[41210] IIª-IIae q. 52 a. 3 arg. 2 Praeterea, consilium dubitationem importat, in his enim quae manifesta sunt ridiculum est consiliari, sicut patet per philosophum, in III Ethic. In patria autem tolletur omnis dubitatio. Ergo in patria non erit consilium.
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[41210] IIª-IIae q. 52 a. 3 arg. 2
2. Il consiglio implica un dubbio: infatti a detta del Filosofo, è ridicolo consigliarsi, o deliberare su cose evidenti. Ma nella patria beata tutti i dubbi cadranno. Dunque in essa non ci sarà il consiglio.
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[41211] IIª-IIae q. 52 a. 3 arg. 3 Praeterea, in patria sancti maxime Deo conformantur, secundum illud I Ioan. III, cum apparuerit, similes ei erimus. Sed Deo non convenit consilium, secundum illud Rom. XI, quis consiliarius eius fuit? Ergo etiam neque sanctis in patria competit donum consilii.
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[41211] IIª-IIae q. 52 a. 3 arg. 3
3. Nella patria i santi raggiungeranno la massima conformità con Dio; poiché sta scritto: "Quando si manifesterà saremo simili a lui". Ora, a Dio non si addice il consiglio, come risulta da quelle parole di S. Paolo: "Chi gli fu consigliere?". Quindi neppure ai santi esistenti nella patria beata si addice il dono del consiglio.
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[41212] IIª-IIae q. 52 a. 3 s. c. Sed contra est quod dicit Gregorius, XVII Moral., cumque uniuscuiusque gentis vel culpa vel iustitia ad supernae curiae consilium ducitur, eiusdem gentis praepositus vel obtinuisse in certamine vel non obtinuisse perhibetur.
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[41212] IIª-IIae q. 52 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Gregorio ha scritto: "E quando la colpa, o la giustizia di ciascuna nazione è deferita al consiglio della corte celeste, allora si può dire che l'angelo preposto a codesta nazione è riconosciuto vincitore o meno nel combattimento".
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[41213] IIª-IIae q. 52 a. 3 co. Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, dona spiritus sancti ad hoc pertinent quod creatura rationalis movetur a Deo. Circa motionem autem humanae mentis a Deo duo considerari oportet. Primo quidem, quod alia est dispositio eius quod movetur dum movetur; et alia dum est in termino motus. Et quidem quando movens est solum principium movendi, cessante motu cessat actio moventis super mobile, quod iam pervenit ad terminum, sicut domus, postquam aedificata est, non aedificatur ulterius ab aedificatore. Sed quando movens non solum est causa movendi, sed etiam est causa ipsius formae ad quam est motus, tunc non cessat actio moventis etiam post adeptionem formae, sicut sol illuminat aerem etiam postquam est illuminatus. Et hoc modo Deus causat in nobis et virtutem et cognitionem non solum quando primo acquirimus, sed etiam quandiu in eis perseveramus. Et sic cognitionem agendorum causat Deus in beatis, non quasi in ignorantibus, sed quasi continuando in eis cognitionem eorum quae agenda sunt. Tamen quaedam sunt quae beati, vel Angeli vel homines, non cognoscunt, quae non sunt de essentia beatitudinis, sed pertinent ad gubernationem rerum secundum divinam providentiam. Et quantum ad hoc est aliud considerandum, scilicet quod mens beatorum aliter movetur a Deo, et aliter mens viatorum. Nam mens viatorum movetur a Deo in agendis per hoc quod sedatur anxietas dubitationis in eis praecedens. In mente vero beatorum circa ea quae non cognoscunt est simplex nescientia, a qua etiam Angeli purgantur, secundum Dionysium, VI cap. Eccl. Hier., non autem praecedit in eis inquisitio dubitationis, sed simplex conversio ad Deum. Et hoc est Deum consulere, sicut Augustinus dicit, V super Gen. ad Litt., quod Angeli de inferioribus Deum consulunt. Unde et instructio qua super hoc a Deo instruuntur consilium dicitur. Et secundum hoc donum consilii est in beatis, inquantum in eis a Deo continuatur cognitio eorum quae sciunt; et inquantum illuminantur de his quae nesciunt circa agenda.
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[41213] IIª-IIae q. 52 a. 3 co.
RISPONDO: I doni dello Spirito Santo hanno il compito, come abbiamo detto, di far sì che la creatura razionale sia mossa da Dio. Ora, riguardo alla mozione della mente umana da parte di Dio si devono considerare due cose. Primo, che la disposizione di ciò che si muove è diversa nel momento che è in moto e allorché si trova nel suo termine. E quando il motore è solo principio della mozione, cessato il moto cessa anche l'azione del motore sul soggetto, che ormai ha raggiunto il termine: una casa, p. es., una volta fabbricata non continua ad essere edificata dal suo costruttore. Ma quando il motore non è soltanto causa della mozione, bensì della forma stessa che il moto tende a raggiungere, allora la sua azione non cessa neppure dopo il raggiungimento della forma: il sole infatti continua a illuminare l'aria anche dopo che l'ha resa luminosa. Ora, Dio causa in noi la virtù e la conoscenza non solo quando le acquistiamo la prima volta, ma anche mentre perseveriamo in esse. Ed è così che Dio causa nei beati la conoscenza delle azioni da compiere, non come per dissipare l'ignoranza, ma come per prolungare in essi la conoscenza di codeste azioni.
Ci sono però delle cose che i beati, angeli o uomini che siano, non conoscono; ma si tratta di cose che non sono essenziali alla beatitudine, riguardando esse il governo del mondo secondo la divina provvidenza. E in rapporto a questo si deve notare un'altra cosa, e cioè che Dio muove diversamente l'anima dei beati e quella dei viatori. Infatti l'anima dei viatori è mossa da Dio rispetto alle azioni da compiere per il fatto che fa cessare in essi uno stato di dubbio e di ansietà. Invece nell'anima dei beati rispetto alle cose che non sanno c'è una semplice nescienza, dalla quale, a detta di Dionigi, vengono purificati anche gli angeli; in essi però non precede la ricerca del dubbio, ma un semplice sguardo verso Dio. E questo significa consultare Dio: S. Agostino infatti afferma che gli angeli "consultano Dio sulle cose inferiori". Ecco perché l'informazione che ne ricevono viene chiamata consiglio.
Ed è in tal senso che il dono del consiglio si trova nei beati, cioè in quanto Dio conserva in essi la conoscenza di ciò che sanno; e in quanto sono illuminati su ciò che non sanno in rapporto alle azioni da compiere.
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[41214] IIª-IIae q. 52 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod etiam in beatis sunt aliqui actus ordinati ad finem, vel quasi procedentes ex consecutione finis, sicut quod Deum laudant; vel quibus alios pertrahunt ad finem quem ipsi sunt consecuti, sicut sunt ministeria Angelorum et orationes sanctorum. Et quantum ad hoc habet in eis locum donum consilii.
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[41214] IIª-IIae q. 52 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Anche nei beati ci sono alcuni atti ordinati al fine: o perché derivano dal conseguimento del fine, come la lode che rivolgono a Dio; oppure atti con i quali portano gli altri al fine che essi hanno raggiunto, come i ministeri degli angeli e le preghiere dei santi. E in rapporto a codeste azioni ha luogo in essi il dono del consiglio.
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