Secunda pars secundae partis
Quaestio 49
Articulus 1
[41062] IIª-IIae q. 49 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod memoria non sit pars prudentiae. Memoria enim, ut probat philosophus, est in parte animae sensitiva. Prudentia autem est in ratiocinativa; ut patet in VI Ethic. Ergo memoria non est pars prudentiae.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 49
Articolo 1
[41062] IIª-IIae q. 49 a. 1 arg. 1
SEMBRA che la memoria non sia tra le parti della prudenza. Infatti:
1. Come il Filosofo dimostra, la memoria è nella parte sensitiva dell'anima. La prudenza invece, stando a ciò che egli afferma nell'Etica, è nella parte razionale. Dunque la memoria non è una delle parti della prudenza.
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[41066] IIª-IIae q. 49 a. 1 co. Respondeo dicendum quod prudentia est circa contingentia operabilia, sicut dictum est. In his autem non potest homo dirigi per ea quae sunt simpliciter et ex necessitate vera, sed ex his quae ut in pluribus accidunt, oportet enim principia conclusionibus esse proportionata, et ex talibus talia concludere, ut dicitur in VI Ethic. Quid autem in pluribus sit verum oportet per experimentum considerare, unde et in II Ethic. philosophus dicit quod virtus intellectualis habet generationem et augmentum ex experimento et tempore. Experimentum autem est ex pluribus memoriis; ut patet in I Metaphys. Unde consequens est quod ad prudentiam requiritur plurium memoriam habere. Unde convenienter memoria ponitur pars prudentiae.
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[41066] IIª-IIae q. 49 a. 1 co.
RISPONDO: La prudenza ha per oggetto le azioni da compiere, come abbiamo notato. Ora, in codesto campo l'uomo non può essere guidato da quanto è vero in senso assoluto e necessario, ma da ciò che avviene nella maggior parte dei casi: infatti è necessario che i principi siano proporzionati alle conclusioni, e le conclusioni ai principi, come scrive Aristotele. Ma ciò che è vero nella maggior parte dei casi va determinato dall'esperienza; infatti il Filosofo afferma, che "le virtù intellettuali ricevono origine e incremento dall'esperienza e dal tempo". Ora, l'esperienza nasce da una somma di ricordi, come spiega Aristotele. Perciò per la prudenza si richiede la memoria, o il ricordo di più cose. E quindi giustamente la memoria è posta tra le parti della prudenza.
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[41067] IIª-IIae q. 49 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod quia, sicut dictum est, prudentia applicat universalem cognitionem ad particularia, quorum est sensus, inde multa quae pertinent ad partem sensitivam requiruntur ad prudentiam. Inter quae est memoria.
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[41067] IIª-IIae q. 49 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Stando alle cose già dette, la prudenza applica la conoscenza astratta ai casi particolari che sono oggetto del senso; ecco perché la prudenza richiede molte cose che rientrano nella parte sensitiva. E tra queste c'è la memoria.
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[41068] IIª-IIae q. 49 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod sicut prudentia aptitudinem quidem habet ex natura, sed eius complementum est ex exercitio vel gratia ita etiam, ut Tullius dicit, in sua rhetorica, memoria non solum a natura proficiscitur, sed etiam habet plurimum artis et industriae. Et sunt quatuor per quae homo proficit in bene memorando. Quorum primum est ut eorum quae vult memorari quasdam similitudines assumat convenientes, nec tamen omnino consuetas, quia ea quae sunt inconsueta magis miramur, et sic in eis animus magis et vehementius detinetur; ex quo fit quod eorum quae in pueritia vidimus magis memoremur. Ideo autem necessaria est huiusmodi similitudinum vel imaginum adinventio, quia intentiones simplices et spirituales facilius ex anima elabuntur nisi quibusdam similitudinibus corporalibus quasi alligentur, quia humana cognitio potentior est circa sensibilia. Unde et memorativa ponitur in parte sensitiva. Secundo, oportet ut homo ea quae memoriter vult tenere sua consideratione ordinate disponat, ut ex uno memorato facile ad aliud procedatur. Unde philosophus dicit, in libro de Mem., a locis videntur reminisci aliquando, causa autem est quia velociter ab alio in aliud veniunt. Tertio, oportet ut homo sollicitudinem apponat et affectum adhibeat ad ea quae vult memorari, quia quo aliquid magis fuerit impressum animo, eo minus elabitur. Unde et Tullius dicit, in sua rhetorica, quod sollicitudo conservat integras simulacrorum figuras. Quarto, oportet quod ea frequenter meditemur quae volumus memorari. Unde philosophus dicit, in libro de Mem., quod meditationes memoriam salvant, quia, ut in eodem libro dicitur, consuetudo est quasi natura; unde quae multoties intelligimus cito reminiscimur, quasi naturali quodam ordine ab uno ad aliud procedentes.
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[41068] IIª-IIae q. 49 a. 1 ad 2
2. Come la prudenza, pur avendo una base naturale, riceve il suo sviluppo dall'esercizio, o dalla grazia, così, a detta di Cicerone, la memoria non si esplica soltanto sulla base della natura, ma molto riceve dall'arte e dall'industria personale. Quattro sono gli accorgimenti con i quali l'uomo sviluppa la propria capacità mnemonica. Primo, rivestendo le cose che vuole ricordare di immagini adatte, e tuttavia non troppo ordinarie: perché le cose straordinarie destano in noi più meraviglia, e quindi l'animo vi si applica con più forza; e da ciò deriva che ricordiamo meglio quanto abbiamo visto nell'infanzia. E questa ricerca di somiglianze o di immagini è necessaria, perché le idee semplici e spirituali svaniscono più facilmente dall'anima, se non sono legate in qualche modo a delle immagini corporee: poiché la conoscenza umana è più adatta per le cose sensibili. Ecco perché la memoria si riscontra nella parte sensitiva. - Secondo, è necessario che quanto l'uomo vuole tenere a memoria lo disponga ordinatamente nel suo pensiero, in modo da passare facilmente da un ricordo ad un altro. Ecco perché il Filosofo afferma: "Le reminiscenze talora prendono lo spunto dal luogo; e questo perché facilmente si passa da un luogo a un altro". - Terzo, è necessario che uno si applichi con sollecitudine e con affetto a quanto vuol ricordare: poiché più una cosa è impressa profondamente nell'animo, meno si cancella. Infatti Cicerone ha scritto nella Retorica, che "la sollecitudine conserva intatte le immagini delle cose rappresentate". - Quarto, le cose che ci preme ricordare bisogna ripensarle spesso. Ecco perché il Filosofo afferma, che "i pensieri assidui salvano la memoria": poiché, com'egli si esprime, "la consuetudine è come una seconda natura"; ed ecco perché subito ricordiamo le cose che spesso abbiamo pensato, passando dall'una all'altra quasi seguendo un ordine naturale.
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