Seconda parte > Le azioni umane > La prudenza > L'imprudenza > Se l'imprudenza sia un peccato specifico
Secunda pars secundae partis
Quaestio 53
Articulus 2
[41234] IIª-IIae q. 53 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod imprudentia non sit speciale peccatum. Quicumque enim peccat agit contra rationem rectam, quae est prudentia. Sed imprudentia consistit in hoc quod aliquis agit contra prudentiam, ut dictum est. Ergo imprudentia non est speciale peccatum.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 53
Articolo 2
[41234] IIª-IIae q. 53 a. 2 arg. 1
SEMBRA che l'imprudenza non sia un peccato specifico. Infatti:
1. Chiunque pecca agisce contro la retta ragione, cioè contro la prudenza. Ma l'imprudenza consiste nel fatto che uno agisce, come abbiamo detto, contro la prudenza. Dunque l'imprudenza non è un peccato specifico.
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[41235] IIª-IIae q. 53 a. 2 arg. 2 Praeterea, prudentia magis est affinis moralibus actibus quam scientia. Sed ignorantia, quae opponitur scientiae, ponitur inter generales causas peccati. Ergo multo magis imprudentia.
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[41235] IIª-IIae q. 53 a. 2 arg. 2
2. La prudenza è più affine della scienza alle azioni morali. Ma l'ignoranza, che si contrappone alla scienza, viene posta tra le cause generiche del peccato. Dunque a maggior ragione si deve fare così per l'imprudenza.
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[41236] IIª-IIae q. 53 a. 2 arg. 3 Praeterea, peccata contingunt ex hoc quod virtutum circumstantiae corrumpuntur, unde et Dionysius dicit, IV cap. de Div. Nom., quod malum contingit ex singularibus defectibus. Sed multa requiruntur ad prudentiam, sicut ratio, intellectus, docilitas, et cetera quae supra posita sunt. Ergo multae sunt imprudentiae species. Ergo non est peccatum speciale.
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[41236] IIª-IIae q. 53 a. 2 arg. 3
3. I peccati si devono al fatto che vengono pervertite le circostanze delle virtù: infatti Dionigi afferma, che "il male dipende da particolari difetti". Ora, molti sono i requisiti della prudenza: e cioè ragione, intelletto, docilità e tutte le altre cose sopra indicate. Perciò molte sono le specie dell'imprudenza. E quindi l'imprudenza non è un peccato specifico.
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[41237] IIª-IIae q. 53 a. 2 s. c. Sed contra, imprudentia est contrarium prudentiae, ut dictum est. Sed prudentia est una virtus specialis. Ergo imprudentia est unum vitium speciale.
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[41237] IIª-IIae q. 53 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: L'imprudenza, come abbiamo detto, è il contrario della prudenza. Ma la prudenza è una virtù specifica. Dunque l'imprudenza è un vizio specifico.
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[41238] IIª-IIae q. 53 a. 2 co. Respondeo dicendum quod aliquod vitium vel peccatum potest dici generale dupliciter, uno modo, absolute, quia scilicet est generale respectu omnium peccatorum; alio modo, quia est generale respectu quorundam vitiorum quae sunt species eius. Primo autem modo potest dici aliquod vitium generale dupliciter. Uno modo, per essentiam, quia scilicet praedicatur de omnibus peccatis. Et hoc modo imprudentia non est generale peccatum, sicut nec prudentia generalis virtus, cum sint circa actus speciales, scilicet circa ipsos actus rationis. Alio modo, per participationem. Et hoc modo imprudentia est generale peccatum. Sicut enim prudentia participatur quodammodo in omnibus virtutibus, inquantum est directiva earum, ita et imprudentia in omnibus vitiis et peccatis, nullum enim peccatum accidere potest nisi sit defectus in aliquo actu rationis dirigentis, quod pertinet ad imprudentiam. Si vero dicatur peccatum generale non simpliciter, sed secundum aliquod genus, quia scilicet continet sub se multas species; sic imprudentia est generale peccatum. Continet enim sub se diversas species tripliciter. Uno quidem modo, per oppositum ad diversas partes subiectivas prudentiae. Sicut enim distinguitur prudentia in monasticam, quae est regitiva unius, et in alias species prudentiae quae sunt multitudinis regitivae, ut supra habitum est; ita etiam imprudentia. Alio modo, secundum partes quasi potentiales prudentiae, quae sunt virtutes adiunctae, et accipiuntur secundum diversos actus rationis. Et hoc modo, quantum ad defectum consilii, circa quod est eubulia, est praecipitatio, sive temeritas, imprudentiae species. Quantum vero ad defectum iudicii, circa quod sunt synesis et gnome, est inconsideratio. Quantum vero ad ipsum praeceptum, quod est proprius actus prudentiae, est inconstantia et negligentia. Tertio modo possunt sumi per oppositum ad ea quae requiruntur ad prudentiam, quae sunt quasi partes integrales prudentiae. Sed quia omnia illa ordinantur ad dirigendum praedictos tres rationis actus, inde est quod omnes defectus oppositi reducuntur ad quatuor praedictas partes. Sicut incautela et incircumspectio includitur sub inconsideratione. Quod autem aliquis deficiat a docilitate vel memoria vel ratione, pertinet ad praecipitationem. Improvidentia vero et defectus intelligentiae et solertiae pertinent ad negligentiam et inconstantiam.
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[41238] IIª-IIae q. 53 a. 2 co.
RISPONDO: Un vizio, o peccato, può dirsi universale in due maniere: primo, in senso assoluto, e cioè in rapporto a tutti i peccati; secondo, rispetto ad alcuni vizi che sono le varie specie di esso. Stando al primo significato, un vizio può essere universale in due modi. Primo, per essenza: e cioè perché può predicarsi di tutti i peccati. Ebbene, l'imprudenza non è un peccato universale in questo senso, come non è universale la virtù della prudenza: poiché esse constano di atti specifici, che hanno per oggetto gli atti stessi della ragione. - Secondo, per partecipazione. E in tal senso l'imprudenza è peccato universale. Infatti come la prudenza viene ad essere partecipata in qualche modo a tutte le virtù, in quanto direttiva di esse, così l'imprudenza viene a trovarsi in tutti i vizi e in tutti i peccati: infatti non può capitare un peccato, senza che in qualche atto della ragione dirigente ci sia un difetto, che si riduce all'imprudenza.
Se poi si parla di peccato universale generico non in senso assoluto, ma circoscritto a un dato genere, cioè in quanto abbraccia un certo numero di specie, allora l'imprudenza è certamente un peccato generico. Essa infatti abbraccia sotto di sé diverse specie. Primo, in opposizione alle diverse parti soggettive della prudenza. Poiché come la prudenza si distingue in prudenza "monastica", fatta per il governo di un individuo, e in altre specie che sono fatte, l'abbiamo visto sopra, per il governo di una collettività; così avviene per l'imprudenza. - Secondo, in base alle parti potenziali della prudenza, cioè delle virtù complementari, che si fondano sui vari atti della ragione. E da questo lato la mancanza relativa al consiglio, oggetto dell'eubulia, si riduce alla precipitazione, o temerità, che è una specie dell'imprudenza. La mancanza relativa al giudizio, oggetto della synesis e della gnome, costituisce l'inconsiderazione. Quella poi relativa al comando, che è l'atto proprio della prudenza, costituisce l'incostanza e la negligenza. - Terzo, si possono desumere in opposizione ai requisiti della prudenza, che sono come le parti integranti di essa. Siccome però tutti codesti requisiti sono ordinati a guidare i tre atti della ragione già ricordati, tutti i difetti contrari si riducono ai quattro vizi suddetti. Cosicché la mancanza di cautela e di circospezione è inclusa nell'inconsiderazione. La mancanza di docilità, di memoria, o di ragione si riduce alla precipitazione. Mentre la mancanza di previdenza, d'intelletto e di solerzia si riduce alla negligenza e all'incostanza.
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[41239] IIª-IIae q. 53 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod ratio illa procedit de generalitate quae est secundum participationem.
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[41239] IIª-IIae q. 53 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'argomento si riferisce alla genericità per partecipazione.
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[41240] IIª-IIae q. 53 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod quia scientia est magis remota a moralibus quam prudentia secundum propriam rationem utriusque, inde est quod ignorantia non habet de se rationem peccati moralis, sed solum ratione negligentiae praecedentis vel effectus sequentis. Et propter hoc ponitur inter generales causas peccati. Sed imprudentia secundum propriam rationem importat vitium morale. Et ideo magis potest poni speciale peccatum.
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[41240] IIª-IIae q. 53 a. 2 ad 2
2. Proprio perché la scienza più della prudenza è lontana dalle azioni morali, stando alla loro natura rispettiva, l'ignoranza non ha l'aspetto di peccato morale in forza della sua natura, ma solo in forza della negligenza che la precede, o dell'effetto che la segue. Ecco perché essa è posta tra le cause generali del peccato. Invece l'imprudenza implica un vizio morale nella sua stessa natura. E quindi si avvicina di più a un peccato specifico.
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[41241] IIª-IIae q. 53 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod quando corruptio diversarum circumstantiarum habet idem motivum, non diversificatur peccati species, sicut eiusdem speciei est peccatum ut aliquis accipiat non sua ubi non debet, et quando non debet. Sed si sint diversa motiva, tunc essent diversae species, puta si unus acciperet unde non deberet ut faceret iniuriam loco sacro, quod faceret speciem sacrilegii; alius quando non debet propter solum superfluum appetitum habendi, quod esset simplex avaritia. Et ideo defectus eorum quae requiruntur ad prudentiam non diversificant species nisi quatenus ordinantur ad diversos actus rationis, ut dictum est.
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[41241] IIª-IIae q. 53 a. 2 ad 3
3. Quando il disordine di più circostanze ha il medesimo motivo, non si differenzia la specie del peccato: si ha, p. es., un peccato della medesima specie, sia che uno prenda cose che non gli appartengono dove non deve, che quando non deve. Se invece i motivi sono diversi, allora sono diverse anche le specie: nel caso, mettiamo, in cui uno prendesse la roba di dove non deve, facendo ingiuria al luogo sacro, determinando così la specie del sacrilegio, farebbe un peccato diverso da quello di chi prendesse quando non deve per il solo desiderio esagerato di possedere, il che sarebbe un semplice peccato di avarizia. Perciò le mancanze relative ai requisiti della prudenza non diversificano le specie del peccato, se non in quanto colpiscono, come abbiamo detto, i diversi atti della ragione.
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