Seconda parte > Le azioni umane > La carità > La pace > Se tutti gli esseri bramino la pace
Secunda pars secundae partis
Quaestio 29
Articulus 2
[40197] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod non omnia appetant pacem. Pax enim, secundum Dionysium, est unitiva consensus. Sed in his quae cognitione carent non potest uniri consensus. Ergo huiusmodi pacem appetere non possunt.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 29
Articolo 2
[40197] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 1
SEMBRA che non tutti gli esseri bramino la pace. Infatti:
1. La pace, secondo Dionigi è "fatta per produrre il consenso". Ma negli esseri privi di conoscenza non si può produrre il consenso. Dunque tali esseri non possono bramare la pace.
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[40198] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 2 Praeterea, appetitus non fertur simul ad contraria. Sed multi sunt appetentes bella et dissensiones. Ergo non omnes appetunt pacem.
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[40198] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 2
2. Il desiderio non può portarsi simultaneamente su cose contrarie. Ora, ci sono molti che desiderano guerre e discordie. Quindi non tutti desiderano la pace.
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[40199] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 3 Praeterea, solum bonum est appetibile. Sed quaedam pax videtur esse mala, alioquin dominus non diceret, Matth. X, non veni mittere pacem. Ergo non omnia pacem appetunt.
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[40199] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 3
3. È desiderabile soltanto il bene. Ma certa pace sembra che sia cattiva; altrimenti il Signore non avrebbe detto: "Non son venuto a portare la pace". Perciò non tutti gli esseri bramano la pace.
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[40200] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 4 Praeterea, illud quod omnia appetunt videtur esse summum bonum, quod est ultimus finis. Sed pax non est huiusmodi, quia etiam in statu viae habetur; alioquin frustra dominus mandaret, Marc. IX, pacem habete inter vos. Ergo non omnia pacem appetunt.
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[40200] IIª-IIae q. 29 a. 2 arg. 4
4. Ciò che tutti bramano non è che il sommo bene, e quindi l'ultimo fine. Ma la pace non è tutto questo: perché si può avere anche nella vita presente. Altrimenti il Signore avrebbe detto invano: "Siate in pace tra voi". Dunque non tutti gli esseri bramano la pace.
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[40201] IIª-IIae q. 29 a. 2 s. c. Sed contra est quod Augustinus dicit, XIX de Civ. Dei, quod omnia pacem appetunt. Et idem etiam dicit Dionysius, XI cap. de Div. Nom.
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[40201] IIª-IIae q. 29 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino insegna che tutti gli esseri bramano la pace. E lo stesso fa Dionigi.
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[40202] IIª-IIae q. 29 a. 2 co. Respondeo dicendum quod ex hoc ipso quod homo aliquid appetit, consequens est ipsum appetere eius quod appetit assecutionem, et per consequens remotionem eorum quae consecutionem impedire possunt. Potest autem impediri assecutio boni desiderati per contrarium appetitum vel sui ipsius vel alterius, et utrumque tollitur per pacem, sicut supra dictum est. Et ideo necesse est quod omne appetens appetat pacem, inquantum scilicet omne appetens appetit tranquille et sine impedimento pervenire ad id quod appetit, in quo consistit ratio pacis, quam Augustinus definit tranquillitatem ordinis.
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[40202] IIª-IIae q. 29 a. 2 co.
RISPONDO: Per il fatto stesso che un uomo desidera una cosa, desidera il conseguimento di essa, e quindi la rimozione degli ostacoli che potrebbero impedirlo. Ora, il conseguimento del bene desiderato può essere impedito da un desiderio contrario, o del soggetto medesimo, o di altri: e questi, come abbiamo detto sopra, vengono eliminati dalla pace. Perciò è necessario che chiunque ha una brama, brami la pace: poiché tutti coloro che bramano tendono a conseguire con tranquillità e senza ostacoli le cose bramate, nella quale tranquillità consiste l'essenza della pace, che S. Agostino definisce "la tranquillità dell'ordine".
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[40203] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod pax importat unionem non solum appetitus intellectualis seu rationalis aut animalis, ad quos potest pertinere consensus, sed etiam appetitus naturalis. Et ideo Dionysius dicit quod pax est operativa et consensus et connaturalitatis, ut in consensu importetur unio appetituum ex cognitione procedentium; per connaturalitatem vero importatur unio appetituum naturalium.
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[40203] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La pace dice fusione non solo dell'appetito intellettivo, o di quello sensitivo, in cui può verificarsi il consenso, ma anche dell'appetito naturale. Ecco perché Dionigi ha scritto, che "la pace è fatta per produrre il consenso e la connaturalità": indicando nel consenso la fusione degli appetiti che derivano dalla conoscenza, e nella connaturalità la fusione degli appetiti della natura fisica.
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[40204] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod illi etiam qui bella quaerunt et dissensiones non desiderant nisi pacem, quam se habere non aestimant. Ut enim dictum est, non est pax si quis cum alio concordet contra id quod ipse magis vellet. Et ideo homines quaerunt hanc concordiam rumpere bellando, tanquam defectum pacis habentem, ut ad pacem perveniant in qua nihil eorum voluntati repugnet. Et propter hoc omnes bellantes quaerunt per bella ad pacem aliquam pervenire perfectiorem quam prius haberent.
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[40204] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 2
2. Anche chi cerca le guerre e le discordie non desidera altro che la pace, che crede di non avere. Infatti, come sopra abbiamo detto, non c'è pace se uno accetta l'accordo con un altro contro quello che egli preferisce. Ecco perché gli uomini cercano di rompere con la guerra la concordia in cui trovano questa carenza di pace, per giungere a una pace in cui niente ripugni alla loro volontà. Perciò tutti quelli che combattono cercano di raggiungere con la guerra una pace più perfetta della precedente.
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[40205] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod, quia pax consistit in quietatione et unione appetitus; sicut autem appetitus potest esse vel boni simpliciter vel boni apparentis, ita etiam et pax potest esse et vera et apparens, vera quidem pax non potest esse nisi circa appetitum veri boni; quia omne malum, etsi secundum aliquid appareat bonum, unde ex aliqua parte appetitum quietet, habet tamen multos defectus, ex quibus appetitus remanet inquietus et perturbatus. Unde pax vera non potest esse nisi in bonis et bonorum. Pax autem quae malorum est, est pax apparens et non vera. Unde dicitur Sap. XIV, in magno viventes inscientiae bello, tot et tanta mala pacem arbitrati sunt.
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[40205] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 3
3. La pace consiste nella quiete e nella coesione dell'appetito. Ora, come l'appetito può avere per oggetto il bene vero o il bene apparente; così anche la pace può essere vera o apparente. Ma non può esserci vera pace che nel desiderio del vero bene; perché qualsiasi male, anche se da un certo punto di vista è bene e soddisfi così l'appetito, ha molte carenze, che lasciano l'appetito inquieto e turbato. Perciò la vera pace non può trovarsi che nei buoni e nel bene. Mentre la pace dei cattivi è una pace apparente e non vera. Nella Scrittura infatti si legge: "Vivendo in grandi guerre, a motivo della loro ignoranza, tanti e così gran mali essi chiamano pace".
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[40206] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 4 Ad quartum dicendum quod, cum vera pax non sit nisi de bono, sicut dupliciter habetur verum bonum, scilicet perfecte et imperfecte, ita est duplex pax vera. Una quidem perfecta, quae consistit in perfecta fruitione summi boni, per quam omnes appetitus uniuntur quietati in uno. Et hic est ultimus finis creaturae rationalis, secundum illud Psalm., qui posuit fines tuos pacem. Alia vero est pax imperfecta, quae habetur in hoc mundo. Quia etsi principalis animae motus quiescat in Deo, sunt tamen aliqua repugnantia et intus et extra quae perturbant hanc pacem.
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[40206] IIª-IIae q. 29 a. 2 ad 4
4. La vera pace non ha per oggetto che il bene; perciò, come esistono due tipi di bene, cioè quello perfetto e quello imperfetto, così esistono due tipi di vera pace. C'è una pace perfetta, che consiste nella fruizione del sommo bene, mediante la quale tutti gli appetiti si fondono quietandosi in un unico oggetto. E questo è l'ultimo fine della creatura ragionevole, secondo le parole del Salmista: "Ha messo la pace tra i tuoi fini". - C'è poi una pace imperfetta, che è l'unica possibile in questo mondo. Poiché, anche se i moti principali dell'anima tendono a Dio, ci sono sempre delle cose, che dentro e fuori turbano questa pace.
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