales numero et pares dignitate, statur pro reo, quia facilior debet esse iudex ad absolvendum quam ad condemnandum; nisi forte in causis favorabilibus, sicut est causa libertatis et huiusmodi. Si vero testes eiusdem partis dissenserint, debet iudex ex motu sui animi percipere cui parti sit standum, vel ex numero testium, vel ex dignitate eorum, vel ex favorabilitate causae, vel ex conditione negotii et dictorum. Multo autem magis testimonium unius repellitur si sibi ipsi dissideat interrogatus de visu et scientia. Non autem si dissideat interrogatus de opinione et fama, quia potest secundum diversa visa et audita diversimode motus esse ad respondendum. Si vero sit discordia testimonii in aliquibus circumstantiis non pertinentibus ad substantiam facti, puta si tempus fuerit nubilosum vel serenum, vel si domus fuerit picta aut non, aut aliquid huiusmodi, talis discordia non praeiudicat testimonio, quia homines non consueverunt circa talia multum sollicitari, unde facile a memoria elabuntur. Quinimmo aliqua discordia in talibus facit testimonium credibilius, ut Chrysostomus dicit, super Matth., quia si in omnibus concordarent, etiam in minimis, viderentur ex condicto eundem sermonem proferre. Quod tamen prudentiae iudicis relinquitur discernendum.
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[42040] IIª-IIae q. 70 a. 2 ad 2
2. La discordia dei testimoni su circostanze principali che cambiano la natura del fatto, e cioè sul tempo, sul luogo o sulle persone di cui propriamente si tratta, toglie valore alla testimonianza: poiché discordando in codeste cose rimangono come testimoni singoli, che si riferiscono a fatti diversi. Se uno, p. es., dice che il fatto è accaduto in un dato tempo e luogo, e l'altro invece sta per un luogo e un tempo diversi, mostrano di non parlare dello stesso fatto. Però la testimonianza non è pregiudicata, se uno dice di non ricordare, mentre l'altro determina il tempo e il luogo.
Se poi su tali circostanze i testimoni dell'accusa e quelli della difesa non si accordano, e sono uguali per valore e per numero, si deve decidere la causa a favore dell'imputato: perché il giudice dev'essere più portato ad assolvere che a condannare; a meno che non si tratti di cause a favore dell'accusato, come sono i processi per l'affrancamento, e altri consimili. - Se poi discordano i testimoni di una medesima parte, allora il giudice deve intuire dai moti del suo animo quale partito scegliere; considerando il numero dei testimoni, il loro valore, i vantaggi della causa, lo svolgimento del processo e delle deposizioni.
Molto più però è da rigettarsi la testimonianza di una persona, che è in contraddizione con se stessa a proposito di quanto conosce come testimone oculare. Non così invece se è in contraddizione su cose conosciute dalle dicerie e dall'opinione altrui; poiché uno può esser mosso a rispondere diversamente, basandosi su constatazioni e su racconti diversi.
Se invece la discordia di una testimonianza verte su cose che non pregiudicano la sostanza del fatto, come potrebbe essere la nebulosità o la serenità del tempo, la decorazione o meno della casa, e simili, allora la discordanza non pregiudica la deposizione; poiché gli uomini non sono molto preoccupati di codesti dati, e quindi facilmente li dimenticano. Anzi la loro discordia in codeste circostanze rende la testimonianza più credibile, come nota il Crisostomo; perché se concordassero in tutto, potrebbe sembrare che parlino allo stesso modo per un'intesa. La cosa però è lasciata al prudente discernimento del giudice.
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[42041] IIª-IIae q. 70 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod illud locum habet specialiter in episcopis, presbyteris, diaconibus et clericis Ecclesiae Romanae, propter eius dignitatem. Et hoc triplici ratione. Primo quidem, quia in ea tales institui debent quorum sanctitati plus credatur quam multis testibus. Secundo, quia homines qui habent de aliis iudicare, saepe, propter iustitiam, multos adversarios habent. Unde non est passim credendum testibus contra eos, nisi magna multitudo conveniat. Tertio, quia ex condemnatione alicuius eorum derogaretur in opinione hominum dignitati illius Ecclesiae et auctoritati. Quod est periculosius quam in ea tolerare aliquem peccatorem, nisi valde publicum et manifestum, de quo grave scandalum oriretur.
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[42041] IIª-IIae q. 70 a. 2 ad 3
3. Quei testi si riferiscono in particolare ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi e ai chierici della Chiesa Romana, data la sua dignità. E questo per tre ragioni. Primo, perché in essa debbono esser promossi a codeste dignità uomini tali, che meritano per la loro santità una fede superiore a quella da accordare a molti testimoni. - Secondo, perché le persone chiamate a giudicare gli altri spesso a causa della giustizia si creano molti nemici. Perciò non si deve subito credere ai testimoni che depongono contro di loro, a meno che non ci sia l'accordo di un gran numero di essi. - Terzo, perché dalla condanna di un prelato romano verrebbe menomata la dignità e l'autorità di quella Chiesa nell'opinione degli uomini. E questo è più deleterio che la tolleranza in essa di qualche peccatore, a meno che non sia troppo pubblico e notorio, con la conseguenza di un grave scandalo.
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