II-II, 39

Seconda parte > Le azioni umane > La carità > Lo scisma


Secunda pars secundae partis
Quaestio 39
Prooemium

[40604] IIª-IIae q. 39 pr.
Deinde considerandum est de vitiis oppositis paci pertinentibus ad opus; quae sunt schisma, rixa, seditio et bellum. Primo ergo circa schisma quaeruntur quatuor.
Primo, utrum schisma sit speciale peccatum.
Secundo, utrum sit gravius infidelitate.
Tertio, de potestate schismaticorum.
Quarto, de poena eorum.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 39
Proemio

[40604] IIª-IIae q. 39 pr.
Passiamo ora a parlare di quei vizi contrari alla pace, i quali si attuano nelle opere; e che sono lo scisma, la sedizione e la guerra.
A proposito dello scisma tratteremo quattro argomenti:

1. Se lo scisma sia un peccato speciale;
2. Se sia più grave dell'incredulità;
3. Il potere degli scismatici;
4. La loro punizione.




Seconda parte > Le azioni umane > La carità > Lo scisma > Se lo scisma sia un peccato speciale


Secunda pars secundae partis
Quaestio 39
Articulus 1

[40605] IIª-IIae q. 39 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod schisma non sit peccatum speciale. Schisma enim, ut Pelagius Papa dicit, scissuram sonat. Sed omne peccatum scissuram quandam facit, secundum illud Isaiae LIX, peccata vestra diviserunt inter vos et Deum vestrum. Ergo schisma non est speciale peccatum.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 39
Articolo 1

[40605] IIª-IIae q. 39 a. 1 arg. 1
SEMBRA che lo scisma non sia un peccato speciale. Infatti:
1. Come si esprime il Papa Pelagio, "Scisma dice scissura". Ma qualsiasi peccato produce una scissura, poiché sta scritto: "I vostri peccati hanno messo la divisione tra voi e il vostro Dio". Dunque lo scisma non è un peccato speciale.

[40606] IIª-IIae q. 39 a. 1 arg. 2
Praeterea, illi videntur esse schismatici qui Ecclesiae non obediunt. Sed per omne peccatum fit homo inobediens praeceptis Ecclesiae, quia peccatum, secundum Ambrosium, est caelestium inobedientia mandatorum. Ergo omne peccatum est schisma.

 

[40606] IIª-IIae q. 39 a. 1 arg. 2
2. Scismatici sono quelli che non ubbidiscono alla Chiesa. Ma uno diviene disobbediente alla Chiesa con qualsiasi peccato: perché, a detta di S. Ambrogio, il peccato non è che "una disobbedienza ai comandamenti celesti". Perciò qualsiasi peccato è uno scisma.

[40607] IIª-IIae q. 39 a. 1 arg. 3
Praeterea, haeresis etiam dividit hominem ab unitate fidei. Si ergo schismatis nomen divisionem importat, videtur quod non differat a peccato infidelitatis quasi speciale peccatum.

 

[40607] IIª-IIae q. 39 a. 1 arg. 3
3. Anche l'eresia separa l'uomo dall'unità della fede. Perciò se il termine scisma implica divisione, sembra che non differisca dal peccato dell'incredulità come un peccato speciale.

[40608] IIª-IIae q. 39 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Augustinus, contra Faustum, distinguit inter schisma et haeresim, dicens quod schisma est eadem opinantem atque eodem ritu colentem quo ceteri, solo congregationis delectari dissidio, haeresis vero diversa opinatur ab his quae Catholica credit Ecclesia. Ergo schisma non est generale peccatum.

 

[40608] IIª-IIae q. 39 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino distingue tra scisma ed eresia, dicendo che "scisma è il compiacersi nella disunione dell'assemblea dei fedeli, conservando le convinzioni ed il culto di tutti gli altri; l'eresia invece ha convinzioni diverse da quelle credute dalla Chiesa Cattolica". Perciò lo scisma non è un peccato generico.

[40609] IIª-IIae q. 39 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod, sicut Isidorus dicit, in libro Etymol., nomen schismatis a scissura animorum vocatum est. Scissio autem unitati opponitur. Unde peccatum schismatis dicitur quod directe et per se opponitur unitati, sicut enim in rebus naturalibus id quod est per accidens non constituit speciem, ita etiam nec in rebus moralibus. In quibus id quod est intentum est per se, quod autem sequitur praeter intentionem est quasi per accidens. Et ideo peccatum schismatis proprie est speciale peccatum ex eo quod intendit se ab unitate separare quam caritas facit. Quae non solum alteram personam alteri unit spirituali dilectionis vinculo, sed etiam totam Ecclesiam in unitate spiritus. Et ideo proprie schismatici dicuntur qui propria sponte et intentione se ab unitate Ecclesiae separant, quae est unitas principalis, nam unitas particularis aliquorum ad invicem ordinatur ad unitatem Ecclesiae, sicut compositio singulorum membrorum in corpore naturali ordinatur ad totius corporis unitatem. Ecclesiae autem unitas in duobus attenditur, scilicet in connexione membrorum Ecclesiae ad invicem, seu communicatione; et iterum in ordine omnium membrorum Ecclesiae ad unum caput; secundum illud ad Coloss. II, inflatus sensu carnis suae, et non tenens caput, ex quo totum corpus, per nexus et coniunctiones subministratum et constructum, crescit in augmentum Dei. Hoc autem caput est ipse Christus, cuius vicem in Ecclesia gerit summus pontifex. Et ideo schismatici dicuntur qui subesse renuunt summo pontifici, et qui membris Ecclesiae ei subiectis communicare recusant.

 

[40609] IIª-IIae q. 39 a. 1 co.
RISPONDO: Come dice S. Isidoro, scisma "è derivato dalla scissura, o separazione degli animi". E la scissura si contrappone all'unità. Perciò si chiama peccato di scisma, quello che direttamente e di per sé si contrappone all'unità: perché in campo morale, come nel mondo fisico, ciò che è per accidens non costituisce la specie. Ora, in campo morale è per se l'atto intenzionale: mentre le cose preterintenzionali sono quasi per accidens. Perciò il peccato di scisma è un peccato speciale per il fatto che con esso uno intende separarsi dall'unità prodotta dalla carità. Quest'ultima però non unisce soltanto una persona con l'altra col vincolo dell'amore, ma unisce anche tutta la Chiesa nell'unità dello spirito. Perciò propriamente si dicono scismatici coloro che spontaneamente e intenzionalmente si separano dall'unità della Chiesa, la quale costituisce l'unità principale: infatti le unioni particolari che alcuni stabiliscono tra loro sono ordinate all'unità della Chiesa, come la compagine delle singole membra è ordinata all'unità di tutto il corpo.
Ma l'unità della Chiesa risulta da due cose: dalla connessione reciproca dei suoi membri; e dall'ordine di tutti i membri della Chiesa rispetto a un unico capo, come si rileva dall'espressione di S. Paolo: "enfiato dei pensieri della sua carne, non aderendo al capo dal quale tutto il corpo ben sorretto per via delle articolazioni e dei legamenti, e insieme compatto, prende quello sviluppo che è da Dio". Ora, questo capo è Cristo medesimo, del quale fa le veci nella Chiesa il Sommo Pontefice. Perciò si dicono scismatici quelli che rifiutano di sottomettersi al Sommo Pontefice, e coloro che ricusano di comunicare con i membri della Chiesa a lui soggetti.

[40610] IIª-IIae q. 39 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod divisio hominis a Deo per peccatum non est intenta a peccante, sed praeter intentionem eius accidit ex inordinata conversione ipsius ad commutabile bonum. Et ideo non est schisma, per se loquendo.

 

[40610] IIª-IIae q. 39 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La divisione dell'uomo da Dio prodotta dal peccato non è voluta da chi pecca, ma segue in modo preterintenzionale dalla sua disordinata conversione a un bene transitorio. Perciò propriamente parlando, il peccato non è uno scisma.

[40611] IIª-IIae q. 39 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod non obedire praeceptis cum rebellione quadam constituit schismatis rationem. Dico autem cum rebellione, cum et pertinaciter praecepta Ecclesiae contemnit, et iudicium eius subire recusat. Hoc autem non facit quilibet peccator. Unde non omne peccatum est schisma.

 

[40611] IIª-IIae q. 39 a. 1 ad 2
2. Il costitutivo dello scisma sta nel disobbedire al comando con una certa ribellione. E si ha la ribellione quando uno trasgredisce gli ordini della Chiesa con pertinacia, e ricusa di subirne il giudizio. Ora, non tutti i peccatori fanno questo. Perciò non ogni peccato è uno scisma.

[40612] IIª-IIae q. 39 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod haeresis et schisma distinguuntur secundum ea quibus utrumque per se et directe opponitur. Nam haeresis per se opponitur fidei, schisma autem per se opponitur unitati ecclesiasticae caritatis. Et ideo sicut fides et caritas sunt diversae virtutes, quamvis quicumque careat fide careat caritate; ita etiam schisma et haeresis sunt diversa vitia, quamvis quicumque est haereticus sit etiam schismaticus, sed non convertitur. Et hoc est quod Hieronymus dicit, in Epist. ad Gal., inter schisma et haeresim hoc interesse arbitror, quod haeresis perversum dogma habet, schisma ab Ecclesia separat. Et tamen sicut amissio caritatis est via ad amittendum fidem, secundum illud I ad Tim. I, a quibus quidam aberrantes, scilicet a caritate et aliis huiusmodi, conversi sunt in vaniloquium; ita etiam schisma est via ad haeresim. Unde Hieronymus ibidem subdit quod schisma a principio aliqua in parte potest intelligi diversum ab haeresi, ceterum nullum schisma est, nisi sibi aliquam haeresim confingat, ut recte ab Ecclesia recessisse videatur.

 

[40612] IIª-IIae q. 39 a. 1 ad 3
3. Eresia e scisma si distinguono tra loro in base alle cose cui direttamente si contrappongono. Infatti l'eresia si contrappone alla fede; lo scisma invece si contrappone all'unità della carità esistente nella Chiesa. E poiché la fede e la carità sono virtù distinte, sebbene chi è privo di fede sia privo anche di carità; così anche lo scisma e l'eresia sono due vizi distinti, sebbene chi è eretico sia anche scismatico; non però viceversa, come nota S. Girolamo: "Penso che tra scisma ed eresia ci sia questa differenza, che l'eresia implica un dogma sbagliato, mentre lo scisma si limita a separare dalla Chiesa".
Però come la perdita della carità è la via che conduce alla perdita della fede, secondo le parole di San Paolo: "Perdendo di vista tali cose", cioè la carità e le virtù connesse, "alcuni si sono sviati a un vano parlottare"; così lo scisma è la via che conduce all'eresia. Perciò S. Girolamo aggiunge, che "lo scisma da principio può essere diverso dall'eresia; ma non c'è uno scisma il quale non si costruisca un'eresia, per giustificare la propria separazione dalla Chiesa".




Seconda parte > Le azioni umane > La carità > Lo scisma > Se lo scisma sia un peccato più grave dell'incredulità


Secunda pars secundae partis
Quaestio 39
Articulus 2

[40613] IIª-IIae q. 39 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod schisma gravius peccatum sit quam infidelitas. Maius enim peccatum graviori poena punitur, secundum illud Deut. XXV, pro mensura peccati erit et plagarum modus. Sed peccatum schismatis gravius invenitur punitum quam etiam peccatum infidelitatis sive idololatriae. Legitur enim Exod. XXXII quod propter idololatriam sunt aliqui humana manu gladio interfecti, de peccato autem schismatis legitur Num. XVI, si novam rem fecerit dominus, ut aperiens terra os suum deglutiat eos et omnia quae ad illos pertinent, descenderintque viventes in Infernum, scietis quod blasphemaverunt dominum. Decem etiam tribus, quae vitio schismatis a regno David recesserunt, sunt gravissime punitae, ut habetur IV Reg. XVII. Ergo peccatum schismatis est gravius peccato infidelitatis.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 39
Articolo 2

[40613] IIª-IIae q. 39 a. 2 arg. 1
SEMBRA che lo scisma sia un peccato più grave dell'incredulità. Infatti:
1. Più grave è il peccato più grave ne è la pena; poiché sta scritto: "Secondo la gravità del peccato sarà la misura della pena". Ma il peccato di scisma è stato punito (da Dio) più gravemente che il peccato d'incredulità, o di idolatria. Nell'Esodo infatti si legge che per l'idolatria alcuni furono uccisi di spada per mano di uomini; invece per il peccato di scisma sta scritto nel Libro dei Numeri: "Se il Signore farà una cosa nuova, cioè che la terra aprendo la sua bocca inghiottisca loro e tutto quello che loro appartiene, così che scendano vivi all'inferno, conoscerete che essi avevano bestemmiato il Signore". Inoltre le dieci tribù scismatiche, le quali si separarono dal regno di David, furono punite nel più grave dei modi. Dunque il peccato di scisma è peccato più grave del peccato d'incredulità.

[40614] IIª-IIae q. 39 a. 2 arg. 2
Praeterea, bonum multitudinis est maius et divinius quam bonum unius; ut patet per philosophum, in I Ethic. Sed schisma est contra bonum multitudinis, idest contra ecclesiasticam unitatem, infidelitas autem est contra bonum particulare unius, quod est fides unius hominis singularis. Ergo videtur quod schisma sit gravius peccatum quam infidelitas.

 

[40614] IIª-IIae q. 39 a. 2 arg. 2
2. Come dice il Filosofo, "il bene comune è più alto e divino del bene di un solo". Ora, lo scisma si oppone al bene comune, cioè all'unità della Chiesa; mentre l'incredulità si oppone al bene particolare, cioè alla fede di una persona singola. Perciò lo scisma è un peccato più grave dell'incredulità.

[40615] IIª-IIae q. 39 a. 2 arg. 3
Praeterea, maiori malo maius bonum opponitur; ut patet per philosophum, in VIII Ethic. Sed schisma opponitur caritati, quae est maior virtus quam fides, cui opponitur infidelitas, ut ex praemissis patet. Ergo schisma est gravius peccatum quam infidelitas.

 

[40615] IIª-IIae q. 39 a. 2 arg. 3
3. Un male più grave ha come contrario, stando all'insegnamento di Aristotele, un bene maggiore. Ora, lo scisma si contrappone alla carità, la quale è una virtù superiore alla fede, il cui contrario è l'incredulità, come sopra abbiamo detto. Dunque lo scisma è un peccato più grave dell'incredulità.

[40616] IIª-IIae q. 39 a. 2 s. c.
Sed contra, quod se habet ex additione ad alterum potius est vel in bono vel in malo. Sed haeresis se habet per additionem ad schisma, addit enim perversum dogma, ut patet ex auctoritate Hieronymi supra inducta. Ergo schisma est minus peccatum quam infidelitas.

 

[40616] IIª-IIae q. 39 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Ciò che consiste in un'aggiunta fatta ad un'altra cosa è superiore a questa, sia nel bene come nel male. Ma l'eresia consiste in un'aggiunta che si fa allo scisma, come risulta evidente dal testo citato di S. Girolamo. Dunque lo scisma è un peccato meno grave dell'incredulità.

[40617] IIª-IIae q. 39 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod gravitas peccati dupliciter potest considerari, uno modo, secundum suam speciem; alio modo, secundum circumstantias. Et quia circumstantiae particulares sunt et infinitis modis variari possunt, cum quaeritur in communi de duobus peccatis quod sit gravius, intelligenda est quaestio de gravitate quae attenditur secundum genus peccati. Genus autem seu species peccati attenditur ex obiecto; sicut ex supradictis patet. Et ideo illud peccatum quod maiori bono contrariatur est ex suo genere gravius, sicut peccatum in Deum quam peccatum in proximum. Manifestum est autem quod infidelitas est peccatum contra ipsum Deum, secundum quod in se est veritas prima, cui fides innititur. Schisma autem est contra ecclesiasticam unitatem, quae est quoddam bonum participatum, et minus quam sit ipse Deus. Unde manifestum est quod peccatum infidelitatis ex suo genere est gravius quam peccatum schismatis, licet possit contingere quod aliquis schismaticus gravius peccet quam quidam infidelis, vel propter maiorem contemptum, vel propter maius periculum quod inducit, vel propter aliquid huiusmodi.

 

[40617] IIª-IIae q. 39 a. 2 co.
RISPONDO: La gravità di un peccato si può determinare da due punti di vista: primo, in base alla specie; secondo, in base alle circostanze. E poiché le circostanze sono particolari, e possono variare all'indefinito, quando di due peccati si domanda quale sia il più grave, il quesito va circoscritto alla gravità risultante nel genere dei peccati. Ora, il genere o la specie di un peccato si desume dall'oggetto, come abbiamo già spiegato. Perciò il peccato che si contrappone ad un bene maggiore è per il suo genere più grave: il peccato contro Dio, p. es., è più grave di quello contro il prossimo. Ora, è evidente che l'incredulità è un peccato contro Dio stesso, in quanto egli è la prima verità su cui poggia la fede. Invece lo scisma si contrappone all'unità della Chiesa, che è un bene partecipato, inferiore a Dio stesso. Perciò è evidente che il peccato di incredulità è più grave per il suo genere del peccato di scisma: sebbene possa capitare che uno scismatico pecchi più gravemente di un incredulo, o per un maggiore disprezzo, o per una maggiore gravità del danno che arreca, o per altre cose del genere.

[40618] IIª-IIae q. 39 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod populo illi manifestum erat iam per legem susceptam quod erat unus Deus et quod non erant alii dii colendi, et hoc erat apud eos per multiplicia signa confirmatum. Et ideo non oportebat quod peccantes contra hanc fidem per idololatriam punirentur inusitata aliqua et insolita poena, sed solum communi. Sed non erat sic notum apud eos quod Moyses deberet esse semper eorum princeps. Et ideo rebellantes eius principatui oportebat miraculosa et insueta poena puniri. Vel potest dici quod peccatum schismatis quandoque gravius est punitum in populo illo quia erat ad seditiones et schismata promptus, dicitur enim I Esdr. IV, civitas illa a diebus antiquis adversus regem rebellat, et seditiones et praelia concitantur in ea. Poena autem maior quandoque infligitur pro peccato magis consueto, ut supra habitum est, nam poenae sunt medicinae quaedam ad arcendum homines a peccato; unde ubi est maior pronitas ad peccandum, debet severior poena adhiberi. Decem autem tribus non solum fuerunt punitae pro peccato schismatis, sed etiam pro peccato idololatriae, ut ibidem dicitur.

 

[40618] IIª-IIae q. 39 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il popolo ebreo sapeva già dalla legge ricevuta che c'è un solo Dio e che non si dovevano adorare altri dei: e ciò era stato confermato da molti miracoli. E quindi non era necessario punire con un castigo straordinario chi peccava contro questa fede con l'idolatria, ma bastava uno dei soliti castighi. Invece non era altrettanto chiaro per gli ebrei che Mosè doveva essere sempre il loro capo. Perciò bisognava punire i ribelli con un castigo miracoloso e straordinario.
Oppure si può rispondere che il peccato di scisma in certi casi fu punito più gravemente presso codesto popolo, perché esso era proclive alle sedizioni e agli scismi; in Esdra infatti si legge: "Questa città fin dagli antichi tempi fu ribelle al suo re, e sedizioni e guerre si suscitano in essa". Ora, sopra abbiamo notato che talora per i peccati più frequenti si impongono castighi più gravi: infatti i castighi sono delle medicine per ritrarre gli uomini dal male; e quindi dove c'è una maggiore proclività alla colpa bisogna applicare un castigo più severo. - Quanto alle dieci tribù, esse non furono così punite solo per il peccato di scisma, ma anche per quello di idolatria, come nota la Scrittura.

[40619] IIª-IIae q. 39 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod sicut bonum multitudinis est maius quam bonum unius qui est de multitudine, ita est minus quam bonum extrinsecum ad quod multitudo ordinatur, sicut bonum ordinis exercitus est minus quam bonum ducis. Et similiter bonum ecclesiasticae unitatis, cui opponitur schisma, est minus quam bonum veritatis divinae, cui opponitur infidelitas.

 

[40619] IIª-IIae q. 39 a. 2 ad 2
2. Il bene di una comunità, come è superiore al bene di un individuo che ad essa appartiene, così è inferiore al bene estrinseco al quale codesta comunità è ordinata: in un esercito, p. es., il bene consistente nell'ordine di esso è inferiore al bene del suo comandante. Così il bene consistente nell'unità della Chiesa, al quale si contrappone lo scisma, è inferiore al bene consistente nella verità divina, al quale si contrappone l'incredulità.

[40620] IIª-IIae q. 39 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod caritas habet duo obiecta, unum principale, scilicet bonitatem divinam; et aliud secundarium, scilicet bonum proximi. Schisma autem et alia peccata quae fiunt in proximum opponuntur caritati quantum ad secundarium bonum, quod est minus quam obiectum fidei, quod est ipse Deus. Et ideo ista peccata sunt minora quam infidelitas. Sed odium Dei, quod opponitur caritati quantum ad principale obiectum, non est minus. Tamen inter peccata quae sunt in proximum, peccatum schismatis videtur esse maximum, quia est contra spirituale bonum multitudinis.

 

[40620] IIª-IIae q. 39 a. 2 ad 3
3. La carità ha due oggetti: uno principale, cioè la bontà divina, e l'altro secondario, cioè il bene del prossimo. Ora, lo scisma e gli altri peccati, che si commettono contro il prossimo, si contrappongono alla carità rispetto al bene secondario, che è inferiore all'oggetto della fede il quale è Dio stesso. Ecco perché questi peccati sono meno gravi dell'incredulità. Invece l'odio di Dio, che si contrappone alla carità rispetto all'oggetto principale, non è davvero meno grave. - Tuttavia, tra i peccati contro il prossimo, il peccato di scisma è quello più grave; perché va contro il bene spirituale della collettività.




Seconda parte > Le azioni umane > La carità > Lo scisma > Se gli scismatici conservino qualche potere


Secunda pars secundae partis
Quaestio 39
Articulus 3

[40621] IIª-IIae q. 39 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod schismatici habeant aliquam potestatem. Dicit enim Augustinus, in libro contra Donatist., sicut redeuntes ad Ecclesiam qui priusquam recederent baptizati sunt non rebaptizantur, ita redeuntes qui priusquam recederent ordinati sunt non utique rursus ordinantur. Sed ordo est potestas quaedam. Ergo schismatici habent aliquam potestatem, quia retinent ordinem.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 39
Articolo 3

[40621] IIª-IIae q. 39 a. 3 arg. 1
SEMBRA che gli scismatici conservino qualche potere. Infatti:
1. S. Agostino insegna: "Come i convertiti che erano stati battezzati prima di separarsi dalla Chiesa non vengono ribattezzati, così i convertiti che prima di separarsi erano stati ordinati non devono essere di nuovo ordinati". Ma l'ordine sacro è un potere. Dunque gli scismatici hanno dei poteri, poiché conservano l'ordine.

[40622] IIª-IIae q. 39 a. 3 arg. 2
Praeterea, Augustinus dicit, in libro de Unic. Bapt., potest sacramentum tradere separatus, sicut potest habere separatus. Sed potestas tradendi sacramenta est maxima potestas. Ergo schismatici, qui sunt ab Ecclesia separati, habent potestatem spiritualem.

 

[40622] IIª-IIae q. 39 a. 3 arg. 2
2. S. Agostino inoltre afferma: "Uno scismatico può conferire i sacramenti, come ha il potere di riceverli". Ma il potere di conferire i sacramenti è il potere più grande. Perciò gli scismatici, che sono separati dalla Chiesa, hanno la potestà spirituale.

[40623] IIª-IIae q. 39 a. 3 arg. 3
Praeterea, Urbanus Papa dicit quod ab episcopis quondam Catholice ordinatis sed in schismate a Romana Ecclesia separatis qui consecrati sunt, eos, cum ad Ecclesiae unitatem redierint, servatis propriis ordinibus, misericorditer suscipi iubemus, si eos vita et scientia commendat. Sed hoc non esset nisi spiritualis potestas apud schismaticos remaneret. Ergo schismatici habent spiritualem potestatem.

 

[40623] IIª-IIae q. 39 a. 3 arg. 3
3. Il Papa Urbano II dichiara che: "Coloro i quali sono stati consacrati da vescovi cattolicamente ordinati, ma separati dalla Chiesa Cattolica, se tornano alla Chiesa, devono essere accolti con misericordia, conservando i loro ordini, quando la scienza e la condotta li raccomandano". Ora, questo non potrebbe stare, se negli scismatici non si conservasse la potestà spirituale. Dunque gli scismatici conservano un potere spirituale.

[40624] IIª-IIae q. 39 a. 3 s. c.
Sed contra est quod Cyprianus dicit in quadam epistola, et habetur VII, qu. I, Can. Novatianus, qui nec unitatem, inquit, spiritus nec conventionis pacem observat, et se ab Ecclesiae vinculo atque a sacerdotum collegio separat, nec episcopi potestatem habere potest nec honorem.

 

[40624] IIª-IIae q. 39 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Cipriano afferma: "Chi non osserva né l'unità dello spirito, né la pace della nostra comunità, e si separa dai vincoli della Chiesa e dal collegio dei sacerdoti, non può avere né il potere né gli onori di vescovo".

[40625] IIª-IIae q. 39 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod duplex est spiritualis potestas, una quidem sacramentalis; alia iurisdictionalis. Sacramentalis quidem potestas est quae per aliquam consecrationem confertur. Omnes autem consecrationes Ecclesiae sunt immobiles, manente re quae consecratur, sicut patet etiam in rebus inanimatis, nam altare semel consecratum non consecratur iterum nisi fuerit dissipatum. Et ideo talis potestas secundum suam essentiam remanet in homine qui per consecrationem eam est adeptus quandiu vivit, sive in schisma sive in haeresim labatur, quod patet ex hoc quod rediens ad Ecclesiam non iterum consecratur. Sed quia potestas inferior non debet exire in actum nisi secundum quod movetur a potestate superiori, ut etiam in rebus naturalibus patet; inde est quod tales usum potestatis amittunt, ita scilicet quod non liceat eis sua potestate uti. Si tamen usi fuerint, eorum potestas effectum habet in sacramentalibus, quia in his homo non operatur nisi sicut instrumentum Dei; unde effectus sacramentales non excluduntur propter culpam quamcumque conferentis sacramentum. Potestas autem iurisdictionalis est quae ex simplici iniunctione hominis confertur. Et talis potestas non immobiliter adhaeret. Unde in schismaticis et haereticis non manet. Unde non possunt nec absolvere nec excommunicare nec indulgentias facere, aut aliquid huiusmodi, quod si fecerint, nihil est actum. Cum ergo dicitur tales non habere potestatem spiritualem, intelligendum est vel de potestate secunda, vel, si referatur ad primam potestatem, non est referendum ad ipsam essentiam potestatis, sed ad legitimum usum eius.

 

[40625] IIª-IIae q. 39 a. 3 co.
RISPONDO: Il potere spirituale è di due specie: potere sacramentale, e potere di giurisdizione. Il potere sacramentale è quello che viene conferito mediante una consacrazione. Ebbene, tutte le consacrazioni della Chiesa sono permanenti, finché rimane ciò che viene consacrato, come è evidente per le cose inanimate: infatti l'altare una volta consacrato non riceve una nuova consacrazione a meno che non sia stato demolito. Perciò questa specie di potere rimane essenzialmente nell'uomo che l'ha ricevuta con la consacrazione per tutta la vita, anche se cade nell'eresia, o nello scisma: se ne ha la riprova nel fatto che se torna alla Chiesa non viene riconsacrato. Siccome però un potere inferiore non può passare all'atto, se non in quanto è mosso dal potere superiore, com'è evidente anche negli esseri corporei; codesti scismatici perdono l'uso del potere, cosicché non è lecito per essi esercitarlo. Però se lo esercitano, il loro potere produce il suo effetto, sul piano sacramentale; poiché nei sacramenti l'uomo non opera che come strumento di Dio; cosicché gli effetti sacramentali non vengono mai compromessi dalla colpa di chi dà il sacramento. - Invece il potere di giurisdizione è quello che viene conferito dal semplice incarico di un uomo. E tale potere non è indelebile. Dunque esso non rimane negli scismatici e negli eretici. E quindi costoro non possono né assolvere, né scomunicare, né dare indulgenze, né fare altre cose del genere. E se lo fanno non ha nessun valore.
Perciò quando si dice che costoro non hanno un potere spirituale, si deve intendere di quest'ultimo: oppure se l'affermazione si riferisce al primo, non va riferita alla sostanza di codesto potere, ma al suo uso legittimo.

[40626] IIª-IIae q. 39 a. 3 ad arg.
Et per hoc patet responsio ad obiecta.

 

[40626] IIª-IIae q. 39 a. 3 ad arg.
Sono così risolte anche le difficoltà.




Seconda parte > Le azioni umane > La carità > Lo scisma > Se sia giusto punire gli scismatici con la scomunica


Secunda pars secundae partis
Quaestio 39
Articulus 4

[40627] IIª-IIae q. 39 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod poena schismaticorum non sit conveniens ut excommunicentur. Excommunicatio enim maxime separat hominem a communione sacramentorum. Sed Augustinus dicit, in libro contra Donatist., quod Baptisma potest recipi a schismatico. Ergo videtur quod excommunicatio non est conveniens poena schismatis.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 39
Articolo 4

[40627] IIª-IIae q. 39 a. 4 arg. 1
SEMBRA che non sia giusto punire gli scismatici con la scomunica. Infatti:
1. La scomunica separa un uomo specialmente dal partecipare ai sacramenti. Ma S. Agostino insegna che il battesimo si può ricevere anche da uno scismatico. Dunque la scomunica non è la punizione conveniente per gli scismatici.

[40628] IIª-IIae q. 39 a. 4 arg. 2
Praeterea, ad fideles Christi pertinet ut eos qui sunt dispersi reducant, unde contra quosdam dicitur Ezech. XXXIV, quod abiectum est non reduxistis, quod perierat non quaesistis. Sed schismatici convenientius reducuntur per aliquos qui eis communicent. Ergo videtur quod non sint excommunicandi.

 

[40628] IIª-IIae q. 39 a. 4 arg. 2
2. I fedeli di Cristo hanno il compito di radunare i dispersi; infatti ad alcuni si fa questo rimprovero: "Non avete ricondotto le pecore sbandate, né cercato le smarrite". Ora, gli scismatici sono meglio ricondotti da quelli che comunicano con essi. Perciò non sono da scomunicarsi.

[40629] IIª-IIae q. 39 a. 4 arg. 3
Praeterea, pro eodem peccato non infligitur duplex poena, secundum illud Nahum I, non iudicabit Deus bis in idipsum. Sed pro peccato schismatis aliqui poena temporali puniuntur, ut habetur XXIII, qu. V, ubi dicitur, divinae et mundanae leges statuerunt ut ab Ecclesiae unitate divisi, et eius pacem perturbantes, a saecularibus potestatibus comprimantur. Non ergo sunt puniendi per excommunicationem.

 

[40629] IIª-IIae q. 39 a. 4 arg. 3
3. Per un medesimo peccato non si devono dare due punizioni; poiché sta scritto: "Dio non punirà due volte la stessa colpa". Ora, per il peccato di scisma alcuni sono puniti con una pena temporale, secondo quella disposizione dei Canoni: "Le leggi divine e quelle civili hanno stabilito che quanti sono divisi dall'unità della Chiesa e che turbano la sua pace, siano repressi dalle autorità civili". E quindi non vanno puniti con la scomunica.

[40630] IIª-IIae q. 39 a. 4 s. c.
Sed contra est quod Num. XVI dicitur, recedite a tabernaculis hominum impiorum, qui scilicet schisma fecerant, et nolite tangere quae ad eos pertinent, ne involvamini in peccatis eorum.

 

[40630] IIª-IIae q. 39 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Allontanatevi dalle tende degli empi", cioè dei responsabili dello scisma, "e non toccate le cose che loro appartengono, per non essere coinvolti nei loro peccati".

[40631] IIª-IIae q. 39 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod per quae peccat quis, per ea debet puniri, ut dicitur Sap. XI. Schismaticus autem, ut ex dictis patet, in duobus peccat. In uno quidem, quia separat se a communione membrorum Ecclesiae. Et quantum ad hoc conveniens poena schismaticorum est ut excommunicentur. In alio vero, quia subdi recusant capiti Ecclesiae. Et ideo, quia coerceri nolunt per spiritualem potestatem Ecclesiae, iustum est ut potestate temporali coerceantur.

 

[40631] IIª-IIae q. 39 a. 4 co.
RISPONDO: Come dice la Scrittura, è giusto che uno sia punito nelle cose in cui pecca. Ora, uno scismatico pecca in due cose, come abbiamo detto. Primo, separandosi dalla comunione degli altri membri della Chiesa. E rispetto a questo è giusto che gli scismatici siano puniti con la scomunica. Secondo, perché si rifiutano di sottostare al capo della Chiesa. E, quindi, siccome non vogliono la coercizione del potere spirituale della Chiesa, è giusto che sperimentino quella del potere civile.

[40632] IIª-IIae q. 39 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod Baptismum a schismaticis recipere non licet nisi in articulo necessitatis, quia melius est de hac vita cum signo Christi exire, a quocumque detur, etiam si sit Iudaeus vel Paganus, quam sine hoc signo, quod per Baptismum confertur.

 

[40632] IIª-IIae q. 39 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Non è lecito ricevere il battesimo dagli scismatici, se non in caso di necessità: poiché è meglio uscire da questa vita col segno di Cristo, da chiunque esso sia dato, fosse pure un giudeo o un pagano, che senza questo segno, il quale viene conferito mediante il battesimo.

[40633] IIª-IIae q. 39 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod per excommunicationem non interdicitur illa communicatio per quam aliquis salubribus monitis divisos reducit ad Ecclesiae unitatem. Tamen et ipsa separatio quodammodo eos reducit, dum, de sua separatione confusi, quandoque ad poenitentiam adducuntur.

 

[40633] IIª-IIae q. 39 a. 4 ad 2
2. La scomunica non proibisce quella comunicazione con la quale si richiamano i separati all'unità della Chiesa. Tuttavia la stessa segregazione ve li riconduce in qualche modo, perché umiliati talora sono indotti al pentimento.

[40634] IIª-IIae q. 39 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod poenae praesentis vitae sunt medicinales; et ideo quando una poena non sufficit ad coercendum hominem, superadditur altera, sicut et medici diversas medicinas corporales apponunt quando una non est efficax et ita Ecclesia, quando aliqui per excommunicationem non sufficienter reprimuntur, adhibet coercionem brachii saecularis. Sed si una poena sit sufficiens, non debet alia adhiberi.

 

[40634] IIª-IIae q. 39 a. 4 ad 3
3. Le pene della vita presente sono medicinali; perciò quando non basta una pena per tenere a freno un uomo, se ne adopera un'altra: anche i medici, del resto, usano diverse medicine corporali quando una non fa effetto. Così anche la Chiesa quando certuni non vengono efficacemente corretti con la scomunica, ricorre alla coercizione del braccio secolare. Ma se una pena è sufficiente, non se ne deve adoperare una seconda.

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