[40820] IIª-IIae q. 44 a. 5 co. Respondeo dicendum quod hoc praeceptum diversimode invenitur traditum in diversis locis. Nam sicut dictum est, Deut. VI ponuntur tria, scilicet ex toto corde, et ex tota anima, et ex tota fortitudine. Matth. XXII ponuntur duo horum, scilicet ex toto corde et in tota anima, et omittitur ex tota fortitudine, sed additur in tota mente. Sed Marc. XII ponuntur quatuor, scilicet ex toto corde, et ex tota anima, et ex tota mente, et ex tota virtute, quae est idem fortitudini. Et haec etiam quatuor tanguntur Luc. X, nam loco fortitudinis seu virtutis ponitur ex omnibus viribus tuis. Et ideo horum quatuor est ratio assignanda, nam quod alicubi unum horum omittitur, hoc est quia unum intelligitur ex aliis. Est igitur considerandum quod dilectio est actus voluntatis, quae hic significatur per cor, nam sicut cor corporale est principium omnium corporalium motuum, ita etiam voluntas, et maxime quantum ad intentionem finis ultimi, quod est obiectum caritatis, est principium omnium spiritualium motuum. Tria autem sunt principia factuum quae moventur a voluntate, scilicet intellectus, qui significatur per mentem; vis appetitiva inferior, quae significatur per animam; et vis executiva exterior, quae significatur per fortitudinem seu virtutem sive vires. Praecipitur ergo nobis ut tota nostra intentio feratur in Deum, quod est ex toto corde; et quod intellectus noster subdatur Deo, quod est ex tota mente; et quod appetitus noster reguletur secundum Deum, quod est ex tota anima; et quod exterior actus noster obediat Deo, quod est ex tota fortitudine vel virtute vel viribus Deum diligere. Chrysostomus tamen, super Matth., accipit e contrario cor et animam quam dictum sit. Augustinus vero, in I de Doct. Christ., refert cor ad cogitationes, et animam ad vitam, mentem ad intellectum. Quidam autem dicunt, ex toto corde, idest intellectu; anima, idest voluntate; mente, idest memoria. Vel, secundum Gregorium Nyssenum, per cor significat animam vegetabilem, per animam sensitivam, per mentem intellectivam, quia hoc quod nutrimur, sentimus et intelligimus, debemus ad Deum referre.
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[40820] IIª-IIae q. 44 a. 5 co.
RISPONDO: Questo precetto ha redazioni diverse nei vari libri della Scrittura. Si è visto, infatti, che nel Deuteronomio si riscontrano tre cose: "con tutto il cuore", "con tutta l'anima", e "con tutte le forze". Invece in S. Matteo se ne riscontrano due sole: "con tutto il cuore" e "con tutta l'anima", omettendo "con tutte le tue forze"; però si aggiunge: "con tutta la tua mente". In S. Marco troviamo quattro cose: "con tutto il cuore", "con tutta l'anima", "con tutta la mente", e "con tutta la tua virtù", o "forza". Anche in S. Luca troviamo queste quattro cose: infatti al posto della "forza", o "virtù" troviamo: "con tutte le tue energie". Perciò si deve dare una ragione di queste quattro cose: infatti l'omissione dell'una o dell'altra in altri passi si spiega col fatto che sono deducibili le une dalle altre.
Si deve perciò notare che l'amore è un atto della volontà, che viene indicata col termine cuore: infatti come il cuore corporeo è principio di tutti i moti del corpo, così la volontà, specialmente nel suo tendere all'ultimo fine, oggetto della carità, è principio di tutti i moti dello spirito. D'altra parte i principii degli atti mossi dalla volontà sono tre, e cioè: l'intelletto, indicato dalla mente; le potenze appetitive inferiori, indicate dall'anima; e la potenza esecutiva esteriore, indicata dalla forza, dalla virtù, o dalle energie. Ci viene perciò comandato di far sì che la nostra intenzione tutta intera si volga a Dio, e quindi "con tutto il cuore"; che il nostro intelletto si sottometta a Dio, e cioè "con tutta la mente"; che i nostri appetiti siano regolati secondo Dio, e quindi "con tutta l'anima"; e che i nostri atti esterni obbediscano a Dio, il che equivale ad amarlo "con tutte le nostre forze", "virtù", ovvero "energie".
Tuttavia il Crisostomo spiega al contrario i due termini cuore e anima. - S. Agostino invece riferisce il cuore al pensiero; l'anima alla vita; e la mente all'intelletto. - Altri spiegano così: "con tutto il cuore", cioè con l'intelletto; "con l'anima", cioè con la volontà; "con la mente", cioè con la memoria. - Oppure, stando a S. Gregorio Nisseno, il cuore indicherebbe l'anima vegetativa; l'anima quella sensitiva; e la mente quella intellettiva: perché noi dobbiamo riferire a Dio la nutrizione, le sensazioni e i pensieri.
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