Seconda parte > Le azioni umane > La giustizia > Il diritto > Se si debbano distinguere specificatamente il diritto paterno e il diritto padronale
Secunda pars secundae partis
Quaestio 57
Articulus 4
[41408] IIª-IIae q. 57 a. 4 arg. 1 Ad quartum sic proceditur. Videtur quod non debeat specialiter distingui ius paternum et dominativum. Ad iustitiam enim pertinet reddere unicuique quod suum est; ut dicit Ambrosius, in I de officiis. Sed ius est obiectum iustitiae, sicut dictum est. Ergo ius ad unumquemque aequaliter pertinet. Et sic non debet distingui specialiter ius patris et domini.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 57
Articolo 4
[41408] IIª-IIae q. 57 a. 4 arg. 1
SEMBRA che il diritto paterno e il diritto padronale non si debbano specificatamente distinguere. Infatti:
1. La giustizia ha il compito di "rendere a ciascuno il suo", come dice S. Ambrogio. Ora, il diritto è l'oggetto della giustizia, come sopra abbiamo spiegato. Dunque il diritto appartiene a ciascuno ugualmente. Perciò non si deve distinguere in modo speciale il diritto del padre e del padrone.
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[41409] IIª-IIae q. 57 a. 4 arg. 2 Praeterea, ratio iusti est lex, ut dictum est. Sed lex respicit commune bonum civitatis et regni, ut supra habitum est, non autem respicit bonum privatum unius personae, aut etiam unius familiae. Non ergo debet esse aliquod speciale ius vel iustum dominativum vel paternum, cum dominus et pater pertineant ad domum, ut dicitur in I Polit.
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[41409] IIª-IIae q. 57 a. 4 arg. 2
2. Come sopra abbiamo detto, norma del giusto, o del diritto è la legge. Ma la legge ha di mira il bene comune di una città o di un regno, secondo le spiegazioni date in precedenza, e non il bene privato di una persona, o di una famiglia. Quindi non deve esserci uno speciale diritto padronale o paterno: dal momento che padrone e padre si riferiscono entrambi a una casa o famiglia, come dice Aristotele.
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[41410] IIª-IIae q. 57 a. 4 arg. 3 Praeterea, multae aliae sunt differentiae graduum in hominibus, ut puta quod quidam sunt milites, quidam sacerdotes, quidam principes. Ergo ad eos debet aliquod speciale iustum determinari.
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[41410] IIª-IIae q. 57 a. 4 arg. 3
3. Tra gli uomini esistono molte altre differenze di grado: alcuni, p. es., sono soldati, altri sacerdoti o principi. Perciò anche per costoro si deve determinare uno speciale diritto.
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[41411] IIª-IIae q. 57 a. 4 s. c. Sed contra est quod philosophus, in V Ethic., specialiter a iusto politico distinguit dominativum et paternum, et alia huiusmodi.
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[41411] IIª-IIae q. 57 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Il Filosofo distingue espressamente dal diritto politico il diritto padronale, il diritto paterno, e altri diritti del genere.
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[41412] IIª-IIae q. 57 a. 4 co. Respondeo dicendum quod ius, sive iustum dicitur per commensurationem ad alterum. Alterum autem potest dici dupliciter. Uno modo, quod simpliciter est alterum, sicut quod est omnino distinctum, sicut apparet in duobus hominibus quorum unus non est sub altero, sed ambo sunt sub uno principe civitatis. Et inter tales, secundum philosophum, in V Ethic., est simpliciter iustum. Alio modo dicitur aliquid alterum non simpliciter, sed quasi aliquid eius existens. Et hoc modo in rebus humanis filius est aliquid patris, quia quodammodo est pars eius, ut dicitur in VIII Ethic.; et servus est aliquid domini, quia est instrumentum eius, ut dicitur in I Polit. Et ideo patris ad filium non est comparatio sicut ad simpliciter alterum, et propter hoc non est ibi simpliciter iustum, sed quoddam iustum, scilicet paternum. Et eadem ratione nec inter dominum et servum, sed est inter eos dominativum iustum. Uxor autem, quamvis sit aliquid viri, quia comparatur ad eam sicut ad proprium corpus, ut patet per apostolum, ad Ephes. V; tamen magis distinguitur a viro quam filius a patre vel servus a domino, assumitur enim in quandam socialem vitam matrimonii. Et ideo, ut philosophus dicit, inter virum et uxorem plus est de ratione iusti quam inter patrem et filium, vel dominum et servum. Quia tamen vir et uxor habent immediatam relationem ad domesticam communitatem, ut patet in I Polit.; ideo inter eos non est etiam simpliciter politicum iustum, sed magis iustum oeconomicum.
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[41412] IIª-IIae q. 57 a. 4 co.
RISPONDO: Il diritto, ossia il giusto, si desume dalla adeguazione ad altri. Ora, l'alterità può essere di due tipi. Primo, uno può essere altro in modo assoluto, come un individuo del tutto distinto: nel caso, p. es., di due uomini indipendenti l'uno dall'altro, e sottoposti a un unico principe. E tra essi, a detta del Filosofo, esiste il diritto in senso pieno e assoluto. - Secondo, un individuo può avere un'alterità non assoluta, ma essere qualche cosa del soggetto. È così che tra gli uomini il figlio è qualche cosa del padre, perché parte di lui in qualche modo, come nota Aristotele nell'Etica; e lo schiavo è qualche cosa del padrone, perché suo strumento, come nota nella Politica. Perciò tra padre e figlio non c'è un'alterità in senso assoluto: e quindi non c'è un diritto assoluto, ma un certo diritto, cioè il diritto paterno. E lo stesso si dica tra padrone e schiavo: ché tra loro c'è il diritto padronale.
La moglie invece, sebbene sia qualche cosa del marito, perché a detta dell'Apostolo è come il corpo di lui, tuttavia è più distinta dal marito che un figlio dal padre e un servo dal padrone: essa infatti entra a far parte di una certa vita associata nel matrimonio. Perciò, come dice il Filosofo, tra marito e moglie i rapporti di diritto sono più accentuati che tra padre e figlio, o tra padrone e schiavo. Siccome però marito e moglie hanno un rapporto immediato con la comunità domestica, come Aristotele dimostra, tra essi non c'è semplicemente il diritto civile, ma piuttosto un diritto economico o domestico.
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[41413] IIª-IIae q. 57 a. 4 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod ad iustitiam pertinet reddere ius suum unicuique, supposita tamen diversitate unius ad alterum, si quis enim sibi det quod sibi debetur, non proprie vocatur hoc iustum. Et quia quod est filii est patris, et quod est servi est domini, ideo non est proprie iustitia patris ad filium, vel domini ad servum.
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[41413] IIª-IIae q. 57 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È compito della giustizia rendere a ciascuno il proprio diritto, supposta però la netta distinzione tra due individui: se infatti uno desse a se stesso ciò che gli spetta, non si potrebbe chiamare propriamente un atto di giustizia. E poiché ciò che appartiene al figlio è del padre, e ciò che appartiene allo schiavo è del padrone, non c'è una vera giustizia del padre verso il figlio, o del padrone verso lo schiavo.
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[41414] IIª-IIae q. 57 a. 4 ad 2 Ad secundum dicendum quod filius, inquantum filius, est aliquid patris; et similiter servus, inquantum servus, est aliquid domini. Uterque tamen prout consideratur ut quidam homo, est aliquid secundum se subsistens ab aliis distinctum. Et ideo inquantum uterque est homo, aliquo modo ad eos est iustitia. Et propter hoc etiam aliquae leges dantur de his quae sunt patris ad filium, vel domini ad servum. Sed inquantum uterque est aliquid alterius, secundum hoc deficit ibi perfecta ratio iusti vel iuris.
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[41414] IIª-IIae q. 57 a. 4 ad 2
2. Il figlio in quanto figlio è qualche cosa del padre; e così pure lo schiavo in quanto schiavo è del padrone. Tuttavia l'uno e l'altro in quanto uomini sono realtà sussistenti distinte dalle altre. Perciò in quanto i figli e gli schiavi sono uomini, verso di essi c'è un rapporto di giustizia. Per questo ci sono delle leggi riguardanti i doveri del padre verso i figli, e del padrone verso gli schiavi. Ma in quanto questi sono qualche cosa di un altro viene a mancare la perfetta nozione di giustizia e di diritto.
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[41415] IIª-IIae q. 57 a. 4 ad 3 Ad tertium dicendum quod omnes aliae diversitates personarum quae sunt in civitate, habent immediatam relationem ad communitatem civitatis et ad principem ipsius. Et ideo ad eos est iustum secundum perfectam rationem iustitiae. Distinguitur tamen istud iustum secundum diversa officia. Unde et dicitur ius militare vel ius magistratuum aut sacerdotum, non propter defectum a simpliciter iusto, sicut dicitur ius paternum et dominativum, sed propter hoc quod unicuique conditioni personae secundum proprium officium aliquid proprium debetur.
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[41415] IIª-IIae q. 57 a. 4 ad 3
3. Tutte le altre differenze esistenti tra le persone che formano una città hanno un rapporto immediato con la collettività politica, e col principe che la governa. Perciò in rapporto a codeste persone esiste il diritto secondo la perfetta nozione della giustizia. Tuttavia tale diritto si distingue secondo le diverse mansioni. Ecco perché si parla di un diritto dei militari, dei magistrati, o dei sacerdoti, non per una menomazione del diritto in senso assoluto, come si fa per il diritto paterno e padronale, ma per indicare che a ciascuna condizione di persone, secondo le proprie mansioni, è dovuto qualche cosa di particolare.
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