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Se nella Chiesa debbano esserci uffici e stati diversi
Secunda pars secundae partis
Quaestio 183
Articulus 2
[46245] IIª-IIae, q. 183 a. 2 arg. 1 Ad secundum sic proceditur. Videtur quod in Ecclesia non debeat esse diversitas officiorum vel statuum. Diversitas enim unitati repugnat. Sed fideles Christi ad unitatem vocantur, secundum illud Ioan. XVII, ut sint unum in nobis, sicut et nos unum sumus. Ergo in Ecclesia non debet esse diversitas officiorum vel statuum.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 183
Articolo 2
[46245] IIª-IIae, q. 183 a. 2 arg. 1
SEMBRA che nella Chiesa non debbano esserci uffici e stati diversi. Infatti:
1. La diversità è incompatibile con l'unità. Ora, i cristiani sono chiamati all'unità, secondo le parole di Cristo: "Affinché in noi essi siano uno, come noi siamo uno". Dunque nella Chiesa non deve esserci diversità di uffici e di stati.
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[46246] IIª-IIae, q. 183 a. 2 arg. 2 Praeterea, natura non facit per multa quod potest per unum facere. Sed operatio gratiae est multo ordinatior quam operatio naturae. Ergo convenientius esset quod ea quae pertinent ad actus gratiae, per eosdem homines administrarentur, ita ut non esset in Ecclesia diversitas officiorum et statuum.
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[46246] IIª-IIae, q. 183 a. 2 arg. 2
2. La natura non compie con più mezzi ciò che può fare con uno solo. Ma l'azione della grazia è molto più ordinata che quella della natura. Perciò sarebbe stato più giusto che le funzioni ministeriali riguardanti la grazia fossero assolte da uomini dello stesso grado, per non produrre nella Chiesa diversità di uffici e di stati.
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[46247] IIª-IIae, q. 183 a. 2 arg. 3 Praeterea, bonum Ecclesiae maxime videtur in pace consistere, secundum illud Psalmi, qui posuit fines tuos pacem. Et II ad Cor. ult. dicitur, pacem habete, et Deus pacis erit vobiscum. Sed diversitas est impeditiva pacis, quam similitudo causare videtur, secundum illud Eccli. XIII, omne animal diligit simile sibi. Et philosophus dicit, in VII Polit., quod modica differentia facit in civitate dissidium. Ergo videtur quod non oporteat in Ecclesia esse diversitatem statuum et officiorum.
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[46247] IIª-IIae, q. 183 a. 2 arg. 3
3. Il bene della Chiesa consiste soprattutto nella pace, secondo l'espressione dei Salmi: "Ha messo nei tuoi confini la pace". E S. Paolo esorta: "Vivete in pace, e il Dio della pace sarà con voi". Ma la diversità impedisce la pace, che è invece prodotta dalla somiglianza, come dice l'Ecclesiastico: "Ogni animale ama il suo simile". E il Filosofo fa notare che la più piccola differenza può produrre un dissidio nella città. Perciò nella Chiesa non dev'esserci una diversità di stati e di uffici.
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[46248] IIª-IIae, q. 183 a. 2 s. c. Sed contra est quod in Psalmo in laudem Ecclesiae dicitur quod est circumamicta varietate, ubi dicit Glossa quod doctrina apostolorum, et confessione martyrum, et puritate virginum et lamento poenitentium, ornatur regina, idest Ecclesia.
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[46248] IIª-IIae, q. 183 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: A lode della Chiesa nei Salmi si legge, che è "ravvolta in variopinto abbigliamento": e la Glossa spiega, che "la regina", cioè la Chiesa, "è ornata con la dottrina degli apostoli, con la testimonianza dei martiri, con la purezza delle vergini, e con i gemiti dei penitenti".
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[46249] IIª-IIae, q. 183 a. 2 co. Respondeo dicendum quod diversitas statuum et officiorum in Ecclesia ad tria pertinet. Primo quidem, ad perfectionem ipsius Ecclesiae. Sicut enim in rerum naturalium ordine perfectio, quae in Deo simpliciter et uniformiter invenitur, in universitate creaturarum inveniri non potuit nisi difformiter et multipliciter ita etiam plenitudo gratiae, quae in Christo sicut in capite adunatur, ad membra eius diversimode redundat, ad hoc quod corpus Ecclesiae sit perfectum. Et hoc est quod apostolus dicit, ad Ephes. IV, ipse dedit quosdam quidem apostolos, quosdam autem prophetas, alios vero Evangelistas, alios autem pastores et doctores, ad consummationem sanctorum. Secundo autem pertinet ad necessitatem actionum quae sunt in Ecclesia necessariae. Oportet autem ad diversas actiones diversos homines deputari, ad hoc quod expeditius et sine confusione omnia peragantur. Et hoc est quod apostolus dicit, Rom. XII, sicut in uno corpore multa membra habemus, omnia autem membra non eundem actum habent, ita multi unum corpus sumus in Christo. Tertio hoc pertinet ad dignitatem et pulchritudinem Ecclesiae, quae in quodam ordine consistit. Unde dicitur III Reg. X, quod videns regina Saba omnem sapientiam Salomonis, et habitacula servorum et ordines ministrantium, non habebat ultra spiritum. Unde et apostolus dicit, II ad Tim. II, quod in magna domo non solum sunt vasa aurea et argentea, sed et lignea et fictilia.
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[46249] IIª-IIae, q. 183 a. 2 co.
RISPONDO: La diversità degli uffici e degli stati serve a tre scopi nella Chiesa. Primo, alla perfezione di essa. Come nell'ordine naturale la perfezione, che in Dio è semplice ed uniforme, non può trovarsi nelle creature che difforme e molteplice; così anche la pienezza della grazia, che in Cristo è concentrata come nel capo, ridonda diversamente nelle sue membra, affinché il corpo della Chiesa risulti perfetto. Di qui le parole dell'Apostolo: "Egli dette ad alcuni di essere apostoli, ad altri profeti, ad altri evangelisti, ad altri pastori e maestri, per il perfezionamento dei santi".
Secondo, questa diversità giova al compimento delle funzioni necessarie alla Chiesa. Infatti per funzioni diverse bisogna incaricare persone diverse, perché tutto si compia più speditamente e senza confusione. È questo appunto l'insegnamento dell'Apostolo: "Come in un unico corpo abbiamo varie membra, e le membra non hanno tutte la stessa funzione; così noi molti siamo un corpo solo in Cristo".
Terzo, ciò è richiesto dal decoro e dalla bellezza della Chiesa, che risulta da un certo ordine. Nella Scrittura infatti si legge, che "la regina di Saba, vista tutta la sapienza di Salomone, la dimora dei suoi servi e la distribuzione dei vari uffici, era fuori di sé". E l'Apostolo scrive, che "In una grande casa non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e d'argilla".
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[46250] IIª-IIae, q. 183 a. 2 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod diversitas statuum et officiorum non impedit Ecclesiae unitatem, quae perficitur per unitatem fidei et caritatis et mutuae subministrationis, secundum illud apostoli, ad Ephes. IV, ex quo totum corpus est compactum, scilicet per fidem, et connexum, scilicet per caritatem, per omnem iuncturam subministrationis, dum scilicet unus alii servit.
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[46250] IIª-IIae, q. 183 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La diversità degli stati e degli uffici non impedisce l'unità della Chiesa, che deriva dall'unità nella fede, nella carità e nel mutuo sostentamento, secondo le parole dell'Apostolo: "Da lui tutto il corpo è collegato" mediante la fede, "e connesso" mediante la carità, "in ogni giuntura di sostentamento", cioè di mutua assistenza.
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[46251] IIª-IIae, q. 183 a. 2 ad 2 Ad secundum dicendum quod sicut natura non facit per multa quod potest facere per unum, ita etiam non coarctat in unum id ad quod multa requiruntur, secundum illud apostoli, I ad Cor. XII, si totum corpus oculus, ubi auditus? Unde et in Ecclesia, quae est corpus Christi, oportuit membra diversificari secundum diversa officia, status et gradus.
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[46251] IIª-IIae, q. 183 a. 2 ad 2
2. La natura, come non compie con molti mezzi, ciò che può compiere con uno soltanto, così non si restringe a uno solo, quando se ne richiedono molti; dice infatti l'Apostolo: "Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito?". Perciò anche nella Chiesa, "che è il corpo di Cristo", era necessaria una varietà di membri, diversi per ufficio, stato e grado.
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[46252] IIª-IIae, q. 183 a. 2 ad 3 Ad tertium dicendum quod sicut in corpore naturali membra diversa continentur in unitate per virtutem spiritus vivificantis quo abscedente membra corporis separantur; ita etiam in corpore Ecclesiae conservatur pax diversorum membrorum virtute spiritus sancti, qui corpus Ecclesiae vivificat, ut habetur Ioan. VI. Unde apostolus dicit, Ephes. IV, solliciti servare unitatem spiritus in vinculo pacis. Discedit autem aliquis ab hac unitate spiritus dum quaerit quae sibi sunt propria, sicut etiam in terrena civitate pax tollitur ex hoc quod cives singuli quae sua sunt quaerunt. Alioquin, per officiorum et statuum distinctionem tam mentis quam in civitate terrena magis pax conservatur, inquantum per haec plures sunt qui communicant actibus publicis. Unde et apostolus dicit, I ad Cor. XII, quod Deus sic temperavit ut non sit schisma in corpore, sed pro invicem sollicita sint membra.
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[46252] IIª-IIae, q. 183 a. 2 ad 3
3. Come nel corpo umano le diverse membra sono unificate dalla virtù dello spirito che le vivifica, eliminato il quale le membra si dissociano; così anche nel corpo della Chiesa la pace delle diverse membra è conservata dalla virtù dello Spirito Santo, che lo vivifica, come si legge nel Vangelo. Di qui l'esortazione dell'Apostolo: "Studiatevi di conservare l'unità dello Spirito nel vincolo della pace". Ma da questa unità uno si allontana quando cerca solo il proprio interesse: come viene a cessare la pace nella vita civile quando i singoli cittadini "cercano i propri vantaggi". Al contrario la diversità degli uffici e degli stati giova a conservare la pace, sia nell'ordine spirituale, che in quello terreno e civile: perché così sono molti a dedicarsi agli uffici pubblici. Perciò l'Apostolo scrive che "Dio compose l'organismo in maniera che non vi fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero riguardo le une per le altre".
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