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Se i giorni del digiuno ecclesiastico siano ben determinati
Secunda pars secundae partis
Quaestio 147
Articulus 5
[44857] IIª-IIae, q. 147 a. 5 arg. 1 Ad quintum sic proceditur. Videtur quod non determinentur convenienter tempora ieiunii ecclesiastici. Christus enim legitur, Matth. IV, statim post Baptismum ieiunium inchoasse. Sed nos Christum imitari debemus, secundum illud I ad Cor. IV, imitatores mei estote, sicut et ego Christi. Ergo et nos debemus ieiunium peragere statim post Epiphaniam, in qua Baptismus Christi celebratur.
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Seconda parte della seconda parte
Questione 147
Articolo 5
[44857] IIª-IIae, q. 147 a. 5 arg. 1
SEMBRA che i giorni del digiuno ecclesiastico non siano ben determinati. Infatti:
1. Nel Vangelo si legge che Cristo incominciò il digiuno subito dopo il battesimo. Ora, noi dobbiamo imitare proprio lui, secondo le parole di S. Paolo: "Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo". Dunque anche noi dobbiamo fare il digiuno subito dopo l'Epifania, nella quale si commemora il battesimo di Cristo.
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[44858] IIª-IIae, q. 147 a. 5 arg. 2 Praeterea, caeremonialia veteris legis non licet in nova lege observare. Sed ieiunia in quibusdam determinatis mensibus pertinent ad solemnitates veteris legis, dicitur enim Zach. VIII, ieiunium quarti, et ieiunium quinti, et ieiunium septimi, et ieiunium decimi erit domui Iudae in gaudium et laetitiam, et in solemnitates praeclaras. Ergo ieiunia specialium mensium, quae dicuntur quatuor temporum, inconvenienter in Ecclesia observantur.
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[44858] IIª-IIae, q. 147 a. 5 arg. 2
2. Nella nuova legge non è lecito osservare le cerimonie della legge antica. Ma i digiuni fatti in mesi determinati sono propri della legge antica, come si legge in Zaccaria: "Il digiuno del quarto e il digiuno del quinto e il digiuno del settimo e del decimo mese saranno per la casa di Giuda giorni di gaudio e di letizia e di feste solenni". Perciò i digiuni di mesi determinati, cioè quelli delle Quattro Tempora, sono abusivi nella Chiesa.
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[44859] IIª-IIae, q. 147 a. 5 arg. 3 Praeterea, secundum Augustinum, in libro de consensu Evang., sicut est ieiunium afflictionis, ita est ieiunium exultationis. Sed maxime exultatio spiritualis fidelibus imminet ex Christi resurrectione. Ergo in tempore quinquagesimae, in quo Ecclesia solemnizat propter dominicam resurrectionem, in diebus dominicalibus, in quibus memoria resurrectionis agitur, debent aliqua ieiunia indici.
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[44859] IIª-IIae, q. 147 a. 5 arg. 3
3. A detta di S. Agostino, ci sono digiuni "di afflizione" e digiuni "di gioia". Ora, la gioia spirituale più grande per i fedeli deriva dalla resurrezione di Cristo. Dunque si dovevano stabilire dei digiuni anche per la domenica di Quinquagesima, come in tutte le altre domeniche, le quali ci ricordano appunto la resurrezione.
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[44860] IIª-IIae, q. 147 a. 5 s. c. Sed contra est communis Ecclesiae consuetudo.
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[44860] IIª-IIae, q. 147 a. 5 s. c.
IN CONTRARIO: L'usanza universale della Chiesa è incontestabile.
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[44861] IIª-IIae, q. 147 a. 5 co. Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, ieiunium ad duo ordinatur, scilicet ad deletionem culpae, et ad elevationem mentis in superna. Et ideo illis temporibus specialiter fuerunt ieiunia indicenda in quibus oportebat homines a peccato purgari, et mentem fidelium elevari in Deum per devotionem. Quod quidem praecipue imminet ante paschalem solemnitatem. In qua et culpae per Baptismum relaxantur, qui solemniter in vigilia Paschae celebratur, quando recolitur dominica sepultura, quia per Baptismum consepelimur Christo in mortem, ut dicitur Rom. VI. In festo etiam Paschae maxime oportet mentem hominis per devotionem elevari ad aeternitatis gloriam, quam Christus resurgendo inchoavit. Et ideo immediate ante solemnitatem paschalem Ecclesia statuit esse ieiunandum, et eadem ratione, in vigiliis praecipuarum festivitatum, in quibus praeparari nos oportet ad festa futura devote celebranda. Similiter etiam consuetudo ecclesiastica habet ut in singulis quartis anni sacri ordines conferantur (in cuius signum, dominus quatuor millia hominum de septem panibus satiavit, per quos significatur annus novi testamenti, ut Hieronymus dicit ibidem), ad quorum susceptionem oportet per ieiunium praeparari et eos qui ordinant, et illos qui ordinandi sunt, et etiam totum populum, pro cuius utilitate ordinantur. Unde et legitur, Lucae VI, quod dominus, ante discipulorum electionem, exivit in montem orare, quod exponens Ambrosius, dicit, quid te facere convenit cum vis aliquod officium pietatis adoriri quando Christus, missurus apostolos, prius oravit? Ratio autem numeri, quantum ad quadragesimale ieiunium, est triplex, secundum Gregorium. Prima quidem, quia virtus Decalogi per libros quatuor sancti Evangelii impletur, denarius autem quater ductus in quadragenarium surgit. Vel quia in hoc mortali corpore ex quatuor elementis subsistimus, per cuius voluntatem praeceptis dominicis contraimus, quae per Decalogum sunt accepta. Unde dignum est ut eandem carnem quaterdecies affligamus. Vel quia ita offerre contendimus Deo decimas dierum. Dum enim per trecentos et sexaginta dies annus ducitur, nos autem per triginta sex dies affligimur, qui sunt ieiunabiles in sex septimanis Quadragesimae, quasi anni nostri decimas Deo damus. Secundum autem Augustinum, additur quarta ratio. Nam creator est Trinitas, pater et filius et spiritus sanctus. Creaturae vero invisibili debetur ternarius numerus, diligere enim iubemur Deum ex toto corde, ex tota anima, ex tota mente. Creaturae vero visibili debetur quaternarius, propter calidum et frigidum, humidum et siccum. Sic ergo per denarium significantur omnes res, qui si ducatur per quaternarium, qui competit corpori, per quod administratio geritur, quadragesimum numerum conficit. Singula vero ieiunia quatuor temporum tribus diebus continentur, propter numerum mensium qui competit cuilibet tempori. Vel propter numerum sacrorum ordinum, qui in his temporibus conferuntur.
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[44861] IIª-IIae, q. 147 a. 5 co.
RISPONDO: Come sopra abbiamo notato, il digiuno ha due scopi: l'espiazione del peccato, e l'elevazione dell'anima ai beni superiori. Perciò i digiuni dovevano essere stabiliti in quei giorni in cui bisognava purificare gli uomini dal peccato, ed elevare a Dio le anime dei fedeli con la devozione. E questo si esige specialmente prima delle feste di Pasqua, in cui si ha il perdono dei peccati col battesimo, amministrato solennemente nella vigilia di Pasqua, nel ricordo della sepoltura del Signore: poiché come dice S. Paolo, "siamo stati sepolti con Cristo per mezzo del battesimo nella morte". Inoltre soprattutto nella festa di Pasqua l'anima umana deve elevarsi con la devozione alla gloria dell'eternità, che Cristo ha inaugurato con la resurrezione. Ecco perché la Chiesa ha stabilito che si dovesse digiunare prima delle feste di Pasqua; e per lo stesso motivo nelle vigilie delle feste principali, a cui dobbiamo prepararci con devozione.
Così pure l'uso della Chiesa vuole che a ogni quarto di anno si conferiscano gli ordini sacri (dietro indicazione del Signore, il quale sfamò quattromila uomini con sette pani, accennando così, come spiega S. Girolamo, all'"anno del nuovo Testamento"). E nel conferimento degli ordini è richiesto che si preparino col digiuno, e il vescovo che li conferisce, e gli ordinandi e il popolo a vantaggio del quale si fanno le ordinazioni. Infatti nel Vangelo si legge che il Signore prima di scegliere gli Apostoli "salì sul monte a pregare"; e S. Ambrogio commenta: "Se Cristo prima di inviare gli Apostoli è ricorso alla preghiera, che cosa devi far tu prima di metter mano a una funzione sacra?".
Quanto poi al numero dei giorni fissati per il digiuno quaresimale, S. Gregorio lo giustifica con tre motivi. Primo, "perché il decalogo riceve la sua perfezione dai quattro Vangeli: e dieci per quattro dà appunto il numero quaranta". - Oppure "perché il nostro corpo mortale è composto di quattro elementi, che lasciati a se stessi contrastano con i dieci precetti del Signore elencati nel decalogo. Perciò è giusto che affliggiamo il nostro corpo per quaranta volte". - Oppure "perché in tal modo cerchiamo di offrire a Dio la decima dei giorni. L'anno infatti essendo composto di trecentosessanta giorni, noi ci mortifichiamo per trentasei giorni", quanti sono i giorni di digiuno nelle sei settimane della quaresima, "come per offrire a Dio la decima dell'anno". - S. Agostino porta un quarto motivo. Il Creatore, egli dice, è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. E quindi anche alla creatura spirituale e invisibile si addice il numero tre: infatti ci è comandato di amare Dio "con tutto il cuore, con tutta l'anima, e con tutta la mente". Invece alla creatura visibile e materiale si addice il numero quattro, per le quattro qualità: caldo e freddo, umido e secco. Perciò il dieci esprime tutte le cose: e se si moltiplica per quattro, che è il numero del corpo interessato al digiuno, si ha il numero quaranta.
Il digiuno poi delle quattro tempora dura sempre tre giorni, per il numero dei mesi che ognuno di questi tempi abbraccia. - Oppure per il numero dei tre ordini sacri conferiti nelle tempora.
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[44862] IIª-IIae, q. 147 a. 5 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod Christus Baptismo non indiguit propter seipsum, sed ut nobis Baptismum commendaret. Et ideo sibi non competebat ut ante Baptismum suum ieiunaret, sed post Baptismum, ut nos invitaret ad ieiunandum ante nostrum Baptismum.
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[44862] IIª-IIae, q. 147 a. 5 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Cristo ricevette il battesimo non perché ne aveva bisogno lui, ma per raccomandarlo a noi. Perciò non era opportuno che digiunasse prima del suo battesimo, ma dopo, per esortare noi a digiunare prima del battesimo nostro.
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[44863] IIª-IIae, q. 147 a. 5 ad 2 Ad secundum dicendum quod Ecclesia non servat ieiunia quatuor temporum nec omnino eisdem temporibus quibus Iudaei, nec etiam propter causas easdem. Illi enim ieiunabant in Iulio, qui est quartus mensis ab Aprili, quem primum habent, quia tunc Moyses, descendens de monte Sina, tabulas legis confregit; et iuxta Ieremiam, muri primum rupti sunt civitatis. In quinto autem mense, qui apud nos vocatur Augustus, cum propter exploratores seditio esset orta in populo, iussi sunt in montem non ascendere, et in hoc mense a Nabuchodonosor, et post a Tito, templum Hierosolymis est incensum. In septimo vero, qui appellatur October, Godolias occisus est, et reliquiae populi dissipatae. In decimo vero mense, qui apud nos Ianuarius dicitur, populus cum Ezechiele in captivitate positus, audivit templum esse subversum.
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[44863] IIª-IIae, q. 147 a. 5 ad 2
2. La Chiesa non osserva il digiuno delle quattro tempora, né gli stessi giorni dei Giudei, né per le stesse cose. Quelli infatti digiunavano in Luglio, che è il quarto mese contando dall'Aprile, che per essi era il primo: perché fu allora che Mosè nel discendere dal Sinai spezzò le tavole di pietra; e in esso le mura di Gerusalemme furono violate per la prima volta, come narra Geremia. Nel quinto mese poi, cioè nell'Agosto, si digiunava perché in esso si ebbe la sedizione seguita al ritorno degli esploratori, la quale impedì al popolo di salire sul monte; inoltre in questo mese fu incendiato il tempio di Gerusalemme da Nabucodonosor e poi da Tito. Nel settimo, cioè nell'Ottobre, era stato ucciso Godolia e dispersi gli avanzi del popolo. Nel decimo mese finalmente, cioè in Gennaio, il popolo che era in schiavitù con Ezechiele aveva appreso la rovina del tempio.
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[44864] IIª-IIae, q. 147 a. 5 ad 3 Ad tertium dicendum quod ieiunium exultationis ex instinctu spiritus sancti procedit, qui est spiritus libertatis. Et ideo hoc ieiunium sub praecepto cadere non debet. Ieiunia ergo quae praecepto Ecclesiae instituuntur, sunt magis ieiunia afflictionis, quae non conveniunt in diebus laetitiae. Propter quod, non est ieiunium ab Ecclesia institutum in toto paschali tempore, nec etiam in diebus dominicis. In quibus si quis ieiunaret, contra consuetudinem populi Christiani, quae, ut Augustinus dicit, est pro lege habenda; vel etiam ex aliquo errore, sicut Manichaei ieiunant quasi necessarium tale ieiunium arbitrantes, non essent a peccato immunes, quamvis ipsum ieiunium secundum se consideratum omni tempore sit laudabile, secundum quod Hieronymus dicit, ad Lucinum, utinam omni tempore ieiunare possimus.
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[44864] IIª-IIae, q. 147 a. 5 ad 3
3. "Il digiuno di gioia" è fatto per ispirazione dello Spirito Santo, che è Spirito di libertà. Perciò questo digiuno non deve essere di precetto. E quindi i digiuni stabiliti dal precetto della Chiesa sono piuttosto "digiuni di afflizione", che non si addicono ai giorni di festa. Ecco perché non ci sono digiuni in tutto il periodo pasquale, e neppure nei giorni di domenica. Se uno digiunasse in tali giorni, o contro la consuetudine del popolo cristiano, la quale a detta di S. Agostino "ha valore di legge", oppure per qualche errore, come i Manichei i quali pensano che tale digiuno sia necessario, non sarebbe immune da peccato: sebbene il digiuno, considerato in se stesso, sia lodevole in tutti i tempi, come risulta dalle parole di S. Girolamo: "Volesse il cielo che potessimo digiunare in tutti i tempi!".
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