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Se la mutilazione di una persona sia lecita in qualche caso
Secunda pars secundae partis
Quaestio 65
Articulus 1
[41819] IIª-IIae q. 65 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod mutilare aliquem membro in nullo casu possit esse licitum. Damascenus enim dicit, in II libro, quod peccatum committitur per hoc quod receditur ab eo quod est secundum naturam in id quod est contra naturam. Sed secundum naturam a Deo institutam est quod corpus hominis sit integrum membris; contra naturam autem est quod sit membro diminutum. Ergo mutilare aliquem membro semper videtur esse peccatum.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 65
Articolo 1
[41819] IIª-IIae q. 65 a. 1 arg. 1
SEMBRA che la mutilazione di una persona non sia lecita in nessun caso. Infatti:
1. Il Damasceno afferma che si commette peccato per il fatto che "ci si allontana da cio che è secondo natura per quello che è contro natura". Ora, secondo la natura istituita da Dio il corpo umano dev'essere integro nelle sue membra; ed è contro natura la sua menomazione di un organo. Dunque mutilare una persona di un organo è sempre peccato.
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[41820] IIª-IIae q. 65 a. 1 arg. 2 Praeterea, sicut se habet tota anima ad totum corpus, ita se habent partes animae ad partes corporis, ut dicitur in II de anima. Sed non licet aliquem privare anima occidendo ipsum, nisi publica potestate. Ergo etiam non licet aliquem mutilare membro, nisi forte secundum publicam potestatem.
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[41820] IIª-IIae q. 65 a. 1 arg. 2
2. A detta di Aristotele, come l'anima intera sta a tutto il corpo, così le parti dell'anima stanno alle varie parti del corpo. Ma, privare una persona dell'anima con l'uccisione non è permesso che in forza dei pubblici poteri. Perciò non è lecito mutilare una persona, se non forse ricorrendo ai pubblici poteri.
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[41821] IIª-IIae q. 65 a. 1 arg. 3 Praeterea, salus animae praeferenda est saluti corporali. Sed non licet aliquem mutilare se membro propter salutem animae, puniuntur enim secundum statuta Nicaeni Concilii qui se castraverunt propter castitatem servandam. Ergo propter nullam aliam causam licet aliquem membro mutilare.
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[41821] IIª-IIae q. 65 a. 1 arg. 3
3. La salvezza dell'anima è da preferirsi alla salvezza del corpo. Ora, a nessuno è permesso mutilarsi di un organo per la salvezza dell'anima: infatti il (primo) Concilio Niceno punisce coloro che si sono evirati per osservare la castità. Dunque per nessun altro motivo è lecita la mutilazione di una persona.
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[41822] IIª-IIae q. 65 a. 1 s. c. Sed contra est quod dicitur Exod. XXI, oculum pro oculo, dentem pro dente, manum pro manu, pedem pro pede.
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[41822] IIª-IIae q. 65 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto nell'Esodo: "Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede".
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[41823] IIª-IIae q. 65 a. 1 co. Respondeo dicendum quod cum membrum aliquod sit pars totius humani corporis, est propter totum, sicut imperfectum propter perfectum. Unde disponendum est de membro humani corporis secundum quod expedit toti. Membrum autem humani corporis per se quidem utile est ad bonum totius corporis, per accidens tamen potest contingere quod sit nocivum, puta cum membrum putridum est totius corporis corruptivum. Si ergo membrum sanum fuerit et in sua naturali dispositione consistens, non potest praecidi absque totius hominis detrimento. Sed quia ipse totus homo ordinatur ut ad finem ad totam communitatem cuius est pars, ut supra dictum est; potest contingere quod abscisio membri, etsi vergat in detrimentum totius corporis, ordinatur tamen ad bonum communitatis, inquantum alicui infertur in poenam ad cohibitionem peccatorum. Et ideo sicut per publicam potestatem aliquis licite privatur totaliter vita propter aliquas maiores culpas, ita etiam privatur membro propter aliquas culpas minores. Hoc autem non est licitum alicui privatae personae, etiam volente illo cuius est membrum, quia per hoc fit iniuria communitati, cuius est ipse homo et omnes partes eius. Si vero membrum propter putredinem sit totius corporis corruptivum, tunc licitum est, de voluntate eius cuius est membrum, putridum membrum praescindere propter salutem totius corporis, quia unicuique commissa est cura propriae salutis. Et eadem ratio est si fiat voluntate eius ad quem pertinet curare de salute eius qui habet membrum corruptum. Aliter autem aliquem membro mutilare est omnino illicitum.
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[41823] IIª-IIae q. 65 a. 1 co.
RISPONDO: Un organo, essendo una parte del corpo umano, è per il tutto, come ciò che è imperfetto dice ordine alla perfezione. Si deve perciò disporre di un organo del corpo umano secondo le esigenze del tutto. Ora, ogni organo del corpo umano di per sé è utile al bene di tutto il corpo: tuttavia può capitare che gli sia nocivo, quando un membro infetto, p. es., minaccia l'infezione di tutto il corpo. Se un organo, quindi, è sano e normale, non si può asportare senza un danno per l'intero corpo. Siccome però l'uomo nel suo insieme è ordinato, come si è detto, all'intera collettività di cui fa parte, può capitare che l'asportazione di un organo, pur essendo dannosa per l'intero corpo, sia ordinata al bene della collettività, perché inflitta come castigo di certi delitti. Perciò come uno dalla pubblica autorità può essere lecitamente privato della vita intera per i delitti più gravi, così può essere privato di un membro per i delitti minori. Questo però non è lecito a nessuna persona privata, anche col consenso dell'interessato: perché sarebbe un'ingiustizia verso la società alla quale appartiene l'uomo con tutte le sue membra.
Se invece un organo è un focolaio d'infezione per tutto il corpo, allora col consenso dell'interessato è lecita la sua asportazione per la salute di tutto il corpo: poiché a ciascuno è commessa la cura della propria salute. Lo stesso vale per giustificare l'asportazione fatta per volontà di coloro ai quali spetta la cura della salute di chi ha un organo malato. Mutilare invece un uomo di un organo fuori di questi casi è assolutamente proibito.
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[41824] IIª-IIae q. 65 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod nihil prohibet id quod est contra particularem naturam esse secundum naturam universalem, sicut mors et corruptio in rebus naturalibus est contra particularem naturam eius quod corrumpitur, cum tamen sit secundum naturam universalem. Et similiter mutilare aliquem membro, etsi sit contra naturam particularem corporis eius qui mutilatur, est tamen secundum naturalem rationem in comparatione ad bonum commune.
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[41824] IIª-IIae q. 65 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Niente impedisce che quanto è contrario a una natura particolare sia conforme alla natura nella sua universalità: negli esseri materiali, p. es., la morte o la corruzione è contraria alla loro natura particolare, ma è conforme alla natura nella sua universalità. Parimenti, mutilare una persona di un organo, pur essendo contro la natura particolare del suo corpo, è però conforme alla ragione naturale in rapporto al bene comune.
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[41825] IIª-IIae q. 65 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod totius hominis vita non ordinatur ad aliquid proprium ipsius hominis, sed ad ipsam potius omnia quae sunt hominis ordinantur. Et ideo privare aliquem vita in nullo casu pertinet ad aliquem nisi ad publicam potestatem, cui committitur procuratio boni communis. Sed praecisio membri potest ordinari ad propriam salutem unius hominis. Et ideo in aliquo casu potest ad ipsum pertinere.
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[41825] IIª-IIae q. 65 a. 1 ad 2
2. La vita intera di un uomo non è ordinata a qualche cosa che a lui appartiene; ma piuttosto tutte le cose che a lui appartengono sono ordinate ad essa. Ecco perché privare un uomo della vita appartiene sempre esclusivamente alla pubblica autorità, che è incaricata del bene comune. Ma la mutilazione di un organo può essere ordinata alla salute di una persona particolare. Perciò in certi casi costei ha il diritto di praticarla.
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[41826] IIª-IIae q. 65 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod membrum non est praecidendum propter corporalem salutem totius nisi quando aliter toti subveniri non potest. Saluti autem spirituali semper potest aliter subveniri quam per membri praecisionem, quia peccatum subiacet voluntati. Et ideo in nullo casu licet membrum praecidere propter quodcumque peccatum vitandum. Unde Chrysostomus, exponens illud Matth. XIX, sunt eunuchi qui seipsos castraverunt propter regnum caelorum, dicit, non membrorum abscisionem, sed malarum cogitationum interemptionem. Maledictioni enim est obnoxius qui membrum abscidit, etenim quae homicidarum sunt talis praesumit. Et postea subdit, neque concupiscentia mansuetior ita fit, sed molestior. Aliunde enim habet fontes sperma quod in nobis est, et praecipue a proposito incontinenti et mente negligente, nec ita abscisio membri comprimit tentationes, ut cogitationis frenum.
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[41826] IIª-IIae q. 65 a. 1 ad 3
3. Non si può eliminare un organo per la salute del corpo, se non quando non si può provvedere altrimenti. Ora, alla salvezza spirituale si può sempre provvedere altrimenti che con l'amputazione di un organo: poiché il peccato dipende dalla volontà. Perciò non si può mai recidere un organo per evitare un peccato qualsiasi. Ecco perché il Crisostomo nel commentare quel passo evangelico: "Ci sono degli eunuchi che si sono evirati per il regno dei cieli", afferma: "Non si tratta di mutilare le membra, ma di uccidere i cattivi pensieri. Infatti chi recide un organo è soggetto alla maledizione: poiché in tal modo uno si accomuna agli assassini". E aggiunge: "E d'altra parte in tal modo la concupiscenza non si calma, ma diviene più insolente. Infatti la concupiscenza che è in noi ha ben altre fonti, essa cioè deriva specialmente dalla mancanza di proposito e dalla negligenza dell'anima; cosicché la mutilazione di un organo non reprime le tentazioni quanto la repressione dei cattivi pensieri".
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