[41632] IIª-IIae q. 61 a. 3 co. Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, iustitia est circa quasdam operationes exteriores, scilicet distributionem et commutationem, quae quidem sunt usus quorundam exteriorum, vel rerum vel personarum vel etiam operum, rerum quidem, sicut cum aliquis vel aufert vel restituit alteri suam rem; personarum autem, sicut cum aliquis in ipsam personam hominis iniuriam facit, puta percutiendo vel conviciando, aut etiam cum reverentiam exhibet; operum autem, sicut cum quis iuste ab alio exigit vel alteri reddit aliquod opus. Si igitur accipiamus ut materiam utriusque iustitiae ea quorum operationes sunt usus, eadem est materia distributivae et commutativae iustitiae, nam et res distribui possunt a communi in singulos, et commutari de uno in alium; et etiam est quaedam distributio laboriosorum operum, et recompensatio. Si autem accipiamus ut materiam utriusque iustitiae actiones ipsas principales quibus utimur personis, rebus et operibus, sic invenitur utrobique alia materia. Nam distributiva iustitia est directiva distributionis, commutativa vero iustitia est directiva commutationum quae attendi possunt inter duas personas. Quarum quaedam sunt involuntariae; quaedam vero voluntariae. Involuntariae quidem, quando aliquis utitur re alterius vel persona vel opere, eo invito. Quod quidem contingit quandoque occulte per fraudem; quandoque etiam manifeste per violentiam. Utrumque autem contingit aut in rem aut in personam propriam, aut in personam coniunctam. In rem quidem, si occulte unus rem alterius accipiat, vocatur furtum; si autem manifeste, vocatur rapina. In personam autem propriam, vel quantum ad ipsam consistentiam personae; vel quantum ad dignitatem ipsius. Si autem quantum ad consistentiam personae, sic laeditur aliquis occulte per dolosam occisionem seu percussionem, et per veneni exhibitionem; manifeste autem per occisionem manifestam, aut per incarcerationem aut verberationem seu membri mutilationem. Quantum autem ad dignitatem personae, laeditur aliquis occulte quidem per falsa testimonia seu detractiones, quibus aliquis aufert famam suam, et per alia huiusmodi; manifeste autem per accusationem in iudicio, seu per convicii illationem. Quantum autem ad personam coniunctam, laeditur aliquis in uxore, ut in pluribus occulte, per adulterium; in servo autem, cum aliquis servum seducit, ut a domino discedat; et haec etiam manifeste fieri possunt. Et eadem ratio est de aliis personis coniunctis, in quas etiam possunt omnibus modis iniuriae committi sicut et in personam principalem. Sed adulterium et servi seductio sunt proprie iniuriae circa has personas, tamen, quia servus est possessio quaedam, hoc refertur ad furtum. Voluntariae autem commutationes dicuntur quando aliquis voluntarie transfert rem suam in alterum. Et si quidem simpliciter in alterum transferat rem suam absque debito, sicut in donatione, non est actus iustitiae, sed liberalitatis. Intantum autem ad iustitiam voluntaria translatio pertinet inquantum est ibi aliquid de ratione debiti. Quod quidem contingit tripliciter. Uno modo, quando aliquis transfert simpliciter rem suam in alterum pro recompensatione alterius rei, sicut accidit in venditione et emptione. Secundo modo, quando aliquis tradit rem suam alteri concedens ei usum rei cum debito recuperandi rem. Et si quidem gratis concedit usum rei, vocatur ususfructus in rebus quae aliquid fructificant; vel simpliciter mutuum seu accommodatum in rebus quae non fructificant, sicut sunt denarii, vasa et huiusmodi. Si vero nec ipse usus gratis conceditur, vocatur locatio et conductio. Tertio modo aliquis tradit rem suam ut recuperandam, non ratione usus, sed vel ratione conservationis, sicut in deposito; vel ratione obligationis, sicut cum quis rem suam pignori obligat, seu cum aliquis pro alio fideiubet. In omnibus autem huiusmodi actionibus, sive voluntariis sive involuntariis, est eadem ratio accipiendi medium secundum aequalitatem recompensationis. Et ideo omnes istae actiones ad unam speciem iustitiae pertinent, scilicet ad commutativam.
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[41632] IIª-IIae q. 61 a. 3 co.
RISPONDO: Come sopra abbiamo detto, la giustizia ha per oggetto delle operazioni esterne, ossia distribuzioni e commutazioni, le quali consistono nell'uso di entità esteriori, cioè di cose, di persone, o di prestazioni d'opera: di cose, come quando uno toglie o restituisce a un altro la sua roba; di persone, come quando uno commette un'ingiuria personale, percuotendo o insultando, oppure quando presta riverenza; di prestazioni d'opera, come quando uno giustamente esige, o rende ad altri un servizio. Perciò, se prendiamo per materia dei due tipi di giustizia le cose stesse il cui uso consiste nelle operazioni, allora la materia della giustizia distributiva e di quella commutativa è identica: infatti le cose possono essere distribuite dalla collettività ai singoli, ed essere commutate da un individuo all'altro; e così può esserci distribuzione di oneri, e insieme ricompense per essi.
Se invece prendiamo come materia dei due tipi di giustizia le stesse azioni principali mediante le quali facciamo uso delle persone, delle cose e delle prestazioni d'opera, allora la materia loro è diversa. Infatti la giustizia distributiva ha di mira le distribuzioni; mentre quella commutativa ha per oggetto le commutazioni possibili tra due individui.
Tra queste ultime alcune sono involontarie, altre volontarie. Sono involontarie, quando uno usa della roba, della persona o delle prestazioni altrui, contro la sua volontà. E questo in certi casi si fa di nascosto con la frode; in altri invece si fa apertamente con la violenza. Fatti questi che possono colpire, o le cose, o la persona propria, o la persona dei congiunti. Quando colpiscono le cose di nascosto, si parla di furto; quando colpiscono apertamente si ha la rapina. - Nel colpire la persona, o compromettono la sua incolumità; oppure ne intaccano l'onore. Nel menomare l'incolumità di una persona si ha un danno occulto con l'uccisione o con l'aggressione fatta a tradimento, e col veneficio; si ha invece un danno aperto con l'uccisione aperta, con l'incarceramento, con le percosse, oppure con la mutilazione. - Rispetto poi all'onore o dignità personale uno può essere danneggiato di nascosto con la falsa testimonianza, o con la detrazione, o con altre cose del genere, che ne compromettono la fama; e può essere danneggiato apertamente con accuse in tribunale, o con insulti. - Quanto alle persone congiunte uno può essere colpito nella moglie, per lo più in maniera occulta, mediante l'adulterio; oppure negli schiavi, che possono esser indotti a fuggire dal loro padrone: cose che possono farsi anche apertamente. Lo stesso si dica delle altre persone congiunte, contro le quali si possono commettere delle ingiurie come contro la persona direttamente interessata. L'adulterio, però, e la seduzione degli schiavi colpiscono immediatamente codesta persona: tuttavia siccome lo schiavo è una proprietà del padrone, codesta seduzione si riduce a un furto.
Le commutazioni invece sono volontarie, quando volontariamente uno passa ad un altro le proprie cose. Se il passaggio è assoluto, senza obblighi, come nella donazione, non è più un atto di giustizia, ma di liberalità. Invece il passaggio in tanto appartiene alla giustizia, in quanto conserva un legame di obbligazione (ratio debiti). E questo può avvenire in tre modi. Primo, quando uno passa a un altro ciò che gli appartiene in compenso di altre cose: come avviene nella compravendita. - Secondo, quando uno offre ciò che gli appartiene ad un altro, concedendone l'uso con l'obbligo della restituzione. Se la concessione dell'uso è gratuita si ha l'usufrutto per le cose capaci di fruttare; oppure il mutuo, o il prestito, per quelle che non fruttano, come sono i denari, i recipienti e simili. Se invece l'uso non è concesso gratuitamente, si ha la locazione e l'affitto. - Terzo, uno può offrire temporaneamente le proprie cose, non perché vengano usate, ma solo conservate, come nel deposito; oppure per stabilire un'obbligazione, come quando uno dà in pegno i propri averi, oppure quando li offre come garanzia per un altro.
Ebbene in tutte codeste azioni, sia volontarie che involontarie, identico è il criterio per determinare il giusto mezzo, e cioè l'equivalenza della restituzione. Perciò tutti codesti atti appartengono a un'unica specie di giustizia, cioè a quella commutativa.
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