Seconda parte > Le azioni umane > La prudenza > Le parti soggettive della prudenza > Se tra le specie della prudenza ci sia la prudenza regale
Secunda pars secundae partis
Quaestio 50
Articulus 1
[41127] IIª-IIae q. 50 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod regnativa non debeat poni species prudentiae. Regnativa enim ordinatur ad iustitiam conservandam, dicitur enim in V Ethic. quod princeps est custos iusti. Ergo regnativa magis pertinet ad iustitiam quam ad prudentiam.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 50
Articolo 1
[41127] IIª-IIae q. 50 a. 1 arg. 1
SEMBRA che tra le specie della prudenza non ci sia la prudenza regale. Infatti:
1. La prudenza regale è ordinata a conservare la giustizia: infatti Aristotele afferma che "il principe è custode del giusto". Perciò la funzione regale appartiene più alla giustizia che alla prudenza.
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[41128] IIª-IIae q. 50 a. 1 arg. 2 Praeterea, secundum philosophum, in III Polit., regnum est una sex politiarum. Sed nulla species prudentiae sumitur secundum alias quinque politias, quae sunt aristocratia, politia (quae alio nomine dicitur timocratia), tyrannis, oligarchia, democratia. Ergo nec secundum regnum debet sumi regnativa.
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[41128] IIª-IIae q. 50 a. 1 arg. 2
2. A detta del Filosofo, il regno è una delle sei forme di governo civile. Ora, nessuna specie della prudenza si desume dalle altre cinque forme di governo, che sono aristocrazia, p???te?a (o timocrazia), tirannide, oligarchia e democrazia. Dunque neppure si deve desumere dal regno una prudenza regale.
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[41129] IIª-IIae q. 50 a. 1 arg. 3 Praeterea, leges condere non solum pertinet ad reges, sed etiam ad quosdam alios principatus, et etiam ad populum; ut patet per Isidorum, in libro Etymol. Sed philosophus, in VI Ethic., ponit legispositivam partem prudentiae. Inconvenienter igitur loco eius ponitur regnativa.
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[41129] IIª-IIae q. 50 a. 1 arg. 3
3. Fare le leggi non appartiene soltanto ai re, ma anche ad altri governanti, e al popolo stesso, stando alle parole di S. Isidoro. Ma il Filosofo nell'Etica mette la prudenza legislativa tra le parti della prudenza. Perciò non è giusto sostituire codesta prudenza con quella regale.
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[41130] IIª-IIae q. 50 a. 1 s. c. Sed contra est quod philosophus dicit, in III Polit., quod prudentia est propria virtus principis. Ergo specialis prudentia debet esse regnativa.
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[41130] IIª-IIae q. 50 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Il Filosofo afferma, che "la prudenza è virtù propria del principe". Dunque deve esserci una speciale prudenza dei regnanti.
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[41131] IIª-IIae q. 50 a. 1 co. Respondeo dicendum quod sicut ex supradictis patet, ad prudentiam pertinet regere et praecipere. Et ideo ubi invenitur specialis ratio regiminis et praecepti in humanis actibus, ibi etiam invenitur specialis ratio prudentiae. Manifestum est autem quod in eo qui non solum seipsum habet regere, sed etiam communitatem perfectam civitatis vel regni, invenitur specialis et perfecta ratio regiminis, tanto enim regimen perfectius est quanto est universalius, ad plura se extendens et ulteriorem finem attingens. Et ideo regi, ad quem pertinet regere civitatem vel regnum, prudentia competit secundum specialem et perfectissimam sui rationem. Et propter hoc regnativa ponitur species prudentiae.
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[41131] IIª-IIae q. 50 a. 1 co.
RISPONDO: Come sopra abbiamo visto, la prudenza ha il compito di governare e di comandare. Perciò quando negli atti umani abbiamo una forma speciale di governo, o di comando, abbiamo pure una forma speciale di prudenza. Ora, è evidente che in colui che ha il compito di governare non solo se stesso, ma la perfetta collettività di una città o di un regno, si riscontra una speciale e perfetta forma di governo: infatti tanto più un governo è perfetto, quanto più è universale ed esteso, e quanto più alto è il fine che deve raggiungere. Perciò al re che ha il compito di governare una città, o un regno la prudenza appartiene nella sua forma più perfetta e specifica. Ecco perché la prudenza regale di governo è posta tra le specie della prudenza.
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[41132] IIª-IIae q. 50 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod omnia quae sunt virtutum moralium pertinent ad prudentiam sicut ad dirigentem, unde et ratio recta prudentiae ponitur in definitione virtutis moralis, ut supra dictum est. Et ideo etiam executio iustitiae, prout ordinatur ad bonum commune, quae pertinet ad officium regis, indiget directione prudentiae. Unde istae duae virtutes sunt maxime propriae regi, scilicet prudentia et iustitia, secundum illud Ierem. XXIII, regnabit rex, et sapiens erit et faciet iudicium et iustitiam in terra. Quia tamen dirigere magis pertinet ad regem, exequi vero ad subditos, ideo regnativa magis ponitur species prudentiae, quae est directiva, quam iustitiae, quae est executiva.
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[41132] IIª-IIae q. 50 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tutti i requisiti delle virtù morali ricadono sotto la guida della prudenza: ecco perchè, come abbiamo detto, la retta ragione della prudenza è posta nelle definizioni delle virtù morali. Ed ecco perché l'esecuzione medesima della giustizia, in quanto è ordinata al bene comune, cui l'ufficio di re è interessato, ha bisogno della guida della prudenza. Infatti queste due virtù, prudenza e giustizia, sono quelle più proprie di un re, secondo le parole di Geremia: "Regnerà il re che sarà sapiente e farà valere il diritto e la giustizia sulla terra". Tuttavia siccome il governo appartiene di più al re, e l'esecuzione di più ai sudditi, la saggezza regale si considera più una specie della prudenza, la quale ha un compito di guida, che della giustizia, la quale ha un compito esecutivo.
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[41133] IIª-IIae q. 50 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod regnum inter alias politias est optimum regimen, ut dicitur in VIII Ethic. Et ideo species prudentiae magis debuit denominari a regno. Ita tamen quod sub regnativa comprehendantur omnia alia regimina recta, non autem perversa, quae virtuti opponuntur, unde non pertinent ad prudentiam.
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[41133] IIª-IIae q. 50 a. 1 ad 2
2. Come nota Aristotele, tra le altre forme di governo, la monarchia è quella migliore. Perciò questa specie della prudenza doveva denominarsi dal regno. Però sotto questa denominazione sono compresi tutti gli altri regimi onesti; non già quelli perversi, i quali sono incompatibili con la virtù, e quindi non appartengono alla prudenza.
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[41134] IIª-IIae q. 50 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod philosophus denominat regnativam a principali actu regis, qui est leges ponere. Quod etsi conveniat aliis, non convenit eis nisi secundum quod participant aliquid de regimine regis.
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[41134] IIª-IIae q. 50 a. 1 ad 3
3. Il Filosofo qui denomina la prudenza regale dall'atto principale del re, che è quello di stabilire le leggi. Il quale compito, sebbene spetti anche ad altri, non conviene loro se non in quanto partecipano alle prerogative del governo regale.
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