Seconda parte > Le azioni umane > La carità > La gioia > Se la gioia sia in noi un effetto della carità
Secunda pars secundae partis
Quaestio 28
Articulus 1
[40156] IIª-IIae q. 28 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod gaudium non sit effectus caritatis in nobis. Ex absentia enim rei amatae magis sequitur tristitia quam gaudium. Sed Deus, quem per caritatem diligimus, est nobis absens, quandiu in hac vita vivimus, quandiu enim sumus in corpore, peregrinamur a domino, ut dicitur II ad Cor. V. Ergo caritas in nobis magis causat tristitiam quam gaudium.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 28
Articolo 1
[40156] IIª-IIae q. 28 a. 1 arg. 1
SEMBRA che la gioia non sia in noi un effetto della carità. Infatti:
1. Dall'assenza dell'oggetto amato segue più la tristezza che la gioia. Ebbene, finché siamo in questa vita, Dio, che è oggetto della nostra carità, è assente, secondo le parole di S. Paolo: "Finché alberghiamo nel corpo peregriniamo lontani dal Signore". Dunque in noi la carità produce più tristezza che gioia.
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[40157] IIª-IIae q. 28 a. 1 arg. 2 Praeterea, per caritatem maxime meremur beatitudinem. Sed inter ea per quae beatitudinem meremur ponitur luctus, qui ad tristitiam pertinet, secundum illud Matth. V, beati qui lugent, quoniam consolabuntur. Ergo magis est effectus caritatis tristitia quam gaudium.
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[40157] IIª-IIae q. 28 a. 1 arg. 2
2. La carità è la causa principale con cui meritiamo la beatitudine. Ora, tra le cose con cui meritiamo la beatitudine troviamo il pianto, che accompagna la tristezza: "Beati quelli che piangono, perché saranno consolati". Dunque è più effetto della carità la tristezza che la gioia.
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[40158] IIª-IIae q. 28 a. 1 arg. 3 Praeterea, caritas est virtus distincta a spe, ut ex supradictis patet. Sed gaudium causatur ex spe, secundum illud Rom. XII, spe gaudentes. Non ergo causatur ex caritate.
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[40158] IIª-IIae q. 28 a. 1 arg. 3
3. La carità, come abbiamo visto, è una virtù distinta dalla speranza. Ma la gioia è causata dalla speranza secondo l'espressione paolina: "Lieti nella speranza". Perciò essa non è causata dalla carità.
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[40159] IIª-IIae q. 28 a. 1 s. c. Sed contra est quia, sicut dicitur Rom. V, caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per spiritum sanctum, qui datus est nobis. Sed gaudium in nobis causatur ex spiritu sancto, secundum illud Rom. XIV, non est regnum Dei esca et potus, sed iustitia et pax et gaudium in spiritu sancto. Ergo caritas est causa gaudii.
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[40159] IIª-IIae q. 28 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Come dice S. Paolo, "la carità di Dio si è riversata nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci fu dato". Ma la gioia è causata in noi dallo Spirito Santo: "Il regno di Dio non è cibo né bevanda, ma giustizia e pace e gioia nello Spirito Santo". Dunque la carità è causa della gioia.
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[40160] IIª-IIae q. 28 a. 1 co. Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, cum de passionibus ageretur, ex amore procedit et gaudium et tristitia, sed contrario modo. Gaudium enim ex amore causatur vel propter praesentiam boni amati; vel etiam propter hoc quod ipsi bono amato proprium bonum inest et conservatur. Et hoc secundum maxime pertinet ad amorem benevolentiae, per quem aliquis gaudet de amico prospere se habente, etiam si sit absens. E contrario autem ex amore sequitur tristitia vel propter absentiam amati; vel propter hoc quod cui volumus bonum suo bono privatur, aut aliquo malo deprimitur. Caritas autem est amor Dei, cuius bonum immutabile est, quia ipse est sua bonitas. Et ex hoc ipso quod amatur est in amante per nobilissimum sui effectum, secundum illud I Ioan. IV, qui manet in caritate, in Deo manet et Deus in eo. Et ideo spirituale gaudium, quod de Deo habetur, ex caritate causatur.
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[40160] IIª-IIae q. 28 a. 1 co.
RISPONDO: Come abbiamo visto nel trattato delle passioni, dall'amore nascono sia la gioia che il dolore, o tristezza, ma in maniera diversa. Infatti dall'amore viene causata la gioia, o per la presenza del bene amato; o per il fatto che il bene amato possiede e difende il proprio bene. E specialmente quest'ultima cosa appartiene all'amore di benevolenza, che ci fa godere della prosperità dell'amico, anche se assente. - Al contrario dall'amore segue la tristezza, o per l'assenza di ciò che si ama, o perché la persona, di cui vogliamo il bene, viene privata dei suoi beni, o è oppressa da un male.
Ora, la carità è l'amore di Dio, il cui bene è immutabile, essendo egli la stessa bontà. E per il fatto che è amato, Dio si trova in chi l'ama col più nobile dei suoi effetti, secondo le parole di S. Giovanni: "Chi sta nella carità sta in Dio, e Dio in lui". Dunque la gioia spirituale, che ha Dio per oggetto, è causata dalla carità.
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[40161] IIª-IIae q. 28 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod quandiu sumus in corpore dicimur peregrinari a domino, in comparatione ad illam praesentiam qua quibusdam est praesens per speciei visionem, unde et apostolus subdit ibidem, per fidem enim ambulamus, et non per speciem. Est autem praesens etiam se amantibus etiam in hac vita per gratiae inhabitationem.
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[40161] IIª-IIae q. 28 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Si dice che peregriniamo lontani dal Signore mentre siamo nel corpo, in rapporto alla presenza con la quale Dio si mostra ad alcuni nella visione immediata. Infatti l'Apostolo aggiunge: "Giacché per fede noi camminiamo e non per visione". Ma egli è presente a coloro che lo amano anche in questa vita mediante l'inabitazione della grazia.
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[40162] IIª-IIae q. 28 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod luctus qui beatitudinem meretur est de his quae sunt beatitudini contraria. Unde eiusdem rationis est quod talis luctus ex caritate causetur, et gaudium spirituale de Deo, quia eiusdem rationis est gaudere de aliquo bono et tristari de his quae ei repugnant.
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[40162] IIª-IIae q. 28 a. 1 ad 2
2. Il pianto che merita la beatitudine ha per oggetto le cose contrastanti con essa. E quindi si deve a uno stesso motivo che dalla carità nasca codesto pianto e insieme la gioia spirituale di Dio: perché godere di un dato bene e rattristarsi dei mali contrari procedono da uno stesso motivo.
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[40163] IIª-IIae q. 28 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod de Deo potest esse spirituale gaudium dupliciter, uno modo, secundum quod gaudemus de bono divino in se considerato; alio modo, secundum quod gaudemus de bono divino prout a nobis participatur. Primum autem gaudium melius est, et hoc procedit principaliter ex caritate. Sed secundum gaudium procedit etiam ex spe, per quam expectamus divini boni fruitionem. Quamvis etiam ipsa fruitio, vel perfecta vel imperfecta, secundum mensuram caritatis obtineatur.
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[40163] IIª-IIae q. 28 a. 1 ad 3
3. Di Dio si può godere spiritualmente in due modi: primo, in quanto godiamo del bene divino considerato in se stesso; secondo, in quanto esso viene partecipato a noi. Il primo tipo di gioia è più perfetto; e questo deriva principalmente dalla carità. Il secondo invece deriva dalla speranza, con la quale aspettiamo la fruizione del bene divino. - Tuttavia la stessa fruizione, sia perfetta che imperfetta, viene conseguita in base alla grandezza della carità.
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