Seconda parte > Le azioni umane > La giustizia > Il giudizio > Se il giudizio che nasce da un sospetto sia illecito
Secunda pars secundae partis
Quaestio 60
Articulus 3
[41573] IIª-IIae q. 60 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod iudicium ex suspicione procedens non sit illicitum. Suspicio enim videtur esse opinio incerta de aliquo malo, unde et philosophus, in VI Ethic., ponit quod suspicio se habet et ad verum et ad falsum. Sed de singularibus contingentibus non potest haberi opinio nisi incerta. Cum igitur iudicium humanum sit circa humanos actus, qui sunt in singularibus et contingentibus, videtur quod nullum iudicium esset licitum, si ex suspicione iudicare non liceret.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 60
Articolo 3
[41573] IIª-IIae q. 60 a. 3 arg. 1
SEMBRA che il giudizio originato da un sospetto non sia illecito. Infatti:
1. Il sospetto non è che la conoscenza incerta di un peccato: difatti anche il Filosofo insegna che il sospetto è sospeso tra il vero e il falso. Ora, sui singolari contingenti non si può avere altro che un'opinione incerta. E siccome il giudizio umano ha per oggetto le azioni umane, che sono singolari e contingenti, è chiaro che non sarebbe lecito nessun giudizio, se non fosse lecito giudicare partendo da un sospetto.
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[41574] IIª-IIae q. 60 a. 3 arg. 2 Praeterea, per iudicium illicitum fit aliqua iniuria proximo. Sed suspicio mala in sola opinione hominis consistit, et sic non videtur ad iniuriam alterius pertinere. Ergo suspicionis iudicium non est illicitum.
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[41574] IIª-IIae q. 60 a. 3 arg. 2
2. Con un giudizio illecito si fa un torto al prossimo. Ma il sospetto maligno si riduce a una semplice opinione personale, e quindi non sembra costituire un torto per altri. Dunque il giudizio fondato sul sospetto non è illecito.
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[41575] IIª-IIae q. 60 a. 3 arg. 3 Praeterea, si sit illicitum, oportet quod ad iniustitiam reducatur, quia iudicium est actus iustitiae, ut dictum est. Sed iniustitia ex suo genere semper est peccatum mortale, ut supra habitum est. Ergo suspicionis iudicium semper esset peccatum mortale, si esset illicitum. Sed hoc est falsum, quia suspiciones vitare non possumus, ut dicit Glossa Augustini super illud I ad Cor. IV, nolite ante tempus iudicare. Ergo iudicium suspiciosum non videtur esse illicitum.
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[41575] IIª-IIae q. 60 a. 3 arg. 3
3. Se è illecito, deve ridursi a un'ingiustizia: poiché, si è detto, il giudizio è un atto di giustizia. Ora, l'ingiustizia è sempre nel suo genere peccato mortale, come sopra abbiamo visto. Perciò il giudizio che nasce dal sospetto, se fosse illecito, sarebbe sempre peccato mortale. Ma questo è falso; poiché la Glossa di S. Agostino, a commento di quel testo paolino: "Non giudicate prima del tempo", afferma che "non possiamo evitare i sospetti". Perciò il giudizio fondato sul sospetto non è illecito.
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[41576] IIª-IIae q. 60 a. 3 s. c. Sed contra est quod Chrysostomus, super illud Matth. VII, nolite iudicare etc., dicit, dominus hoc mandato non prohibet Christianos ex benevolentia alios corripere, sed ne per iactantiam iustitiae suae Christiani Christianos despiciant, ex solis plerumque suspicionibus odientes ceteros et condemnantes.
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[41576] IIª-IIae q. 60 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Illustrando il precetto evangelico, "Non giudicate", il Crisostomo scrive: "Il Signore con questo comandamento non proibisce ai cristiani di correggere gli altri con benevolenza; ma a non disprezzare altri cristiani per ostentazione della propria onestà, spesso condannando e odiando gli altri per dei semplici sospetti".
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[41577] IIª-IIae q. 60 a. 3 co. Respondeo dicendum quod, sicut Tullius dicit, suspicio importat opinionem mali quando ex levibus indiciis procedit. Et contingit ex tribus. Uno quidem modo, ex hoc quod aliquis in seipso malus est, et ex hoc ipso, quasi conscius suae malitiae, faciliter de aliis malum opinatur, secundum illud Eccle. X, in via stultus ambulans, cum ipse sit insipiens, omnes stultos aestimat. Alio modo provenit ex hoc quod aliquis male afficitur ad alterum. Cum enim aliquis contemnit vel odit aliquem, aut irascitur vel invidet ei, ex levibus signis opinatur mala de ipso, quia unusquisque faciliter credit quod appetit. Tertio modo provenit ex longa experientia, unde philosophus dicit, in II Rhet., quod senes sunt maxime suspiciosi, quia multoties experti sunt aliorum defectus. Primae autem duae suspicionis causae manifeste pertinent ad perversitatem affectus. Tertia vero causa diminuit rationem suspicionis, inquantum experientia ad certitudinem proficit, quae est contra rationem suspicionis. Et ideo suspicio vitium quoddam importat, et quanto magis procedit suspicio, tanto magis est vitiosum. Est autem triplex gradus suspicionis. Primus quidem gradus est ut homo ex levibus indiciis de bonitate alicuius dubitare incipiat. Et hoc est veniale et leve peccatum, pertinet enim ad tentationem humanam, sine qua vita ista non ducitur, ut habetur in Glossa super illud I ad Cor. IV, nolite ante tempus iudicare. Secundus gradus est cum aliquis pro certo malitiam alterius aestimat ex levibus indiciis. Et hoc, si sit de aliquo gravi, est peccatum mortale, inquantum non est sine contemptu proximi, unde Glossa ibidem subdit, etsi ergo suspiciones vitare non possumus, quia homines sumus, iudicia tamen, idest definitivas firmasque sententias, continere debemus. Tertius gradus est cum aliquis iudex ex suspicione procedit ad aliquem condemnandum. Et hoc directe ad iniustitiam pertinet. Unde est peccatum mortale.
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[41577] IIª-IIae q. 60 a. 3 co.
RISPONDO: Come dice Cicerone, il sospetto implica un'opinione cattiva fondata su indizi insignificanti. E questo può derivare da tre moventi. Primo, dal fatto che uno è egli stesso malvagio, cosicché conoscendo la propria malizia facilmente è portato a pensar male degli altri; conforme alle parole dell'Ecclesiaste: "Quando lo stolto cammina per via, essendo egli uno sciocco, tutti reputa stolti". - Secondo, può derivare dal fatto che uno è mal disposto verso un altro. Infatti quando si disprezza e si odia una persona, o ci si adira contro di essa, bastano lievi indizi per pensarne male: poiché ciascuno crede facilmente ciò che desidera. - Terzo, ciò può derivare da una lunga esperienza: ecco perché il Filosofo afferma, che "i vecchi sono sommamente sospettosi, perché spesso hanno sperimentato gli altrui difetti".
Ebbene, i primi due moventi del sospetto si devono evidentemente alla perversità degli affetti. Invece il terzo diminuisce l'infondatezza del sospetto: in quanto l'esperienza giova alla certezza, la quale riduce ciò che caratterizza il sospetto. Perciò il sospetto implica un vizio: e più esso procede, più è vizioso.
Ci sono tre gradazioni del sospetto. La prima consiste nel prospettarsi dei dubbi sulla bontà di uno per degli indizi insignificanti. E questo è un peccato leggero e veniale: ciò infatti, a detta della Glossa, "fa parte della tentazione umana, senza la quale non può trascorrere la vita presente". - Il secondo grado si ha quando uno, per leggeri indizi, ritiene certa la malizia di un altro. E questo, se si tratta di cosa grave, è peccato mortale, in quanto non può verificarsi senza il disprezzo del prossimo; ed ecco perché la Glossa aggiunge: "Sebbene, dunque, non si possano evitare i sospetti, perché siamo uomini, tuttavia dobbiamo trattenerci dal dare giudizi, e cioè sentenze ferme e definitive". - Si ha poi il terzo grado quando un giudice per un sospetto arriva a condannare qualcuno. E questo direttamente appartiene all'ingiustizia. E quindi è peccato mortale.
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[41578] IIª-IIae q. 60 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod in humanis actibus invenitur aliqua certitudo, non quidem sicut in demonstrativis, sed secundum quod convenit tali materiae, puta cum aliquid per idoneos testes probatur.
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[41578] IIª-IIae q. 60 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Degli atti umani si può avere un certo grado di certezza, non come nelle scienze dimostrative, ma come comporta tale materia: p. es., mediante la testimonianza di persone idonee.
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[41579] IIª-IIae q. 60 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod ex hoc ipso quod aliquis malam opinionem habet de alio sine causa sufficienti, indebite contemnit ipsum. Et ideo iniuriatur ei.
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[41579] IIª-IIae q. 60 a. 3 ad 2
2. Per il fatto stesso che uno ha una cattiva opinione di un altro, senza un motivo sufficiente, viene a disprezzarlo. E quindi gli fa un torto.
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[41580] IIª-IIae q. 60 a. 3 ad 3 Ad tertium dicendum quod quia iustitia et iniustitia est circa exteriores operationes, ut dictum est, tunc iudicium suspiciosum directe ad iniustitiam pertinet quando ad actum exteriorem procedit. Et tunc est peccatum mortale, ut dictum est. Iudicium autem interius pertinet ad iustitiam secundum quod comparatur ad exterius iudicium ut actus interior ad exteriorem, sicut concupiscentia ad fornicationem, et ira ad homicidium.
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[41580] IIª-IIae q. 60 a. 3 ad 3
3. Giustizia e ingiustizia hanno per oggetto le azioni esterne, come abbiamo notato; perciò il giudizio temerario costituisce direttamente un'ingiustizia quando si esprime in un atto esterno. E allora, come abbiamo detto, è peccato mortale. Invece il giudizio interno appartiene alla giustizia, in quanto esso sta al giudizio esterno come gli atti interni stanno a quelli esterni: e cioè come il desiderio impuro sta alla fornicazione, e l'ira sta all'omicidio.
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